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Il Parsifal di Romeo Castellucci

Parsifal di R. Wagner
Direzione musicale: Hartmut Haenchen
Regia: Romeo Castellucci
La Monnaie|Bruxelles
27 gennaio>20 febbraio 2011


Dal 27 gennaio al 20 febbraio 2011 il teatro De Munt|La Monnaie di Bruxelles presenterà la sua nuova produzione: il riallestimento del Parsifal di Richard Wagner con la direzione musicale di Hartmut Haenchen e la regia di Romeo Castellucci.

Parsifal è un lavoro strano ed enigmatico. Con questa opera, scritta alla fine della sua vita e rappresentata per la prima volta al Festspielhaus di Bayreuth il 26/7/1882, Wagner sembra celebrare un ascetismo che lui stesso non aveva mai praticato. Avrebbe allora ragione Nietzsche quando afferma che Wagner si inginocchiò davanti al Crocifisso? E cosa c'entrerebbe una società segreta di cavalieri riunita attorno alla pura venerazione del sangue, nell'attesa incessante di un Salvatore che dovrà rigenerarlo? Quale sarebbe la vera natura dell'opposizione esistente tra le parole Klingsor e Graal? Cosa può rivelare, ancora oggi, la leggenda di Parsifal? In questa opera che rappresenta il suo testamento artistico, Wagner condensa la sua idea etica del mondo e ritorna alle radici dell'amore e della religione - al cuore stesso dell'arte, secondo lui. Con la direzione musicale di Hartmut Haenchen, interprete innamorato della partitura, e la messa in scena di Romeo Castellucci, il Parsifal prodotto da de Munt| La Monnaie di Bruxelles con il sostegno di Toyota, ambisce a proporre una lettura innovativa dell'opera esplorando in chiave originale l'essenza della Kunstreligion wagneriana.

Davanti al Parsifal
di Romeo Castellucci

Davanti a Parsifal ho cercato di dimenticare tutto quello che si sapeva. Mi sono posto nelle condizioni di chi non sa nulla. Allora ho chiuso gli occhi e ho ascoltato una volta, venti volte e poi cento volte questa musica, questa cosa. E poi ancora. Ho dormito. Ho rifatto tutto il Parsifal in una mente di amnesia, dall’inizio alla fine. Un titolo come questo richiede una visione che nasce dal profondo, che si prende tutto, non una strategia illustrativa. In un certo senso posso dire che per essere fedeli bisogna prima dimenticare Parsifal, perderlo, e poi infine ritrovarlo. Nuovo.
Attraverso questo ascolto ripetuto sono arrivato alla dilatazione della materia, alla moltiplicazione delle facce del prisma, alla tensione massima della pelle, al gioco delle articolazioni del libretto. La musica, come la corrente di un fiume, trasportava in me le immagini universali e anonime della mente. Ho visto delle cose. Ho visto la faccia immensa del Filosofo che più di altri ha considerato la Musica come parte essenziale della vita e che meglio di altri ha saputo amare/odiare il Musicista. Ho visto la danza di un serpente albino, come la metafora della Sua musica ( di Wagner ) e come il suo veleno possa diventare medicina. Ho visto un grande bosco, una foresta che si scioglie come ghiaccio al sole. Ho visto degli uomini che si nascondono nel bosco, non perché cacciatori, ma perché tremanti di paura. Ho visto due esseri umani che prima si cercano e poi si respingono e poi si ritrovano ancora perché veramente hanno bisogno uno dell’altro: Kundry e Parsifal. Ho visto la fame di vita di Parsifal trasformarsi nella paura ontologica dell’essere – l’essere nati -, e l’errore di tutto questo. L’errore che diventa erranza.
Ho visto una camera bianca, pulita, e un mago cattivo che dirigeva la musica delle affezioni; ho visto il nome tremendo dei veleni che uccidono gli uomini. Ho visto alcune donne legate e sospese in aria come oggetti di pura contemplazione spirituale.
Ho visto balenare il sesso femminile della madre come il centro gelido e immobile del dramma.
Ho visto una città rovesciata. E poi lui camminava ancora e il cammino era la sua preghiera.
Ho visto dei piccioni di città, ma non ho visto nessuna colomba bianca. Non ho visto nessun calice, nessuna lancia sacra, nessun falso medioevo. Non ho visto il sangue di una razza. Non ho visto nessun uomo-nuovo. Non ho visto un popolo, non una comunità, ma una folla anonima che camminava e in mezzo c’ero anch’io. Non sono riuscito a vedere nessuna croce uncinata, neanche a cercarla in fondo; ma neppure una croce cristiana, se è per questo.
Ho visto una quantità di dolore e alla fine - solo alla fine - ho visto affacciarsi l’Aperto.

Questo Parsifal comincia nella foresta della montagna e finisce nella città. La città è da sempre il quadro tragico dell’esperienza umana. Rappresenta la comunità al più alto grado e rappresenta la bruttezza della vita comune che coglie l’uomo proprio in mezzo alla folla, quando si accorge che non può comunicarsi veramente: si tratta di una solitudine più densa e profonda che colpisce quando si è in mezzo a una società cui si appartiene, ma da cui ci si sente intimamente e definitivamente separati. Lo sguardo tragico sulla bruttezza della città può trasformare l’orrore nell’epifania di una nuovissima bellezza. Il tragico si nutre, da sempre, della bruttezza della vita.
Parsifal non è una categoria. Non è una cosa. Non è un nome. Sembra essere un verbo, un processo di evoluzione, una funzione integrale dell’universo. I suoi passi sono colpi senza ego. Rappresenta la potenza anonima dell’uomo; un uomo, lui, il senza-nome, il puro-folle.
Impuro nel puro, puro nell’impuro.

R.C.

 

Parsifal
Direction musicale: Hartmut Haenchen
Mise en scène: Romeo Castellucci
Chorégraphie
: Cindy Van Acker
Décors, costumes et éclairages: Romeo Castellucci
Dramaturgie: Piersandra di Matteo
Collaboration artistique: Silvia Costa
Collaboration décors: Giacomo Strada
Collaboration aux lumières: Giacomo Gorini
Direction des choeurs: Winfried Maczewski
Bondage artist: Dasniya Sommer
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Amfortas: Thomas Johannes Mayer
Titurel: Victor von Halem
Gurnemanz: Jan-Hendrik Rootering
Parsifal: Andrew Richards
Klingsor: Tómas Tómasson
Kundry: Anna Larsson
Gralsritter: Willem Van der Heyden, Friedemann Röhlig
Vier Knappen: Ilse Eerens, Angélique Noldus, Gijs Van der Linden, Sébastien Parotte
Klingsors Zaubermädchen: Hendrickje Van Kerckhove, Anneke Luyten, Angélique Noldus, Ilse Eerens, Tineke Van Ingelgem
Margriet van Reisen
Stimme aus der Höhe: Margriet van Reisen
Orchestre: Orchestre symphonique et choeurs de la Monnaie

Production La Monnaie
avec le soutien de Toyota


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Dal 27 Gennaio 2011 al 20 Febbraio 2011
La Monnaie

Place de la Monnaie
1000 Bruxelles
BELGIO
www.lamonnaie.be

 
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