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La morte fuori: Babilonia Teatri reclama la vita.


[Monica Cristini] E’ una morte rifiutata, allontanata, ignorata, respinta ad ogni costo. Rimossa. Insieme ad essa, il dolore. Il dolore di veder soffrire e morire, la paura della malattia e di perdere l’autosufficienza, di lasciarsi sfuggire la bellezza e smarrire la propria immagine: quella percepita da chi ci sta intorno.
In una società di apparenze e inganni, di ipocrisie e immagini virtuali, l’essere umano sembra non vivere più nella realtà tangibile ma in un effimero mondo costruito sul conformismo: gli equilibri non sembrano più essere precari, poiché la finzione garantisce solidità e tranquillità alle nostre esistenze.

In uno stravagante baratto avvenuto tra teatro e vita, su un nudo palcoscenico assistiamo all’ironia del tracimare della verità sulla scena e della finzione nella vita quotidiana. Ed è questa verità, nuda e cruda, che ci sbatte in faccia Valeria Raimondi in uno spettacolo costruito sulla parola, quasi unico movimento sulla scena con il suo ritmo incalzante, insistente e costante. Nel suo monologo, insieme grido e richiesta d’aiuto, l’attrice ci fa riflettere sulla morte, ma anche sul rifiuto della vecchiaia e sulla volontà di rimanere giovani a tutti i costi.
Lo fa bene, con riferimenti alle soap opera, alla chirurgia plastica, al materialismo di cui questa società consumista è vittima fino alla fine – come nel progettare la propria immagine di defunto per la salvaguardia di un’apparenza anche dopo il trapasso.
Lo fa bene, richiamando in dialetto veronese circostanze familiari all’immaginario comune, tanto che il pubblico in sala ride, forse per esorcizzare le sue parole o perché colto alla sprovvista di fronte alla lampante verità. L’effetto è dapprima straniante e poi agghiacciante: la gente inaspettatamente ride a quello che sembra essere il suo funerale.
The End è giunto finalmente sabato 8 ottobre anche a Verona, città natale di Babilonia Teatri, al Teatro Nuovo per la rassegna Theatre Art Verona. Mi chiedo se i miei concittadini abbiano colto il senso profondo e perturbante di questo spettacolo, o se avranno preferito leggere nel bel testo solo ciò che all’apparenza non ferisce e ridere di quelle che suonano come ironiche battute ma in realtà sono abili stilettate.

E’ uno spettacolo che lascia infatti la precedenza alla parola dura e tagliente, che non dà spazio al sentimentalismo e ci obbliga ad un’impietosa riflessione. Una spirale d’immagini che rimarcano la verità di Babilonia Teatri, complice il prolungamento del testo nell’esplicita ridondanza di brani musicali - come l’epigrafico The end dei Doors o Ciao amore ciao di Luigi Tenco - che rimandano ad un immaginario ben noto e per questo tolgono ogni via di fuga a chi ancora si ostinasse a non vedere.
Con lo sguardo fisso verso il pubblico Valeria Raimondi, mostrando le sue stimmate,  invoca una preghiera per avere un decalogo per la morte, perché ‘per la vita c’è tempo. So cosa fare’, e nel chiedere di poter scegliere il proprio boia ri-compone la croce, definisce il suo senso di fine e duella col proprio destino.
Raimondi e Castellani puntano il dito contro l’ipocrisia di questa umanità avvilente che si rifiuta d’invecchiare e pretende di scegliere come morire; denunciano l’assenza di chi, per paura del degrado e della malattia, ignora la sofferenza dei suoi cari, ma che al contempo – quando chiamato dal destino – non vorrebbe perdere mai la propria individualità ed essere ridotto ad un numero nelle corsie d’ospedale.
Non aspetterò il mio turno’: l’attrice, vestita di lamè e tacchi a spillo, aggiunge altri due tasselli alla sua epifania. La natalità sulla scena diventa una mortalità, con il crocifisso al posto del bambino e le teste mozzate del bue e dell’asino. E ostenta una stella di cartone sul suo macabro presepe, quasi a indicare che la via da seguire è proprio quella della comprensione dell’inesorabile fine-di-ogni-cosa.
Come se nell’accettazione della morte risiedesse il segreto del vivere.


Fotografie Marco Caselli Nirmal ©

 


Babilonia Teatri
The end

di Valeria Raimondi e Enrico Castellani
con Valeria Raimondi, Enrico Castellani, Ilaria Dalle Donne, Luca Scotton
collaborazione artistica Vincenzo Todesco
scene Babilonia Teatri/Gianni Volpe/Luca Scotton/Ilaria Dalle Donne
luci e audio Babilonia Teatri/Luca Scotton
costumi Babilonia Teatri/Franca Piccoli
organizzazione Alice Castellani
produzione Babilonia Teatri, CRT Centro di Ricerca per il Teatro
in collaborazione con Operaestate Festival Veneto e Santarcangelo 40
con il sostegno di Viva Opera CIrcus

 
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