Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Dipartimento di Musica e Spettacolo - La Soffitta 2009

mercoledì 22 aprile, ore 21
Aula absidale di S. Lucia (via de' Chiari 25a)
ingresso libero  - posti limitati


Adriano Banchieri
«Ciascun mi dice ch'io son tanto bella»
ottava con la lira (Festino nella sera del giovedì grasso, 1608)
Canzone della Violina (La pazzia senile, 1598)

Teodoro Clinio

 «E di quala vogliamo dire», canon ad unisonum 4 vocibus (c. 1600)

Salomone Rossi

«È tanto tempo ormai» (Il quarto libro de varie sonate, 1622)
«È tanto tempo ormai» (ricostruzione per voce e liuto
sulla versione strumentale di Salomone Rossi, testo di Giovanni Rivano,
già attribuito a Giulio Cesare Croce)

Giovanni Zappasorgo

«A caso un giorno mi guidò la sorte» (II libro delle napolitane a tre voci, 1576; testo di Luigi Tansillo)

Gabriello Puliti

Donne mal maritate; Vedove sconsolate; Soldati svaligiati; Todeschi
(Ghirlanda odorifera, 1612; testi di G. C. Croce)

Gherardo Pedrali

«L’altra sera da quest’ora» (c. 1610; testo di G. C. Croce)

Canzonetta vaga in lode del bel mese di Maggio et delle regine o contesse che si fanno quel giorno in Bologna
(testo di G. C. Croce, musica della tradizione del Maggio dell'Appennino emiliano)

Orazio Vecchi
Imitazione degli ebrei (Le veglie di Siena, 1604)
«Non mi toccare» (Il convito musicale, 1597)

Adriano Banchieri / Giulio Cesare Croce

«Viva l’Asin, viva, viva / Viva il Porco, viva, viva»
(La compagnia della Bastina, 1597 / L’eccellenza et trionfo del Porco, 1594)


L’esecuzione dei brani sarà intercalata da letture tratte dalle seguenti opere di Croce: Discorso in lode della corda, Capitolo al Cochi, Canzone della Violina, È tanto tempo ormai, A caso un giorno mi guidò la sorte, Capitolo in lode della prigione, Le ventisette mascherate piacevolissime, I freschi della villa, Stanze in lode del flauto, Ciuffa tremenda tra Mardocai e Badanai, La Rossa del Vergato, L’eccellenza et trionfo del Porco.



Elena Bertuzzi è diplomata in Canto lirico al Conservatorio “F. E. dall’Abaco” di Verona ed è iscritta nel biennio in Canto rinascimentale e barocco al Conservatorio “A. Pedrollo” di Vicenza. Ha tenuto concerti, come solista e in formazioni da camera, in Italia e all’estero, partecipando a importanti festival musicali. Insegna Canto nel Centro Studi musicali di Verona.
Alida Oliva cantante e flautista, ha studiato al Conservatorio di Bologna. Presente in importanti festival in Europa, Stati Uniti e Canadà, ha perfezionato tecnica e interpretazione anche grazie alla collaborazione con importanti musicisti e registi. Insegna nel Conservatorio di Bologna.
Andrea Favari si diploma in Canto nel 1993 al Conservatorio “F. E. dall’Abaco” di Verona ed entra a far parte di cappelle musicali. Dal 1996 inizia a cantare da solista in diversi ensembles, partecipando a importanti festival musicali.
Stefano Rocco ha studiato Liuto rinascimentale al Conservatorio di Verona e si è laureato in Discipline della musica nell’Università di Bologna. Svolge da anni un’intensa attività concertistica, partecipando a importanti festival internazionali. Collabora con numerosi ensembles. Ha svolto attività didattica nel Centro musicale dell’Università di Trieste e nell’Università di Bologna.
Anastasia Costantini si diploma nel 2006 alla Scuola di Drammaturgia diretta da Dacia Maraini, con la quale lavora regolarmente come attrice, prendendo parte a molti suoi spettacoli. Dopo gli studi nella Scuola “Galante Garrone” di Bologna, prende parte a laboratori e spettacoli con l’Odin Teatret, il teatro indiano e balinese, Ascanio Celestini e altri.
Nicola Tosi laureato nel DAMS di Bologna e diplomato all’Accademia 96 della medesima città, ha lavorato con il Centro nazionale teatrale, il Teatro Espressione Nuova e altri gruppi teatrali, portando in scena testi di Čechov, Brecht, Beckett, Shakespeare. Ha scritto e interpretato I signori del Debito, performance di musica, teatro e audiovisivo, realizzata da Starfield, gruppo di cui è co-fondatore.
L’Ensemble Siderum pulvis di flauti dolci, composto da Giorgia Balboni, Lorenzo Capucci, Daniele Salvatore, Enrico Zanoni, è un gruppo di musica antica specializzato nei repertorii profani dal basso medioevo fino al tardo rinascimento. Formatosi nel 2008, l’Ensemble è diretto da Daniele Salvatore, docente di Flauto dolce nel Conservatorio “G. B. Martini” di Bologna. Il gruppo ha tenuto concerti nell’Accademia di Belle Arti e nell’Accademia Filarmonica di Bologna, nel Museo archeologico di Ferrara, nel Palazzo Ferniani di Faenza, eccetera.




Questo è quel grillo
che mi fa cantare

Concerto con musiche attorno a Giulio Cesare Croce

Elena Bertuzzi  
soprano
Aalida Oliva  
soprano
Andrea Favari  
basso
Stefano Rocco  
tiorba e chitarra rinascimentale
Ensemble Siderum Pulvis  
flauti dolci
Anastasia Costantini e Nicola Tosi  
voci recitanti





Della vita di Giulio Cesare Croce (S. Giovanni in Persiceto, 1550 - Bologna, 1609) si sa ben poco: di origini umili, ricevette un’istruzione disorganica e fino ai trent’anni lavorò come fabbro. Abbandonò poi incudine e martello, per “forgiare” opere letterarie dalla propria materia intellettuale: penna e lira furono i suoi nuovi strumenti di poeta-cantore. Egli stesso racconta, in un poema eroicomico, l’origine della sua “naturale” ispirazione: trovandosi il cranio invaso da una schiera di grilli, avviò un'impossibile e spericolata fuga da sé stesso, finché una violenta zuccata contro un pilastro fece sciamare via gli ospiti indesiderati. Tutti tranne uno, cui Croce rende merito: «Questo è quel grillo che mi fa cantare | tanti capricci al dolce suon di lira; | questo è quel grillo che mi fa trovare | l’arte e lo stil ch’al poetar mi tira, | ... | Pregate il ciel che ’l gril mi salti spesso, | ch’avrete cose nuove sempre appresso». Il passo lascia trasparire una personalità vivace e autoironica, e le sue altre opere rivelano appieno la poliedricità che ha valso a Croce, capace di scrivere in vari dialetti e nelle diverse “lingue” della commedia, la qualifica di «danzatore di linguaggi». Fra poemetti, capitoli, sonettesse, dialoghi, prose e via dicendo, sono oltre 400 i componimenti che oggi gli vengono ascritti, segno di una necessità vitale: «Son pazzo a voler far anch’io ’l poeta | ... | ma par che morto sia quando non scrivo».
L’opera di Croce è stata materia d’ispirazione letteraria per compositori e teorici musicali. I nomi più noti a lui connessi sono senz’altro Adriano Banchieri, suo concittadino, e il modenese Orazio Vecchi. Il primo non esitò a collocare Croce nel Parnaso, da letterato lo imitò, e continuò la celebre saga del Bertoldo e Bertoldino aggiungendoci il Cacasenno. Sono numerose le interazioni fra i testi messi in musica da Vecchi e quelli poetici di Croce, il quale gli dedicò anche un componimento in cui si fa beffe della categoria dei ‘musici’, traccia evidente di un rapporto tutt’altro che formale.
L’importanza dell’aspetto musicale nella figura di Croce è evidente già dall’epiteto «dalla lira» ch’egli posponeva alla propria firma e col quale sarebbe stato ricordato da illustri contemporanei (Ulisse Aldrovandi, Pompeo Vizani, Ovidio Montalbani). Si ritiene che la “lira” in questione fosse uno strumento ad arco simile al violino, che della classica lira da braccio conservava la funzione di accompagnamento del canto: forniva cioè un robusto supporto nel divulgare i componimenti poetici che di Croce costituiscono il principale lascito creativo. Non ci si può che rammaricare per l’irrimediabile perdita del «sortilegio fonico-strumentale» (così lo chiamò Piero Camporesi), che dovette costituire una sintesi personalissima di poesia e musica: non una nota scritta da Croce è giunta fino a noi.
La sua attività si svolse in massima parte nella città di Bologna, intrattenendo sia il pubblico popolare sia la buona società. Girolamo Giacobbi, maestro di cappella e precettore di musica, gli procurò un ingaggio nell’Accademia degli Ardenti (il primo istituto a pagamento per l’élite nobiliare felsinea), impressionato – si presume – dalle sue doti di musicista e improvvisatore. Croce, privo di protezioni signorili o di incarichi fissi, dovette spesso fronteggiare difficoltà economiche. Grazie alle stampe delle sue opere, fin dagli anni ’90 la sua fama sconfinò ben oltre il bolognese; e il suo nome non sfuggì a una delle corti italiane più attente ai fenomeni musicali: il principe Antonio de’ Medici, interessato – ricorda il poeta – a «sentir la musica de’ miei giocosi carmini», lo invitò a Firenze.
Artista-artigiano dalla spiccata ricettività e dotato di grandi facoltà comunicative, Croce recepì influenze culturali sia popolari sia colte, poetiche e musicali, che fanno della sua opera l’emblema di una possibile e spumeggiante convivenza di stili e linguaggi diversi.



  Davide De Mori
Laurea magistrale
in Discipline della musica

coordinamento e redazione
Gianmario Merizzi - Maria Semi



ingresso gratuito - posti limitati
info: tel. 051 2092413; soffitta.muspe@unibo.it






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