11/14 febbraio 09 in collaborazione con Arena del Sole - Nuova Scena - Teatro Stabile di Bologna LA FURA DELS BAUS una sottile distanza ci separa dall’abisso a cura di Enrico Pitozzi Boris Godunov direzione artistica di Àlex Ollé regia e drammaturgia di Àlex Ollé e David Plana testi originali di David Plana con Pedro Gutiérrez, Sara Rosa Losilla, Pep Miras, Juan Olivares, Cesca Piñón, Albert Prat, Oscar Rabadan, Fina Rius, Manel Sans 11, 12, 13, 14 febbraio • ore 21 • Arena del Sole L’atmosfera si fa tesa Incontro con La Fura dels Baus coordina Enrico Pitozzi 12 febbraio • ore 16 • Laboratori DMS La Fura dels Baus, compagnia
catalana fondata a Barcellona nel 1979, è una formazione a «geometria
variabile» sempre in prima linea nella sperimentazione radicale di
nuove forme nell’ambito della scena performativa. Attualmente la
compagnia è guidata da Àlex Ollé e da David Plana. Coniugando in modo
sapiente la prospettiva performativa e drammaturgica a una
sperimentazione a tutto campo nell’ambito dei nuovi media, a partire da
Accions (1983), lavoro radicale e di estrema raffinatezza stilistica, passando per i più recenti Faust 3.0 (1998) o il progetto Metamorfosis
(2005-2006), la Fura dels Baus costituisce un punto di riferimento per
il pubblico di ogni parte del mondo attento alle evoluzioni della scena
contemporanea. Nel corso degli anni La Fura ha sviluppato un proprio
linguaggio, uno stile e un’estetica che si basano sulla creazione
collettiva. Dagli anni Novanta del secolo scorso la compagnia ha
lavorato nel campo della letteratura drammatica, del teatro digitale,
dell’opera e nella produzione di grandi eventi, senza trascurare
interventi in ambito cinematografico, come la realizzazione di Faust 5.0. (2001). Fedele ai suoi principi di creazione partecipativa, la Fura sviluppa anche progetti attraverso il web come Work in progress 97,
spettacolo nel quale si ibridavano scene che si svolgevano
simultaneamente in diverse città, dando così forma a un palcoscenico
digitale. |
11, 12, 13, 14 febbraio • ore 21 • Arena del Sole in collaborazione con Arena del Sole - Nuova Scena - Teatro Stabile di Bologna BORIS GODUNOV direzione artistica Àlex Ollé regia e drammaturgia Àlex Ollé, David Plana testi originali David Plana con Pedro Gutiérrez, Sara Rosa Losilla, Pep Miras, Juan Olivares, Cesca Piñón, Albert Prat, Oscar Rabadan, Fina Rius, Manel Sans tour italiano organizzato da Just in Time srl una produzione del Teatre Nacional de Catalunya, Centro Dramático Nacional, Elsinor, La Fura dels Baus in collaborazione con Teatro Villa de Molina, Ajuntament de Rubí e con il sostegno del Ministerio de Cultura-INAEM, Generaltit de Catalunya-ICIC Durante l’allestimento del Boris Godunov,
versione riadattata del dramma di Alexander Puškin, un gruppo di
terroristi irrompe nel teatro prendendo i presenti in ostaggio. Questa,
in sintesi, la struttura drammaturgia che dà forma all’ultimo progetto
scenico dei catalani de La Fura dels Baus. Due diverse prospettive qui convergono: da un lato il dramma di Puškin in cui il grande scrittore russo ricostruisce – su base storica – la vicenda di Boris Godunov che conquista il potere con il sangue e viene deposto con l’inganno; dall’altro l’evocazione – non si tratta infatti di una ricostruzione dei fatti di cronaca – del tragico episodio del Teatro Dubrovka di Mosca nell’ottobre del 2002, quando un gruppo di terroristi prese in ostaggio gli spettatori del teatro facendo una carneficina. La rievocazione di quell’evento, tematicamente legato sulla scena al dramma di Puškin da una serrata quanto cruda riflessione sul potere, permette alla Fura di esplorare le potenzialità del metateatro senza limitarsi a una semplice riflessione di carattere politico o sociologico sul terrorismo. A essere in gioco è qui il ruolo attivo dello spettatore che si trova immerso – come già in altri lavori della formazione catalana – in un’esperienza estrema ottenuta con il supporto delle tecnologie audio-visive: un sistema di telecamere riprende e restituisce su grande schermo ciò che avviene dietro le quinte, la platea o altrove. La scena diventa così un prisma all’interno del quale diversi punti di vista entrano in risonanza tra loro: tanto le motivazioni dei terroristi quanto le discussioni dei governanti in carica impegnati nel risolvere la crisi verificatasi o, ancora, le conversazioni tra i terroristi e gli ostaggi. La scenografia, mediata tecnologicamente, si fa quindi diaframma temporale, sospesa tra un passato (quello del dramma di Puškin messo in scena o dei fatti di terrorismo evocati) e l’eterno presente del teatro sotto (simulato) assedio. |