Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna La Soffitta 2012 » Musica » Concerti » Tra fantasia e rigore: Dipartimento di Musica e Spettacolo – Università di Bologna

martedì 27 marzo, h 21 | Aula absidale di Santa Lucia

TRA FANTASIA E RIGORE

 

Giovanni Polo, clarinetto; Rina Cellini, pianoforte
 

 

Sebbene lo scoppio dei moti rivoluzionari a Dresda nella primavera del 1849 lo avesse costretto ad allontanarsi con la famiglia dalla città per alcuni mesi, Schumann conobbe allora un periodo di rinnovato slancio creativo: pose infatti mano a diversi lavori cameristici importanti, innovativi nel repertorio della musica eseguita in ambito domestico. Tra questi figurano l’op. 73 e l’op. 70, pubblicati poi dalla moglie Clara nelle Composizioni per pianoforte e altri strumenti.
I Drei Fantasiestücke op. 73 per clarinetto e pianoforte, articolati in forma tripartita con coda, si susseguono in un continuum ininterrotto che dal tenero lirismo del primo, nella tonalità di La minore, passa all’Allegro agitato in La maggiore del secondo per concludersi nella suggestiva alternanza modale maggiore-minore del focoso terzo movimento. Il timbro caldo e suadente del clarinetto esprime mirabilmente l’intimismo della composizione, in origine intitolata, e non per caso, Soiréestücke. Il termine “fantasia” presente nel titolo definitivo sottolinea la volontà di Schumann di allontanarsi dalle grandi forme classiche, in primis dalla sonata (portata all’apice espressivo da Beethoven), allo scopo di elaborare un discorso musicale che, svincolato da schemi compositivi troppo rigidi, segua più agilmente l’ispirazione inventiva.
Il coevo Adagio und Allegro op. 70, scritto in origine per pianoforte e corno, testimonia l’interesse di Schumann per il più romantico tra gli strumenti. Risalgono infatti allo stesso anno altre due importanti composizioni per quattro corni: il Konzertstück op. 86 e i Fünf Gesänge op. 137 (Schumann ne avrà forse associato il suono al sentimento patriottico nascente nel contesto dei moti rivoluzionari, che definì «primavera dei popoli»). Il primo movimento propone, nel tono lirico di una romanza (in La bemolle maggiore), un raffinato dialogo tra pianoforte e clarinetto, che sfocia nell’improvvisa fanfara di terzine del secondo movimento, in cui spicca un episodio più pacato nella tonalità lontana di Si maggiore. (La capacità modulante del corno cromatico, resa possibile dall’uso dei cilindri, ne permetteva ormai l’impiego anche in ruoli solistici di ampio respiro.) Peraltro, sia per l’op. 73 sia per l’op. 70 Schumann predispose versioni alternative per la parte dello strumento a fiato; ed è appunto nella formazione con clarinetto che entrambe vengono generalmente eseguite.
Alla libertà formale e alla connotazione onirica e fantastica del primo romanticismo schumanniano si affianca, nel programma odierno, la rigorosa e severa lezione armonica di Max Reger (1873-1916). Figura di rilievo nell’epoca a cavallo tra i due secoli, questi presenta a tutt’oggi aspetti contraddittori per la critica musicale: da una parte stanno quanti considerano la sua opera come una sorta di ponte tra il tardo romanticismo e i nuovi orizzonti espressivi del Novecento; dall’altra chi – come Massimo Mila – vedeva e ancora si ostina a vedere in lui un compositore pedante e accademico. Di certo Reger fu tra le personalità musicali più importanti del suo tempo: forte del magistero di Hugo Riemann, di cui fu allievo, all’uso del cromatismo wagneriano imperante a fine Ottocento contrappose modelli armonici d’ispirazione bachiana imperniati sul rigore formale del contrappunto.
Affascinato dall’ascolto occasionale della prima Sonata per clarinetto e pianoforte op. 120 di Johannes Brahms, nel 1900 Reger mise sulla carta in poche settimane le due Sonate op. 49. In esse il pianoforte, lungi dal limitarsi al ruolo di semplice accompagnatore, è di fatto il motore di una complessa tessitura ritmico-armonica che evidenzia dense sonorità, tipiche della scrittura brahmsiana; l’estensione del clarinetto è esplorata in tutta la sua ampiezza, con frequenti indugi nel registro grave, ciò che conferisce alle due composizioni un certo carattere introspettivo. Entrambe si articolano in quattro movimenti: li connotano aggettivi come “dolente”, “affannato”, “affabile”, che definiscono stati d’animo e tratti emotivi specifici. La prima esecuzione della Sonata n. 1 ebbe luogo a Monaco il 18 aprile 1902, col clarinettista Carl Wagner e lo stesso Reger al pianoforte). La seconda Sonata vide la prima e unica esecuzione pubblica nel Kaimsaal di Monaco il 29 aprile 1904 con Anton Walch al clarinetto. Evidentemente attratto dalle possibilità timbriche dello strumento, Reger vi ritornerà tra il 1908 e il 1909, con la composizione della Sonata in Si bemolle maggiore op. 107.

Alessandro Giachi
Laurea magistrale in Discipline della Musica

coordinamento e redazione
Nicola Badolato

Programma

Robert Schumann (1810-1856)

Fantasiestücke op. 73

Zart und mit Ausdruck
Lebhaft, leicht
Rasch und mit Feuer

 

Max Reger (1810-1856)

Sonata in Fa diesis minore
op. 49 n. 2

Allegro dolente
Vivacissimo
Larghetto
Allegro affabile

Max Reger

Sonata in La bemolle maggiore
op. 49 n. 1

Allegro affannato
Vivace
Larghetto
Prestissimo assai

 

Robert Schumann

Adagio e Allegro op. 70

Langsam, mit innigem Ausdruck
Rasch und feurig – Etwas ruhiger – Im ersten Tempo

 

Giovanni Polo

Conseguito il diploma in clarinetto col massimo dei voti nel Conservatorio di Ferrara, nello stesso istituto ottiene cum laude i diplomi accademici di II livello in clarinetto e in musica da camera. Vincitore di numerose borse di studio, si perfeziona nella Scuola di Musica di Fiesole e nell’Accademia Nazionale Chigiana. Nel 1989 è ammesso nella Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo, dove studia con Th. Friedli, W. Boeykens, M. Bourgue e R. Birstingl. Ha collaborato con l’Orchestra Internazionale d’Italia, I Filarmonici di Torino e come primo clarinetto con la Camerata Virtuosi di New York. Vincitore di vari concorsi in duo e in altre formazioni (Asti, Stresa, Teramo), svolge attività concertistica in Italia e all’estero. Ha inciso per “La Voce del Padrone", “Auvidis”, “Polidor” e “Denon”. Primo clarinetto dell’Orchestra Città di Ferrara, ha collaborato con Diego Fasolis, Enrique Mazzola, Marco Zuccarini, Christoph Muller, Jean Bernard Pommier, Lotar Koenigs, Georgy Rath, William Conway, Douglas Boyd.

Rina Cellini

Nata a Venezia, ha studiato nel Conservatorio “B. Marcello” con Sergio Lorenzi, Lusia Baccara e Gino Gorini: con quest'ultimo s’è diplomata a pieni voti. È diplomata, inoltre, in canto. Tiene concerti in Italia e all'estero come solista, clavicembalista, in duo pianistico e in varie formazioni cameristiche. Molto interessata alla musica contemporanea, è stata più volte invitata alle manifestazioni internazionali dell'“Aterforum" col riconoscimento di famosi compositori che le hanno dedicato i loro lavori. Tiene corsi di perfezionamento pianistico e fa parte di giurie in concorsi pianistici nazionali e internazionali. Ha inciso per “Bongiovanni”, “P.I.L.Z.”, “Iktius”, “Video Radio”, “EurArte”. Ha effettuato registrazioni per la RAI, Radio Vaticana, la TV di Monaco di Baviera, la Tv Spagnola. Dal 1985 è Accademica della R. Accademia Filarmonica di Bologna. È stata docente di pianoforte nel Conservatorio di Ferrara.

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