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ven 25.11.2011 • Laboratori DMS

 

Attori e generi teatrali nel cinema muto italiano
Fra scena e schermo

Giornata di studi a cura di Michele Canosa, Davide Gherardi, Gerardo Guccini

Febo Mari in un disegno di G. Boetto (ottobre 1917)
Febo Mari in un disegno di G. Boetto (ottobre 1917)

 

La giornata di studi che qui si propone è il prosieguo del workshop dello scorso anno dedicato ai “Grandi Attori teatrali nel cinema muto italiano”. Prosieguo: nel senso dell’approfondimento e dell’ampliamento.

Approfondimenti: intanto s’intende misurare i nessi e le differenze tra la figura del Grande Attore e la figura del Divo, con particolare riguardo alla genesi del divismo maschile, assai meno indagato, nel campo degli studi cinematografici, rispetto al più noto fenomeno del divismo femminile. Dalle considerazioni sui “grandi attori” teatrali che, per il solo fatto di apparirvi, avvicinavano lo schermo alla diversa realtà della scena, si passerà quest’anno all’individuazione di profili artistici e professionali, anche drammaturgici e registici, che conciliavano elementi e prestiti teatrali con la prorompente identità del nuovo media.

Diventano così centrali nomi oggi meno noti: Ubaldo Maria del Colle, Emilio Ghione, Febo Mari. Quindi, ampliamenti. In particolare, prenderemo in esame la carriera teatrale e la produzione cinematografica di Febo Mari. Un Grande Attore? Di certo un autore-regista tra i più ambiziosi nel cinema muto italiano, di certo non solo la “spalla” di Eleonora Duse in Cenere, ma un esploratore di possibilità, che, muovendosi fra teatro, cinema e letteratura, ha consolidato, da attore, regista e drammaturgo, essenziali abilità connettive.

Ampliamenti, ancora: un altro protagonista è Lucio D’Ambra. Nel suo caso, si vuole avviare un ulteriore campo d’indagine dedicato ai generi che trascorrono dalla scena allo schermo, ed in particolare al genere brillante-pochadistico, precursore di quanto oggi potremmo chiamare (non senza abuso retrospettivo) “commedia brillante”. Si è favoleggiato a lungo sui film da lui scritti o diretti, perché a lungo ritenuti dispersi o inaccessibili. Oggi, grazie ai recenti ritrovamenti e restauri, è finalmente possibile riscattarne il genio, di là dalla condanna all’epiteto del “Lubitsch italiano”.

La giornata di studi prosegue con alcuni interventi di presentazione alla proiezione del film L’orizzonte dipinto, regia di Guido Salvini. Una straordinaria testimonianza della tenace vitalità della cultura degli attori di tradizione, che, nel pieno del secondo conflitto mondiale e pressati dall’incombere del modello registico, possono ancora ergere il proprio mondo in crisi a paradigma dell’esistenza umana e delle trasformazioni storiche.

Dato per scomparso, il film è stato ritrovato grazie alle ricerche svolte dai curatori dell’iniziativa: Canosa e Guccini. Si ringrazia la Ripley’s Film per averne consentita la visione, e speriamo che la sua vita postuma sia ancora lunga e felice.

Programma

 

Laboratori DMS • h 10:30

tavolo di lavoro | Conduce Michele Canosa. Intervengono Elena Ezecchielli, Davide Gherardi, Denis Lotti, Luca Mazzei

Laboratori DMS • h 15:30

proiezione del film
L’orizzonte dipinto
, regia di Guido Salvini.
Intervengono Paola Bignami, Angelo Draicchio (presidente della Ripley’s Film), Gerardo Guccini, Paolo Puppa

L’orizzonte dipinto
(sceneggiatura di Guido Salvini, Ugo Betti, Ermanno Contini e Gherardo Gherardi, regia di Guido Salvini, 1941) con Armando Falconi, Laura Adami, Irma Gramatica, Renzo Ricci, Memo Benassi, Cesco Baseggio, Paolo Stoppa, Ermete Zacconi.
L’orizzonte dipinto di Guido Salvini non è soltanto un film d’ambiente teatrale di particolare importanza, ma è anche un documento unico, sia per il rilievo dei protagonisti che per l’emblematica densità della trama, sulla cultura degli attori di compagnia prima dell’avvento registico. Il film – come si apprende dalle critiche dell’epoca – ha infatti per oggetto la carriera d’una giovanissima attrice (Bechi), che, attraversando i livelli e le conflittualità del mondo teatrale, fornisce al pubblico uno spaccato delle principali tipologie sceniche – marionette, compagnie di infimo rango e di primaria importanza – descrivendo altresì un percorso pedagogico e di formazione che oscilla fra gli insegnamenti di Ermete Zacconi, il «vecchio grande attore», e quelli di Renzo Ricci, il «grande attore moderno». Fra gli interpreti del film ricordiamo inoltre Memo Benassi, Paolo Stoppa, Cesco Baseggio.

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