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dal 21 febbraio al 7 aprile | Laboratori DMS - Teatro
ATTRICI IN PERSONAGGI MASCHILI
TRE INCONTRI CON MOMENTI SPETTACOLARI
a cura di Laura Mariani
ATTRICI IN PERSONAGGI MASCHILI
TRE INCONTRI CON MOMENTI SPETTACOLARI
a cura di Laura Mariani
Mi
sono a lungo interrogata sul titolo da dare a questi incontri. Non ho
voluto usare l’espressione “attrice en travesti”, così efficace per
nominare le esperienze artistiche di Sarah Bernhardt e le sue
riflessioni su questo tema. Oggi gli abiti non sono più così centrali:
tanto che il travestimento sembra evocare una teatralizzazione
esercitata nella vita prima che sulla scena. La femminilità stessa è
una mascherata, come ha scritto nel 1928 Joan Rivière: praticata
addirittura da alcuni uomini, e variamente interpretata ma anche
rifiutata dalle donne.
Dunque, ho preferito usare due termini chiari anche se problematici, ma quale parola a teatro non lo è? Ritengo infatti che la categoria di personaggio, assunta senza rigidità, sia preziosa per ragionare di pratiche sceniche; e ritengo che il maschile e il femminile siano costrutti culturali imprescindibili, anche se i loro confini sono mobili e non possono essere ben definiti. Inoltre, il ricorso al plurale ricorda che sono tante le modalità del travestimento teatrale. Qui ho invitato tre attrici diverse fra di loro e con storie diverse alle spalle, che cito nell’ordine cronologico degli incontri.
Ida Marinelli si muove fra un fascino androgino “naturale”, fisico – quale si esprime in Doppio senso (1987), lo spettacolo più autobiografico e misterioso dell’Elfo, – e l’attenta costruzione del personaggio maschile da piccoli segni esterni che sulla scena appaiono ingigantiti: approdando al triplice stupefacente cross dressing di Angels in America di Kushner.
Ermanna Montanari ha creato l’Arpagone molieriano senza travestimento, a partire dalla voce: quella della carne stessa dell’Avaro. Una sperimentazione espressiva a tutto campo, attratta dal mondo maschile come da quello animale. Così, la sua Rosvita si è fatta portatrice sulla scena anche di cinque voci maschili, per non dire delle asine Fatima e Farì.
Vanda Monaco Westerståhl ha attraversato le fantasie e i corpi degli uomini: affrontando in Svezia Don Giovanni, che la Bernhardt riteneva non rappresentabile da un’attrice, e interpretando in Italia, in Colore di carne (2002), un pittore aggredito da fantasmi anche pedofili. E ha dato alla maschera di Pulcinella un corpo contemporaneo prima che sessuato.
Si tratta di entrare nel processo di lavoro di ogni singola attrice quando affronta quella che resta una delle meraviglie del teatro: il travestimento d’arte. Al centro ci sarà di volta in volta una di loro: per raccontare, presentare materiali, offrire frammenti esemplificativi, coinvolgendo eventualmente altri artisti.
Dunque, ho preferito usare due termini chiari anche se problematici, ma quale parola a teatro non lo è? Ritengo infatti che la categoria di personaggio, assunta senza rigidità, sia preziosa per ragionare di pratiche sceniche; e ritengo che il maschile e il femminile siano costrutti culturali imprescindibili, anche se i loro confini sono mobili e non possono essere ben definiti. Inoltre, il ricorso al plurale ricorda che sono tante le modalità del travestimento teatrale. Qui ho invitato tre attrici diverse fra di loro e con storie diverse alle spalle, che cito nell’ordine cronologico degli incontri.
Ida Marinelli si muove fra un fascino androgino “naturale”, fisico – quale si esprime in Doppio senso (1987), lo spettacolo più autobiografico e misterioso dell’Elfo, – e l’attenta costruzione del personaggio maschile da piccoli segni esterni che sulla scena appaiono ingigantiti: approdando al triplice stupefacente cross dressing di Angels in America di Kushner.
Ermanna Montanari ha creato l’Arpagone molieriano senza travestimento, a partire dalla voce: quella della carne stessa dell’Avaro. Una sperimentazione espressiva a tutto campo, attratta dal mondo maschile come da quello animale. Così, la sua Rosvita si è fatta portatrice sulla scena anche di cinque voci maschili, per non dire delle asine Fatima e Farì.
Vanda Monaco Westerståhl ha attraversato le fantasie e i corpi degli uomini: affrontando in Svezia Don Giovanni, che la Bernhardt riteneva non rappresentabile da un’attrice, e interpretando in Italia, in Colore di carne (2002), un pittore aggredito da fantasmi anche pedofili. E ha dato alla maschera di Pulcinella un corpo contemporaneo prima che sessuato.
Si tratta di entrare nel processo di lavoro di ogni singola attrice quando affronta quella che resta una delle meraviglie del teatro: il travestimento d’arte. Al centro ci sarà di volta in volta una di loro: per raccontare, presentare materiali, offrire frammenti esemplificativi, coinvolgendo eventualmente altri artisti.
ATTRICI IN PERSONAGGI MASCHILI
TRE INCONTRI CON MOMENTI SPETTACOLARI
a cura di Laura Mariani
lunedì 21 febbraio, h 16 | Laboratori DMS - Teatro
Ida Marinelli
incontro | INGRESSO LIBERO
mercoledì 9 marzo, h 16 | Laboratori DMS - Teatro
Ermanna Montanari
incontro | INGRESSO LIBERO
giovedì 7 aprile, h 16 | Laboratori DMS - Teatro
Vanda Monaco Westerståhl
incontro | INGRESSO LIBERO
TRE INCONTRI CON MOMENTI SPETTACOLARI
a cura di Laura Mariani
lunedì 21 febbraio, h 16 | Laboratori DMS - Teatro
Ida Marinelli
incontro | INGRESSO LIBERO
mercoledì 9 marzo, h 16 | Laboratori DMS - Teatro
Ermanna Montanari
incontro | INGRESSO LIBERO
giovedì 7 aprile, h 16 | Laboratori DMS - Teatro
Vanda Monaco Westerståhl
incontro | INGRESSO LIBERO