Cuore di Palestina Bologna //Teatri di Vita 11-28 Luglio
La Palestina: i suoi suoni, le immagini, le sue parole, disperazioni e speranze; ma anche sguardi inattesi e sorprendenti, per conoscere da vicino un paese che lotta per essere riconosciuto come tale. Cuore di Palestina, nuova tappa del percorso di conoscenza della cultura contemporanea dei paesi “in prima linea” che Teatri di Vita sta effettuando da diversi anni, è un festival che avrà luogo dall’11 al 28 luglio, per tre settimane dal giovedì alla domenica negli spazi al chiuso e all’aperto di Teatri di Vita. Il festival è dedicato a Juliano Mer-Khamis. Juliano, figlio di una israeliana e di un palestinese (“sono al 100% palestinese, e al 100% ebreo”, diceva), aveva fondato il Freedom Theatre nel campo profughi di Jenin, scegliendo in questo modo di combattere la sua battaglia per la pace e la libertà. Due anni fa fu ucciso, il giorno dopo il debutto di un suo spettacolo, in circostanze rimaste tuttora misteriose. La sua vita, la sua nazionalità di confine, il suo impegno per l’arte in un luogo di dolore, il suo impegno per la causa palestinese e per il rinnovamento della società palestinese stessa, la sua morte così tragicamente “esemplare” rappresentano al tempo stesso l’inestricabile e spesso indecifrabile realtà della Palestina moderna con le sue speranze e le sue contraddizioni, e rilanciano l’idea di una possibilità nuova e diversa per ridare dignità a un popolo e a ogni singola persona, senza pregiudizi. Tre prime europee caratterizzano la sezione teatrale. Si inizia con Suicide note from Palestine del Freedom Theatre (13-14 luglio), con la regia di Nabil Al-Raee, una rielaborazione di "Psicosi delle 4.48" di Sarah Kane, che ha debuttato lo scorso aprile. Si tratta di un’opera tra teatro fisico e videoarte che rappresenta un’eplorazione dell’identità palestinese e del senso di doloroso “no-future” vissuto dalle giovani generazioni. Nell’incubo, la ragazza è schiacciata tra la violenza dell’esercito israeliano, la condiscendenza dell’Europa, il paternalismo Usa, l’ipocrisia degli altri stati arabi e dai medici delle Nazioni Unite incaricati di drogare il popolo palestinese: attraverso la deforma zione satirica e grottesca, emerge con forza il trauma della nazione palestinese. Il Freedom Theatre, la formazione teatrale più famosa della Palestina, è stato fondato nel 2006 nel campo profughi di Jenin da Juliano Mer-Khamis. E’ davvero inaspettata la presenza di una formazione di danza contemporanea in Palestina. In realtà a Ramallah opera ormai da alcuni anni l’unica compagnia della regione, il Sareyyet Ramallah–First Ramallah Group, che a Bologna presenta in prima europea la sua ultima creazione Ordinary Madness (20-21 luglio), che ha debuttato lo scorso gennaio e che racconta i mutamenti delle relazioni umane nella società contemporanea, visti dall’ottica della condizione palestinese. La coreografia è di Farah Saleh, mentre la musica è di Boikutt, compositore e sound artist che unisce hip hop, elettronica e musica sperimentale, co-fondatore dello storico collettivo musicale Ramallah Underground e del trio di musica e arti visive Tashweesh. La sezione teatrale si chiude con 3 in 1 dello Yes Theatre (27-28 luglio). Dal 2007 lo Yes Theatre opera a Hebron, dove svolge un'intensa attività soprattutto nell'ambito del teatro ragazzi: teatro per i ragazzi e teatro con i ragazzi. Oltre a questo ricco programma rivolto all'infanzia e all'adolescenza, la compagnia ha realizzato lo spettacolo "3 in 1", che porta in scena i tre fondatori: Mohammed Titi, Raed Shiyoukhi e Ihab Zahdeh (quest'ultimo anche regista). Uno spettacolo che porta in scena la loro stessa reale vita quotidiana, con le difficoltà che hanno come palestinesi in rapporto al conflitto e con le difficoltà che hanno all'interno della stessa società palestinese in quanto uomini di teatro, visto che il teatro è visto da taluni come un tabù, da altri come qualcosa di inutile e non redditizio e da altri ancora come un'infatuazione passeggera.
La sezione musicale del festival riserva una gradita certezza e due occasioni sorprendenti con i Radiodervish chiamati a inaugurare la sezione musicale il 12 luglio, mentre a rappresentare la miriade di formazioni hip hop, sarà il primo gruppo rap palestinese, nonché tra i primi a rappare in arabo (ma nei suoi testi sono presenti anche inglese ed ebraico): i DAM, per la prima volta a Bologna (19 luglio). The Basel Zayed Quartet è un progetto di jazz orientale creato da Basel Zayed, che combina diverse tradizioni musicali in modo creativo: prendendo dall’occidente il jazz e dall’oriente le tante forme della musica tradizionale (26 luglio). Basel Zayed è uno dei musicisti più rappresentativi della musica contemporanea palestinese che si confronta con la tradizione, a cominciare dall'uso dello strumento tipico "oud" di cui Zayed è maestro.
Grande respiro ha la sezione cinema del festival, con ben 12 pellicole, tra cui molti premiati nei maggiori contesti internazionali, da Cannes agli Oscar, che testimoniano in modo diverso la ricchezza della realtà cinematografica palestinese e la complessità dei temi che affronta.
Per tutta la durata del festival sarà visibile la mostra di Ahmad Mesleh, dal titolo Eye on Palestine. Ahmad Mesleh è un giovane fotografo palestinese, nato nel 1985 e residente attualmente a Ni’lin, nei pressi di Ramallah, che sta dedicandosi a testimoniare i mille volti della realtà della sua gente: la natura, le persone, i luoghi, la resistenza. Uno sguardo militante in tutti i sensi.
Ogni serata del festival inizierà con le Lettere dal fronte interno: una personalità di Bologna leggerà la lettera inviata da una personalità, sua omologa, dalla Palestina. Un’occasione per ascoltare, con la voce di una persona che proviene dalla nostra comunità, le parole che ci arrivano da questo paese, per esprimere sofferenze e desideri, dubbi e speranze.
Il programma dettagliato è on line all’indirizzo www.teatridivita.it/cuoredipalestina
INFORMAZIONI:
Teatri di Vita via Emilia Ponente 485; BOLOGNA Tel 051.566330 www.teatridivita.it |