Transiti urbani Scandicci //7 > 12 dicembre 2010 luoghi vari Quinta edizione per il festival Zoomteatro che quest’anno ha come sottotitolo Transiti Urbani,a voler sottolineare l’idea di un teatro che esce dal luogo deputato per invadere la città toccando spazi inusitati. Zoomteatro 2010, realizzato da Scandicci Cultura e Compagnia Krypton, con il fondamentale sostegno della Regione Toscana, a cura della Compagnia Gogmagog è un progetto di Giancarlo Cauteruccio il quale ha voluto esaltare in questa edizione il rapporto con il territorio urbano. Una suite dell’Hotel Hilton, la palestra della Scuola E. Fermi, l’Auditorium della nuova Biblioteca, il Ginger Zone, il salone del Barbiere Alì, la vecchia Biblioteca di Piazza Matteotti e il Teatro Studio sono i luoghi scelti per ospitare dal 7 al 12 dicembre undici spettacoli di dieci compagnie, la sezione Zoom-Arti Visive, a cura di Pietro Gaglianò, che include la performance dell’artista milanese Marcella Vanzo, Rumors, e la proiezione del video Canzonette di Filippo Berta (sua l’immagine del manifesto della rassegna), il convegno Teatri Toscani – visioni prospettiche, e le due serate di dj set di Andrea Mi, in collaborazione con Controradio. Nel programma figurano anche quest’anno nuove formazioni come i milanesi di Anima Nera, i bolognesi funambuli Citepò, o il duo Musella-Mazzarelli, vincitore del bando IN BOX 2010, a conferma della natura di quest’appuntamento annuale che ha assunto il carattere di una vera importante ricognizione nazionale alla ricerca di esperienze innovative da far conoscere e far crescere.
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Festival di Danza Contemporanea Ferrara // 7 > 8 dicembre h 21 vetrina di nuove proposte di giovani compagnie e coreografi emergenti
Due serate dedicate alla nuova danza italiana. Martedì 7 e mercoledì 8 dicembre alle 21 andranno in scena, al Teatro Comunale di Ferrara, due serate di Fuoristrada, che, come è ormai nella tradizione del teatro estense, chiuderanno il Festival di Danza Contemporanea presentando al pubblico il lavoro e la ricerca stilistica di giovani danzatori e coreografi italiani. Ricerca e creatività, unite alla qualità e originalità del gesto, sono gli elementi che caratterizzano questi artisti, selezionati all’interno del Gda, un progetto ideato dalla Rete Anticorpi XL, il primo network italiano indipendente dedicato alla giovane danza d’autore. Con questo premio, istituito in diverse regioni, la rete promuove la nuova danza emergente nazionale, attraverso un percorso formativo e di ricerca che si articola nell’arco di otto mesi. Per il quinto anno consecutivo, il Teatro Comunale dedica dunque due serate alle creazioni di giovani talenti che in questi mesi si sono segnalati nei concorsi e festival di danza. Nella prima serata, martedì 7 dicembre, saranno in scena tre protagonisti, che fanno parte di quelli selezionati dalla commissione artistica formata dai partner Anticorpi XL all’ultima Vetrina della Giovane Danza d’Autore. La ferrarese Francesca Pennini con CollettivO CineticO è autrice di una coreografia per quattro danzatori - XD scritture retiniche sull'oscenità dei denti - che indaga i meccanismi di mercificazione del corpo e i suoi significati, proseguendo la sua ricerca sulla scomposizione del presente e la pornografia dello sguardo. Marta Bevilacqua, formatasi a fianco di Carolyn Carlson tra Parigi e Venezia, si addentra nel mito e nel suo assolo dal titolo in lingua latina (Nec Nec), si ispira al De Rerum Natura di Lucrezio per indagare sulle contraddizioni e le multiformità del corpo. Cresciuto tra la Libera Accademia del Teatro di Arezzo e la Scuola Teatro Dimitri dell’Università Professionale della Svizzera Italiana, Matteo Fantoni, al suo esordio come autore e performer, debutta in una divertente e divertita parabola sul coraggio - Leoni -, in cui mescola il tragico e il comico nella vita di un uomo qualunque. La seconda serata invece è interamente dedicata a Daniele Albanese, danzatore e coreografo seguito con attenzione dal Teatro Comunale fin dai suoi esordi. Con la sua compagnia Stalk, l'artista parmense presenta due coreografie - Something About Today (The Vicious Circle), in cui mi misura con un trio, e AnnoTtazioni - un assolo. Si tratta di due lavori che costituiscono il progetto vincitore del Fondo Fare Anticorpi - Bando 2010, frutto di una ricerca concentrata sul movimento e sullo scambio tra singolo artista e gruppo e tra performer e pubblico.
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Alla corte del Red di Silvia Mei
Si aprono le danze nella migliore delle tradizioni (del nuovo) a Reggio Emilia con RED (www.iteatri.re.it), la magione italiana della danza internazionale, dal 2009 in versione autunnale accordata con REC. Doveroso il tributo alla regina mitteleuropea del Tanztheater, Pina Bausch, scomparsa prematuramente il 30 giugno 2009, mentre in prima italiana passava al festival di Spoleto la creazione del 2007, Bamboo Blues, dedicata all’India. É stato allora Kontakthof ab 14 (8-9 ottobre, Teatro Valli) ad aprire la stagione celebrando la neoespressionista di Solingen, allieva di Jooss a Essen e figura emblematica del teatro postdrammatico nel secondo Novecento. Si tratta dell’ultima versione del celebre spettacolo del 1978, l’indimenticato Kontakthof, che aprì al cosiddetto metodo o processo Bausch, dove il collettivo di Wuppertal partecipava alla creazione scenica fornendo materiali attinti dal proprio rimosso - poi selezionati e montati dalla coreoregista dentro una sapiente tessitura musicale: dai tanghi tedeschi anni Trenta alle più popolari colonne sonore di Charlie Chaplin e Nino Rota. A distanza di trent’anni dallo storico Stück, Bausch affronta il terzo atto del riallestimento dello spettacolo che già aveva riproposto nel 2000 con la versione sottotitolata “mit Damen und Herren”, scegliendo interpreti non professionisti ultrasessantenni. Con la collaborazione e l’assistenza di Jo Ann Endicott, più che un’interprete, e Bénédicte Billet, che hanno straordinariamente lavorato con un gruppo di giovanissimi volontari tra i 14 e i 18 anni, dei diversi licei di Wuppertal, Bausch chiude quella che possiamo oggi riconoscere come la trilogia della vita, un affresco umanista delle età dell’uomo, diversamente e necessariamente espressive (l’unica critica è per la lacca dei costumi ricostruiti da Marion Cito, che ci fanno rimpiangere gli originali abiti da sera, stropicciati, dismessi e anche un po’ retrò di Rolf Borzik). Il paragone con i precedenti è stato per molti infelice, soprattutto dopo la toccante e sconvolgente versione over 65 che è diventata non a caso un classico, a tutt’oggi in repertorio e ora anche in dvd. Ha però meritato una pellicola la nuova versione da teenagers: si tratta del documentario di Anne Linsel e Rainer Hoffmann, Les rêves dansants, sur les pas de Pina Bausch, proiettato in anteprima a Parigi lo scorso 13 novembre e ora in una cinquantina di sale francesi. Le due cineaste hanno seguito tutte le prove nel 2008 fino al debutto a Wuppertal e qui raccontano la storia dei 26 adolescenti, più timidi e inibiti di quello che ci si può immaginare, alla prova del palcoscenico e della travolgente macchina scenica. Anche (e soprattutto) per chi si è perso lo spettacolo dal vivo.
Di pari livello e distinta grazia, Saburo Teshigawara con Karas, la compagnia fondata nel 1985 assieme alla danzatrice Kei Miyata. Già nella scorsa stagione, il danzatore e coreografo giapponese aveva folgorato la platea col suo de-solato e vibrante Miroku, un assolo di sconfinata bellezza e lirismo. È ritornato a RED a distanza di un anno con Obsession (7 novembre, Teatro Ariosto), qui in coppia con la danzatrice Rihoko Sato, dal 1996 in compagnia, per un pas de deux che non ci fa rimpiangere la ben accordata Miyata.
Ispirato al celebre film surrealista di Luis Buñuel Un chien andalou, del 1929, la coreografia di Obsession racconta l’amore morboso e compulsivo che travolge una coppia di amanti, scolpiti da luci caravaggesche e violente ombre espressive alla Garrone (ricorda, per l’appunto, nelle tematiche erotico-masochiste, Primo amore del giovane e iconoclasta regista italiano). Il referente filmico - un corto in verità, della durata di soli 16 minuti, in cui vengono concatenati episodi onirici di Dalì e dello stesso Buñuel - rimane sullo sfondo, allo stato di pre-testo, senza incidere nella composizione formale. E sicuramente, anche nell’evocazione di atmosfere sinestetiche, è la meno surrealista delle creazioni di Teshigawara, in confronto a Black Water, passato in Italia nel 2006, carico di sinistri presagi nei neri paesaggi in forma di domino attraversati da fendenti di luce bianca. Coprodotto, tra gli altri (Biennale de la Danse de Lyon, Festival d’Automne-Paris, Théâtre de la Bastille-Paris), dalla Menagerie de Verre, delizioso e delicato, come suggerisce la sua stessa denominazione, spazio parigino dell’undicesimo arrondissement, Nuda vita (6-7 novembre, Teatro Cavallerizza), è giunto a RED in prima italiana con le sorelle, figlie d’arte, Sagna: Carlotta e Caterina, due coreografe “assolute”, qui in scena con Alessandro Bernardeschi e Tijen Lawton. Danza italiana nel soggetto, francese nel gusto, europea nella qualità. Un déjà vu quanto a drammaturgia, che ricorda le sedute di improvvisazione di attori vincolati a un ineluttabile scontro lungo il perimetro di un metro quadrato o poco più. Quattro amici, alcuni stretti da legami di sangue, fanno capannello: si divertono, litigano, discutono, ricordano la giovinezza andata, danzano se ne hanno voglia, ma alla fine la solitudine ha la meglio, e si ritirano esclusi da una vita alla quale non riescono a rapportarsi. Quale sia la “nuda vita”, se la loro o quella di chi li osserva, rimane un interrogativo, da non sciogliere possibilmente. C’è solo da dire che di vita al suo grado zero, cioè di realtà pura, grezza, non lavorata, ne abbiamo raccapriccianti mostre tutti i giorni accendendo il digitale, mentre la Vita del teatro è, fortunatamente, quella dell’arte. Altri appuntamenti: The Cherkaoui/Maqoma Double Bill Project con Southern Bound Comfort (13-14 novembre, Teatro Cavallerizza) e l’imperdibile Virgilio Sieni con Tristi Tropici, lattiginosa genesi al femminile dell’uomo a partire dall’omonimo capolavoro narrativo e antropologico insieme di Claude Lévi-Strauss (5 dicembre, Teatro Cavallerizza).
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Le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara e Xing Padiglione d’Arte Contemporanea e Museo Giovanni Boldini
LIVING ROOM performance da camera sabato 11 dicembre h 19.00 Kinkaleri - Ascesa & Caduta - II & III atto Sara Manente - Lawaai means Hawaai Dewey Dell - Kin Knight King sabato 18 dicembre h 19.00 Nicole Beutler - Les Sylphides Antonio Rinaldi/Jeffrey - Momenti particolari della vita di Jeffrey, V Antonia Baehr - Ridere, a selection of laugh scores Le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara e Xing presentano ART FALL ’10 Ferrara contemporanea al Padiglione d'Arte Contemporanea di Ferrara e nell'adiacente Museo Giovanni Boldini. Questa terza edizione della manifestazione si concentrerà sulle pratiche performative di artisti italiani e stranieri, che nel corso di 2 fine settimana saranno ospiti di Living Room. Performance da camera, con due diversi programmi di performance sabato 11 dicembre e sabato 18 dicembre alle ore 19. La scelta di Art Fall ’10 di dare spazio alla live art si fonda su una vocazione contemporaneista, che riconosce ed esalta la capacità degli artisti di oggi di attraversare diversi medium per esprimere al meglio ciò che vogliono dire, incrociando con estrema agevolezza pratiche performative, plastiche, visive, musicali, di scrittura o editoriali. Se la performance è una riformulazione dei codici della rappresentazione, storicamente nata come affrancamento e decostruzione dello spazio teatrale, oggi in questi spazi abitativi trasformati nel tempo in luoghi espositivi, l’obiettivo non è far accadere qualcosa di non-formato come l’happening, ma dar luogo a scritture fisico-spaziali che sfidano la formalizzazione, i canoni, i generi, in un atto consapevole di riscrittura e sovraimpressione. La messa in situazione di materiali in un contesto, per una trasformazione delle categorie stilistiche. Non c’è performance senza 'conquista' di uno spazio: adattamento o invasione. In queste due sessioni di Living Room si esce dal quadro della rappresentazione e vi si rientra paradossalmente con una nuova coscienza: performer e storie narrate diventano un unico corpo spettacolare che integra anche lo spettatore, a diversi gradi, con diverse intensità.
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Le Club Nautique de Kinshasa / Pool Malebo Bologna//17 Novembre 2010 Raum
Serie di istruzioni per una performance da compiere: sotto l’egida di questo mandato impartito per delega, via e-mail, a quattro diverse personalità, straordinarie e comuni (un danzatore, un artista visivo e performer, un esecutore incongruo e uno spirito socio-geografico), ha inizio la sperimentazione che il coreografo Michele Di Stefano sta sviluppando in cooperazione con Xing per la creazione di un modulo produttivo "altro", pensato per formati compatti ma elastici, con tempi brevi e fulminei, declinato secondo una certa serialità, e con intenti di natura collaborativa. Il primo passaggio è una performance ispirata al Club Nautique de Kinshasa, “un ristorante e luogo di ritrovo per turisti, businessmen, faccendieri e militari sulle rive del Pool Malebo, tra Congo e Repubblica Democratica del Congo”, che vede le coreografie di Michele Di Stefano indossate dall’artista visivo Davide Savorani, dal danzatore Alessandro Bedosti, e da Ayub Muhammad e dal President Mobutu, membri intermittenti e non meglio identificati di MK. La performance verrà presentata in prima nazionale allo spazio Raum di Bologna il 17 Novembre alle 21.
Instruction Series è un vero e proprio esperimento performativo in cui le problematiche inerenti l'autorialità e l'interpretazione vivono la propria dissoluzione nella miscela di alea combinatoria e malìa delle personalità coinvolte. In questo progetto che non prevede né gerarchie né aspettative, tutto è destinato a corrompersi così come deve. Le stesse istruzioni inoltrate dal coreografo, infatti, si istituiscono come pure informazioni di innesco, che possono incontrare tanto un’interpretazione letterale quanto il fraintendimento, nel tentativo di colmare una lacuna e una impossibilità (quella dell'autore) di aderire a materiali che non comprende totalmente e dei quali non prefigura lo sviluppo. Nel processo di spossessamento creativo il movimento di appropriazione e traduzione diventa centrale. Se fosse un esercizio di collocazione topografica, il codice comportamentale sarebbe lo spaesamento, e la confusione la tecnica (descrizione senza luogo). E se invece fosse un esperimento chimico, basterebbe osservare le reazioni di diversi elementi (reazione omogenee, eterogenee), il loro ordine e le velocità (reazioni istantanee: esplosioni; reazioni veloci: combustioni, reazioni lente: corrosioni).
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DaTo/danza in Toscana Prato // 19 > 27 novembre 2010 spazio K - KINKALERI
IS IT MY WORLD? Con questa domanda Kinkaleri inaugura gli appuntamenti ideati nell’ambito del progetto regionale DaTo/danza in Toscana, raccogliendo il percorso di quattro artisti della scena performativa nazionale. In due week end di fine Novembre, SpazioK di Prato accoglie il lavoro di Davide Savorani Is it my world? – Yes, Hell! una lunga istallazione live che esplode in una ritmica ripetizione coinvolgendo lo spazio di fruizione. Cristian Chironi con Poster presenta una perfomance che lavora sulla relazione figura-sfondo, BAROKTHEAGREAT con The Origin crea una figura anonima in cui si stratificano immaginari plurimi, Dewey Dell con Cinquanta urlanti, quaranta ruggenti, sessanta stridenti utilizza i nomi dei venti per farne principio di dinamiche ritmiche. Nelle serate del 20 e del 26 novembre alle performance sono presenti anche le esibizioni live di due artisti dell’improvvisazione sonora: Mula aka Zona mc e WJM/ JD Zazie. Incontri per moltiplicare le occasioni di visioni del corpo vivente…
"Un piccolo luogo come una nicchia scavata in verticale, costruita per accogliere al meglio una serie di proposte che assumono il soggetto come depistaggio, nella possibile apertura al mondo sensibile. Un titolo con una domanda, un doppiofondo che non nomina e che riguarda un soggetto ma è anche il soggetto. Mondo come estensione, adesione o distacco, sempre nel dubbio. Una serie di accadimenti aperti alle cose come cose che stanno: nel corpo, nel linguaggio, nel mondo. Non si tratta di stilare una successione di avvenimenti che abbiano la pretesa di un manifesto, ma di un luogo mentale aperto alla visione distorta, disassata, sconnessa, aperto alle necessità dell'opera d'arte incastonata nel corpo dell'autore. Un luogo da far crescere come un fatto fisiologico, come un bisogno, come la realizzazione di una coperta fatta a mano. Uno spazio di necessità che possa far continuare un discorso sull'esistenza di una scena, che non abbia come unico riferimento quello dello spettacolo. Un luogo che apra a visioni del corpo e della mente nella pretesa di cercare senza trovare; quello che vedo e quello che penso di vedere, quello che voglio vedere, quello che posso: fantasma, mistero, apparizione. Uno spazio che spavaldamente, vorrebbe tendere a moltiplicare le occasioni di visione che riguardano il corpo vivente esposto, la coreografia sfilata dal codice, la scena nel suo spreco glorioso ed evidente."
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SABURO TESHIGAWARA TRA OSSESSIONE E BELLEZZA In prima nazionale domenica 7 novembre, alle 17, al Teatro Ariosto, per il festival Aperto di Reggio Emilia, il duo danzato ispirato a "Un chien andalou" di Luis Buñuel
L’ultima creazione del coreografo e artista giapponese Saburo Teshigawara, Obsession, sarà in prima nazionale domenica 7 novembre alle ore 17 al Teatro Ariosto, al festival Aperto di Reggio Emilia. Ispirato al film del cineasta surrealista Luis Buñuel, sceneggiato da Buñuel stesso e da Salvador Dalì, Obsession è una profonda ossessione che lacera il conscio. Desideri impossibili diventano realtà solo attraverso l’amore irrazionale. L’amore attraverso la morte si cristallizza nelle stagioni. Il coreografo giapponese, che torna al festival per la seconda volta in due anni, sarà assieme alla straordinaria danzatrice Rihoko Sato, membro della compagnia Karas di Teshigawara dal 1996. Sessanta minuti ispirati al film di Buñuel Un chien andalou, che hanno debuttato in Francia nel 2009. Il significato lo spiega lo stesso coreografo: "All'inizio del film un uomo affila un rasoio con cui incide un occhio. E'come chiedere agli spettatori di interrogarsi sulla loro concezione di cosa significhi "guardare la realtà". Con Obsession chiedo di aprire gli occhi al di là dell'evidenza". Il film, da cui l'artista trae l'ispirazione, è un susseguirsi di scene senza apparente connessione, che causa nello spettatore l'impressione di assistere alla messa in scena di un delirio onirico. In realtà vi sono contenuti significati molto profondi, leggibili alla luce della psicanalisi che sono stati oggetto di numerosi studi. La primissima scena, quella del rasoio, è una delle più terrificanti del'intera storia del cinema. La scena è emblematica della rivoluzione visiva surrealista, che intende squarciare l'occhio dello spettatore per fargli vedere, anche a costo di grandi sofferenze, tutto quello che non ha mai visto e forse non ha mai voluto vedere. Come Teshigawara trasforma tutto questo in danza è descritto da un commento di Dance Magazine: "Il corpo del danzatore e la musica per violino creano un'emozione che non appartiene necessariamente a qualcuno di specifico e che non ha bisogno di essere spiegata da una storia in particolare... Il pubblico percepisce in Obsession la fiamma dell'emozione pura che riempie la scena, travolgendo lo spazio"
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LEO DE BERARDINIS E GROTOWSKI Pontedera // 28 ottobre 2010
I prossimi appuntamenti del FESTIVAL TEATRO ERA sono dedicati a due grandi protagonisti del teatro del Novecento: Leo De Berardinis e Jerzy Grotowski
Giovedì 28 ottobre, alle ore 18.30 ci sarà la presentazione del nuovo libro di Gianni Manzella su Leo De Berardinis, LA BELLEZZA AMARA e, alle ore 21 la proiezione del film A CHARLIE PARKER appassionato e studioso di jazz, che suonava il sax e componeva musica, è stato produttore, autore, attore, regista e montatore insieme a Perla Peragallo. Pubblicato nella collana “Oggi, del Teatro” da La casa Usher, torna, completamente rinnovato, quello che al suo primo apparire (nel 1993) fu definito “il libro più bello sul teatro degli ultimi vent’anni”. Leo de Berardinis è stato uno dei protagonisti della ricerca teatrale italiana e della lotta per il suo rinnovamento. Attore e autore, maestro riconosciuto per più di una generazione, amato da molti quanto circondato a lungo dalla diffidenza dell’establishment. Scritto nello stile evocativo di un romanzo-saggio che attraversa l’intero zodiaco di una straordinaria vita d’artista, La bellezza amara è anche una storia della nostra vita culturale nella seconda metà del Novecento e una lucida riflessione sul senso dell’arte nella società contemporanea.
Da giovedì 28 a sabato 30 ottobre avrà luogo la VISITA GUIDATA ALL’AKROPOLIS DI GROTOWSKI: tre giorni di commenti, considerazioni, dibattiti, riflessioni a voce alta intorno ad Akropolis (1962) di Jerzy Grotowski, uno degli spettacoli che hanno incarnato la rivoluzione teatrale del Novecento.
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Stagione Teatrale 2010/2011 FONDAMENTALISMO un progetto del direttore artistico Antonio Latella
La prima con la direzione artistica di Antonio Latella, nasce intorno ad un’idea: mettere in scena il Fondamentalismo, con un taglio non solo religioso, ma anche politico, artistico e culturale. Gli allestimenti affronteranno personaggi reali o ideali, che hanno vissuto o sono morti in nome delle proprie idee, della propria fede, dei propri sentimenti: da Prometeo a Madame de Sade, da Salomè a Rosa Luxemburg, dai kamikaze ad Ayaan Hirsi Ali, per “un viaggio alla ricerca di un linguaggio che traduca l’estremo urlo di chi muore per un’idea, per un Dio o per un amore” (Antonio Latella).
A mettere in scena i diciotto spettacoli del progetto Fondamentalismo sarà una compagnia stabile di sei attori (Caterina Carpio, Daniele Fior, Giovanni Franzoni, Massimiliano Loizzi, Candida Nieri, Valentina Vacca), che è al lavoro con sei registi diversi (Agnese Cornelio, Paula Diogo, Andrea De Rosa, MK, Pierpaolo Sepe, Tommaso Tuzzoli) per la creazione del repertorio del teatro. Una modalità produttiva e organizzativa che Latella ha sperimentato a lungo in Germania e Austria, dove le Case del teatro sono una realtà assodata. Una novità assoluta per l’Italia e, allo stesso tempo, una vera e propria sfida ai suoi modelli consolidati. Ogni regista presenterà, nel corso della stagione, due spettacoli: uno “grande” (REPERTORIO), che coinvolgerà l’intera compagnia, e uno “piccolo” (TEATRO ANATOMICO), ovvero un monologo. Due drammaturghi - Linda Dalisi e Federico Bellini - hanno curato tutti gli adattamenti e scritto nuovi testi, mentre altri autori hanno lavorato su commissione. Lavorare con una compagnia stabile consentirà di replicare i singoli spettacoli più volte nel corso dell’anno, dando l’opportunità al pubblico di scegliere quando vederli, senza i classici vincoli legati al periodo di permanenza in scena.
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Natura Dèi Teatri 2010 PERFORMING ARTS FESTIVAL XV edizione CUTE Parma // 29 ottobre > 13 novembre 2010 Lenz Teatro, Parma Rocca dei Rossi, S. Secondo Parmense
La quindicesima edizione di Natura Dèi Teatri, festival voluto e ideato da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto e organizzato da Lenz Rifrazioni, racchiude creazioni performative contemporanee internazionali ideate appositamente per il festival. Dal 29 ottobre al 13 novembre si alterneranno 8 artisti di fama internazionale per sette prime assolute il cui tema ruota attorno alla suggestione lanciata dagli ideatori: “CUTE” è il tema concettuale di questa edizione del Festival, il cui campo di indagine si orienterà sull'evidenza poetica e politica dell'esteriorità del corpo nella creazione contemporanea. Natura Dèi Teatri 2010 presenterà il lavoro di artisti di assoluto rilievo nel panorama delle arti performative contemporanee capaci di estreme tensioni estetiche: oltre a Lenz Rifrazioni, che presenta tre creazioni di cui due prime assolute, l’edizione 2010 avrà ospiti italiani ed europei provenienti da ambiti disciplinari differenti, teatro, musica, danza, video, performance, invitati a presentare creazioni ispirate al tema del festival: Nicole Kehrberger, Luca Scarlini, Lisbeth Gruwez, Gyula Noesy, Habillé d’Eau, Giuseppe Ielasi, Janek Schaefer.
Per seguire gli accadimenti del festival è possibile consultare la web-platform:
www.lenzrifrazioni.it/visioni
Realizzata da una redazione temporanea costituita da studenti, ricercatori universitari, e teorici dello spettacolo, Visione della cute restituisce uno sguardo plurimo attaverso articoli, recensioni, gallerie di immagini, interviste ai protagonisti e contributi critici sul tema del festival…
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MONOPOLIO quattro vite di un’altra fibra
Bob Fischer, Simone Weil, Jackson Pollock, Varlam Šalamov rassegna teatrale monografica Bologna // 22 ottobre > 7 novembre 2010
PROGRAMMA:
Ven 22 Ottobre ore 21.30 Bobby Fischer. Il re indifeso > anteprima nazionale
Sab 23 Ottobre ore 18.00 Ancora Antigone – oratoria pubblica nell'ambito delle iniziative del Tavolo di Progettazione Partecipata del Quartiere San Donato ore 19.00 Duale | esperienze e riflessioni: Bob Fischer - Conversazione con Vittorio Giacopini e Marco Borsari ore 20.30 Aperitivo
ore 21.30 Bobby Fischer. Il re indifeso > spettacolo
dom 24 ottobre ore 19.00 presentazione della rivista Ampio Raggio, esperienze d’arte e di politica. Laminarie editrice ore 20.30 Aperitivo ore 21.30 Bobby Fischer. Il re indifeso > spettacolo
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West di Fanny & Alexander Ad Ardis Hall il nuovo lavoro della compagnia ravennate con Francesca Mazza Ravenna // 27 ottobre > 5 novembre 2010
Al via il prologo del Nobodaddy 2010/2011, progetto dedicato alla scena contemporanea a cura di Ravenna Teatro/Teatro delle Albe. Da mercoledì 27 ottobre a venerdì 5 novembre va in scena ad Ardis Hall West, ultima produzione di Fanny & Alexander; tutti i giorni ore 21. Dopo il debutto al Festival delle Colline Torinesi lo scorso giugno – e la tournée ai Festival Drodesera di Trento, Contemporanea di Prato, Segni e Short Theatre di Roma – la compagnia ravennate presenta in città il lavoro che conclude l’indagine pluriennale dedicata all’universo de “il Mago di Oz” di Frank Baum. In scena Francesca Mazza e, in veste di “persuasori occulti” Marco Cavalcoli e Chiara Lagani (dj-set Mirto Baliani). West è l’estremo dei punti cardinali della storia del Mago di Oz, dove l’orizzonte narrativo individua per ogni punto cardinale una figura di strega e un archetipo ad essa legato. Fanny & Alexander, attraverso un’indagine artistica durata quattro anni e sviluppata in diverse tappe performative, ha raccolto e moltiplicato le aree tematiche del mito in questione, fino a giungere a quest’ultimo lavoro di grande incisività. Lo spettatore di West viene come “imprigionato”, assieme alla protagonista della fiaba, Dorothy, da una strana forma di incantesimo: si tratta di una vera e propria trappola del linguaggio, capace di sospendere a tratti la facoltà di esprimere un giudizio, così come la possibilità di compiere delle scelte, ovvero di dire sì o no alle cose che vengono proposte da alcuni “persuasori occulti”.
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