martedì 24 marzo, ore 21 Aula absidale di S. Lucia (via de' Chiari 25a) ingresso libero - posti limitati Robert Schumann (1810-1856) Dichterliebe op. 48 Im wunderschönen Monat Mai Aus meinen Tränen sprießen Die Rose, die Lilje, die Taube, die Sonne Wenn ich in deine Augen seh Ich will meine Seele tauchen Im Rhein, im heiligen Strome Ich grolle nicht, und wenn das Herz auch bricht Und wüßtens die Blumen, die kleinen Das ist ein Flöten und Geigen Hör ich das Liedchen klingen Ein Jüngling liebt ein Mädchen Am leuchtenden Sommermorgen Ich hab im Traum geweinet Allnächtlich im Traume seh ich dich Aus alten Märchen winkt es Die alten, bösen Lieder Liederkreis op. 24 Morgens steh ich auf und frage Es treibt mich hin, es treibt mich her! Ich wandelte unter den Bäumen Lieb Liebchen, legs Händchen aufs Herze mein Schöne Wiege meiner Leiden Warte, warte, wilder Schiffsmann Berg und Burgen schaun herunter Anfangs wollt ich fast verzagen Mit Myrten und Rosen, lieblich und hold Matthias Stier.
Dall’ottobre 2004 è iscritto al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di
Torino, dove frequenta il corso di Musica vocale da Camera di Erik
Battaglia. Dal 2001 partecipa ai corsi tenuti da Elio Battaglia alla
Internationale Sommerakademie, Universität Mozarteum di Salisburgo e al
corso estivo “Il Lied tedesco” alla Scuola Hugo Wolf di Acquasparta.
Nel 2003 ha impersonato Morisco nell’opera Manuel Venegas
di Hugo Wolf al Mozarteum. Nel 2004 ha cantato, accompagnato al
pianoforte da Boris Petrušanskij, lieder di Michail Glinka, nell’àmbito
di “SettembreMusica” a Torino. Si è esibito al “Reggio Parma Festival”
(2005) e ha debuttato come Arlecchino nell’opera Mandragora
di Karol Szymanowski al Festival delle Nazioni di Città di Castello,
dove gli è stato assegnato il Premio Calpurnia 2005. Ha vinto il premio
come miglior liederista al concorso internazionale “Renata Tebaldi” di
San Marino nel 2005. Nel 2006 ha cantato al Regio di Torino e al
Bellini di Catania per la presentazione delle “Canzoni per voce e
pianoforte” di Bellini edite da BMG-Ricordi. Nel 2006 ha vinto il primo
premio e il premio come miglior duo, insieme a Riccardo Mondino, nel
concorso internazionale di musica vocale da camera “Silvio Omizzolo” di
Padova e si è esibito come tenore solista nel Messiah
di Händel, trasmesso da RAI RadioTre. Nel 2007 si è esibito in un
recital di Lieder di Grieg su invito della Radio Vaticana e in un
concerto-tributo a Maria Callas nell’àmbito della rassegna musicale
“MITO SettembreMusica” (Torino-Milano) con un programma di Lieder e
arie d’opera. Riccardo Mondino. Ha iniziato lo studio del pianoforte con Bruno Dal Pozzolo nel 1989 e si è diplomato, diciannovenne, nel Conservatorio di Cuneo. Ha frequentato, in qualità di pianista accompagnatore, un corso di specializzazione in Liederistica alla Scuola Hugo Wolf di Acquasparta sotto la guida di Erik Battaglia. Col medesimo insegnante ha conseguito nel 2007 il diploma di Musica vocale da Camera nel Conservatorio di Torino. Dal 1990 ha preso parte a numerosi concorsi nazionali e internazionali, ottenendo sempre riconoscimenti tra il primo e il terzo premio. Dal 1995 ha tenuto concerti in Italia e all’estero, sia come solista, sia come accompagnatore in recital di Canto lirico, collaborando con varie Associazioni, tra cui l’Unione Musicale, il Teatro Stabile e il Teatro Regio di Torino. Nel 1999 si è classificato primo nella Rassegna internazionale di Pinerolo. Ha frequentato per due anni corsi di perfezionamento nell’Accademia di Cremona e nell’Accademia di musica di Pinerolo. Nell’ottobre 2006, con Matthias Stier, ha partecipato al concorso internazionale di musica vocale da camera “Silvio Omizzolo” di Padova, ottenendo il premio come miglior duo. |
La rosa, il giglio, la colomba, il sole Matthias Stier tenore Riccardo Mondino pianoforte Per
i romantici tedeschi il Lied è stato il principale, seppur non l’unico,
laboratorio dell’intreccio tra musica e poesia. Robert Schumann,
lettore vorace ed acuto, scrittore in proprio e critico musicale,
testimonia la pluralità degli approcci possibili al rapporto tra l’arte
della parola e l’arte dei suoni: musica e letteratura si fondono non
solo nelle composizioni vocali, bensì anche nella produzione
strumentale, costellata di riferimenti ad autori come E.T.A. Hoffmann e
Jean Paul, a volte dichiarati nei titoli, a volte occulti ed enigmatici.
Sul versante della poesia lirica, Heinrich Heine (1797–1856) è l’autore da cui Schumann ha attinto più copiosamente (ben 43 Lieder): entrambi i cicli in programma, Liederkreis e Dichterliebe, sono desunti dal fortunato Buch der Lieder (1827). Schumann li compose nel 1840 – l’“anno dei Lieder” – sotto il segno d’una doppia, euforica ispirazione: da un lato il matrimonio infine celebrato con Clara Wieck (il suocero l’aveva fin lì avversato), dall’altro lo studio dell’opera di Schubert, Lieder compresi, cui Schumann si era dedicato nel 1838-39. «La rosa, il giglio, la colomba, il sole» – incipit d’uno dei Lieder – sono metaforici attributi della purezza della donna amata, che il poeta insegue e rincorre senza mai poterla davvero cogliere. Nel colmo d’una florida primavera attacca il ciclo della Dichterliebe: i versi, carichi di fiori e di sogni, sono tratti dal Lyrisches Intermezzo nel Buch der Lieder. Con suadente melodia «Im wunderschönen Monat Mai» celebra lo sbocciare d’un amore appassionato, su cui però l’accompagnamento pianistico, che resta sospeso su una dissonanza non risolta, getta un’ombra d’incertezza. Dopo un’altalena di gaudio e speranza, «Ich will meine Seele tauchen» ripropone l’ambiguità del primo Lied: se la voce s’inebria al ricordo del bacio dell’amata, il pianoforte – in particolare nel breve postludio – stende un’aura di mestizia, quasi un velo di lacrime. Brusca transizione verso la severità in «Im Rhein, im heiligen Strome», grave nel tono e nel registro: il passo greve farà risaltare ancor più il martellare degli accordi in «Ich grolle nicht», esplosione di dolore e rabbia repressa. Il progressivo declino verso il silenzio e il desiderio di morte è squarciato dal chiasso della festa di nozze dell’amata («Das ist ein Flöten und Geigen»), da una storia di amori scompagnati («Ein Jüngling liebt ein Mädchen»), da una favola antica e sempre nuova («Aus alten Märchen winkt es»): sono altrettanti pungoli alla sofferenza del poeta, che sopraffatto dal dolore ammutolisce – i postludi del pianoforte sono spesso assai lunghi – e infine, nel Lied conclusivo («Die alten, bösen Lieder»), rinchiude i versi, l’amore e sé stesso in una bara. Il Liederkreis – il primo ciclo liederistico composto da Schumann – è tratto dalla prima sezione del Buch der Lieder, intitolata Junge Leiden. «Morgen steh ich auf» dipinge la trepida attesa dell’amata; in «Es treibt mich hin» l’agitazione crescente si muta in frenetica impazienza, esasperata dal torpido passare delle ore. Un surreale dialogo silvestre alimenta l’amore del poeta in «Ich wandelte unter den Bäumen»: nella terza strofa – il momento è sottolineato dal passaggio del pianoforte al registro acuto e da un’improvvisa modulazione – gli uccelli gli rivelano d’aver udito una misteriosa “parola d’oro” dalla fanciulla. «Lieb Liebchen, legs Händchen» penetra invece nel cuore in pena dell’innamorato, che (come gli accordi del pianoforte) batte in contrattempo. C’è già il presagio dell’abbandono: partenza e viaggio sono i temi dei Lieder seguenti, l’ampio rondò «Schöne Wiege meiner Leiden», l’eccitato dialogo con Caronte («Warte, warte, wilder Schiffsmann») e la sua antitesi «Berg und Burgen», dove il lento incedere del pianoforte mima lo scorrere placido del fiume che, al pari dell’amata, cela nel proprio seno pericolosi gorghi e vortici. «Mit Myrten und Rosen», nel ricondurre la tonalità del primo Lied, intona a sorpresa un commiato colmo di speranza. Simone Faraci coordinamento e redazione ingresso gratuito - posti limitati info: tel. 051 2092413; soffitta.muspe@unibo.it |