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Mòra
Homo Turbae
Casalecchio (BO) // 9 dicembre 2009 h 21.00 

Compagnia di ballo della Societas Raffaello Sanzio

Diretta da Claudia Castellucci

Mòra
è una compagnia di ballo che nasce dopo le esperienze e gli studi della Stoa, la scuola sul movimento ritmico fondata da Claudia Castellucci, all’interno della Socìetas Raffaello Sanzio, con intenti di ricerca pura.
Mòra vuole portare a compimento una espressione di danza legata prevalentemente alla dimensione del tempo. La conseguenza più evidente di questa opzione è il legame metronomico con la musica, che stabilisce la misura per ogni movimento sulla scena. Artefici principali di questo legame sono gli arti inferiori, i quali, come pistoni di uno strumento musicale, hanno un contatto terreno costante, marcato dai battiti dei piedi. Il movimento più ricorrente del ballo è il salto, perché, pur muovendosi nello spazio, non si sposta, insistendo spesso sullo stesso punto.
Ciò che espressivamente caratterizza il ballo è una asciuttezza sentimentale che lascia il posto a un’apatia esteriore: i ballerini sono interpreti dei movimenti, perciò ogni moto interiore è affidato esclusivamente all’esattezza dei passi, tanto più efficaci, quanto più descrittivi e mimati.
Il ballo di Mòra è legato al tempo sia attraverso l’osservazione delle sue cadenze regolari, sia attraverso il caso, che irrompe nel tempo sconvolgendone la ripetizione, con la capacità di previsione. Il ballo è dunque attratto dalla doppia polarità del tempo: misura e caos, e vive in questa tensione.
Il ballerino ideale è un atleta del tempo, che conosce il ritmo e pratica molto bene passi canonici. L’alto tenore tecnico richiesto è la ragione per cui Claudia Castellucci ha incominciato un dialogo con il mondo classico della danza. Un altro elemento che caratterizza il ballo di Mòra è l’adozione di un tema, per la descrizione quasi mimata di un racconto. Benché questo non abbia un andamento narrativo vero e proprio, è tuttavia percepibile un discorso suddiviso in capitoli e paragrafi, di cui è possibile seguire il filo. Il ballo utilizza il filo del racconto come base per i suoi movimenti, base solida e gravata come la terra su cui appoggiano.

Il primo ballo di Mòra
Il racconto che Mòra prende a riferimento per il suo primo ballo è L’uomo della folla di Edgar Allan Poe, un racconto stupefacente sull’indistinzione della folla che pure si coagula in un tipo. La folla rimpalla e fa galleggiare la sua schiuma informe, ma questa si associa in un individuo che della folla è la quintessenza, senza che si riesca mai ad afferrare. E’ un’anima tenebrosa e losca, che proprio l’insieme fomenta, senza rendersene conto. Il tempo è il mago nero che, rendendo tutti uguali e sostituibili al suo cospetto, fa schiumare dall’infinito elenco di facce, la faccia di tutte le facce. In ogni riunione, da quella casuale, al raduno più innocente, ciò che emerge negli interstizi tra un individuo e un altro, ciò che riempie i buchi della folla, è uno spirito dell’abominio che allenta tutti gli ormeggi della responsabilità e che sfuma i contorni appellanti dei volti. Questa folla è eterna, dall’inizio del mondo; continuamente nuove persone si danno il cambio, nelle ore e nelle ere; ed è questa eternità, ed è questa quantità che annichila: è la percezione che la propria individuale esistenza fa parte di un sistema che da sempre la include, solo per poterla escludere, solo per passare ad altro.
La musica che forma e riveste ogni passo del ballo è tratta principalmente dall’opera per organo di Olivier Messiaen, ed è integrata, nei suoi passaggi, dalla tessitura di Scott Gibbons. L’organo è lo strumento musicale più potente che la storia del pianeta abbia mai prodotto. E’ un mantice che assume la quantità come onere e grido umani, dal vagito al barrito blasfemo. Ha in sé tutti i registri, le altezze i timbri, i volumi. Le sue note gravi raggiungono percezioni telluriche, mentre gli acuti sono strali minerali che si proiettano sulle stelle. L’opera geniale, possente, estremamente raffinata e folle di Messiaen ha preso dall’organo momenti di sospensione filamentosa e colossali scosse celesti. Il ballo si staglia nel racconto di Poe e nella musica di Messiaen, allo stesso sonno, e alla stessa consapevolezza di una veglia estremamente dubbia.

 


Per info e prenotazioni:
tel. biglietteria 051/573040
info@teatrocasalecchio.it
http://www.teatrocasalecchio.it


 
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