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VISIONI di VIE

EUREPICA. Challenge.
L'epica cartografica del Belarus Free Theatre

di Erica Faccioli

Così, in tutto il lavoro, la mia tendenza è stata quella di far assurgere il dolore del singolo alla generalità, alla tipicità del tempo presente, sconfinando ogni volta, quand'era possibile (alzando e abbassando il soffitto), dalla piccola stanzetta nel mondo.
E. Piscator


È una mappa geopolitica, composta di memoria storica e di una tensione sociale rivolta al futuro, a configurare EUREPICA. Challenge, proposta scenica del Belarus Free Theatre. La compagnia bielorussa, presente per la seconda volta al Festival Vie di Modena, nella cornice delle attività dell'ERT (Emilia-Romagna Teatro), ha portato a compimento una tappa essenziale della ricerca intrapresa cinque anni fa quando, il 30 marzo del 2005, Natalia Koliada e Nikolai Khalezin hanno fondato il Libero Teatro bielorusso (inaugurando un “Concorso internazionale di drammaturgia contemporanea”, lanciato sul sito: www.dramaturg.org). Lo  scopo principale dei fondatori del BFT è far fronte a una emergenza: dar vita ad uno spazio libero di circolazione creativa, surclassando, così, rigidezze e censure politiche. La storia, travagliata e ormai nota, di questo teatro di contro-informazione, cede il passo al valore della ricerca: in questo ultimo lavoro, estremamente ambizioso, sono riconoscibili svariati elementi che hanno segnato gli spettacoli presentati alla scorsa stagione del Festival (Zone of silence, Being Harold Pinter, Discover love, Generation Jeans) e che, condensati in EUREPICA, rivelano un procedimento scenico, divenendone la cifra stilistica.

Vera e propria opera corale, EUREPICA.Challenge è il frutto di un articolato progetto internazionale che ha coinvolto numerosi drammaturghi di diversi paesi (Bielorussia, Svezia, Inghilterra, Russia, Spagna, Germania, Lettonia, Francia, USA, Ucraina, Turchia, Polonia, Romania, Macedonia), chiamati a collaborare alla definizione di una cartografia europea dai confini “fluidi”. Nell'intento progettuale di Natalia Koliada e Nikolai Khalezin  è evidente la volontà di dar vita ad un ripensamento stesso della mappa europea. L'epopea composta dal Belarus partecipa così a una tendenza internazionale - perlopiù teorica e affidata a storici e geografi - che tenta in diversa misura di delineare un disegno dell'assetto geopolitico europeo, attraverso riflessioni in grado di restituire un quadro storico riversato sulla contemporaneità.
Le forze che attraversano l'Europa, la questione sempre più spinosa dell'identità, la débâcle sociale, i modelli di riferimento di società emergenti, le contraddizioni che segnano sempre più nuove configurazioni sociali, le spinte reazionarie provenienti dal passato, il disorientamento provocato da un sistema economico illusorio, i pregiudizi socio-culturali: queste sono alcune delle questioni che prendono corpo sulla scena di EUREPICA. The challenge - la sfida - è congiungere l'azione scenica con le forze che interagiscono sulla storia e sulla contemporaneità.
Il diagramma geografico di EUREPICA si compone di singoli episodi, ognuno dedicato a un territorio, che si susseguono senza particolari intersecazioni tematiche, concatenate in un ritmo peraltro fin troppo intenso.
La linearità orizzontale che lega i vari momenti dello spettacolo – simili ai capitoli di una grande epopea, ma  sotto forma di teatro documentario - è segnata dalla verticalità dello sguardo: ogni singolo “quadro” sembra essere costruito sul carattere metaforico, dove la costruzione di un piccolo microcosmo, relativo in senso spaziale e temporale, richiama l'esistenza di un macrocosmo, di una generalità territoriale. Questa identità storico-territoriale è di volta in volta espressa secondo modalità differenti: una minima narrazione, la proiezione di un dipinto (Francia), l'accento della lingua (Macedonia), l'interazione col video (Ucraina), una azione simbolica spinta all'eccesso (Polonia), un atteggiamento sociale (Russia).
La scena del Belarus Free Theatre, spesso delimitata da un quadrato bianco disegnato sul palcoscenico, è una stanza dove si riversa una prospettiva conica le cui varie, possibili e infinite sezioni segnano il livello della focalizzazione della visione: a partire da uno sguardo a volo d'uccello che sorvola l'Europa, si può giungere all'infinitesimale messa a fuoco di un oggetto o di una azione sulla scena.
Il lavoro della compagnia sembra concentrato sul superamento e sullo sconfinamento della piccola stanza quadrata - la scena -, attraverso un continuo spostamento della visuale in senso verticale: chiamato a sorvolare l'Europa a bordo di EUREPICA Airlines, lo spettatore si trova di volta in volta a focalizzare il territorio da diverse altezze.
Eludere la staticità dello sguardo, articolare una geometria spaziale della visione, queste sembrano essere le sfide del Libero Teatro bielorusso, che inserisce nella prospettiva una complessa elaborazione del tempo: l'interattività dell'azione scenica con lo schermo e la simultaneità delle immagini spezzano ogni ordine cronologico e narrativo, epicizzando il dramma sociale e politico. Il momento presente che si svolge sul palcoscenico, l'azione teatrale, non è che un pretesto per l'articolazione di un continuo conflitto espresso in episodi epico-scenici che, intersecando e sovrapponendo realtà e finzione, conducono allo sconfinamento del momento rappresentativo. Il presente della rappresentazione è un sistema autosufficiente non delimitato, un mezzo che converte lo spazio-tempo della scena realizzandolo pienamente nel suo carattere documentario, attraverso il ricordo, la citazione, la metafora. Gli attori non sono protagonisti di un dramma sociale che si svolge cronologicamente in un susseguirsi di presenti teatrali, appartengono piuttosto a un principio formale che li induce alla citazione verbale o performativa della scena del mondo: nessuno di loro rappresenta completamente se stesso, né incarna un personaggio, essi “stanno per” una comunità sociale contemporanea, hanno valore di sineddoche, inducono alla riflessione su modelli di comportamento, problematiche storico-sociali, questioni linguistiche ed economiche. Scattano un'istantanea delle condizioni attuali, sono ora personaggi, ora narratori, ora vittime e ora carnefici; incarnano la mutazione della storia passata nel presente, sondano anfratti identitari rarefatti nella complessità, indicano con una tensione una direzione futura, tradita dall'impossibilità di fornire una risposta.
Spesso è stato detto che gli spettacoli del Belarus sono caratterizzati da una forte energia  proveniente dalle condizioni di clandestinità nella quale la compagnia lavora in Bielorussia. La sensazione – si diceva – è che essi siano in scena per l'ultima volta. Quest'ultima produzione, di carattere internazionale, stempera e diluisce in una forte ironia il senso di emergenza percepibile, ad esempio, nel precedente Generation Jeans, dove Nikolai Khalezin si esponeva con una narrazione che ricostruiva i divieti e le angherie del potere sovietico vissute in prima persona (fino all'esperienza del carcere).
In EUREPICA l'intensità è di una qualità diversa, proviene piuttosto dall'intersecazione espressiva di uno spettacolo polimorfo, che gioca a organizzare la scena facendola precipitare in continui stati di “caos”, risalendo verso nuove e diverse costruzioni di senso.


EUREPICA. Challenge.
Ideazione e produzione: Natalia Koliada, Nikolai Khalezin
Regia: Vladimir Shcherban
Suono : Lavr  Berzhanin
Drammaturghi: Jean-Pier Thibaudat, Anna Yablonskaya, Goran Stefanovski, Vyacheslav Durnenkov, Anders Duus, Nikolai Khalezin, Christina Thscirner, Stefan Peca, Paul Rigel Jenkins, Angelica Liddell, Aaron Landsamn, Aleksey Scherbak, Ezen Yula, Micha Walczac.

BELARUS FREE THEATRE
www.dramaturg.org

 
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