festival di puericultura teatrale Cesena, Teatro Comandini // 19 marzo - 8 maggio 2011 direzione di Chiara Guidi
La Socìetas Raffaello Sanzio inaugura da quest’anno Puerilia. festival di puericultura teatrale, che si svolgerà presso il Teatro Comandini di Cesena dal 19 marzo all’8 maggio 2011. Il festival è caratterizzato da una programmazione mattutina dedicata ai bambini delle scuole elementari di Cesena e realizzata nell’ambito e in collaborazione con la Rassegna di Teatro Ragazzi del Teatro Bonci di Cesena; a questa si affiancano gli appuntamenti pomeridiani nel fine settimana, aperti al pubblico dei bambini e degli adulti. Puerilia raccoglie idee e spettacoli attorno all’essere bambino: essere bambino come condizione esistenziale, ma anche come tempo profetico dove ritornare. La collaborazione di Chiara Guidi, direttrice artistica, con giovani artisti, performers, artisti visivi e musicisti sonda campi performativi specificamente rivolti all’infanzia. Il festival, che propone esperienze e nuovi impulsi nella relazione con i più piccoli, è caratterizzato da una programmazione di spettacoli e laboratori rivolti ai bambini fra i 6 e i 10 anni, e coinvolge gli adulti, familiari e insegnanti, dedicando loro in particolare il laboratorio Come leggere una favola ai bambini (17, 24, 31 marzo dalle ore 17 alle 19 e 3 aprile, ore 16), e la conferenza ‘L’evangelo del silenzio. Fernand Deligny, psichiatra infantile e poeta’ (10 aprile 2011, ore 17).
|
Leggi tutto...
|
Bologna - DOM La cupola del Pilastro | marzo > luglio 2011 Il primo appuntamento della rassegna di DOM con Chiara Guidi / Societas Raffaello Sanzio
Bologna > 5 marzo 2011 h 20 INTRODUZIONE A FLATLANDIA incontro con Massimo Ferri - docente di geometria all’Università di Bologna
a seguire
ore 21.30 Chiara Guidi / Societas Raffaello Sanzio FLATLANDIA lettura drammatica e musicale
racconto fantastico a più dimensioni, pubblicato anonimamente nel 1882 scritto da Edwin Abbott Abbott (1838–1926) tradotto da Masolino D’Amico cura del suono: Marco Olivieri organizzazione: Valentina Bertolino, Gilda Biasini, Benedetta Briglia, Cosetta Nicolini amministrazione: Simona Barducci, Elisa Bruno, Michela Medri consulenza amministrativa: Massimiliano Coli un ringraziamento particolare a Eduardo Sammartino
Durata: 50 minuti
***
La figura geometrica di un quadrato incontra una sfera e intuisce, con sospetto, che possa esistere un mondo a tre dimensioni: alieno, inestricabile, inconcepibile. Tutto il racconto appartiene interamente a una terra piatta, e con perfetta coerenza descrive l’ambiente e la vita di esseri schiacciati che neanche immaginano un’altra dimensione. Il linguaggio ritrae un mondo complesso, formato da un meccanismo coerente che diventa oggetto di conoscenza: il mondo del piatto. L’assurdità di un mondo mai considerato, se non astrattamente, perché ritenuto monco, anzi impraticabile, è assorbita nella lucidità di una scrittura che descrive la realtà a due dimensioni. Così la pagina della scrittura, il suo spazio, la sua rappresentazione grafica, diventano letteralmente il mondo. La pagina del mondo.
La follia di questa idea è compensata dalla precisione logica della scrittura. L’ordine delle cose è descritto attraverso un apparato ottico bidimensionale da insetto o da batterio, che smantella in blocco la consueta certezza delle tre dimensioni della terra con le sue leggi.
|
Leggi tutto...
|
Instabili Vaganti progetto a cura di Tihana Maravič La soffitta Laboratori DMS |Bologna 17-18 febbraio 2011
Dal 17 al 18 febbraio 2011 il centro di promozione teatrale dell'Università di Bologna La Soffitta presenta il progetto In frammenti curato dalla studiosa Tihana Maravič dedicato alla giovane compagnia bolognese Instabili Vaganti. In particolare, il progetto della Soffitta è incentrato su Stracci della memoria, progetto di ricerca internazionale sulle arti performative, che s’interroga sul tema della memoria - intesa come parte integrante dell’essere umano, come condizione biologica e antropologica dell’esistenza - ed esplora le modalità di espressione artistica e di comunicazione teatrale in un’interazione interdisciplinare con l’antropologia culturale, le arti visive, i nuovi media, la danza, la musica.
Sostenuto dalle collaborazioni di enti quali Bauhaus Dessau Foundation, Grotowski Institute di Wroclaw, hooyong Performing Arts Centre di Seoul, dal 2006 il progetto coinvolge performer provenienti da tutto il mondo nelle sessioni di lavoro svoltesi in Germania, Polonia, Corea del Sud, Romania, Armenia, e produce le performance: La memoria del corpo (anteprima presso la collezione Peggy Guggenheim di Venezia), Il sogno della sposa, Il canto dell’assenza (co-produzione italo-armena, debutto all’high Fest di Yerevan), e Rags of memory (debutto al I° International Theatre Festival del Cossovo). Il progetto In frammenti della Soffitta prevedeun workshop per gli studenti intitolato La memoria del corpo & Il canto dell’assenza che si svolgerà dal 14 al 18 febbraio dalle 14.30 alle 17.30 presso i Laboratori DMS dell'Università di Bologna, un incontro di presentazione video fotografica del progetto internazionale intitolato Lavorando con gli stracci della memoria che si svolgerà il 17 febbraio alle 18 nella sala Teatro dei Laboratori DMS alla presenza degli artisti Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola e la presentazione nella stessa sede della performance Stracci della memoria per la regia di Anna Dora Dorno il 18 febbraio alle 21.
INSTABILI VAGANTI IN FRAMMENTI a cura di Tihana Maravic da lunedì 14 a venerdì 18 febbraio h 14.30-17.30 Laboratori DMS - Teatro La memoria del corpo & il canto dell’assenza
Workshop intensivo per 18 partecipanti | modalità d'iscrizione
giovedì 17 febbraio h 18 | Laboratori DMS - Teatro Lavorando con gli stracci della memoria Incontro di presentazione video fotografica del progetto con Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola INGRESSO LIBERO
venerdì 18 febbraio h 21 | Laboratori DMS - Teatro Stracci della Memoria regia Anna Dora Dorno INGRESSO LIBERO
|
Leggi tutto...
|
Compagnia Virgilio Sieni Milano | Teatro i 16>21 febbraio 2011
Sarà in scena dal 16 al 21 febbraio al teatro i di Milano lo spettacolo Signorine della compagnia Virgilio Sieni, ispirato all'opera di Samuel Beckett, e in particolare ai testi Mal visto mal detto (1981), Respiro (1968) e al cortometraggio Film (1963).
Le Signorine, Ramona e Claire, così si chiamano le artiste, sembrano misurare il tempo e agiscono con rallentata acutezza secondo brevi azioni. E' loro intento stabilire un codice quotidiano di spostamenti e sentimenti, per dar vita a un trattatello di cesure -almeno cento- che dia senso al lento trascorrere e trascolorare del gesto nella vita. Questi puri elementi metrici si raggruppano costantemente attorno alla figura formandola, letteralmente. Si potrebbe dire che le Signorine prendono forza dalla debolezza del loro fare e solo la dinamica latente lega le centinaia di figure che appaiono dai loro corpi. Sono figure che alludono a corpi deposti in preghiera, in ascolto, assorbiti dal proprio sguardo. Sbagliare, sbagliare meglio, sbagliare ancora. La stanza è stata chiusa; le Signorine sono dentro da molto tempo. Hanno deciso di stare all'interno e di farsi assorbire dalla bruna atmosfera del salottino in comune. La scena si apre su un accadimento, come fosse già storicizzato: così, in ogni quadro, c'è sempre molto passato che macchia il presente con uno strato di polvere grigia. Il carattere del luogo è dato dallo sprofondamento nel nero circostante. Queste sfumature regolano il ritmo del vivere delle due Signorine. Così, la loro giornata è un lasciarsi andare alla durata. Si rappresentano e sono loro stesse maschere l'una dell'altra, sempre predisposte a perdersi; scrivono un testo muto di insperata vicinanza, si raccontano, chiuse nella stanza, sopraffatte dalle loro azioni-giochi. Solo il corpo silenzioso, disposto al monologo fisico, ci rimanda ad un'infinità di figure che scopriamo essere un vocabolario di sopravvivenza. Come se tutto si raggrumasse in un respiro, queste figure lasciano orme nel vuoto e le donne rimangono sgomente di fronte a ciò che hanno perduto, al gesto andato. Allora si dedicano, follemente e con passione, alla dinamica e alla trasmissione di un gesto nell'altro, come atto politico e di democrazia. Con leggerezza.
|
Leggi tutto...
|
Masque teatro Forlì // 11 febbraio 2011 ore 21 Ex-Filanda | Via orto del fuoco 3, Forlì
just intonation - La lunga fase di ricerca che ha portato Masque a investigare Franz Kafka, attraverso il diaframma teorico di Gilles Deleuze, prende corpo in just intonation. De La macchina di Kafka, il nuovo lavoro just intonation abbandona le macchine e trattiene la bestia …in attesa che il pericolo si faccia sostanza. Al centro della vicenda stanno due destini: quello dello strumento e quello della figura. Resta il corpo e il movimento che rende impercettibile la forma. La scena sembra, ora, capace di far rimbalzare un segreto. Il segreto opera nella più grande visibilità, data dalla moltiplicazione delle figure astratte e animali che creano l’effetto di un nascondimento.
Il corpo-donna diviene-segreto senza nascondere niente, a forza di innocenza e precisione, persino a costo di una spaventosa tecnicità.
just intonation è dunque un lavoro di decifrazione. È il pianista che non suona che fa nascere il suono dal fatto stesso di non suonare, la cui musicalità è diffusa in tutto il corpo nella misura in cui non emette musica. Dappertutto la musica organizzata è traversata da una linea di abolizione, come il linguaggio sensato da una linea di fuga, per liberare una materia vivente espressiva che parla da sé e non ha più alcun bisogno di essere formata. In altre parole il suono non appare qui come una forma d'espressione bensì come “materia non formata d'espressione”, nutrita di desiderio che è svolgimento, processo. Solo allora potrà combattere con le armi a sua disposizione, le potenze sonore, gli impatti acustici, gli acufeni della memoria
just intonation è corpo sonoro. Ci si allontana dalla orizzontalità melodica, in favore dell'armonia e di lunghi periodi di silenzio. Verticalità, di glissandi in intensità e frequenza. Fragile andamento con ritmo rotto alla necessità di originare un corpo-suono. Senza appendici o protesi di alcun genere.
|
Leggi tutto...
|
International Workshop Festival Direzione artistica: Instabili Vaganti Bologna | LIV - Centro di ricerca e formazione nella arti performative 22 marzo>8 aprile 2011
Si svolgerà a Bologna dal 22 marzo al 8 aprile 2011 presso il LIV - Centro di ricerca e formazione nelle arti performative il Fe stival PerformAzioni diretto dalla compagnia Instabili Vaganti.
Tema della prima edizione è Updating Tradition, un concetto che innesca una ricerca mirata ad impadronirsi delle tecniche del passato attualizzandole e mettendole a confronto con i nuovi mezzi a disposizione del performer e con le nuove esigenze della scena contemporanea. Il Festival nasce, infatti, con l’obiettivo di offrire un percorso di alta formazione che consente al performer di acquisire differenti tecniche provenienti dal training fisico e vocale dell’attore, dalla danza e dalle arti marziali applicate alla scena, al fine di introiettare/metabolizzare/rielaborare gli elementi tradizionali e rituali delle arti performative e riportarli nella contemporaneità. Il Festival è organizzato grazie al supporto del LIV - Centro di ricerca e formazione nelle arti performative e alla collaborazione del Grotowski Institute di Wroclaw in Polonia, presenta tre settimane di workshop, incontri, performance, dimostrazioni di lavoro dirette da una nuova generazione di maestri riconosciuti a livello internazionale per la propria metodologia di lavoro, per la costante ricerca sul training fisico e vocale e sulle tecniche performative.
PerformAzioni si aprirà con il workshop di teatro fisico e sperimentazione vocale diretta da Jørn Riegels Wimpel ed Electa Behrens della compagnia D-moor produksjoner (Norvegia/Inghilterra) per continuare con il seminario di arte marziale indiana Kalarippayattu condotto da Sankar Lal Sivasankaran Nair e Justyna Rodzińska-Nair, fondatori dello Studio Kalari del Grotowski Institute di Wroclaw (India/Polonia), per concludersi con il workshop sul training dell’attore, sul processo creativo delle azioni fisiche e sulla memoria del corpo, diretto da Instabili Vaganti (Italia).
|
Leggi tutto...
|
Cosmopolita della scena italiana a cura di Marco De Marinis Bologna | Laboratori DMS - Teatro 7 febbraio 2011 ore 21 8 febbraio 2011 ore 10
Testo di Marco De Marinis
Salomone Ovadià, detto Moni Ovadia, è da tempo uno degli artisti di teatro più importanti e al tempo stesso più anomali della nostra scena. Lo confermano anche due prove recenti, entrambe del 2009 e diversissime fra loro, come Shylock: il mercante di Venezia in prova (con, fra gli altri, il cantante Shel Shapiro e la Moni Ovadia Orchestra) e il recital-reading (nel programma de La Soffitta 2011) Il registro dei peccati, che invece lo vede solo sul palco, secondo una modalità da lui prediletta. Definisco Ovadia “artista di teatro” perché ritengo che questa qualifica gli convenga perfettamente ma anche perché sarebbe difficile definirlo altrimenti, cioè ricorrendo alle più specifiche qualificazioni utilizzate di solito nel campo dello spettacolo. In primo luogo, perché tali qualificazioni egli le meriterebbe tutte insieme. Infatti Ovadia è, nello stesso tempo, cantante, musicista, attore, drammaturgo, regista (e, per la verità, molto altro ancora: scrittore, in particolare e sempre di più da una quindicina d’anni, con numerosi libri al suo attivo, alcuni dei quali di notevole successo, e ora anche appassionato opinionista: penso, in particolare, alla sua rubrica settimanale su “L’Unità”; e inoltre: etnomusicologo, filosofo, studioso di mistica ebraica). In secondo luogo, perché tutti questi “ruoli” artistici egli li interpreta in modo quasi sempre molto anomalo, appunto, rispetto alla norma dello spettacolo italiano (e non solo).
|
Leggi tutto...
|
performing arts festival IX edizione Milano //16 > 26 marzo 2011
Dal 16 al 26 marzo 2011 torna Uovo, il festival di Performing Arts che indaga le nuove forme della performance contemporanea attraverso l’esplorazione di luoghi non convenzionali e produzioni “fuori formato” che ripensano la relazione tra artista e spettatore e ricercano un coinvolgimento emotivo del pubblico. Giunto alla nona edizione, il festival Uovo presenta le espressioni più curiose e innovative delle performing arts, privilegiando artisti che promuovono un approccio indisciplinare e indisciplinato alla creazione artistica. 13 artisti provenienti da Gran Bretagna, Germania, Austria, Spagna, Italia; 9 prime italiane; 4 coproduzioni: questi i numeri di una edizione che presenta quasi esclusivamente lavori in coproduzione e performance site-specific con l’obiettivo di restituire al formato festival il suo significato di rischio e scoperta e mette al centro il sostegno alla nuova generazione di artisti italiani come Nico Vascellari, Plumes dans la tête e Barokthegreat.
Tra gli artisti ospitati segnaliamo il britannico Adrian Howells (Gran Bretagna), vincitore del 'Total Theatre Award’ all’Edinburgh Fringe Festival, Socìetas Raffaello Sanzio/Romeo Castellucci con la presentazione installativa del video Inferno, Purgatorio, Paradiso realizzato da ARTE, la coppia Jonathan Burrows e Matteo Fargion con le loro riflessioni su musica. danza e parole Cheap Lecture eThe Cow Piece, Kerstin Kussmaul e Jan Burkhardt con una 'maratona-performance' di 21 ore sulla musica di Erik Satie intitolata Vexations, Lone Twin Theatre con The Festival, loro ultimo lavoro e pezzo finale della 'Trilogia della Catastrofe'. Novità della nona edizione è anche un ampio spazio dato alla musica indipendente con la sezione curata da Uovo e SpinGo! che si insinua tra le giornate del festival configurandosi come appuntamento al contempo autonomo e interconnesso.
|
Leggi tutto...
|
un progetto di Fiorenza Menni/Teatrino Clandestino e Elena Di Gioia Bologna ! Spazio Sì 28>30 gennaio 2011
Il Sì si apre al territorio a sostegno della produzione artistica di Bologna con Sì*metrica un progetto di Fiorenza Menni/Teatrino Clandestino e Elena Di Gioia la cui inaugurazione è prevista dal 28 al 30 gennaio 2011 nell'ambito di Arte Fiera Off per poi svilupparsi durante tutto il 2011. Tra gli eventi l'installazione FOLDER Paesaggio Dentro e la presentazione del film FOLDER di Cosimo Terlizzi a cui seguirà un incontro con l'artista, la presentazione del progetto di Marcello Spada, vincitore del bando per giovani artisti visivi Sì*metrica e Democratic Playlist, una festa eccentrica, live e dancefloor curata dallo stesso Cosimo Terlizzi.
|
Leggi tutto...
|
GIORNATA DELLA MEMORIA OMAGGIO A CLAUDE LANZMANN a cura di Marco De Marinis e Michele Fadda Bologna| PALAZZO MARESCOTTI giovedì 27 gennaio 2011 dalle ore 16
Variazione di programma: a causa di problemi tecnici, la proiezione del film di Claude Lanzmann avverrà nella sede di Palazzo Marescotti e non presso l'Auditorium dei Laboratori DMS come precedentemente comunicato.
Si apre con la commemorazione del Giorno della Memoria e l'omaggio al regista e giornalista francese Lanzmann, partigiano, insignito con la Legion d’Onore, omaggio reso attraverso la proiezione del suo film sulla rivolta nel campo di concentramento di SOBIBÓR nel 1943 e una tavola rotonda, la XXIII edizione di LA SOFFITTA (27 gennaio – 26 maggio 2011) rassegna di cinema, musica, danza e teatro del Centro La Soffitta, responsabile scientifico Marco De Marinis, del Dipartimento di Musica e Spettacolo (DMS) dell’Università di Bologna diretto da Giuseppina La Face.
CONTRO IL NEGAZIONISMO
Il negazionismo - conviene rammentarlo, riportando la recente, precisa definizione di Mario Pirani - è “quella corrente pseudo storica che sostiene l’inesistenza della Shoah o, al massimo, la riduce a una persecuzione secondaria, l’esito inevitabile delle malattie e degli stenti cui furono sottoposti durante la guerra le popolazioni ebraiche dell’Europa orientale” (“La Repubblica”, 21 ottobre 2010, p. 48). Da anni si discute in Italia se il negazionismo debba essere perseguito per legge, come accade in diversi altri paesi europei (a cominciare non a caso dalla Germania) oppure sia preferibile combatterlo e sconfiggerlo culturalmente, come personalmente propendiamo a pensare. E il dibattito si riaccende periodicamente, in occasione di fatti di cronaca più o meno scandalosi, come la recente, discutibilissima performance oratoria di un docente (?) dell’Università di Teramo, che è all’origine delle due pagine della “Repubblica” contenenti fra l’altro l’articolo di Pirani appena citato. È interessante notare come, da una parte, il mondo politico sia complessivamente schierato a favore della legge antinegazionistica mentre, dall’altra, quasi altrettanto compatta è la comunità degli storici nella contrarietà alla soluzione legislativa: “la verità storica non può essere certificata da un tribunale”, ha affermato il nostro maggior storico vivente, Carlo Ginzburg, secondo il quale, tra l’altro, una legge avrebbe l’effetto pernicioso di “rende[re] un servizio ai negazionisti, desiderosi di una notorietà mediatica e pronti a ergersi a paladini della libertà d’espressione” (“La Repubblica”, cit., p. 49). Naturalmente un conto è la via della condanna penale, probabilmente inefficace e forse controproducente, e tutt’altro conto è la messa in campo di provvedimenti che arginino il diffondersi di queste aberrazioni pseudo culturali soprattutto là dove potrebbero fare più danni, e cioè nelle scuole e nelle università. Come scrive appunto Pirani, nel già citato articolo, “assai più importante sarebbe battersi per ottenere una disposizione amministrativa ferrea che vieti d’impartire un insegnamento negazionista o, comunque, razzista, dalle elementari all’università, sotto la responsabilità diretta del ministro e delle autorità scolastiche di ogni ordine e grado”. Ed ha indubbiamente ragione Ginzburg quando, a proposito del professore negazionista di Teramo, osserva: “Il fatto che quel signore sia diventato docente è un sintomo dello stato vergognoso in cui è scivolata l’accademia italiana. Il negazionismo si combatte anzitutto moltiplicando la vigilanza critica e alzando gli standard delle nostre università”. La Soffitta, che da anni ha deciso di celebrare la Giornata della Memoria, inaugura la sua stagione 2011 con un pomeriggio all’insegna della battaglia culturale e artistica contro ogni forma di negazionismo, comprese quelle più subdole, e quindi anche più pericolose, del revisionismo. Marco De Marinis
giovedì 27 gennaio, h 16 | Laboratori DMS - Auditorium Proiezione e tavola rotonda SOBIBÓR, 14 OCTOBRE 1943, 16 HEURES di Claude Lanzmann, Francia, 2001, 95’. – v. o. francese con sott. italiani INGRESSO LIBERO
Intervistato da Claude Lanzmann nel 1979, Yehuda Lerner – uno dei sopravvissuti alla rivolta del 14 ottobre 1943 nel campo di concentramento di Sobibór – racconta con dovizia di particolari la drammatica giornata dell’unica insurrezione dei prigionieri avvenuta in un lager nazista. Pensato originariamente come materiale da includere all’interno di Shoah, Sobibór 14 octobre 1943, 16 heures è un episodio a se stante ma legato a doppio filo al grande documentario sullo sterminio. L’ultimo fondamentale capitolo del progetto voluto dall’intellettuale e regista francese, è concepito non a caso sul concetto di rivolta, sulla riproposizione dell’archetipo di Davide che sconfigge Golia. Per sfatare innanzitutto il luogo comune che vuole gli ebrei subire passivamente gli orrori della Storia. E per ribadire, ancora una volta, il peso necessario della Memoria, nel valore inalienabile dell’uomo, dell’ultimo testimone che fa sentire la sua voce nel teatro lasciato vuoto dalle forze dell’oblio.
a seguire:
SOBIBÓR E LA RIVINCITA DELLA MEMORIA In collaborazione con StoricaMente Tavola rotonda. Modera: Marco De Marinis. Intervengono Cristiana Facchini, Michele Fadda, Claudio Bisoni, Sara Pesce INGRESSO LIBERO
|
Leggi tutto...
|
Parsifal di R. Wagner Direzione musicale: Hartmut Haenchen Regia: Romeo Castellucci La Monnaie|Bruxelles 27 gennaio>20 febbraio 2011
Dal 27 gennaio al 20 febbraio 2011 il teatro De Munt|La Monnaie di Bruxelles presenterà la sua nuova produzione: il riallestimento del Parsifal di Richard Wagner con la direzione musicale di Hartmut Haenchen e la regia di Romeo Castellucci.
Parsifal è un lavoro strano ed enigmatico. Con questa opera, scritta alla fine della sua vita e rappresentata per la prima volta al Festspielhaus di Bayreuth il 26/7/1882, Wagner sembra celebrare un ascetismo che lui stesso non aveva mai praticato. Avrebbe allora ragione Nietzsche quando afferma che Wagner si inginocchiò davanti al Crocifisso? E cosa c'entrerebbe una società segreta di cavalieri riunita attorno alla pura venerazione del sangue, nell'attesa incessante di un Salvatore che dovrà rigenerarlo? Quale sarebbe la vera natura dell'opposizione esistente tra le parole Klingsor e Graal? Cosa può rivelare, ancora oggi, la leggenda di Parsifal? In questa opera che rappresenta il suo testamento artistico, Wagner condensa la sua idea etica del mondo e ritorna alle radici dell'amore e della religione - al cuore stesso dell'arte, secondo lui. Con la direzione musicale di Hartmut Haenchen, interprete innamorato della partitura, e la messa in scena di Romeo Castellucci, il Parsifal prodotto da de Munt| La Monnaie di Bruxelles con il sostegno di Toyota, ambisce a proporre una lettura innovativa dell'opera esplorando in chiave originale l'essenza della Kunstreligion wagneriana.
Davanti al Parsifal di Romeo Castellucci
Davanti a Parsifal ho cercato di dimenticare tutto quello che si sapeva. Mi sono posto nelle condizioni di chi non sa nulla. Allora ho chiuso gli occhi e ho ascoltato una volta, venti volte e poi cento volte questa musica, questa cosa. E poi ancora. Ho dormito. Ho rifatto tutto il Parsifal in una mente di amnesia, dall’inizio alla fine. Un titolo come questo richiede una visione che nasce dal profondo, che si prende tutto, non una strategia illustrativa. In un certo senso posso dire che per essere fedeli bisogna prima dimenticare Parsifal, perderlo, e poi infine ritrovarlo. Nuovo. Attraverso questo ascolto ripetuto sono arrivato alla dilatazione della materia, alla moltiplicazione delle facce del prisma, alla tensione massima della pelle, al gioco delle articolazioni del libretto. La musica, come la corrente di un fiume, trasportava in me le immagini universali e anonime della mente. Ho visto delle cose. Ho visto la faccia immensa del Filosofo che più di altri ha considerato la Musica come parte essenziale della vita e che meglio di altri ha saputo amare/odiare il Musicista. Ho visto la danza di un serpente albino, come la metafora della Sua musica ( di Wagner ) e come il suo veleno possa diventare medicina. Ho visto un grande bosco, una foresta che si scioglie come ghiaccio al sole. Ho visto degli uomini che si nascondono nel bosco, non perché cacciatori, ma perché tremanti di paura. Ho visto due esseri umani che prima si cercano e poi si respingono e poi si ritrovano ancora perché veramente hanno bisogno uno dell’altro: Kundry e Parsifal. Ho visto la fame di vita di Parsifal trasformarsi nella paura ontologica dell’essere – l’essere nati -, e l’errore di tutto questo. L’errore che diventa erranza. Ho visto una camera bianca, pulita, e un mago cattivo che dirigeva la musica delle affezioni; ho visto il nome tremendo dei veleni che uccidono gli uomini. Ho visto alcune donne legate e sospese in aria come oggetti di pura contemplazione spirituale. Ho visto balenare il sesso femminile della madre come il centro gelido e immobile del dramma. Ho visto una città rovesciata. E poi lui camminava ancora e il cammino era la sua preghiera. Ho visto dei piccioni di città, ma non ho visto nessuna colomba bianca. Non ho visto nessun calice, nessuna lancia sacra, nessun falso medioevo. Non ho visto il sangue di una razza. Non ho visto nessun uomo-nuovo. Non ho visto un popolo, non una comunità, ma una folla anonima che camminava e in mezzo c’ero anch’io. Non sono riuscito a vedere nessuna croce uncinata, neanche a cercarla in fondo; ma neppure una croce cristiana, se è per questo. Ho visto una quantità di dolore e alla fine - solo alla fine - ho visto affacciarsi l’Aperto.
Questo Parsifal comincia nella foresta della montagna e finisce nella città. La città è da sempre il quadro tragico dell’esperienza umana. Rappresenta la comunità al più alto grado e rappresenta la bruttezza della vita comune che coglie l’uomo proprio in mezzo alla folla, quando si accorge che non può comunicarsi veramente: si tratta di una solitudine più densa e profonda che colpisce quando si è in mezzo a una società cui si appartiene, ma da cui ci si sente intimamente e definitivamente separati. Lo sguardo tragico sulla bruttezza della città può trasformare l’orrore nell’epifania di una nuovissima bellezza. Il tragico si nutre, da sempre, della bruttezza della vita. Parsifal non è una categoria. Non è una cosa. Non è un nome. Sembra essere un verbo, un processo di evoluzione, una funzione integrale dell’universo. I suoi passi sono colpi senza ego. Rappresenta la potenza anonima dell’uomo; un uomo, lui, il senza-nome, il puro-folle. Impuro nel puro, puro nell’impuro.
R.C.
|
Leggi tutto...
|
Mariangela Gualtieri, Caino. Il buio era me stesso, 2011, Einaudi Collezione di teatro pp. 112 € 10,00 ISBN 9788806201388
È uscito in libreria il nuovo libro di Mariangela Gualtieri, CAINO, nella Collezione di teatro Einaudi. La parte di Genesi che riguarda Caino è cangiante, misteriosa, piena di silenzi, sottile nel suggerire i possibili doppi: agricoltura e pastorizia, erranza e stanzialità, azione contemplazione, razionalità animalità, e insomma piena di attrazioni tematiche.
Scrive l'autrice nell'introduzione al libro: «Mi sono tenuta a una certa distanza dalla pagina biblica, lontana da qualunque tentativo esegetico, attratta piuttosto dal silenzio che regna intorno alla figura di Caino e dalla potenza di questa icona: si staglia solissimo in un deserto abbagliante, a muso duro, con un fratricidio che pesa sulle spalle, la maledizione della terra, la lontananza dal volto della divinità. E poi eccolo dare inizio, con la costruzione della prima città, alle nere arti della tecnologia rese nere più che altro dallo smarrimento dell'etica che non ha seguito l'immenso sviluppo tecnico. [...] L'enigma del male, il mysterium iniquitatis, è un fondale che non possiamo non indagare, anche se non siamo capaci dell'immensa apnea che richiede. Questo è il mio primo tentativo, ancora impregnato dell'ombra che ho cercato di attraversare, colpita dalla reticenza di questo tema ad avere una parola definitiva. Non la si potrà mai pronunciare, per fortuna. Nessuno la possiede per intero: chi ha creduto di possederla ha troppo spesso seminato dolore. Io ho potuto solo balbettare.» Mariangela Gualtieri
|
Leggi tutto...
|
|
|