giovedì 19 aprile, h 20.30 | Aula Magna di S. Lucia
SANGUINEUS ET MELANCHOLICUS
In collaborazione con Musica Insieme
Wiener Mozart Trio
Irina Auner, pianoforte; Daniel Auner, violino; Diethard Auner, violoncello
Il Trio per pianoforte e archi in Si bemolle maggiore K 254 (1776), intitolato da Mozart Divertimento à 3 fu l’unica composizione del genere da lui composta a Salisburgo, al rientro dai numerosi viaggi fatti in l’Europa. Pubblicato a Parigi come “Divertimento pour le clavecin ou forte piano a compagnement violino è viloncello [sic], fu più tardi definito da Mozart Terzetto. Come il titolo dell’edizione lascia chiaramente intuire, la tastiera ha un ruolo predominante, con inserimenti concertanti del violino, mentre il violoncello si limita perlopiù a rafforzare la linea del basso dello strumento principale. Questa distribuzione delle parti emerge soprattutto nei primi due movimenti, un Allegro assai, incentrato sul continuo dialogo tra violino e pianoforte in stile galante, e un Adagio, strutturato in forma di romanza. Nel conclusivo Rondò, dall'andamento moderato (Tempo di Minuetto, 3/4: una scelta caratteristica anche di altre composizioni mozartiane), il violino diviene finalmente protagonista, ed il contrasto dinamico è evidente soprattutto quando il pianoforte esegue passaggi in assolo mentre lo strumento ad arco si distende in melodici salti di terza.
Anton Stepanovič Arenskij (1861-1906), oggi poco conosciuto dal grande pubblico, fu uno dei più eclettici compositori russi della sua generazione. Pianista e direttore d’orchestra, a dispetto di uno stile di vita irregolare ricoprì molti e importanti incarichi istituzionali. Scritto in memoria del grande violoncellista Charles Davidoff, il Trio in Re minore op. 32 (1894) è caratterizzato dal continuo dialogo fra gli strumenti e da andamenti ritmici e inflessioni armoniche popolareggianti. Nel primo movimento (Allegro Moderato - Più mosso, 4/4) il violino è chiamato a una grande espressività e i piani dinamici sono fortemente contrastanti. Il secondo movimento è uno Scherzo (Allegro molto - meno mosso, 3/4),dal tradizionale andamento vivace. Segue l’Elegia (Adagio - Più mosso, 4/4), che con il suo tono pensoso costituisce senza dubbio il fulcro espressivo dell’intera composizione. Dopo quest’oasi meditativa, torna nel brano finale (Allegro ma non troppo - Più vivo - Andante - Adagio - Allegro molto, 3/4) la vitalità dei primi due movimenti. Degno di nota l’ampio episodio cantabile affidato al violoncello, una parentesi lirica prima della vigorosa coda.
Bedřich Smetana (1824-1884), illustre esponente del nazionalismo ceco, godette di grande fama nel suo paese, ma il suo linguaggio musicale si nutrì anche di suggestioni diverse (Schumann per la scrittura pianistica, Mendelssohn e Liszt per quella orchestrale). Tale apertura verso la cultura musicale centroeuropea si concretizzò nella decisione di lasciare Praga alla volta della Svezia, dove Smetana visse cinque anni, alla ricerca di una situazione politica e culturale più favorevole. Tornato in patria, il compositore si dedicò ad opere in stile nazionale, ricche di riferimenti a stilemi popolari. Ad esempio, intese le sue polke non come musica da ballo, ma come immagini poetiche di vita ceca e come stimolo allo sviluppo dell'identità nazionale. La principale creazione del periodo precedente la partenza fu il Trio per pianoforte in Sol minore op. 15 (1855), straziante meditazione sulla scomparsa della prediletta figlia Bedřiška. Giudicata negativamente dalla critica alla prima praghese, l’anno successivo l’opera fu accolta da Liszt con entusiasmo. Il primo movimento (Moderato Assai, 3/4) si apre con un tormentato e nervoso assolo del violino: una melodia pentatonica, intorbidata e incupita da cromatismi. Il tono disperato del movimento è espresso da forti contrasti dinamici e incursioni nelle tessiture estreme dei tre strumenti. Il secondo movimento (Allegro, ma non agitato, 2/4) è inframmezzato da due trii chiamati alternativi (il primo pastorale e riflessivo, il secondo funereo). Il Finale, (Presto, 6/8 - Meno presto, tranquillo assai, 2/4 - Mosso, 6/8) è pieno di una ritrovata energia: al carattere frenetico e ai contrasti timbrici iniziali si contrappongono poi episodi lirici e malinconici. Una sezione dal carattere di marcia funebre sfocia infine in un’accesa, liberatoria coda in modo maggiore.
Luca Amodio
Laurea magistrale in Discipline della Musica
coordinamento e redazione
Paolo Valenti