Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Lettera di accompagnamento per un dossier teoretico e Ôarcaico'

THIERRY SALMON E I NUOVI GRUPPI:
DISCORSI NELLO SPAZIO SCENICO

Cronache del progetto "Crisalide-Eventi di teatro" (Bertinoro, luglio-agosto 1997).

di Paolo Ruffini

 

Bertinoro non dista molto dal mare, con poco si raggiunge Forlì e tra le colline dove si erge non ci si perde se bisogna incamminarsi verso Santarcangelo o Longiano. é un piccolo paese del tredicesimo secolo aggettante sulla piana riminese, dove non sono rari i temporali estivi e quando accadono non è difficile rimanere immersi in una coltre nebbiosa esagerata, tale da apparire come una metafisica "notte bianca" viscontiana. Insomma, Bertinoro, in quel suo mix di passaggio finesettimanale di gioventù in ghingheri e cultura culinaria e vinicola, non sfugge alla migliore guida del settore nè al fascino di più antichi blasoni: Dante la ricorda in un passo su Guido del Duca e qui riposa Ermete Novelli. E da qualche anno, quattro per la precisione, Bertinoro ospita uno dei festival più rigorosi nel panorama della sperimentazione teatrale, configurandosi come nucleo intellettualemte autonomo per la capacità di formulare ipotesi di discussione nell'ambito delle "scienze umane" e delle sue applicazioni nell'esperienza della visione. Ideatori di "Crisalide-Eventi di teatro" sono Catia Gatelli e Lorenzo Bazzocchi del Gruppo di Lavoro Masque Teatro, compagine come altre di una generazione teatrale recente, o per meglio dire di un'area degli anni '90, che ha raggiunto la consapevolezza del proprio agire nella sfera di quel contemporaneo che rimette in gioco con le arti sceniche una più ampia riflessione pertinente ad altre genetiche dell'arte. A loro si deve (con il sostegno dell'associazione Club dei Brutti) la resistenza di questo piccolo festival tra le colture romagnole, costruito sulle proprie forze e con l'esiguo contributo delle amministrazioni e degli enti locali.

L'edizione '97 di "Crisalide", dal 28 luglio al 3 agosto, ha segnato un'ulteriore trasformazione del progetto; progetto nato da una serie di incontri informali, di elaborazione e di intendimenti prima ancora che di programmi, tra il Gruppo di Lavoro Masque Teatro (che da questo momento chiamerò soltanto Masque), i romani Accademia degli Artefatti e Gabriele Argazzi e Barbara Bonora di Terza Decade (che vivono a Molinella, un comune dell'interland bolognese) e infine Raimondo Guarino, docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo al Dams di Bologna. Dopo tre anni di equilibri giocati sulla presentazione di spettacoli e dibattiti che tematicamente affrontavano le poetiche di un nuovo ambito teatrale, il festival pone dunque la questione ancora più urgente, per questa inedita direzione artistica, di un'esperienza che analizzi i processi creativi che accompagnano le fasi del loro lavoro e come questi possano diventare materia di confronto tra gruppi ed altre maestrie; magari tra soggetti anche distanti per prassi e generazioni e modo di riferirsi al teatro. Ovviamente un rischioso compito organizzativo quello di mettere a disposizione buona parte del budget per un seminario gratuito rivolto ad alcune compagnie e da svolgersi lungo tutto l'arco del festival, e che ha avuto il suo epilogo tematico nei due giorni finali con un convegno aperto al pubblico: l'argomento e annodo di queste biografie e orizzonti teorici ha per titolo "Lo spazio scenico".

Gli interlocutori individuati sono il regista belga Thierry Salmon e la sua èquipe. La scelta di lavorare con lui in un seminario, significava per i gruppi avere la possibilità di creare un ponte di esperienze fra generazioni che in comune hanno l'idea di uno spazio che definisce il carattere dell'azione, modifica prospettive, vive in quanto corpo. Salmon, è un regista dal preciso codice genetico, che fin dagli esordi col gruppo Imagine Singulière evidenzia coralità dirompenti che ribaltano i piani dell'azione dell'attore, in questo modo, trasformato in individuo, soggettività estrema, ma anche in materia plasmabile, elemento negli elementi capace di ricreare mondi paralleli assolutamente unici all'interno di grandi aperture spaziali. Il seminario, svoltosi nei primi giorni del festival, è stato strutturato metodologicamente per piani di intervento relativi a diversi temi quali l'attore, la scrittura scenica, la costruzione di uno spazio ideale o di un carattere. Il regista belga, servendosi anche di video, ha ricostruito la genesi e i successivi cambiamenti dei suoi spettacoli. E ciò dagli esordi fino alle ultime produzioni. Salmon ha parlato dello spazio come di un luogo non convenzionale, estraneo alle geografie architettoniche del Teatro, uno spazio "pericoloso" anche perchè intimo, condiviso come atto creativo non rivelato a priori ma vincolato al suo uso quotidiano. In questo spazio ogni oggetto, ogni segno, dice Salmon, non è confinato alla sola creazione del personaggio, ma porta con sè la memoria fisica di una serie di esperienze dell'attore, una memoria che si fa scrittura scenica. Dal racconto fiume che ha abbracciato tutto il tempo del seminario, esce forte un'idea di lavoro che si arricchisce giorno per giorno di prove continue e di messa in discussione delle proprie certezze e che trova nella complicità di altre maestrie la sua compiutezza formale (purtroppo non è stato possibile recuperare per intero la registrazione). "Non sono un teorico -ama ripetere Salmon- e temo molto confrontarmi con la gerachia nel lavoro. Quello che cerco è una disponibilità da parte di chi lavora con me, una disponibilità a porsi delle domande, che per me è un metodo per acquisire conoscenza sui personaggi". Ecco allora nella veste di drammaturga Renata Molinari, Patricia Saive la scenografa e progettista degli spazi, Enrico Bagnoli l'illuminotecnico: più che collaboratori, sono i compagni di strada di Thierry Salmon, coloro che hanno condiviso buona parte della biografia artistica e di vita del regista, chiamati ad entrare in relazione dialettica con i gruppi invitati al seminario. Provenienti da storie e formazioni differenti, sono Teatrino Clandestino, Fanny & Alexander, Teatro Reon, Rio Rose, Tanti Cosi Progetti, Deposito dei Segni, Aenigma, Teatro Aperto e i tre che hanno condiviso intorno a "Crisalide" il progetto e la disponibilità fattiva (Masque, Terza Decade, Accademia degli Artefatti). E questo non è un dato secondario, perchè indica una precisa direzione "politica" del fare teatro, che fa fronte ai vuoti istituzionali svolgendo attività organizzative, di servizio e autoformazione.

Si sente oggi nel teatro contemporaneo il bisogno di tornare a parlare di spazio, di tempo e senso dell'attore nello spazio scenico, nella misura in cui questo intervenga come elemento creativo e drammatugico; lo spazio, quando l'attore non è già uno spazio, è la percezione di una conoscenza estetica e filosofica diffusa, arricchita da nuove trame dell'esistenza che danno significato e finalizzano (o riconvertono) un reticolo di naturalità allegoriche e di innaturalità organiche "metamorficamente illimitate" dentro altri linguaggi artistici. Lo spazio scenico dunque, ridefinisce il territorio e il training dell'azione, un piano della propria identità, forse, per usare le parole di Foucault, un'attività dell'anima benchè si tratti sempre di un'attività reale e non soltanto di un atteggiamento astratto.

Questo scritto non si prefigge di raccontare il progetto "Crisalide", ma vuole raccogliere le elaborazioni in prima istanza rese dai gruppi durante e dopo il seminario, che, anche grazie al racconto di Thierry, ha convertito le tensioni di confronto in linguaggio del pensiero e idee di teatro. Ho raccolto le testimonianze dei partecipanti durante i quattro giorni di seminario e i due di convegno su diciannove cassette, alcune delle quali sono poi risultate inservibili per la cattiva qualità della registrazione; ho anche preso degli appunti ma successivamente ho ritenuto opportuno richiedere degli scritti che focalizzassero meglio il senso di questa esperienza. Ho lasciato che i momenti più incisivi vivessero di voce propria, senza mediazione o interferenza di sorta, cercando di ricostruire un puzzle ragionato partendo dall'idea che lo spazio scenico è un'osservazione particolare dichiarata ma che non esaurisce il carattere compositivo dell'opera: l'approccio è stato più simile ad una traduzione, per cui ho operato scelte e tradito le cronologie degli interventi, rispettandone però la fertilità di linguaggio. Ovviamente la disponibilità di Thierry, di Renata, Enrico e Patricia è stata fondamentale per moltissimi aspetti, non ultimo mi ha premesso di trasformare quello che in un primo momento doveva essere un mio intervento per "Prove di drammaturgia" sul lavoro di alcuni gruppi, in una sorta di diario aperto sui pensieri di persone di teatro. Aggiungo un ricordo emozionato del tempo passato al Ramo Rosso, casa/laboratorio del Masque, struttura a strati inglobata e inglobante le architetture dei loro cunicolari lavori; inoltre ringrazio tutti perchè hanno permesso la mia intrusione (unico esterno ad aver avuto la possibilità di assistere al seminario), e in particolare Roberta Scaglione per la collaborazione.

Presentazioni

Gli spettacoli, una cartografia di idee

Commenti e altri pensieri

Appartenenze

Congedi

 


Ritorno alla pagina precedente

Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna