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RECENSIONE

Un approfondimento sullo spettacolo HIM di Fanny&Alexander.

HIM – If the wizard is a wizard you will see…

andato in scena a Bologna, il 24 aprile presso il Teatro San Martino

di Laura Budriesi

 

 

È in ginocchio l’Hitler di Maurizio Cattelan.
Il grande dittatore ,“Him”, è rimpicciolito dalla storia, rispetto al mito nazista che lo voleva colossale, eterno, eccezionale.
Il gruppo  Fanny&Alexander si ispira all’opera del celebre artista padovano e ci presenta la stessa immagine del dittatore in ginocchio davanti al pubblico. Egli è il Mago di Oz, l’impostore per eccellenza, colui che tiene le fila di un mondo immaginato.
Nella scena finale del film di Fleming, Dorothy scopre che il grande mago altro non è che un ventriloquo, un prestigiatore che si nasconde dietro una tenda. Chi meglio di un impostore può impersonare la figura del dittatore in carne ed ossa, colui che disegna scenari impossibili e tremendi? Ricordiamo che l’anno di uscita del film, il 1939, è quello in cui Hitler invade la Polonia.


Marco Cavalcoli, unico performer in scena, rappresenta un dittatore costretto dalla storia a un ruolo grottesco: inginocchiato per tutta la durata dello spettacolo davanti a uno schermo su cui viene proiettato per intero il Mago di Oz di Victor Fleming, è costretto ad eseguirne l’intero doppiaggio, in sincrono e per giunta in inglese. Interpreta così tutti i ruoli del film, cane Toto compreso, e l’intera parte audio: voci , musiche e suoni. Dà  voce indifferentemente all’uragano, alla strega sulla scopa, al leone codardo o alla celebre canzone “Over the Rainbow”.
Si dice che  Hitler ogni tanto facesse tirare fuori dal suo archivio cinematografico la copia personale del Grande Dittatore di Chaplin e, sorridendo,si abbandonasse alla visione del capolavoro comico del suo  rivale. Se avesse fatto lo stesso con il Mago di Oz? In ogni caso ci piace immaginarlo alla maniera di Fanny&Alexander, come un direttore d’orchestra con una matita in mano, sempre più ossessionato dal film, di cui rincorre, eccitato e sudato, le battute e i suoni, come fosse parlato dal film stesso.
La comicità della messa in scena nasce proprio dall’impossibilità di dare voce a tutte le parti del film. Nella selezione delle parti effettivamente recitate da Cavalcoli riscopriamo tutta la vitalità del parlato teatrale della performance, che si sovrappone con forza al film e ne altera felicemente il ritmo.
La figura del dittatore-doppiatore, che si trova a dover mettere ordine al caos di parole  dell’universo in Technicolor con cui ha a che fare, ricorda le parole di Aldous Huxley : "Il desiderio di imporre ordine al caos, di trarre armonia dalla dissonanza, unità dalla molteplicità, è una sorta di istinto intellettuale. L’ opera di questa che io definirei volontà di ordine è quasi sempre benefica nel campo della scienza, dell’ arte, della filosofia, ma nella sfera sociale, nel dominio della politica e dell’economia, la volontà di ordine diventa veramente pericolosa". La stessa voce adunatrice di popoli, dispensatrice di guerre e di stermini, lo stesso corpo, qui inginocchiato e rimpicciolito, del piccolo uomo che si proponeva di mettere ordine alla storia, vengono fortemente trasformati: Hitler ci è presentato sottomesso e rimpicciolito, totalmente alienato da qualcosa che è costretto a fare quando il pubblico entra in sala e si abbassano le luci…
Marco Cavalcoli ci offre una prova di grande talento: costretto per due ore nella posa cattelaniana, non ha altro che una matita e la sua mimica facciale e  vocale per catturarci nel fantastico mondo di Oz.
La scelta è sicuramente azzeccata: ogni dittatore che si rispetti deve saper recitare.


(Laura Budriesi)

 
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