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EUPALINOS, per farla finita con la rappresentazione?

di Piersandra Di Matteo

 

Per Snejanka Mihaylova scrivere un’azione performativa significa fare i conti con i suoi elementi di base. La sua ricerca si attiva attorno a un problema teorico da indagare, circoscritto nel tempo e condiviso con altri artisti.
Eupalinos, dopo uno sviluppo per fasi iniziato nel 2001, si configura non a caso come “una condizione di possibilità della visione” che dispone la scena allo sguardo delle forze elementari della rappresentazione: tempo, spazio, materia, suono. L’azione si scrive, invece di significare e di essere significata. Scrivere l’azione teatrale è per Snejanka Mihaylova toccare un punto limite. La materialità della forma, le strutture e gli elementi paradigmatici dell’azione performativa, il linguaggio estetico sono elementi in cui produrre continue crisi. Non si tratta ti trafficare con i limiti della significatività, piuttosto di fare i conti con qualcosa che eccede la psicologia, l’aneddoto, la funzione che è chiamata a significare, e per così dire il senso, senza essere però pura autoreferenza.
La scena che si pone di fronte a noi è un corpo, un oggetto che viene a nudo: un congegno costituito da piccole carrucole e apparati meccanici, posti sotto la superficie di un praticabile attrezzato [210mm X 120mm] dal quale affiorano sottili pellicole di plexiglas e compensato, moduli stilizzati in legno chiaro attraversano letteralmente il corpo solido della struttura grazie alle azioni performer ricondotto alla condizione di esecutore matematico.
Eupalinos dà vita a configurazioni visive che rimbalzano di continuo da una dimensione fisica esterna, cristallizzata nelle articolazioni di luce, suono e tasselli, a quella mentale, interna mobile e indefinita. Ordisce una forma apparentemente inaccessibile, ermetica per chi si ostini a voler intravedere un tracciato d’intelleggibilità immediata.


Il discorso performativo si mostra capace di trattenere la freccia già scoccata in un contrazione del tempo che è il suo spazio specifico. Il corpo-scritto si espone come distillata configurazione per segmenti geometrici che danno vita a immagini cariche di sospensioni, che sopprimo il commento, decentrando ogni significato ultimo: il punctum è sviare ogni senso restituendo al linguaggio la sua inquietudine che fa dell’azione scenica un corpo scritto di logiche relazioni tra elementi. Un dispositivo di calcolo.


Di fronte allo spettatore si dispone un pensiero in azione che è un dispiegarsi di potenzialità, di forze composte in un corpo urbano. La visione che si genera è il prodotto di rapporti di calcolo e proporzioni di elementi materiali in un controllato ambiente sonoro e luminoso, ma queste configurazioni portano a emersione come una linea segreta di inquietudine dell'immagine in cui la scena, interrogando la relazione tra il pensabile e il visibile, indaga il punto critico in cui suoi singoli elementi collassato nel proprium teatrale.

 
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