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martedì 29 marzo 2011, h 21 | Laboratori DMS - Auditorium
Di dotte conversazioni, di passione e di geometria
Paolo Marzocchi pianoforte
Quartetto Strehler
Di dotte conversazioni, di passione e di geometria
Paolo Marzocchi pianoforte
Quartetto Strehler
Nel
1796-97 Franz Joseph Haydn compone i sei Quartetti op. 76, dedicati al
conte Joseph Erdödy: è il culmine di una trentennale dedizione al
genere quartettistico. Notissimo il terzo quartetto, in Do maggiore,
che nel secondo tempo esibisce la seve-ra e serena melodia composta da
Haydn in onore dell’imperatore Francesco II, poi adottata nel 1922 come
inno nazionale tedesco. Nell’Allegro
iniziale, in forma-sonata, il fremito dei ritmi puntati e l’impulso
incalzante delle sincopi – un vezzo tipico della musica popolare
ungherese – danno un piglio quasi sinfonico al discorso. Nel Poco Adagio. Cantabile
l’inno imperiale, intonato dapprima quasi in coro dai quattro
strumenti, viene assoggettato a una serie di raffinate variazioni:
primo violino, secon-do violino, violoncello, viola lo espongono a
turno, adagiandolo sul tessuto sonoro soave e terso delle altre parti.
Nell’aggraziato Menuetto si osserva il contrasto tonale col Trio,
in modo minore: alla tenue nostalgia di quest’episodio in La minore si
con-trappone l’impeto aggressivo dei tre accordi che innescano il
vorticoso Finale. Presto in Do minore, furioso scatenamento di rapide ghirlande di terzine, in un clima agitato.
Paolo Marzocchi presenta la prima esecuzione assoluta del suo Reticolo di Bravais, brano quartettistico ispirato al principio geometrico escogitato nel 1845 dal cristallografo Auguste Bravais: una struttura elementare denominata ‘cella primitiva’ determina lo sviluppo d’ogni sistema cristallino. È in gioco la dialettica tra sincronia e diacronia, in termini musicali il conflitto tra la dimensione verticale (armonica) e quella orizzontale (melodica) su un dato materiale musicale. L’antagonismo tra le due di-mensioni giunge infine al punto di rottura: qui è un canone a quattro voci che decreta il raggiungimento dell’equilibrio.
Pubblicate nel 1922, le Trois pièces pour quatuor à cordes di Igor’ Stravinskij risal-gono al 1914-15. L’epigrammatica brevità e la ricerca timbrica contrassegnano il mi-nuscolo capolavoro. Il primo pezzo presenta un motivo di quattro sole note che, esposto dal primo violino, ondeggia sopra l’ostinato ritmico del violoncello: l’effetto è un ininterrotto dondolio, increspato da continui spiazzamenti accentuativi. Più scher-zoso il tono del secondo pezzo, che procede a singhiozzo per il continuo mutare del metro e per l’inquieto cromatismo. In netto contrasto, il pezzo di chiusura si distingue per la conquistata omogeneità timbrica; la scrittura “corale” effonde un’atmosfera mi-stica, in linea con quella religiosità che sarà un tratto distintivo dello Stravinskij maturo.
Robert Schumann compose il Quintetto con pianoforte op. 44 nell’autunno del 1842, in meno d’un mese; fu eseguito per la prima volta l’anno dopo al Gewandhaus di Lipsia. L’organico innovativo troverà emuli insigni, a cominciare da Brahms. Nel-l’Allegro brillante in forma-sonata prorompe il contrasto tra un primo tema energico e dinamico e un secondo più lirico e cantabile, affidato al violoncello e alla viola. Il sen-so del dramma si condensa nel secondo tempo, In Modo d’una Marcia – lampante l’allusione alla marcia funebre della Terza di Beethoven –, concepito in forma di rondò. Lo Scherzo stuzzica la gara a rotta di collo tra il pianoforte e gli archi su ripide scale ascendenti. Nella coda del brillante Allegro, ma non troppo conclusivo il vivace tema del primo movimento s’intreccia con quello del Finale, in una sorta di virtuosistico fugato a due soggetti.
Paolo Marzocchi presenta la prima esecuzione assoluta del suo Reticolo di Bravais, brano quartettistico ispirato al principio geometrico escogitato nel 1845 dal cristallografo Auguste Bravais: una struttura elementare denominata ‘cella primitiva’ determina lo sviluppo d’ogni sistema cristallino. È in gioco la dialettica tra sincronia e diacronia, in termini musicali il conflitto tra la dimensione verticale (armonica) e quella orizzontale (melodica) su un dato materiale musicale. L’antagonismo tra le due di-mensioni giunge infine al punto di rottura: qui è un canone a quattro voci che decreta il raggiungimento dell’equilibrio.
Pubblicate nel 1922, le Trois pièces pour quatuor à cordes di Igor’ Stravinskij risal-gono al 1914-15. L’epigrammatica brevità e la ricerca timbrica contrassegnano il mi-nuscolo capolavoro. Il primo pezzo presenta un motivo di quattro sole note che, esposto dal primo violino, ondeggia sopra l’ostinato ritmico del violoncello: l’effetto è un ininterrotto dondolio, increspato da continui spiazzamenti accentuativi. Più scher-zoso il tono del secondo pezzo, che procede a singhiozzo per il continuo mutare del metro e per l’inquieto cromatismo. In netto contrasto, il pezzo di chiusura si distingue per la conquistata omogeneità timbrica; la scrittura “corale” effonde un’atmosfera mi-stica, in linea con quella religiosità che sarà un tratto distintivo dello Stravinskij maturo.
Robert Schumann compose il Quintetto con pianoforte op. 44 nell’autunno del 1842, in meno d’un mese; fu eseguito per la prima volta l’anno dopo al Gewandhaus di Lipsia. L’organico innovativo troverà emuli insigni, a cominciare da Brahms. Nel-l’Allegro brillante in forma-sonata prorompe il contrasto tra un primo tema energico e dinamico e un secondo più lirico e cantabile, affidato al violoncello e alla viola. Il sen-so del dramma si condensa nel secondo tempo, In Modo d’una Marcia – lampante l’allusione alla marcia funebre della Terza di Beethoven –, concepito in forma di rondò. Lo Scherzo stuzzica la gara a rotta di collo tra il pianoforte e gli archi su ripide scale ascendenti. Nella coda del brillante Allegro, ma non troppo conclusivo il vivace tema del primo movimento s’intreccia con quello del Finale, in una sorta di virtuosistico fugato a due soggetti.
Daniel Molinari
Laurea Magistrale in
Discipline della Musica
coordinamento e redazione
Sara Elisa Stangalino
Franz Joseph Haydn (1732-1809)
Quartetto in Do maggiore op. 76 n. 3
“Kaiserquartett”
Paolo Marzocchi (1971)
Il reticolo di Bravais
prima esecuzione assoluta
Igor’ Stravinskij (1882-1971)
Trois Pièces pour quatuor à cordes
Robert Schumann (1810-1856)
Quintetto in Mi bemolle maggiore op. 44
Quartetto Strehler – Francesco Comisso e Filippo Gianinetti violini, Joël Imperial viola, Marco Radaelli violoncello. Dalla Trieste mitteleuropea di un secolo fa, passando per il fervore culturale che contraddistinse Milano nel secondo dopoguerra, un violino intraprende il suo viaggio per farsi, oggi, punto d’incontro fra musica, teatro e poesia. Lo strumento è appartenuto ad Albertina Ferrari, madre di Giorgio Strehler e apprezzata violinista allieva di Jenő Hubay. Nell’intento di ridar voce a questo strumento, Andrea Jonasson Strehler riunisce quattro musicisti prove-nienti da differenti esperienze musicali internazionali: hanno infatti collaborato con interpreti quali Maazel Barenboim Chung Gergiev Abbado Carmignola Bogdanovich Rostropovich Brunello Vernikov Rossi Lucchesini Masi e altri ancora. In ricordo del grande regista, delle sue radici culturali, del suo amore per l’arte dei suoni, il giovane quartetto punta a conciliare la tradizione interpretativa dell’immenso patrimonio musicale mitteleuropeo con l’idea del “bel canto”, quintessenza dell’opera italiana, cui Giorgio Strehler seppe dare un ineguagliato risalto teatrale.
Paolo Marzocchi, pianista e compositore, nasce e studia a Pesaro. Versatile, è tanto interprete quanto autore. In questa veste si esprime non solo dedicandosi alla musica assoluta, ma anche sperimentando la combinazione tra musica e altri linguaggi, il teatro, il cinema, la radio. Ha ricevuto numerose commissioni per opere pianistiche e orchestrali. Ha collaborato con istituzioni come l’Arena di Verona, l’Orchestra dei Pomeriggi musicali di Milano, l’Opera di Roma, la Biennale di Venezia, l’Orchestra “Toscanini”, la Filarmonica marchigiana e la Human Rights Orchestra. Attualmente collabora con artisti come il direttore Michele Mariotti, il cor-nista Alessio Allegrini, lo scrittore Guido Barbieri, il poeta Gianni d’Elia, lo scrittore Joseph Denize, il regista Michał Kosakowsky, i videoartisti Stefano Franceschetti e Cristiano Carloni, il regista Henning Brockhaus. Insegna all’Università di Macerata e all’Accademia di Belle arti di Urbino e Macerata.
ingresso gratuito posti limitati
info: tel. 051 2092411
Quartetto in Do maggiore op. 76 n. 3
“Kaiserquartett”
Allegro
Poco Adagio. Cantabile
Menuetto
Finale. Presto
Poco Adagio. Cantabile
Menuetto
Finale. Presto
Paolo Marzocchi (1971)
Il reticolo di Bravais
prima esecuzione assoluta
Igor’ Stravinskij (1882-1971)
Trois Pièces pour quatuor à cordes
Robert Schumann (1810-1856)
Quintetto in Mi bemolle maggiore op. 44
Allegro brillante
In Modo d’una Marcia
Scherzo
Allegro, ma non troppo
In Modo d’una Marcia
Scherzo
Allegro, ma non troppo
Quartetto Strehler – Francesco Comisso e Filippo Gianinetti violini, Joël Imperial viola, Marco Radaelli violoncello. Dalla Trieste mitteleuropea di un secolo fa, passando per il fervore culturale che contraddistinse Milano nel secondo dopoguerra, un violino intraprende il suo viaggio per farsi, oggi, punto d’incontro fra musica, teatro e poesia. Lo strumento è appartenuto ad Albertina Ferrari, madre di Giorgio Strehler e apprezzata violinista allieva di Jenő Hubay. Nell’intento di ridar voce a questo strumento, Andrea Jonasson Strehler riunisce quattro musicisti prove-nienti da differenti esperienze musicali internazionali: hanno infatti collaborato con interpreti quali Maazel Barenboim Chung Gergiev Abbado Carmignola Bogdanovich Rostropovich Brunello Vernikov Rossi Lucchesini Masi e altri ancora. In ricordo del grande regista, delle sue radici culturali, del suo amore per l’arte dei suoni, il giovane quartetto punta a conciliare la tradizione interpretativa dell’immenso patrimonio musicale mitteleuropeo con l’idea del “bel canto”, quintessenza dell’opera italiana, cui Giorgio Strehler seppe dare un ineguagliato risalto teatrale.
Paolo Marzocchi, pianista e compositore, nasce e studia a Pesaro. Versatile, è tanto interprete quanto autore. In questa veste si esprime non solo dedicandosi alla musica assoluta, ma anche sperimentando la combinazione tra musica e altri linguaggi, il teatro, il cinema, la radio. Ha ricevuto numerose commissioni per opere pianistiche e orchestrali. Ha collaborato con istituzioni come l’Arena di Verona, l’Orchestra dei Pomeriggi musicali di Milano, l’Opera di Roma, la Biennale di Venezia, l’Orchestra “Toscanini”, la Filarmonica marchigiana e la Human Rights Orchestra. Attualmente collabora con artisti come il direttore Michele Mariotti, il cor-nista Alessio Allegrini, lo scrittore Guido Barbieri, il poeta Gianni d’Elia, lo scrittore Joseph Denize, il regista Michał Kosakowsky, i videoartisti Stefano Franceschetti e Cristiano Carloni, il regista Henning Brockhaus. Insegna all’Università di Macerata e all’Accademia di Belle arti di Urbino e Macerata.
ingresso gratuito posti limitati
info: tel. 051 2092411