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In memoriam

Brunella fluens
Un ricordo di Brunella Eruli (22 giugno 1943-8 agosto 2012)


[Cristina Grazioli] Il prossimo numero di "Puck. La marionnette et les autres arts", si aprirà con una farfalla fucsia su fondo giallo; nella pagina solo due piccole parole: “pour Brunella”.
Brunella Eruli nei suoi ultimi giorni ha voluto chiudere questo numero della rivista da lei curata, fondata tanti anni fa insieme a Margareta Niculescu, che racchiude molti aspetti del suo universo culturale, delle sue passioni scientifiche, ma soprattutto della sua apertura mentale e affettiva.
Francesista nella sua formazione accademica, sin dall'inizio della sua attività di ricerca aveva voluto incontrare autori e motivi che non potevano essere compresi da un unico punto di vista disciplinare: Marinetti “francese” (con un singolare affondo su Marinetti e Rachilde), Albert Aurier, Paul Ranson, Marcel Schwob e altri ribelli, il circo, il Guignol, le Avanguardie, per approdare ben presto (1980) a contributi importanti su due artisti che l'avrebbero accompagnata tutta la vita: Jarry e Kantor. Interventi ai quali si devono aggiungere quelli sul teatro belga contemporaneo, altri intorno al Surrealismo, certamente i numerosissimi interventi dedicati a Enrico Baj, amico e artista tra i più amati.

L'inventore della Patafisica, Alfred Jarry, diventa per la studiosa il centro irradiante di un universo parallelo, che scardina l'ordine del reale senza mai perderlo di vista. Madame Eruli riveste prestigiose cariche, che sembrano calmierare il rischio di un Professore (Ordinario di Letteratura francese) di prendersi troppo sul serio, e nuota sorridente nei mari delle sovversioni logiche e linguistiche: Reggente del Collège de Pataphysique, Provéditrice Italique, per la cattedra di Monstrosofia Esibitoria (con tanto di biglietti da visita stampati in cinese), Zarina e Papessa del Collegio Patafisico milanese, Ministro Sfavillante dell’Etoile d’Or (una bella immagine della nuotatrice patafisica offriva Armando Adolgiso nell'intervista che si può leggere in  http://www.adolgiso.it/enterprise/brunella_eruli.asp).
La passione per Queneau ne fa una componente dell'Oplepo, il versante italiano dell'Oulipo, ai cui progetti partecipa attivamente; prende parte alle Plaquettes della collana curata da Raffaele Aragona con piccoli gioielli poetici: per chi l'ha conosciuta da vicino, sono forse i luoghi della scrittura dove Brunella Eruli si manifesta nel modo più rispondente al suo modo di essere nel mondo, rivelandone il versante privato: raffinati e ironici, ma anche imprevedibili e impertinenti come lo è lo spirito di una ragazzina; ammantando la propria insofferenza per la “cellulite cerebrale” che imperversa nel nostro mondo di una preziosa e personale ironia (si veda la sua teoria del “corcello” in http://digilander.libero.it/ubuland/artic_eruli.html).
Non aveva età Brunella. Una elegante signora cosmopolita che sapeva confondersi con artisti, poeti e studiosi delle generazioni più giovani.
L'altro suo faro, Tadeusz Kantor, identifica la coordinata fondamentale che definisce una concezione della Marionetta come categoria interpretativa di tutta una serie di fenomeni spettacolari. In un film in fase di ultimazione di Marie Vayssière e Stéphane Nota (1 + 1 = 0. Une très courte leçon de Tadeusz Kantor), che documenta l'attività del regista polacco presso l'Institut International de la Marionnette di Charleville-Mézières nel 1988, la si vede – attenta auditrice del laboratorio da lui condotto - annotare pensieri che avrebbero accompagnato il lungo confronto con doppi e manichini nel suo teatro e in molti altri luoghi della ricerca novecentesca.
Una concezione del doppio artificiale e artistico a 360°, motivo su cui nel corso degli anni ha riflettuto lucidamente, in modo originale e mai scontato, percorrendo territori impervi e a fatica riconosciuti dalla critica e dalla storiografia corrente. Il primo numero di «Puck», L'avant-garde et la Marionnette (1988), esplicitava con chiarezza le proprie intenzioni, cioè costituire un laboratorio sui legami tra la marionetta e le altre arti, aperto ad accogliere le idee più originali della sperimentazione. Se sfogliamo i diciotto numeri apparsi da allora, la pozione magica versata da Puck, come scriveva Eruli nel saggio inaugurale, è pienamente riuscita a mettere in atto quei rovesciamenti di scala e di prospettiva custodi di un approccio alla scenicità vivo e mai adagiato su rassicuranti griglie critiche ed estetiche.
Il 15 settembre scorso molti amici, avvolti da una luce tersa e sospesa, l'hanno ricordata nella sua dimora di Roccamontalbino in Toscana. Nell'aria cristallina del pomeriggio sono volati tanti tasselli dei variegati ambiti della sua attività e dei suoi interessi, ognuno da lei scrutato con vista sottile e slancio “assoluto”. Ma quell'Assoluto che aveva ritrovato in Jarry, per il quale, come Brunella a più riprese ricordava nei suoi studi intorno a Messalina (ne ricordiamo la recente edizione minuziosamente commentata per Giunti, 2007), l'Absolu-ment, l'assoluto mente. Un'adesione trasparente alle cose mai disgiunta da uno sguardo penetrante e disincantato.
Nei giorni immediatamente successivi alla sua triste scomparsa, Marco Martinelli ed Ermanna Montanari (con i quali aveva a più riprese collaborato per diversi progetti ubueschi) cercavano di dare un senso al non senso della morte scrivendo che «il padre della patafisica, però, ci ha insegnato che sui Grandi Misteri dell'esistenza non è possibile "dire": e quindi ci custodiamo Brunella vivente, come se ancora potesse parlarci e lanciarci messaggi da un cielo astrale a noi sconosciuto».
Così cercheremo di fare, cercando di cogliere al volo e decriptare i segni e i sigilli del cosmo di questa straordinaria Sovrana patafisica.

 
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