Alma Mater Studiorum Dipartimento di Musica e Spettacolo
METODOLOGIA DI RICERCA I-II L’ATTORE, LA SCRITTURA, LA SCENA
Bologna // 11 giugno - ore 16
Francesca Gasparini
Presentazione del libro
Poesia come corpo-voce Ipotesi teoriche e esempi novecenteschi (Yeats, Lorca, Artaud, Bene) [Bulzoni 2009]
introduce Marco De Marinis
In questo volume si intende indagare la necessità dei rapporti tra teatro e poesia e cercare la teatralità laddove non si penserebbe di trovarla, nel cuore della creazione poetica: una teatralità intrinseca, radicale, imprescindibile. Insomma, si vorrebbe arrivare a pensare la poesia come creatura vivente che prende forma nello spazio ambiguo “tra corpo e linguaggio”, a pensare la poesia come corpo-voce non quale declinazione marginale della poesia, ma come la poesia tout-court. E solo a partire dalla constatazione del valore corporeo, vocale, attivo, esecutivo connaturato alla poesia, giungere a considerare le implicazioni che questo comporta relativamente all’incontro con il teatro. Il lavoro si compone di due sezioni: la prima, una vera e propria ricognizione teorica inter-disciplinare, rappresenta un tentativo di fissare uno stato dell’arte rispetto alla nuova categoria analitica denominata “poesia come corpo-voce”; la seconda si compone di una serie di quadri, quasi brevi monografie, il cui taglio, in qualche modo esemplare, da un lato si rivela attraverso le ipotesi emerse nella prima sezione e dall’altro tenta di verificarle (i capitoli sono dedicati all’esperienza di quattro grandi artisti del ’900: W.B. Yeats, F. García Lorca, A. Artaud e C. Bene).
Il cuore dell’ipotesi, delle cui molteplici sfaccettature si tenta di rendere conto in entrambe le sezioni, coincide con il sentimento di molti poeti nei confronti di ciò che producono, a volte palesemente teorizzato, a volte fuggevolmente intuito, a volte frainteso: che la poesia sia presenza viva, atto che si esplica nel corpo stesso di chi la genera, performance che si compie con gli strumenti che le sono propri (linguaggio, prosodia, sonorità, metafora, ritmo) nel momento stesso della sua produzione. Ma centrare il nucleo di teatralità primaria della poesia significa anche e soprattutto arrivare a vedere quanto la riflessione sulla sua vocalità-corporeità stia al centro di alcune delle più significative esperienze di rinnovamento del Novecento teatrale. Da una parte, infatti, è proprio la poesia intesa come materia incandescente in cui pulsano la “vocalità semiotica”, forme ritmiche e elementi gestuali della corporeità profonda a farsi strumento nelle mani di alcuni uomini di teatro per pensare e modellare nuove forme di teatro; dall’altra, è l’anelito di questi stessi uomini verso un teatro puro, ‘originario’, abbagliante a permettere il recupero di un uso della lingua poetica in scena capace di sganciarsi dalla mera letterarietà. Francesca Gasparini è stata allieva di Giuliano Scabia al DAMS dell’Università di Bologna e ha collaborato con lui, all’interno dell’Università e fuori, dal 1998 al 2005. In seguito ha continuato la sua attività universitaria tenendo seminari e laboratori per la didattica. Fin dalla tesi di laurea la sua ricerca si è concentrata principalmente sul rapporto tra poesia e teatro, con un’indagine sui “drammi per danzatori” del poeta irlandese W.B. Yeats, che è poi diventata un libro (W.B. Yeats e il teatro dell’“antica memoria”, Roma, Bulzoni, 2002). Insieme a Massimo Marino ha curato il numero monografico della rivista “Culture teatrali” dedicato a Giuliano Scabia (Della poesia nel teatro il tremito. Per Giuliano Scabia, “Culture Teatrali”, 12, 2005).
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