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Peter Brook al Barbican di Londra

11 AND 12
L'utlima produzione di Peter Brook

di Giulia D'Amico
- Ispirandosi alla figura dello scrittore Amadou Hampaté Bâ, la nuova produzione di Peter Brook rappresenta la complessa relazione fra le autorità coloniali francesi e la popolazione africana, all'epoca d'una controversia dottrinale musulmana. Lo spattacolo, incentrato sullo storytelling tradizionale africano, sprona alla riflessione su una storia di ieri, estremamente contemporanea...

Dopo il debutto nel proprio teatro parigino, il Théâtre des Bouffes du Nord (www.bouffesdunord.com), Peter Brook approda al Barbican Centre di Londra (http://www.barbican.org.uk/theatre) con la sua ultima opera 11 and 12. Prodotto dal  barbicanbite10, dal Théâtre des Bouffes du Nord e dal Grotowski Institute di Wroclaw, lo spettacolo dal cast internazionale (attori provenienti da Palestina, Africa, Inghilterra, Spagna, Francia, Giappone) si ispira alla figura del più importante esponente della narrativa africana in lingua francese Amadou Hampaté Bâ e al suo romanzo Il saggio di Bandiagara (in Italia edito da Neri Pozza editore). L'adattamento del testo è ad opera di Marie-Hélène Estienne, collaboratrice di Brook dal '74, che, insieme al regista, ha avuto la possibilità di conoscere di persona lo scrittore, prima della sua scomparsa nel '91.

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Ambientato nella piccola cittadina di Bandiagara (Mali), 11 and 12, analizza la complessa relazione fra le autorità coloniali francesi e la popolazione africana, ripercorrendo la vita di Amadou Hampaté Bâ, nei suoi episodi più significativi. L'infanzia di Amadou é rappresentata come un periodo sereno, fra momenti di gioco con gli amici (che scoprono con grande sorpresa che anche bianchi fanno la cacca nera come loro) e momenti di formazione, sotto la guida di Tierno Bokar, uomo religioso e insegnante del villaggio. Attraverso i suoi insegnamenti Amadou impara la tolleranza, che non esiste differenza alcuna fra le varie religioni e che al mondo esiste un'unica sola verità. Ma il corso della storia gli mostrerà, con crudele inevitabilità, che il più delle volte è l'intolleranza ad avere il sopravvento. Quando Amadou, ormai un giovane uomo, intraprende la propria carriera nell'amministrazione coloniale francese, si ritrova ad assistere ad'una controversia dottrinale musulmana che vede come oggetto il dielmma sul numero di volte che una preghiera possa essere recitata: unidici o dodici volte?

La controversia vede come protagonisti le autorità francesi (che imponevano la declamazione della preghiera per dodici volte) e una fetta della popolazione locale che, per ribellione ai coloni, si fa promotrice dell'usanza delle unidici volte, considerata più vicina alla tradizione africana. Il dilemma dottrinale si rivela, per entrambe le parti, un ottimo pretesto per arrivare allo scontro armato e rivendicare la propria posizione poltica e sociale. Ed è attraverso lo sguardo di Amadou, i suoi commenti all'azione e le sue riflessioni rispetto al futuro del proprio Paese, che il drammatico esito della controversia, il massacro della popolazione africana, viene rappresentato al pubblico con estrema umanità.

A sipario aperto, la scena si offre agli spettatori nella sua più pura essenzialità. Un tappeto rosso quadrangolare, qualche albero stilizzato, dei piccoli tronchi, qualche oggetto e stoffa che, di volta in volta, suggeriscono e ricreano differenti luoghi e atmosfere nelle più consueta cifra stilistica brookiana. In un continuo scambio di ruoli, gli attori secondari interpretano la miriade di figure che hanno popolato l'esitenza di Amadou, dalla madre, agli amici d'infanzia, alle autorità francesi. Non priva d'azione, ma principalmente basata sullo storytelling tradizionale africano, la narrazione dell'intero spettacolo procede secondo un ritmo calmo e disteso, in cui la parola è fortemente impressa e sostenuta dal tessuto ritmico e musicale ricreato dal musicista giapponese Toschi Tsuchitori, che per l'intera durata dello spettacolo siede al lato della scena, attorniato da una decina di strumenti (a fiato, a corda, a percussione).

11 and 12 è uno spettacolo in qualche modo teologico, in cui i diversi livelli narrativi fanno della testimonianza di Amadou una feroce analisi storica che si porta dietro il rischio di essere bollato come un genere di teatro socialmente utile, in grado di toccare e commuovere unicamente quella fascia di spettatori già avezza alle tematiche affrontate, aspetto che si rispecchia nella reazione generale della platea piuttosto fredda, ma del resto, come riporta lo stesso libretto di sala, Amadou Hampaté Bâ non è certo un nome con una vasta risonanza nel mondo anglosassone.

regia: Peter Brook
con: Antonio  Makram J. Khoury, Tunji Lucas, Jared McNeill, Khalifa Natour, Abdou Ouologuem,Maximilien Seweryn e a giorni alterni: César Sarachu, Gil Martinez.

barbicanbite10
Dal 5 al 27 febbraio 2010
Barbican Centre
Silk Street - Londra

www.barbican.org.uk/theatre

 
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