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ERA FESTIVAL

L’amore (è) volatile


[Silvia Mei] Esce tra i quattro vincitori del bando Prime Visione il progetto scenico di Artisti Drama – associazione di varie abilità e competenze fondata da Magda Siti, Stefano Vercelli, Teri Weikel – con Quiet Ensemble – aggregazione di artisti che declina nuove espressività nelle tecnologie installative – per un’originale esplorazione sul tema del Giulietta e Romeo scespiriano. Amore elettrico è una variazione dello struggente tema secondo una ricerca drammaturgica che verifica la possibilità di far dialogare polarità estetiche e registri stilistici. Il lavoro d’attore guidato da Stefano Vercelli (con l’assistenza alla regia di Magda Siti) si sposa perfettamente alla spazializzazione sonora e agli ambienti luminosi di Quiet Ensemble come nel legato delle partiture coreografiche (di Teri Weikel), per una danza che riesce a sopperire al testo, ridotto quest’ultimo all’essenziale, per parlare dell’amore e delle sue conseguenze.

 

[ph. Mauro Terzi]

Solo tre attori nell’economia drammatica di un narratore omniscente (Giulio Canestrelli) che fa della sua gonna ora la livrea di Fra’ Lorenzo ora la divisa di una balia en travesti maliziosa e ebbra, ora l’abito di un guerriero, di un messo, di un viandante che predica su una teca di vermi (cibo per volatili come il corvo appeso in gabbia o metafora della morte) il destino dei due amanti veronesi (Romeo è Marco Mannucci, Giulietta è Mariana Ferreira):evocati in ombre e doppi su uno schermo che ne stila i contorni o li ritrae a testa in giù, come prede appese per i piedi, nella breve clip di apertura delirano e brontolano in stato di veglia frammenti di battute prima di rendersi conto che sono ormai degli angeli.

 

[ph. Mauro Terzi]

La drammaturgia esalta la dinamica degli affetti tra Romeo e Giulietta, secondo l’arbitraggio e l’arbitrio del narratore, con cambi di ritmo e sospensioni dove è l’energia degli attori a ritrovare il senso e la necessità della parola. È nella metafora del volo, nel tentativo di metamorfosi animale, volatile (complice la sensibilità dei Quiet Ensemble e delle loro sonorizzazioni naturali), che avviene la trasformazione degli amanti, un amore che appunto trasfigura: in aria, a diversi metri dal terreno, l’amore puro, etereo per l’appunto, dei due giovani può volare indisturbato, libero, anonimo. Ed è proprio come un animale morto che Giulietta annusa il corpo del suo Romeo, steso al suo fianco come uno sposo a cui reclamare il calore del risveglio. Con piccoli colpi di mani-zampe e carezze di muso, Giulietta, con eleganza felina, scivola sull’amato, mesta e rassegnata.

 

[ph. Mauro Terzi]

Amore elettrico, sebbene ancora in forma di studio, possiede in nuce il carisma di uno spettacolo (ri)finito e si apprezza per la pulizia e il rigore esecutivo. La drammaturgia dell’attore, qui fondante, di matrice terzoteatraista, non si fa esclusiva e si apre ad un discorso compositivo complessivo che sa integrare universi espressivi altri, talora ingenui nel loro impiego, low and basic (ad esempio l’iniziale scena delle ombre-anime degli amanti), ma che proprio nella frugalità ascetica di uno spazio vuoto, lavorato da semplici effetti teatrali (suggestiva la scena della cripta restituita come tronco di cono scolpito nel fumo dalla luce), non soverchia la scena di inutile ciarpame.
Originale ma da approfondire in quanto ganglio di questo remix tropicale - dove i protagonisti sono pronti a lanciarsi l’uno incontro all’altra come su liane, vivono sospesi e nutrono uccelli piumatissimi - la figura del narratore, vagamente orientale: è la chiave della storia perché fin dall’inizio ne conosce l’esito e sa che non è possibile evitare il dramma, piuttosto ne è complice, come tutte le figure della storia che indossa. Approfondendo questo ruolo anche come metaproiezione del pubblico lo spettacolo acquisterebbe in forza superando la patinatura della composizione. Proprio perché il pubblico tutto conosce bene questa storia, ne avalla da spettatore il crimine, e allora forse la variazione su Romeo e Giulietta non è più sulla forza dell’amore ma sull’inevitabilità (presunta) di una vicenda e sulle responsabilità di chi in qualche modo ne viene coinvolto.

 
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