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rassegna d'arte scenica - terza edizione VERONA
Incontro con Mariangela Gualtieri FNAC - 24 febbraio ore 18
Teatro Valdoca| Per voce e ombra Teatro Alcione - 25 febbraio ore 21.30
Inizia a Verona la terza edizione di Are We Human, pensata e organizzata dall’associazione culturale EXP in collaborazione con diverse realtà culturali del territorio veronese: una rete di relazioni tra persone, istituzioni, associazioni che condividono un approccio alla cultura intesa come strumento di arricchimento individuale e collettivo, un diritto inalienabile, essenziale dispositivo per interrogare e riflettere il presente. In questi anni il crescente coinvolgimento del pubblico e il contributo di persone, amici e quanti hanno creduto nell’importanza del progetto hanno reso possibile la sua realizzazione. Per il 2012 la rassegna propone un vasto programma di spettacoli e incontri che si articola in diversi spazi della città tra febbraio e maggio. Un percorso attraverso le più divergenti traiettorie della ricerca scenica: dalla centralità della parola alla danza, dal pensiero sull’attore all’autoteatro, dal racconto autobiografico allo sguardo sull’attualità. Primi appuntamenti di questo mese di febbraio l'incontro con Mariangela Gualtieri giovedì 23 febbraio alle ore 18 presso la sede di FNAC. Introdotta da Nicola Pasqualicchio, docente di Storia del teatro e dello spettacolo presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Verona, Mariangela Gualtieri presenterà la sua ultima raccolta poetica, Bestia di gioia, pubblicata nel 2010 presso la prestigiosa Collezione di Poesia Einaudi. Bestia di gioia alterna temi e toni diversi, in particolare il canto gioioso della natura, la riflessione sulle cose umane, sullo strappo del tempo, sul momento finale più misterioso che triste, che trasforma il niente in “un niente più grande”. Il 24 febbraio alle ore 21.30 il Teatro Alcione ospiterà Per voce e ombra, spettacolo del Teatro Valdoca che si presenta come un trio per percussioni e voci recitanti. Il lungo tempo di indagine e di studio sulla figura di Caino, ultima grande opera del Teatro Valdoca, ospitata in alcuni dei più importanti teatri italiani nella stagione appena trascorsa, viene ora ripercorso, mettendo al centro il tema dell’ombra, in un nuovo viaggio appassionante nel difficile sodalizio fra parola e suono. Per voce e ombra riattraversa quella ricca peripezia sonora, col suo accurato e immenso ascolto, intorno al tema del male e di ciò che al male si oppone. Tutto viene composto per due voci, una femminile, quella di Mariangela Gualtieri, che dei testi è anche autrice e una maschile, quella dell’attore Leonardo Delogu, già interprete dei grandi affreschi del Teatro Valdoca. In scena il percussionista Enrico Malatesta accompagna dal vivo le due voci che si addentrano nell’avventura uditiva a ridosso della parola poetica, fra silenzio e spinte percussive, in una cornice approntata per dare risalto alle forze arcaiche e inquietanti che ombreggiano l’umano fin dal suo primo apparire su questa terra. I vari personaggi del Caino e i versi non presenti nello spettacolo sono così riportati in scena in rimbalzo ritmico con Enrico Malatesta e con Luca Fusconi alla consolle. Alla fine di questa immersione nei labirinti bui, tutto si libera in un disadorno e accorato ringraziamento a ciò che fa del mondo il nostro caro e unico rifugio terrestre.
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Santarcangelo dei Teatri inaugura per il triennio 2012-13-14 (che si avvale della direzione artistica di Silvia Bottiroli, con la codirezione di Rodolfo Sacchettini e Cristina Ventrucci) una nuova formula: un ricco calendario di attività, tra cui residenze artistiche, laboratori, incontri e gite teatrali spalmato sull'intero anno solare precedente il festival e diffuso oltre i confini della città, per avviare un percorso di ricerca vitale e permanente.
“Anno Solare contribuirà a far crescere una nuova cultura teatrale nella città e nel territorio – afferma Silvia Bottiroli – e a mettere in discussione la natura stessa del festival che sempre di più si porrà come esplorazione di forme, modi e contenuti, prendendo le distanze dal recinto rassicurante del consumo di spettacolo e facendosi strumento di una domanda più ampia”.
Per l'edizione 2012 - ora in avvio, e destinata a chiudersi con il Festival a giugno, sono previsti quattro percorsi che s’intrecciano in un unico calendario. Il primo "È primavera! - Apertura pubblica di residenze di ricerca e creazione", consiste in un programma di prove aperte di diversi artisti e compagnie che si terranno al Lavatoio: non si tratterà di spettacoli conclusi e finiti, ma di lavori in corso, aperti al pubblico per far conoscere il fascino della creazione di un'opera e sollevare nuove domande per lo sguardo. Primo appuntamento l’8 febbraio alle 20.30 con Città di Ebla e la ricerca scenica su Joyce di The Dead. Segue l’artista norvegese Ane Lan che propone due fasi di lavoro: una ricerca performativa intitolata Persona e ispirata al film omonimo di Bergman – l’8 marzo alle 20.30 – e un laboratorio in vista di un lavoro futuro dal titolo In absentia (l’artista cerca figuranti per Persona e artisti aperti al confronto per il laboratorio, che è a partecipazione gratuita. Informazioni e iscrizioni: workshop_anelan@dadaprod.net). Il 25 e 26 marzo sarà la volta di una giovane formazione milanese, Strasse, il cui sguardo cinematografico si inoltra nel paesaggio delle periferie raccogliendo indicazioni per possibili frammenti drammaturgici: con Drive in lo spettatore sarà condotto in solitaria in un viaggio in auto (luogo e orario da definire). Il 2 maggio, ore 20.30, sarà poi la volta del percorso d’attrice di Anna Amadori, che in Wonder woman si è trasferita costruisce un ritratto femminile tragicomico a partire dai racconti di Herta Müller. Scorre lungo l’intero periodo il percorso di ricerca del regista bolognese Pietro Babina: Eco Electronic Cooperation Online è un’indagine sulla scrittura drammaturgica che si sviluppa attraverso le potenzialità del web. Lo si può seguire in streaming e podcast su http://www.pietrobabina.net/pietrobabina/eco.html. S’inscrive nel programma il laboratorio della non-scuola del Teatro delle Albe, con cui il festival propone per il secondo anno un laboratorio dedicato ai ragazzi e agli adolescenti della città. A guidarlo saranno Alessandro Argnani e Anna Lisa Magnani, per un cortocircuito di immaginazione scaturito dal romanzo di Jules Verne Viaggio al centro della terra: appuntamento il 2 e 3 aprile, al Lavatoio.
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Ravenna Teatro| 6 febbraio 2012 ore 17 Teatro Rasi Incontro con Hans-Thies Lehmann ore 21 Artificerie Almagià Ouverture Alcina
Lunedì 6 febbraio, alle ore 17, al Teatro Rasi di Ravenna si terrà l’atteso incontro con lo studioso tedesco che ha teorizzato la nozione di teatro post-drammatico HANS-THIES LEHMANN (Professore Emerito di studi teatrali della Goethe-Universität di Francoforte). Intitolato RIPARTIRE DAL POSTDRAMMATICO e condotto da Gerardo Guccini (docente di Drammaturgia al Dams dell’Università di Bologna) l’incontro rappresenta un’occasione esclusiva di approfondimento del linguaggio teatrale contemporaneo e delle rinnovate forme di composizione scenica. L'incontro, a cui partecipa in veste di interlocutrice e traduttrice anche la drammaturga Sonia Antinori, è patrocinato dal Dipartimento di Musica e Spettacolo - Alma Mater Studiorum - Università di Bologna e rientra nelle attività che supportano la candidatura di Ravenna a Capitale Europea della Cultura 2019.
Tratta dai materiali drammaturgici e musicali dell’Isola di Alcina, uno degli spettacoli cardine del Teatro delle Albe, Ouverture Alcina è una performance vocale intorno alla figura dell’omonima maga ariostesca, che vede in scena Ermanna Montanari, con il testo in dialetto romagnolo di Nevio Spadoni, le musiche originali di Luigi Ceccarelli e la regia di Marco Martinelli. In scena per la prima volta a Ravenna lunedì 6 febbraio alle ore 21 alle Artificerie Almagià, Ouverture Alcina è una performance-concerto in cui il teatro si sprigiona dal combattimento tra la voce e le musiche elettroacustiche, un’alchimia che fa dell’“incomunicabilità” di una lingua “ultralocale” il proprio punto di forza trasmutandolo in musica. Nel poema rinascimentale di Ludovico Ariosto, la maga Alcina, dopo aver sedotto diversi cavalieri per poi tramutarli in cani, porci e alberi, si innamora di uno di essi perdendo così il suo potere d’incantatrice. Da lui abbandonata si riduce a una pena straziante e inguaribile, e vorrebbe morire ma non può, perché come scrive Ariosto, "le fate morir sempre non ponno". Il componimento di Spadoni, calato nella profonda campagna romagnola e nella sua potenzialità onirica, ritrae un’Alcina contadina, custode di un grande canile e tutrice della sorella impazzita d’amore per uno straniero, uomo col quale la gente dice che lei stessa si sia presa piacere. Ouverture Alcina è la sovrapposizione di queste due storie legate dal girare a vuoto della fissazione amorosa, ed è il “canto” immobile di una ferita d’amore. “È un concerto-performance dove la voce e la musica formano la stessa materia scenica. Non c'è azione, non c'è dramma: solo l’errare della voce vagabonda, visione fabulatoria in cui ci si può perdere come nello schianto dei sogni” affermano Marco Martinelli e Ermanna Montanari, che con la sua vocalità magnetica si è aggiudicata ben quattro Premi Ubu come "migliore attrice italiana".
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I “se” e i “ma” su uno spettacolo o su un’opera d’arte sono materia del dibattito critico o delle sempre legittime reazioni del pubblico. Ma quando la censura preventiva prende il posto del dissenso e diviene intimidazione, non è più questione di questa o quella interpretazione, è la libertà stessa di interpretare che viene messa in pericolo. E’ quanto sta accadendo con lo spettacolo di Romeo Castellucci “Sul concetto di Volto nel figlio di Dio” in programmazione al Teatro Franco Parenti di Milano: un’orchestrata campagna di minacce e di anatemi lo ha preceduto nel tentativo, sfacciatamente dichiarato, di non farlo andare in scena. Di fronte allo sconfortante avanspettacolo dell’intolleranza che si traveste da diritto di critica e dell’intimidazione che si richiama alla libertà di parola, pensiamo di non potere e di non dovere restare indifferenti. Tanto meno indifferenti nel momento in cui l’offensiva integralista contro lo spettacolo ha rivelato la sua vera natura investendo la persona della direttrice del Franco Parenti Andrée Ruth Shammah con le espressioni dell’antisemitismo più classico ed abietto. Non si tratta di scegliere tra chi dice di aver scritto il suo spettacolo come una preghiera e chi, senza averlo visto, lo accusa di essere blasfemo (due cose che in molte opere d’arte del novecento si sono spesso confuse senza che questo generasse guerre di religione). Si tratta semplicemente di garantire a Romeo Castellucci la prima ed essenziale libertà di ogni arte e di ogni artista: quella di essere compreso o frainteso con cognizione di causa, di essere giudicato secondo la sua opera e non secondo il pregiudizio di un manipolo di fondamentalisti che agita la fede in Cristo come una clava identitaria. Chiediamo ai cittadini, agli intellettuali, agli artisti e a chiunque consideri la libertà dell’espressione artistica un cardine irrinunciabile della nostra esistenza civile, di non lasciare Romeo Castellucci e la sua opera nel cerchio di solitudine che l’alleanza tra il fanatismo di pochi e la reticenza di molti rischia di creargli attorno. “Sul concetto di Volto nel figlio di Dio” deve andare in scena.
Hanno aderito: Massimo Marino (critico di teatro), Attilio Scarpellini (critico di teatro), Oliviero Ponte di Pino ( critico di teatro), Lorenzo Pavolini (scrittore), Giancarlo De Cataldo (scrittore), Marco Belpoliti (scrittore e saggista), Mario Martone (regista, direttore del Teatro Stabile di Torino), Paolo Rumiz (giornalista e scrittore), Lorenzo Cherubini Jovanotti (cantante), Carola Susani (scrittrice), Marco Martinelli (drammaturgo e regista), Ermanna Montanari (attrice), Pippo Delbono (regista e attore), Emma Dante (regista), Compagnia Sud Costa Occidentale, Marino Sinibaldi (direttore Radio 3 Rai), Enrico Ghezzi (Rai3 Fuori Orario), Salvatore Veca (filosofo), Valeria Solarino (attrice), Gianni Canova (critico di cinema e docente Iulm), Renato Barilli (critico, professore emerito Università di Bologna), Marco Müller, Heiner Goebbels (compositore), Luca Ronconi (regista), Giuseppe Bertolucci (regista) Magda Poli (critico di teatro), Gabriele Lavia (attore e direttore artistico teatro di Roma), Graziano Graziani (critico di teatro), Sergio Lo Gatto (critico di teatro), Katia Ippaso (critica e scrittrice), Mariateresa Surianello (critica di teatro), Simone Nebbia (critico di teatro), Andrea Pocosgnich (critico di teatro), Marco de Marinis (docente universitario e direttore Centro la Soffitta di Bologna), Cristina Ventrucci (condirettore Festival di Santarcangelo), Armando Punzo (regista teatrale, direttore Compagnia della Fortezza), Pietro Valenti (direttore di Emilia Romagna Teatro), Silvia Bottiroli (direttore artistico Festival di Santarcangelo), Rodolfo Sacchettini (condirettore Festival di Santarcangelo), Giuseppe Liotta (presidente Associazione nazionale critici di teatro), Andrea Nanni (direttore artistico festival Inequilibrio di Castiglioncello), Paolo Nori (scrittore), Grazia Verasani (scrittrice), Antonio Scurati (scrittore), Giordano Montecchi (musicologo e critico musicale), Andrea Porcheddu (critico di teatro), Roberto Giambrone (giornalista di teatro e di cinema), Renzo Francabandera (giornalista di teatro), Christian Raimo (scrittore), Silvia Fanti e Daniele Gasparinetti (Xing Perform), Iaia Forte (attrice), Alberto Ronchi (assessore alla cultura del Comune di Bologna), Nicola Viesti (critico di teatro), Antonio Tagliarini (performer), Daria Deflorian (attrice), Sonia Bergamasco (attrice), Fabrizio Gifuni (attore), Walter Malosti (attore), Stefania Scateni (giornalista), Antonio Audino (critico di teatro), Roberto Santachiara (agente letterario), Renata Colorni (direttore editoriale I Meridiani Mondadori), Angela Albanese, Rita Corli (bibliotecaria), Giuseppe Blumetti, Walter Le Moli (regista teatrale), Marinella Manicardi (attrice), Giambattista Marchetto, Leonardo Mello (direttore “Venezia Musica”), Alfredo Pirri, Jacopo Quadri (montatore cinematografico), Renato Quaglia (organizzatore teatrale), Valentina Valentini (docente alla Sapienza, Università di Roma), Gianandrea Piccioli, Sandra Bonsanti, Paola Bignami (docente Dams Bologna), Paola Quarenghi (docente presso La Sapienza, Università di Roma), Andrea Adriatico (regista di teatro e di cinema), Altre Velocità redazione intermittente sulle arti sceniche, Anna Amadori (attrice), Giovanni Ambrosetto, Giovanni Azzaroni (docente universitario), Roberta Carlotto, Stefano Casi, Masolino D’Amico (critico e docente di teatro), François Khan (attore), Lenz Rifrazioni, Alessandro Leogrande (scrittore), Teatri di Vita, Carmelo Antonio Zapparrata (critico di danza), Compagnia del Teatro dell’Argine, Francesca De Sanctis (giornalista e critica di teatro), Luca Archibugi (scrittore e drammaturgo), Maddalena Giovannelli (critico di teatro), Sara Bertelà (attrice), Corrado d’Elia regista e attore – teatri Possibili), Monica Faggiani (Teatri Possibili), Luigi Weber (critico letterario), Barbara Regondi (Emilia Romagna Teatro), Mario Perrotta (scrittore e attore), Fanny & Alexander, Ferdinando Bruni e Elio De Capitani (direttori artistici Teatro dell’elfo), Alfredo Pirri (artista visivo), Debora Pietrobono (organizzatrice teatrale), Anna Carofiglio, Paolo di Stefano (giornalista e scrittore), Simona Bianchi (direttore artistico teatro Ambra alla Garbatella), Roberto Canziani (critico di teatro, Università di Udine), Tamara Bartolini (attrice), Filippo Vendemmiati (giornalista e regista), Matteo Antonaci (critico di teatro), Chiara Pirri (critico di teatro), OpenSpaceTeatro, Silvia Costa (attrice), Giacomo Garaffoni(attore e regista), Cira Santoro (Responsabile Teatro Comunale A. Testoni), Paola Naldi (giornalista), Emanuele Trevi (scritti), Narramondo Teatro, Nicola Bionda (Direzione Cinema Teatro Gnomo), Francesca Ballico (attrice), Paolo Bignamini (attore), Piersandra Di Matteo (studiosa di teatro), Costanza Firrao (segreteria nazionale Libertà e Giustizia – Milano), Laura Landolfi (giornalista), Vincenzo Branà (giornalista e organizzatore culturale), Ravenna & Dintroni, Simona Brighetti, Antonio Attisani (studioso di teatro), Nevio Casadio (giornalista), Tommaso Chimenti (critico di teatro), Titti Danese (critica di teatro), Elena Di Gioia (operatrice culturale), Festival delle Colline Torinesi, Paola Gabrielli (giornalista), Compagnia Laminarie, Andrea Bajani (scrittore), Graziano Ballerini (musicologo), Osvaldo Guerrieri (critico di teatro), Elisa Guzzo Vaccarino (critica di danza), Kinkaleri, Tihana Maravic (studiosa di teatro), Anna Monteverdi (studiosa di teatro), Monica Nappo (attrice), Elena Lamberti, Massimo Lanzetta / Teatro dei Sassi, Fiamma Nicolodi (musicologa), Laura Palmieri (Rai Radio Tre), Paolo Petroni (critico di teatro), Claudia Provvedini (giornalista, Corriere della Sera), Roberto Rinaldi (critico di teatro), Angelo Savelli (regista), Stefania Scateni (giornalista, L’Unità), Dario Zonta (critico di cinema), Motus, ReSpirale Teatro, Nicola Bionda (Direzione Cinema Teatro Gnomo), Ena Marchi (editor Adelphi), Flavia Cardone (Teatri Uniti), Mariacristina Bertacca (operatore e critico di teatro), Paolo Fusi (musicista), Giuseppe Gherpelli (direttore geenrale Fondazione I teatri di Reggio Emilia), Daniele Abbado (regista e direttore artistico I teatri di Reggio Emilia), Mario Vighi (giornalista), Gennaro Migliore (Coordinamento Nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà), Elisabetta Piccolotti (Presidenza Nazionale Sinistra Ecologia e Libertà), Dewey Dell (Agata, Demetrio, Eugenio, Teodora), Paolo Ruffini (critico di teatro), Angelo Mai Altrove (spazio indipendente per le arti, Roma), Luisa Tinti (docente La Sapienza, Università di Roma), Marilena Pasini (Illustratrice), Francesca Guercio (attrice), Diana Hobel, Barbara Martusciello (Storico e Critico d’Arte, Cofondatore ed Editor in Chief di www.artapartofculture.net), Linda Eroli (Resp Organizzativo Associazione 5T – Teatro Ragazzi a Reggio Emilia), Alberto Deriu, Maria Vittoria Sardella, Maria Paola Meloni (Cagliari), Redazione Ravenna&Dintorni (settimanale), ricci/forte (ensemble teatrale), Luca Zenobi, Leonardo Monti (direttore della fotografia), Marco Riva, Andrea Alfieri (teatrante), Luca Del Fra (giornalista), Bruno Venturi-Oreste Braghieri-Enzo Toto-Gianluca Albertazzi-Caterina Ghidini-Francesca Pompeo-Savino Paparella-Pierangela Calzone (La nuova Complesso Camerata), Laura Marcolini, Cesare Ronconi e Mariangela Gualtieri (Teatro Valdoca), Fibre Parallele (compagnia teatrale), Gennaro Carotenuto (storico), Giorgio Cipolletta (dottorando presso l’Università degli Studi di Macerata), Francesca Degli Alberi, Massimo Mercelli (direttore artistico Emilia Romagna Festival), Carlo Anaclerio (Bologna), Emilio Pappini (Milano), Festival delle Colline Torinesi, Manolo Magnabosco (attore, regista e musicista), Monaldo Moretti (filmaker, direttore della fotografia), Simona Polvani (critica teatrale, traduttrice), Michele Ortore (critico, poeta), Giulio Aldinucci (compositore), Valentina Strippoli, Franco Masotti(Direzione artistica di Ravenna Festival),Laura Atie (PhD Studi Umanistici – Comunicazione Arti e Spettacolo Università Cattolica del sacro Cuore di Milano), Francesca Gambarini (critico di teatro), Francesca Serrazanetti (critico di teatro), Chiara Alborino (coreografa e critico di teatro per la danza Danza Flux), Fabrizio Varriale (c.ia Danza Flux), Paola Nicita (critico d’arte), Renato Gabrielli (scrittore), Raimondo Guarino (docente di teatro, Università Roma Tre), Giorgio Sebastiano Brizio (critico di teatro), Lucia Amara (insegnate e studiosa),Il Moderno (teatro cinema), Claire Ananos (documentary film director Saint-Denis, France), Sylvie Ananos, Giulio Baraldi (attore), Marzia Bisognin, Paolo Boggio, César Brie (attore e regista), Adele Cacciagrano (studiosa di teatro), Gennaro Carotenuto (storico), Elena Cervellati (Università di Bologna), Roberto Cuppone (docente e operatore teatrale), Sara Dal Corso (danzatrice e studiosa), Alfredo Reichlin, Alessandra de Santis (Teatro delle Moire), Maria Grazia Gregori (critico di teatro), Anna Guri (organizzatrice di teatro), Davide Iodice (regista di teatro), Fabien Jannelle (Directeur de l'Office National de Diffusion Artistique, Paris- France), Christian Longchamp (Théâtre Royal de la Monnaie, Bruxelles), Sergio Marra (addetto stampa), Luca Nava (coreografo), Vega Partesotti (giornalista), Elfi Reiter (critica di cinema e di teatro), Ludmila Ryba, Tiziano Scarpa (scrittore), Giorgio Tassinari (Università di Bologna), Enzo Vetrano e Stefano Randisi (attori e registi di teatro), Debora Zuin (attrice), Paolo Guidi (attore interrotto),Alessandra Cozzolino , Giannandrea Pecorelli(produttore cinema tv), Anna Maria Matricardi (Casa dello spettatore, Roma),Giovanni Franzoni (attore), Walter Peruzzi (direttore della rivista “Guerre&Pace” Milano), Katia Gasparini (architetto), Marco Valerio Amico(direttore artistico Gruppo Nanou), Cosmesi (Eva geatti e Nicola Toffolini), Andrea Alessandro La Bozzetta (un cittadino), Luigi Weber, Giovanni M.Troianiello (Professore Ordinario di Analisi Matematica Università di Roma I), Lella Ravasi Bellocchio (psicologa e scrittrice), Giorgia Proietti (da Roma), Francesca La Russa (oncologa), Guia Zapponi (Attrice), ErosAntEros (compagnia teatrale),Carolina Ciccarelli, Emma Tramontana, Giorgia Proietti, Damien Gandolfo (metteur en scène Cie VoOdoo – Avignon, France), Moni Ovadia(attore e regista), Cristina Valenti (Università di Bologna), Paolo Parisi (autore di fumetti) Francesca Contini, Marco Colucci(spettatore), Letizia Bernazza (critica e studiosa di teatro), Ilaria Pellanda (caporedattore VeneziaMusica e dintorni), Gigi di Meo(Telepordenone), Vittoria Maniglio, Evelin Facchini (danzatrice e coreografa), Artika festival (Recanati), Pierluigi Feliciati(ricercatore Università degli studi di Macerata), Giulio Molfese, Matteo Balbo (attore ed educatore),Lovisetto Roberto,Gianni Poli,Sara Vilardo,Riccardo Manfredi (regista e attore), Luca Camilletti (cittadino, artista), Anna Piscopo (attrice), Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Circolo provinciale di Ravenna), Maria Säkö(on behalf of Finnish Section – International Association of Theatre Critics),Zeynep Oral(Founder and Ex President of the Turkish Section of AICT – Honarary Vice Prewsident of International AICT, EX Com member of the Turkish PEN CLUB, Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres – France ), Monique Veaute (Presidente della Fondazione Romaeuropa) Fabrizio Grifasi (Direttore della Fondazione Romaeuropa), Alessandro Gambino (Romaeuropa),Alessandro Grego (Compositore), Metalouda (compagnia di danza), Salvo Lombardo (attore), Floriane Facchini (Attrice e regista),Orthographe (compagnia), Paola Agnesi, Associazione culturale Luminanda, Giovanni Anziani, Giancarlo Biasini, Giovanna Botti, Eugenia Casini Ropa (direttrice “Danza e ricerca”), Marco Castellari (professore Letteartura tedesca, università di Milano), Andrea Concetti (cantante lirico), Patrizio Esposito, Caterina Fantuz (artista del coro), Gianni Gherardi (giornalista), Sergio Gutierrez, Alberto Irrera, Aurora kellermann, Tomas Kutinjac, Angela Madesani (storica dell’arte, Milano), Muna Mussie, Silvia Naccarati, Linda Pasina, Elio Sabella (Piazza verdi – Radio Tre), Michele Sancisi, Mara Serina, Adelina Suber, Emanuele Tirelli, Angelo Airò Farulla e Elena Fatichenti - L'epimeteide, Francesco Volta, Laura Angiulli - Galleria Toledo, Flaminia Nicora, Luigi Abbate (musicista), Chiara Alessi (Responsabile Cultura Edizioni Zero), Artisti per il MATTA Consorzio di artisti per la gestione dell’ex Mattatoio di Pescara, Marcello Balbo ( Università Iuav di Venezia), Michele Bandini, Andrea Benini (geologo in Cesena), Fiorenzo Bertan (Università IUAV di Venezia), Stefano Bertani, Marco Betti (organizzatore teatrale), Federica M. Bianchi, Alberta Bianchin, Loretta Biondi (psicoanalista Scuola Lacaniana di Psicoanalisi), Mariuccia Bison, Nicoletta Bravi (attrice), Luca Camilletti, Amelia Cioffi (restauratrice opere d’arte), Marina Dammacco (organizzazione Punta Corsara), Carmelita De Pasquale, Monica Demuru, Diana Di Michele, Fabrizio Favale, Barokthegreat, Joe Kelleher (University of Roehampton, London), Gaetano la Rosa (freewriter), Claudio Longhi (regista e docente Università di Bologna), Angela Malfitano (attrice), Lucia Manes Gravina (tecnico teatrale), Valentina Marziali, M. marzoli, Chiara Mazzoleni (Iuav venezia), Isabella Moroni (direttore art a part of culture), Massimo nadalini, Cinzia Pagni, renato palazzi (critico di teatro), Domenico Patassini (già preside Facoltà pianificazione territorio, Iuav Venezia),Antonella restelli, Alessandra Rey (curatrice), Luca Ruzza (architetto e scenografo), Giancarlo Schirru (Università di Cassino), Virgilio Sieni (coreografo), Marino spina, Rossella Tansini (operatrice teatrale), Antonio Taormina (operatore dello spettacolo), Stefano Tè (Teatro dei Venti), Milena Valenti, Lucia Veronesi (artista visiva), Patricia Zanco (attrice), Zoe Teatro, Silvia Rampelli / Habillé d’eau, Lisa Gilardino, Giancarlo Cauteruccio (direttore Teatro Studio Scandicci), Cristiano carloni e Stefano franceschetti, Elisa Renda, Alessandro Bedosti, Umberto Angelini (Uovo), Roberto Roversi (Arci ferrara), Alessandro Grego (compositore), Annamaria Talone, Alma Rivola, Nicoletta Geron (Società del Quartetto di Milano), Francesco Saverio Fea, Gabriella Barresi, Jorn Riegels Wimpel (Oslo), Cinzia Dezi, Veronica Kaup-Hasler (direttrice festival), Viviana Toniolo, Nicoletta Braschi (attrice), Andrea Camilleri (scrittore) e molti altri cittadini, artisti, intellettuali, organizzatori culturali.
Ed ecco le adesioni raccolte direttamente dal Teatro Franco Parenti: Spiro Scimone, Francesco Sframeli e tutta la Compagnia Scimone Sframeli, Giuseppe Isgrò (PhoebeZeitgeistTeatro), Sabrina Querci, Giorgio Taffon (Docente Università Roma Tre, saggista, critico teatrale e letterario), Clara Cottino (Teatro Crest Taranto), Luciano Ardiccioni, Mario Bianchi (Teatro città murata – Como), Patrizia Zappa Mulas (attrice), Andrea Baracco (regista), Roberto Latini (Teatro San Martino - Libero Fortebraccio Teatro), Benedetta Boggio (addetta stampa), Roberto Menin (Zachar International), Francesco Saponaro (regista), Federico Pacifici (attore), Saverio Barsanti (direttore artistico Teatro Manzoni Pistoia), Claudio Collovà (regista direttore artistico Orestiadi di Gibellina), Gustavo Frigerio (regista e attore), Stefano Labate (Festival teatro e Colline di Calandrana), Andrea De Rosa (regista), Ivano Marescotti (attore), Claudio Gioè (attore), Simona Carlucci (addetto stampa), Monica Cannone (direttore organizzativo Le vie dei Festival), Gianni Manzella (scrittore e critico di teatro), Gennero Vasaturo, Carmela Caiani (insegnante), Centrale Fies, Annalisa Bianchi (regista), Marcella Nonni (direttore organizzativo Teatro delle Albe), Miriam Bellucci Tassi (operatore culturale), Giuseppe Grillo (macchinista ferroviere). Ore 20.30 del 22 gennaio 2012
Si può aderire scrivendo all’indirizzo circocritico@libero.it oppure a redazione@teatroecritica.net
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I due giovani registi milanesi Milena Costanzo e Roberto Rustioni esplorano uno dei testi più recenti di Rafael Spregelburd, autore di punta della nuova drammaturgia mondiale, noto al pubblico per la sua teatro-novela Bizarra e presentano il loro spettacolo intitolato Lucido alle Arteficerie Almagià di Ravenna il 27 gennaio alle ore 21. In Lucido lo sguardo di Milano si posa su Buenos Aires e su una stravagante famiglia che, tra surreali dialoghi e battute al veleno, dovrà affrontare ruvide relazioni familiari e una trattativa da incubo per un rene. Lo spettacolo sarà preceduto da un incontro con i registi a cura dei critici Lorenzo Donati e Renato Palazzi. L'incontro si svolgerà alle ore 18 presso il Teatro Rasi.
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Sul concetto di volto nel figlio di Dio Milano | Teatro Franco Parenti 24>28 gennaio 2012
Torna in Italia, a Milano, dopo le polemiche francesi, l'opera di Romeo Castellucci, Sul concetto di volto nel figlio di Dio. Lo spettacolo, che sarà ospite dal 24 al 28 gennaio al Teatro Franco Parenti, ha già acceso le polemiche di alcuni gruppi che sotto l'egida della religione cattolica, sono in realtà spie sintomatiche di un subdolo quanto pericoloso senso di fanatismo religioso. Culture Teatrali, che sostiene la libertà di pensiero e di creazione intellettuale, pubblica la lettera aperta alle Autorità religiose e civili della città di Milano pubblicata sul sito del Teatro Franco Parenti e la lucida lettura-analisi dello spettacolo di Castelucci scritta dal teologo francese P. Hubert Thierry, domenicano che. già all'epoca degli scontri francesi, è sceso coraggiosamente in campo per difendere l'opera.
Lettera aperta alle Autorità religiose e civili della città di Milano Chiediamo alle Autorità religiose e civili della città di intervenire, in modo pacato, ma autorevole, per riportare serenità e pacatezza nell’acceso di battito che si è scatenato negli ultimi giorni attorno allo spettacolo “Sul concetto del volto del Figlio di Dio”, che dovrà approdare a Milano nelle prossime settimane. Il nostro teatro è da qualche settimana oggetto di lettere, comunicazioni, messaggi e-mail, che si schierano contro la messa in scena dello spettacolo, tacciandolo di blasfemia, sulla base di informazioni errate o male interpretate. Le dimensioni della protesta aumentano di giorno in giorno, anche in violenza espressiva e intimidazione, minacciando la sicurezza di questo luogo, di chi ci lavora, quasi ricercando l’offesa personale, e chi ne usufruisce come luogo della cultura. Questo atteggiamento ci disorienta. Chiediamo un intervento deciso che riconduca il dibattito a toni e forme più consoni alla grande tradizione civile e culturale di Milano. Una città che ha sempre rappresentato il pensiero illuminato, la religiosità alta, il dialogo e l’apertura. Il nostro Teatro non ha mai voluto essere offensivo. Non cerchiamo la polemica, semmai, sempre, il dialogo costruttivo, nel rispetto reciproco. Siamo territorio della cultura e dello scambio, non della violenza. Non ci spaventa il dibattito, il confronto anche animato, che è un elemento sano, naturale e prezioso di una civiltà che cresce. A condizione che non si sconfini nella minaccia, nell’ingiustificata aggressione. Chiediamo che chi guida questa città, nello spirito e nelle azioni, intervenga per allentare le inutili e pericolose tensioni e riportare la discussione nella dimensione più appropriata di quello che è uno spettacolo teatrale, che, semplicemente, può essere visto o non visto, piacere o non piacere, fare discutere o meno. In modo totalmente disarmato.
Andrée Ruth Shammah
Sul concetto di volto nel Figlio di Dio, a Milano. di Romeo Castellucci Questo spettacolo nasce dalla considerazione dell’odierna ed estrema solitudine del Volto di Gesù. Questo spettacolo vuole essere una riflessione sulla difficoltà del 4° comandamento se preso alla lettera. Onora il padre e la madre. Un figlio, nonostante tutto, si prende cura del proprio padre, della sua incontinenza, del suo crollo fisico e morale. Crede, senza conoscerlo, in questo comandamento. Fino in fondo. Fino in fondo il figlio sopporta quella che sembra essere l’unica eredità del proprio padre. Le sue feci. E così come il padre anche il figlio sembra svuotarsi del proprio essere. La kenosis troppo umana di fronte a quella divina. Questo spettacolo è una riflessione sul decadimento della bellezza, sul mistero della fine. Gli escrementi di cui si sporca il vecchio padre incontinente non sono altro che la metafora del martirio umano come condizione ultima e reale. Gli escrementi rappresentano la realtà ultima della creatura, ma anche il vocabolario quotidiano del linguaggio d’amore che il figlio porta al proprio padre. Questo spettacolo mostra sullo sfondo il grande volto del Salvator Mundi dipinto da Antonello da Messina. Tutto lo svolgimento della scena non è che un piano-sequenza molto semplice che descrive tutti i tentativi del figlio di pulire e ridare dignità al vecchio genitore. Invano. Gesù, il Salvator Mundi, è il testimone muto del fallimento del figlio. Questo spettacolo ha scelto proprio il dipinto di Antonello a causa dello sguardo che il pittore ha saputo imprimere all’espressione ineffabile del volto di Gesù. Questo sguardo è in grado di guardare direttamente negli occhi ciascuno spettatore. Lo spettatore guarda lo svolgersi della scena ma è a sua volta continuamente guardato dal volto. Questa economia dello sguardo obbliga, perché interroga, la coscienza di ciascuno spettatore come spettatore. Il Figlio dell’uomo, messo a nudo dagli uomini, mette a nudo noi, ora. Questo ritratto di Antonello cessa di essere un dipinto per farsi specchio. Questo spettacolo, quando le condizioni tecniche lo rendono possibile, vede l’ingresso di un gruppo di bambini. Entrano in scena con le loro cartelle di scuola che svuotano presto del loro contenuto: si tratta di granate giocattolo. Uno a uno cominciano a lanciare queste bombe sul ritratto. E’ un crescendo. Ad ogni colpo corrisponde un frastuono. Nel climax delle deflagrazioni, imitanti degli autentici colpi di cannone, nasce dapprima una voce che sussurra il nome di Gesù, poi si moltiplicano fino a diventare tante e tutte ripetono quel nome. Poi, sul finire dell’azione e come fosse il prodotto di quei colpi, nasce un canto: il “ Gloria Patri – Omnis Una “ di Sisak. I colpi delle bombe diventano la musica del suo nome. In questa scena non ci sono adulti. Ci sono innocenti contro un innocente. La violenza rimane nel gesto adulto mentre l’intenzione è quella del bambino che vuole l’attenzione del genitore distratto. Il bambino ha fame, come si dice nel salmo 88: Dio non nascondermi il tuo Volto. Questo spettacolo, quando le condizioni tecniche di ciascuna sala teatrale lo rendono possibile, prevede in un momento l’uso dell’odore di ammoniaca. L’ammoniaca, come si sa, è l’ultima trasformazione possibile, l’ultima fattuale transustanziazione dell’uomo, l’ultima esalazione del corpo umano nella morte: le spoglie dell’uomo si trasformano in gas, in aureola. Il “profumo” dell’uomo. Il suo saluto alla terra. Questo spettacolo - come tutto il Teatro Occidentale che trova fondamento nella problematica bellezza della Tragedia greca - obbedisce alle sue stesse regole retoriche: è antifrastico, utilizza cioè l’elemento estraneo e violento per veicolare il significato contrario. La violenza qui significa, omeopaticamente, la ricerca e il bisogno di contatto umano; così come allo stesso modo un bacio può significare tradimento. La lezione della Tragedia attica consiste in questo: fare un passo indietro: rendersi disumani per potere meglio comprendere l’umana fragilità. Questo spettacolo nasce come un getto diretto delle e dalle Sacre Scritture. Il libro dell’Ecclesiaste, la Teodicea del Libro di Giobbe, il salmo 22, il salmo 23, i Vangeli. Il libro della Tragedia appoggiato su quello della Bibbia. Questo spettacolo mostra, nel suo finale, dell’inchiostro nero che emana - achiropita, non per mano d’uomo – dal ritratto del Cristo. Tutto l’inchiostro delle sacre scritture qui pare sciogliersi di colpo, rivelando un’ icona ulteriore: quella che scavalca ogni immagine e che ci consegna un luogo vuoto. Questo spettacolo mostra la tela del dipinto che viene lacerata come una membrana, come un sideramento dell’immagine. Un campo vuoto e nero in cui campeggia luminosa una scritta di luce, scavata nelle tavole del supporto del ritratto: Tu sei il mio pastore. E’ la celebre frase del salmo 23 di Davide. La scrittura della Bibbia ha perso il suo inchiostro per essere espressa in forma luminosa. Ma ecco che quando si accendono le luci in sala si può intravedere un’altra piccola parola che si insinua tra le altre, dipinta in grigio e quasi inintelligibile: un non, in modo tale che l’intera frase si possa leggere nel seguente modo: Tu non sei il mio pastore. La frase di Davide si trasforma così per un attimo nel dubbio. Tu sei o non sei il mio Pastore? Il dubbio di Gesù sulla croce Dio perché mi hai abbandonato? espresso dalle parole stesse del salmo 22 del Re Davide. Questa sospensione, questo salto della frase, racchiude il nucleo della fede come dubbio, come luce. E allo stesso tempo è sempre lei, la stessa domanda: essere o non essere? O piuttosto: essere E non essere. Questo spettacolo è una bestemmia, come la croce è bestemmia romana, come la corona di spine è bestemmia romana, come Gesù condannato, perché ha bestemmiato. Nel libro dell’Esodo la sola pronuncia del nome di JHWH è bestemmia. Dante scrive una bestemmia nel canto XXV dell’Inferno. Venerare il volto di Cristo nelle icone era bestemmia e idolatria per i cristiani bizantini prima del Concilio di Nicea. Galileo bestemmia quando dice che la terra gira intorno al sole. Vedere il proprio padre perdere le feci per casa, in cucina, in salotto è bestemmia. Questo spettacolo non è esatto, questo spettacolo è merda d’artista.
Alcuni elementi per una lettura teologica di “Sul concetto di volto nel figlio di Dio” di Romeo Castellucci di P. Hubert Thierry
Si è proprio sicuri di avere visto l’opera di Romeo Castellucci, o di avere letto la Bibbia, se si prende la prima come un oggetto di blasfemia contro la seconda e più precisamente contro la figura stessa del Figlio di Dio? Non è certo, tanto la proposta del regista italiano può al contrario venire letta dagli occhi di un credente come una meditazione profonda sulla rivelazione cristiana. Si può quindi compiangere amaramente ciò che si vede, si sente e si legge oggi contro questo spettacolo. Romeo Castellucci si è nutrito delle gesta della tradizione cristiana, come ha già spiegato durante lo scorso Festival d’Avignon. Che questi elementi della Tradizione sfuggano a certi credenti che si definiscono pudicamente conservatori non ha niente di sorprendente. Ma che gli stessi credenti non considerino almeno la Bibbia per entrare nell’intelligenza dello spettacolo, ecco: questo è piuttosto disturbante! Rivisitiamo dunque questo dramma in 3 atti dal punto di vista religioso. Un figlio sulla trentina si prende cura con compassione, tenerezza e dedizione del padre malato, vittima di un attacco di dissenteria. La scena si ripete continuamente, mettendo lo spettatore in imbarazzo. Sul retro del palco, per tutto lo spettacolo, un fondale rappresenta il magnifico volto di Cristo di Antonello da Messina che il figlio bacerà alla fine di questa prima parte. Qui si trova la chiave della lettura religiosa. In questo bacio, il figlio si identifica con Cristo, unigenito Figlio di Dio. Nel vecchio malato, si riconosce allora l’umanità ferita dal peccato, che, immerdandosi, non è più in grado di camminare o stare in piedi. Attraverso i suoi tentativi di lavare e purificare il padre malato, nella figura del figlio si riconosce l’intera storia dei profeti della Bibbia, da Isaia a Osea, da Geremia a Ezechiele, che tentano di riportare sulla retta via il popolo peccatore di Israele. Anche San Paolo riprenderà questa immagine fragile della nostra umanità dispersa in tutte le direzioni, esortando la comunità di Efeso a “spogliarsi del vecchio uomo” per “vestire l’uomo nuovo” (Ef 4, 22-24). Questo uomo nuovo è prefigurato dal figlio nella pièce di Castellucci. San Paolo lo ha anche chiamato il “nuovo Adamo” (1 Cor 15,45) e sarà per lui “il Cristo, che viene per ricapitolare tutte le cose” (Ef 1:10).
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ALEXIS Casalecchio di Reno| Teatro A. Testoni 18>21 gennaio ore 21
IN CONTEMPORANEA- INCONTRO Bologna| TPO Teatro Polivalente Occupato 19 gennaio ore 17
MOTUS è ospite del Teatro A. Testoni di Casalecchio di Reno dove dal 18 al 21 gennaio alle ore 21 presenta Alexis. Una tragedia greca. Preceduto da tre Contest, – Let the Sunshine In, Too Late! e Iovadovia – performance in forma di incontri/dialoghi, Alexis. Una tragedia greca è la quarta parte di un progetto artistico dal titolo Syrma Antigónes, che i Motus hanno avviato nel 2009. Sulle tracce della figura di Antigone, il progetto di Motus continua a farsi corpo, in una riflessione in cui la figura dell’antica eroina greca, archetipo di lotta e resistenza, diventa occasione di riflettere sulle urgenze dei giorni nostri ambientandone l’azione scenica in un contesto contemporaneo di guerriglia urbana. In occasione della presentazione dello spettacolo, il 19 gennaio alle ore 17 presso il TPO-Teatro Polivalente Occupato di via Casarini a Bologna, ci sarà l'incontro con ENRICO CASAGRANDE e DANIELA NICOLO' (Motus). L'incontro, a cui interveranno Cristina Valenti e Fabio Acca fa parte di IN CONTEMPORANEA, la serie di incontri curata da Laura Mariani e patrocinata dal Dipartimento di Musica e Spettacolo dell'Università di Bologna.
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Prato | Spazio K 20 gennaio 2012 h21 > Barokthegreat > Fidippide h22 > Ottaven > Trenta minuti di riflessione
Ultimo appuntamento della traccia #4 di is it my world? la rassegna ideata e curata da Kinkaleri allo spazio k di Prato. Il 20 gennaio alle ore 21 Barokthegreat presenta lo spettacolo Fidippide in cui rende omaggio al famoso guerriero attico, testimone della cruenta battaglia a Maratona, che fattosi messo trattenne nella corsa la novella della vittoria, per esalarla nel suo ultimo gesto. Attraverso la creazione coreografica sintetica, asciutta e rigorosa della performer Sonia Brunelli e la costruzione di un ambiente sonoro percussivo e incessante disegnato dalla sound artist Leila Gharib, di Fidippide non si coglie che l'eco impigliata del movimento delle mani contaminato con il termine trivella, dal latino terebra, che significa succhiello, uno strumento dell’artigianato medievale, utile a praticare fori nel legno tramite un movimento di rotazione. In questo lavoro non si affastellano, quindi, immagini suggestive, non c’è nulla di visionario, ma un movimento paziente e spossante che ruotando su un punto preciso lo sfibra. Segue la performance Trenta minuti di riflessione di Ottaven, una performance incentrata sul suono e sul silenzio, sul valore “fisico” di questo mezzo.
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Nympha, mane! Bologna | Sì 13-14 gennaio ore 21.30
Contagio mnestico ErosAntEros/Silvia Mei 13 gennaio ore 19 •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
In risposta alle richieste di numerosi artisti che hanno scelto il Sì come luogo prezioso di officina e di presentazione delle proprie opere, lo spazio bolognese torna ad aprire le sue porte alla città con Pas d'habitude, un nuovo progetto di ospitalità teatrali e performative pensato per la seconda edizione di Sì*metrica. Protagonista del secondo appuntamento di Pas d'habitude, la giovane formazione ErosAntEros che nello spazio di San Vitale il 13 e 14 gennaio alle ore 21.30 presenterà, in prima assoluta, Nympha, mane!, spettacolo finalista all'edizione 2011 del Premio Tuttoteatro.com Dante Cappelletti. Nympha, mane! nasce come forma spettacolare di un progetto più ampio di ricerca sulla figura della ninfa, in relazione all'uomo e al suo rapporto con le immagini. Rinchiusa all'interno di una gabbia di specchi, Ninfa emerge sempre e soltanto come immagine nascosta dietro all'immagine di chi la scruta. una sovra-apparizione umana, di doppio, che ErosAntEros estende a tutta la scena, perfettamente simmetrica e speculare rispetto al proprio centro, destabilizzante per la percezione di chi guarda catturato da un iperteso gioco di rimandi e di ripetizioni di azioni. In questo spazio, l'apparato tecnologico, inzialmente nascosto, si rivela l'arma più temibile di una figura femminile solo apparentemente innocua: preda che si trasforma in predatrice rivelando la sua natura sovrannaturale di dea che si impossessa impietosamente della mente di chi la guarda. Ad accompagnare la presentazione spettacolare, il 13 gennaio alle ore 19, Contagio mnestico, un momento di dialogo e riflessione della compagnia sul tema/figura della ninfa. Ideati con l'apporto della studiosa Silvia Mei, nei Contagi mnestici l’immaginario ninfale della compagnia viene sottoposto a uno sguardo esterno con la richiesta di contagiarlo con il proprio. Grazie a questo incontro l’atlante iconografico di partenza cresce acquisendo gli influssi e le metamorfosi che, di volta in volta, l'immaginario ospitato suggerisce.
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RELAZIONE SULLA VERITÀ RETROGRADA DELLA VOCE Parma| Teatro Europa 21 gennaio ore 20>23 •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• Una conferenza/laboratorio, che ha in parte le caratteristiche di un laboratorio, in parte una struttura drammaturgica vicina a uno spettacolo, Chiara Guidi presenterà il 21 gennaio al Teatro Europa di Parma un monologo che va all’origine della sua personale ricerca vocale e attoriale. Secondo le dichiarazioni della fondatrice della Socìetas Raffaello Sanzio, nella sua Relazione sulla verità retrograda della voce: "Tutte le emissioni sonore dell’universo, attive o passive, si trovano così sullo stesso piano, come materie grezze da osservare freddamente. Il vocabolario si arricchisce di nuove parole e la scala melodica oratoria riproduce voci tratte dalle più piccole particelle sonore della terra. Qui ha inizio il cammino a ritroso verso la verità della voce umana, e verso la potenza classica della parola. Nell’arco di tre ore, leggerò un racconto sulla pratica vocale di tipo molecolare; mostrerò le connessioni di tipo sinfonico con alcuni brani musicali; infine proporrò esercizi collettivi per chi voglia provare immediatamente l’orientamento della tecnica che sto raffinando". (Chiara Guidi)
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Personale Milano | Teatro i 11>16 gennaio 012 ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Un percorso nell'originale poetica di Teatrino Giullare attraverso la presentazione di quattro produzioni che testimoniano un lavoro rigoroso compiuto sulla parola e la ricerca scenica nell'esplorazione del
confine tra attore in carne ed ossa e attore artificiale. Riconosciuta con il Premio Speciale Ubu, il Premio Nazionale
della Critica e il Premio Hystrio 2011 per la volontà di scardinare le tradizionali modalità di rappresentazione, la formazione bolognese fondata da Giulia Dall'Ongaro ed Enrico Dotti presenterà al Teatro i di Milano dall'11 al 16 gennaio gli allestimenti di Finale di partita, Alla meta, Lotta di negro e cani e La stanza: opere di quattro “grandi” della drammaturgia Novecento (Samuel Beckett, Thomas Bernhard, Bernard-Marie Koltès e Harold Pinter) portati alla luce nella loro più intima autenticità mediante l'espressionismo scenico di volti deformati, presenze alterate ed ombre. Quattro lavori completamente diversi tra loro per concezione
visiva, ma tutti fondati su una regia sorprendente, sul virtuosismo di una recitazione straniante e su uno sguardo
penetrante ed ironico. Si inizia, quindi, mercoledì 11 e giovedì 12 alle ore 21 con Finale di Partita, spettacolo rivelazione, vincitore del Premio Nazionale della Critica e Premio Speciale Ubu, costruita intorno a tra attori-giocatori che muovono le pedine e pedine-personaggi che mettono in scacco una delle storie più significative ed enigmatiche della drammaturgia del Novecento. Venerdì 13 e sabato 14 alle ore 21 La stanza mette in evidenza tutta l'ambiguità del testo di Pinter attraverso la presenza di due attori che, con maschere iperrealistiche in grado di deformarsi e sorprendere, danno vita a sei personaggi in un vortice di apparizioni che amplifica il senso di incertezza, di ansia e di oscure presenze del testo. Domenica 15 alle ore 17 e lunedì 16 alle ore 21 il visionario allestimento di Alla Meta mette in scena fantocci ed esseri umani in un intreccio controllato di menzogne che ripropone tutto lo stile spigoloso cinico divertente e cupo, al contempo, di Thomas Bernhard e la vertiginosa profondità della sua scrittura. Appuntamento unico, domenica 15 alle ore 21, invece, con lo spettacolo lettura di Lotta di negro e cani. In una particolare versione da camera Teatrino Giullare cerca di restituire, attraverso la bella traduzione di Valerio Magrelli, tutte le suggestioni dell'Africa nascosta di Koltès nella sua doppia natura claustrofobica e apocalittica.
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I am that am I Firenze| Cango 13-14 gennaio 012 ore 21
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Le serve di Jean Genet fagocitate da una ventriloqua. Un lavoro che fa a meno del classico immaginario dell’autore per proporre una performance ancorata su un doppio livello di rappresentazione. All'interno del festival Oltrarno Atelier curato e organizzato da Cango-Cantieri Goldonetta a Firenze, la compagnia del teatro di ricerca Kinkaleri presenta il 13 e 14 gennaio alle ore 21 I Am That Am I, spettacolo conclusivo di un percorso produttivo intorno a quella superficie deformata che è il testo di “Le Serve” di Jean Genet. Kinkaleri non ha mai affondato la parola scritta per il teatro nella sua messa in scena, tutti i testi adottati di volta in volta sono serviti per disegnare delle rocambolesche traiettorie del pensiero, che potessero condurre a un’azione che avesse come unico obiettivo una produzione di intensità. Anche questa volta Kinkaleri si attiene a questa peculiarità: “Le Serve” non sono un copione per dar voce a degli attori che si fingono attrici in quell’artificio esasperato e meraviglioso pensato dall’autore delle due donne chiuse in una casa palcoscenico. Il testo qui non viene detto, ma viene letteralmente nascosto nel corpo dove tra le pieghe della gola si aprono due tende da sipario. Una performance con la parola e con il corpo, dissociati inesorabilmente ma pronti ad incrociarsi e vacillare. Un testo che nella piena forma della finzione che si finge si apre nell’immagine assente, si spossessa della rappresentazione per consegnarla al suono che si lascia immaginare. Una sola persona in scena, che rappresenta se stessa e che dovrebbe agire mantenendo questi due piani separati. Una sorta di show aperto,un non-show inconcludente, incerto nelle identificazioni dove i contorni si sfumano e tutto diventa misteriosamente un accadimento reale, un evento.kinkaleri Una via di fuga, un tentativo di essere nel teatro più rappresentativo del ‘900 e sovvertirlo dall’interno, aprirlo come Artaud aprirebbe una banana, come un corpo abitato da un virus incubato da tempo.
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