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I GRANDI INTERPRETI DEL TEATRO 2010 Rocca di Vignola (BO) // 2 febbraio > 30 marzo 2010 Giunge al ragguardevole risultato di compiere otto anni la rassegna I GRANDI INTERPRETI DEL TEATRO che si svolgerà, come di consuetudine, nei suggestivi spazi della Sala dei Contrari della Rocca di Vignola. L’edizione del 2010 nasce dalla volontà di dare continuità alla programmazione del teatro di prosa a Vignola, visto il prolungarsi dei lavori per l’ultimazione del nuovo teatro che ne hanno rimandato l’apertura. La rassegna si presenta composta da tre serate che avranno luogo tra il 12 febbraio ed il 30 marzo prossimi. I Grandi Interpreti del Teatro si conferma dunque come una preziosa occasione di incontrare alcuni tra i più importanti protagonisti della scena teatrale italiana. Al primo appuntamento con Marco Paolini, protagonista eccellente del teatro di impegno, alle prese con la La macchina del capo, segue La badante, spettacolo con la regia di Cesare Lievi che vede protagonista Ludovica Modugno. Chiude la rassegna LUI, un patàca qualsiasi di e con Ivano Marescotti, volto che deve la sua fama al grande schermo, ma di formazione teatrale. Un recital in vernacolo romagnolo, terra di origine di Marescotti, che prende spunto dalla quotidianità per arrivare ad una riflessione sul senso profondo della vita. Protagonista il patàca, lo sciocco villano romagnolo che, attraverso il senso pratico della vita e la saggezza popolare che si tramanda ancora oggi di generazione in generazione, scardina il vuoto linguaggio del potere. INFO: Rocca di Vignola – Tel. 059. 775.246 Gli abbonamenti saranno in vendita dal 23 gennaio al 6 febbraio 2010 per gli abbonati dello scorso anno che potranno esercitare il diritto di prelazione, dal 7 al 12 febbraio 2010 per i nuovi abbonati. Come lo scorso anno, i biglietti potranno essere acquistati dal giorno precedente ogni spettacolo. Calendario Venerdì 12 febbraio 2010 MARCO PAOLINI La macchina del capo prende vita dagli Album, i racconti teatrali costruiti lungo un arco temporale che va dal 1964 al 1984, nei quali lo stesso gruppo di personaggi cresce passando da uno spettacolo all’altro, in una sorta di romanzo popolare di iniziazione. Non è un diario, non è un pezzo nostalgico, e nemmeno una memoria d’altri tempi. E’ un lavoro sull’infanzia e sulla primissima adolescenza, tra la famiglia, la colonia e le avventure nel campetto di pallone. È un viaggio che parte dalla casa, micro-universo dal quale osservare il mondo, per avanzare alla scoperta del macro-mondo (del mare, dei compagni di giochi, del sesso visto con gli occhi di un bambino). È il ritratto di un’Italia di periferia, vista su scala ridotta, tra la Pedemontana e il mare. È un lavoro sul desiderio e sulla scoperta, vicino alle atmosfere di Monicelli. I ragazzi protagonisti del racconto sono quasi gli “Amici miei”, ma ragazzini. E le zingarate sono forse più innocenti, ma lo spettacolo si permette di giocarci con altrettanta ironia.
Mercoledì 17 marzo 2010 LUDOVICA MODUGNO La badante compie, sviluppandosi come un giallo, una riflessione poetica sui cambiamenti indotti alla nostra società dalla presenza dei nuovi immigrati, stranieri per lingua e cultura che entrano nella nostra vita facendo esplodere contraddizioni sociali e intaccando abitudini quotidiane. Una famiglia borghese. I due figli si preoccupano per la salute dell’anziana madre; entrambi hanno poco tempo da dedicarle e così assumono una badante dell’Europa dell’Est. Ma l’anziana signora non l’accetta. Amareggiata dai figli e dalla presenza della ‘straniera’, la signora muore. Ma quando viene letto il testamento il lutto dei figli si tramuta in rabbia perché l’eredità della madre è scomparsa nel nulla. Martedì 30 marzo 2010 IVANO MARESCOTTI Si può dire che il patàca è un Bertoldo emiliano o romagnolo rivisitato, che ripercorre i caratteri profondi delle nostre genti e delle nostre terre. Patàca, ovviamente, nella doppia accezione del termine romagnolo: lo sciocco, il rozzo villano di un tempo, che si rivela poi arguto nel cogliere il senso pratico della vita e nel mettere alla berlina il vuoto linguaggio del potere, uscendone come protagonista critico e in fondo sapiente, di una sapienza popolare condivisa, oggi come 400 anni fa. I fatti evéri (alla romagnola: fatti veri mai successi) raccontati da Ivano Marescotti riflettono una categoria fondamentale dell’esistenza. “Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo?”: a queste domande fondamentali sulla ricerca del senso profondo della vita, i grandi poeti, in sintonia con la zdóra di Bagnacavallo, rispondono con un’altra greve e impegnativa domanda: “Che si fa da mangiare stasera?”, gravida di senso filosofico e artistico. Perché è dal particolare che si evince il generale, è nella banalità della vita quotidiana che si coglie e si vive il respiro universale dell’arte, della poesia, del senso profondo delle cose e della vita di ogni individuo.
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