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mercoledì 4 maggio, h 21 | Laboratori DMS - Auditorium
Per quattro corde
Masha Diatchenko violino
Per quattro corde
Masha Diatchenko violino
Negli
anni del servizio alla corte di Köthen (1717-1723) Johann Sebastian
Bach compose una serie di sei brani per violino – tre Sonate e
tre suites (denominate
‘Partite’) – che sfidano i limiti strutturali dello strumento: per
assicurare alla melodia il necessario sostegno armonico e polifonico in
assenza di un accompagnamento, il compositore dà fondo a risorse
tecniche ed espressive estreme, in particolare all’uso delle corde
multiple e agli arpeggi più spericolati, dipanati in cento forme
diverse su un àmbito di tre ottave. Nella seconda Partita un’imponente Ciaccona funge da coronamento alla consueta sequenza di danze (Allemanda, Corrente, Sarabanda e Giga):
le prime otto battute enunciano gravemente il tema, che viene poi
assoggettato a una trentina di variazioni, stupefacenti per la varietà
degli effetti sonori e l’inaudito virtuosismo (a metà del brano, una
serie di variazioni è in modo maggiore). Un monumento inarrivato della
letteratura violinistica di tutti i tempi.
Pubblicati nel 1820, i Capricci op. 1 segnano il vertice dell’arte di Nicolò Paganini e offrono la summa del più vertiginoso virtuosismo romantico. Nel genere del Capriccio, che vanta una tradizione illustre (basti menzionare Rodolphe Kreutzer e Pierre Rode), Paganini esalta beninteso il tecnicismo – con finalità didattiche – ma nel contempo lo esilara in singolarissimo estro inventivo. Nel Capriccio n. 5 un’impervia cadenza di scale e arpeggi che svettano fino al La sovracuto introduce la motorica frenesia di un indomito movimento Agitato, infine sedata nel ritorno della cadenza iniziale in maggiore. Nel Capriccio n. 10 – una delle pagine più ardue del repertorio – burrasche di trilli e zampilli di picchiettati costellano un tessuto continuo di sestine di semicrome staccate, scale cromatiche per ottave spezzate, tricordi e tetracordi. Per via dell’attacco (una scala cromatica discendente per terze) il Capriccio n. 13 s’è conquistato un nomignolo apocrifo, “la risata”: l’intento fonosimbolico emerge da una scrittura in apparenza svagata, mentre la sezione centrale ostenta passi per ottave spezzate difficilissimi da intonare. Una sorta di fanfara annuncia il Capriccio n. 17, imbastito su scrosci di biscrome e bicordi cromatici; segue una sezione più concitata di vertiginose ottave parallele.
Composta nel marzo del 1944 su richiesta del violinista Yehudi Menuhin, la Sonata per violino solo di Béla Bartók rivelò difficoltà tali da indurre il grande virtuoso ad apportare notevoli semplificazioni, specie nella diteggiatura e nei colpi d’arco; per agevolare l’esecuzione, sostituì poi ai quarti di tono prescritti da Bartók semplici semitoni. L’articolazione in quattro tempi dai caratteri spiccatamente contrastanti rivela un’ideale affinità con la sonata e la suite barocca. Sebbene il Tempo di Ciaccona ricalchi il profilo ritmico della danza secentesca, la struttura si rifà al modello della forma-sonata: l’esposizione presenta due temi contrastanti, uno danzante e l’altro più lirico, mentre lo sviluppo parafrasa virtuosisticamente il primo tema. Nell’inafferrabilità di qualsiasi riferimento tonale della Fuga qualche critico ha voluto vedere un’anticipazione del serialismo. La pacata linea del canto nella Melodia svela difficoltà tecniche egualmente ardue. Imbevuto delle sonorità e dei ritmi di danza tipici del folklore ungherese è il Presto finale in forma di rondò, in cui il cromatismo dell’attacco cede via via il passo a temi più lirici e sinuosi.
Pubblicati nel 1820, i Capricci op. 1 segnano il vertice dell’arte di Nicolò Paganini e offrono la summa del più vertiginoso virtuosismo romantico. Nel genere del Capriccio, che vanta una tradizione illustre (basti menzionare Rodolphe Kreutzer e Pierre Rode), Paganini esalta beninteso il tecnicismo – con finalità didattiche – ma nel contempo lo esilara in singolarissimo estro inventivo. Nel Capriccio n. 5 un’impervia cadenza di scale e arpeggi che svettano fino al La sovracuto introduce la motorica frenesia di un indomito movimento Agitato, infine sedata nel ritorno della cadenza iniziale in maggiore. Nel Capriccio n. 10 – una delle pagine più ardue del repertorio – burrasche di trilli e zampilli di picchiettati costellano un tessuto continuo di sestine di semicrome staccate, scale cromatiche per ottave spezzate, tricordi e tetracordi. Per via dell’attacco (una scala cromatica discendente per terze) il Capriccio n. 13 s’è conquistato un nomignolo apocrifo, “la risata”: l’intento fonosimbolico emerge da una scrittura in apparenza svagata, mentre la sezione centrale ostenta passi per ottave spezzate difficilissimi da intonare. Una sorta di fanfara annuncia il Capriccio n. 17, imbastito su scrosci di biscrome e bicordi cromatici; segue una sezione più concitata di vertiginose ottave parallele.
Composta nel marzo del 1944 su richiesta del violinista Yehudi Menuhin, la Sonata per violino solo di Béla Bartók rivelò difficoltà tali da indurre il grande virtuoso ad apportare notevoli semplificazioni, specie nella diteggiatura e nei colpi d’arco; per agevolare l’esecuzione, sostituì poi ai quarti di tono prescritti da Bartók semplici semitoni. L’articolazione in quattro tempi dai caratteri spiccatamente contrastanti rivela un’ideale affinità con la sonata e la suite barocca. Sebbene il Tempo di Ciaccona ricalchi il profilo ritmico della danza secentesca, la struttura si rifà al modello della forma-sonata: l’esposizione presenta due temi contrastanti, uno danzante e l’altro più lirico, mentre lo sviluppo parafrasa virtuosisticamente il primo tema. Nell’inafferrabilità di qualsiasi riferimento tonale della Fuga qualche critico ha voluto vedere un’anticipazione del serialismo. La pacata linea del canto nella Melodia svela difficoltà tecniche egualmente ardue. Imbevuto delle sonorità e dei ritmi di danza tipici del folklore ungherese è il Presto finale in forma di rondò, in cui il cromatismo dell’attacco cede via via il passo a temi più lirici e sinuosi.
Alessandra Carbonaro
Laurea magistrale in
Discipline della Musica
coordinamento e redazione
Sara Elisa Stangalino
Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Partita n. 2 in Re minore BWV 1004
Nicolò Paganini (1782-1840)
Capricci op. 1
Béla Bartók (1881-1945)
Sonata per violino solo
Masha Diatchenko, nata a Roma nel 1994, figlia d’arte di settima generazione, si esibisce come solista fin dall’età di sei anni. Diplomata nel Conservatorio statale di Genova sotto la guida di Massimo Coco, continua in seguito a studiare con il padre, Sergej Diatchenko.
Le sue straordinarie doti trovano conferma nei numerosi premi a concorsi nazionali e internazionali, tra cui il Premio San Ginesio 2004 e il Premio Uniglobus 2005 conferiti dalla Confederazione dei Cavalieri Crociati, il Premio “G.F. Pressenda” 2007 assegnato dall’omonima associazione di Alba, il Premio “Foyer” 2010 intitolato al Foyer des Artistes di Roma.
Ha all’attivo numerose incisioni, tra cui i concerti nn. 1 e 2 di Paganini (op. 6 e 7), il concerto op. 47 di Sibelius, il concerto op. 77 di J. Brahms, Introduction et Rondò capriccioso op. 28 di Saint-Saëns e il concerto op. 35 di Čajkovskij.
Svolge un’intensa attività concertistica in Italia e all’estero. Ha rilasciato interviste per la televisione ucraina, per RaiDue, RaiTre, RaiSat ed EuroNews.
Attualmente suona due diversi strumenti: un violino della famiglia Guarneri e il violino che il maestro liutaio Gilberto Losi ha creato appositamente per lei nel 2003.
ingresso gratuito posti limitati
info: tel. 051 2092400/10/11
Partita n. 2 in Re minore BWV 1004
Allemanda
Corrente
Sarabanda
Giga
Ciaccona
Corrente
Sarabanda
Giga
Ciaccona
Nicolò Paganini (1782-1840)
Capricci op. 1
n. 5: Agitato, in La minore
n. 10: Vivace, in Sol minore
n. 13: Allegro, in Sib maggiore
n. 17: Sostenuto - Andante, in Mib maggiore
n. 10: Vivace, in Sol minore
n. 13: Allegro, in Sib maggiore
n. 17: Sostenuto - Andante, in Mib maggiore
Béla Bartók (1881-1945)
Sonata per violino solo
Tempo di Ciaccona
Fuga
Melodia
Presto
Fuga
Melodia
Presto
Masha Diatchenko, nata a Roma nel 1994, figlia d’arte di settima generazione, si esibisce come solista fin dall’età di sei anni. Diplomata nel Conservatorio statale di Genova sotto la guida di Massimo Coco, continua in seguito a studiare con il padre, Sergej Diatchenko.
Le sue straordinarie doti trovano conferma nei numerosi premi a concorsi nazionali e internazionali, tra cui il Premio San Ginesio 2004 e il Premio Uniglobus 2005 conferiti dalla Confederazione dei Cavalieri Crociati, il Premio “G.F. Pressenda” 2007 assegnato dall’omonima associazione di Alba, il Premio “Foyer” 2010 intitolato al Foyer des Artistes di Roma.
Ha all’attivo numerose incisioni, tra cui i concerti nn. 1 e 2 di Paganini (op. 6 e 7), il concerto op. 47 di Sibelius, il concerto op. 77 di J. Brahms, Introduction et Rondò capriccioso op. 28 di Saint-Saëns e il concerto op. 35 di Čajkovskij.
Svolge un’intensa attività concertistica in Italia e all’estero. Ha rilasciato interviste per la televisione ucraina, per RaiDue, RaiTre, RaiSat ed EuroNews.
Attualmente suona due diversi strumenti: un violino della famiglia Guarneri e il violino che il maestro liutaio Gilberto Losi ha creato appositamente per lei nel 2003.
ingresso gratuito posti limitati
info: tel. 051 2092400/10/11