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Il pubblico c'è. Dove sono la stampa, i teatri e le istituzioni?

Lettera di Roberto Castello
8/12/2010

L'esclusione del teatro e della danza contemporanei dai circuiti del grande pubblico è un dato di fatto. Le cause sono molte, ma tutte hanno come presupposto la convinzione che in Italia non esista un pubblico interessato a questo genere, per definizione non convenzionale; pregiudizio condiviso anche dalla carta stampata, dove è quasi impossibile trovare traccia di spettacolo contemporaneo.
Uno dei molti meriti della trasmissione “Vieni via con me” è quello di avere evidenziato la necessità sociale di una rinascita culturale del paese. L'ha fatto in molti modi, fra questi anche quello di affidare a me, un autore di danza contemporanea, la cura delle coreografie.
Al di là di ogni giudizio sul mio operato, la presenza della danza contemporanea nel programma di Fazio e Saviano ha avuto un merito storico: quello di dimostrare, dati alla mano, che il pregiudizio secondo cui lo spettacolo contemporaneo non interessa al grande pubblico, non solo è falso, ma è vero il contrario.
I dati ufficiali di ascolto minuto per minuto evidenziano infatti come in due casi su quattro la nostra apparizione abbia fatto salire ascolti già altissimi. Mai si erano viste in tv cose come quelle che abbiamo proposto. Se lo spettatore fosse stato pigro e conservatore come lo si dipinge, avrebbe dovuto cambiare canale, invece non è stato così. In media quasi 9 milioni di spettatori per ciascun intervento hanno infatti visto (e almeno in parte apprezzato, dal momento che non hanno cambiato canale) cose di cui i più non sospettavano l'esistenza. In internet i clip video dei quattro interventi hanno da tempo superato le 100.000 visualizzazioni.
Questo dimostra, al di là di ogni dubbio, che la marginalità dello spettacolo contemporaneo non è dovuta al disinteresse del pubblico.
A cosa allora? Un pubblico potenziale per lo spettacolo contemporaneo oggettivamente esiste, ma a teatro gli spettatori sono pochi. Come è possibile? Non saranno la pigrizia e la mancanza di coraggio dei programmatori dei teatri medi e grandi, dei media e delle istituzioni a creare il collo di bottiglia che impedisce al pubblico di conoscere e apprezzare lo spettacolo contemporaneo italiano?
Speriamo che intorno a questo si apra un'accesa discussione.

 


Il dettaglio dei dati di ascolto sarà inviato a chi ne farà richiesta scrivendo a info@aldesweb.org
La discussione sarà ospitata sulla pagina Facebook di ALDES@SPAM! dove, chi vorrà, potrà lasciare il proprio commento.

 

Per informazioni:

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