Premio nazionale Bianca Maria Pirazzoli |
Premiazione delle finaliste Le sette finaliste della sezione A - Elisa Davolio Marani, Marianna Esposito, Raffaella Giancipoli, Candelaria Romero, Francesca Tranfo, Daniela Visani, Ketty Volpe - si sono esibite durante la serata del 4 dicembre sul palco del teatro San Martino proponendo brani della durata di 10 minuti. Quindi la giuria, presieduta da Laura Curino, ha premiato come miglior attrice Candelaria Romero, artista di origine argentina, cresciuta e formatasi in Svezia dove la famiglia, in fuga dalla dittatura, ha ottenuto asilo politico. Dal 1992 risiede e lavora a Bergamo dove svolge attività teatrale e di scrittura, lavorando nell'ambito della cosiddetta 'letteratura della migrazione'. C’era una volta un piccolo uomo… inizia così Hijos, di cui Candelaria ha presentato un estratto per il premio: una sedia, pentole per terra e uno scialle colore rosso sangue. Hijos narra l’odissea migratoria della famiglia dell'autrice che, in seguito alla dittatura militare in Argentina, deve lasciare il paese per rifugiarsi in Bolivia, e poi da lì in Svezia. A narrare la storia, che descrive eventi drammatici con il linguaggio magico di una fiaba, che si fa poesia grazie alle capacità espressive della Romero, è il padre della famiglia, il piccolo uomo dell'incipit, di cui seguiamo l'infanzia, le storie d’amore, l’attività politica, la scrittura e la passione per la poesia, il carcere, la tortura, l’esilio. In scena nella serata del 4 dicembre anche le due vincitrici ex aequo della sezione B, Esther Grigoli, veronese residente a Mantova, che ha messo in scena un brano da Psicosi delle 4:48 di Sarah Kane, e la pistoiese Chiara Moretti, nelle vesti della Pazza di Chaillot di Jean Giradoux. Le due giovani aspiranti attrici saranno premiate con la partecipazione gratuita ai laboratori teatrali organizzati da Il Gruppo Libero: la preparazione attorica che svolgeranno si concluderà con la messa in scena del monologo vincitore della sezione C, Alice, oh che meraviglia di Alessandra Tomassini. L'autrice, marchigiana da parecchi anni residente a Bologna, è impegnata su più fronti nella pratica teatrale: oltre ad essere autrice di numerosi testi drammaturgici, finora inediti, e ad aver avuto esperienze di regia teatrale, Alessandra ha anche recitato in diversi spettacoli, tra cui Milana, ombre cecene di Roberta Cortese, regia di Gabriella Bordini al Teatro Baretti di Torino (2008) e Samuel da S. Beckett, adattamento e regia di Leo De Berardinis, al Festival Santarcangelo dei Teatri (1995). Alice, oh che meraviglia affronta, attraverso la storia dell'amore tra un'Alice catapultata un mondo che non riconosce più e una piccola pianta d'appartamento, il dramma sociale, e umano, di una malattia degenerativa come la sclerosi laterale amiotrofica, la solitudine, l'indifferenza, l'abbandono in uno dei, purtroppo numerosi, casi di malasanità. La giuria ha conferito il primo premio alla Tomassini valutando la sua opera un monologo dalla scrittura scenica compatta, che presenta azione e ritmo. L’autrice comunica il contenuto sociale sapendo cogliere l’alternanza di giocosità e dramma con pudore e senso del climax drammaturgico.
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