- 27
febbraio/27 marzo 2003
- IL FIORE DEL
TEATRO NO
- Le radici della
scena giapponese
- a
cura di Giovanni Azzaroni e
Matteo Casari
- LO SPECCHIO DEL
FIORE
- proiezioni dal
teatro NO
- Palazzo
Marescotti, 27 febbraio, 6-13-20
marzo - ore 17
- video
introdotti da Giovanni Azzaroni e
Matteo Casari
6 marzo
2003, ore 17 · Palazzo Marescotti,
via Barberia 4
I racconti della luna
pallida d'agosto
di Mizoguchi
Kenji
- video
introdotto da Giovanni Azzaroni
Nel
cinema di Mizoguchi i sogni si inverano*
Non sono
molti i cineasti giapponesi di cui si
riconosca qualche influenza in altre
cinematografie, ma tra questi Mizoguchi
Kenji (1898-1956) è certamente uno dei
più noti. Il cinema rappresentò per lui
"un porto raggiunto nella
nebbia". Tra la fine degli anni
Venti e linizio dei Trenta, periodo
di grandi movimenti e sperimentazioni, la
sua ricerca stilistica e tematica
procedette inarrestabile. La profonda
conoscenza delle tecniche e del
repertorio di cinema e teatro gli
permisero di accostare le diverse
tendenze e avanzare per scarti alla messa
a punto di uno stile che presto diventò
ineguagliabile. La sua attenzione variò
dal sociale ai temi ambientati nel
passato, dal mondo della piccola
borghesia al realismo. Figura centrale
del cinema di Mizoguchi è leroina
sfortunata, perché le donne sono oggetto
di una spietata mercificazione da parte
delluomo. Quasi sempre costrette
dal loro triste destino a soccombere allo
sfruttamento del proprio corpo sono
consapevoli del ruolo a cui sono delegate
e, non potendovi porre rimedio,
sopravvivono alla meglio. I personaggi
maschili, per contro, sono dispotici e
vili o viceversa inattivi e pronti a
sparire quando la situazione li
comprometta. La donna era per Mizoguchi
un universo tanto ampio quanto variamente
demarcato in un ideale antico e in uno
moderno, come simbolo della tradizione
nipponica ma anche segno
delloccidentalizzazione del paese.
La
complessa personalità di Mizoguchi
traspare icasticamente da alcune sue
affermazioni-convinzioni: "Quando
termino un film, come posso dire
mi pare che sia una merda venuta fuori
a fatica e che a guardarla fa schifo.
Quando un mio film è in programmazione
in una normale sala cinematografica mi
sento a disagio nel passare davanti a
quel cinema, non riesco mai ad andare a
vederlo" (1937). "Penso
che non sia tanto utile perdere tanto
tempo in uno studio meticoloso della
storia: preoccupandosi troppo del
fattore storico si finisce con il
trascurare proprio lintreccio,
e il risultato del film è che ne
viene fuori una stupidaggine"
(1937). "Quando si intende girare
un dramma moderno si deve descrivere
fedelmente la gente che vive in questa
realtà attuale. È questa la mia idea,
si può riassumere così"
(1937). "Vuole che parli della
mia arte? È impossibile. Un
regista cinematografico non ha niente da
dire che meriti di essere detto"
(1950). "La sceneggiatura resta
il fattore più importante. È la
sceneggiatura che decide la regia"
(1952). "I film storici
giapponesi sono soltanto una prosecuzione
del kabuki. Per quanto sia la
trattazione degli avvenimenti storici sia
i costumi e gli aspetti sociali, tutto
ciò nei film è reso in modo incompleto.
Se si intende girare un film storico
consiglierei ai registi di studiarsi
almeno la foggia dei costumi
dellepoca. Fare un film del
genere senza sapere niente è vera
maleducazione verso il pubblico"
(1952). "Per fare un film sulla
vita giapponese moderna è a Tokyo che
bisogna vivere. Bisogna avere
passeggiato per le strade di Ginza.
Lì si possono capire molte cose dal vivo"
(1952).
Ugetsu
monogatari: una storia
fantastica in stile no*
Ugetsu
monogatari (I racconti della luna
pallida dagosto), girato
nel 1953, è uno straordinario esempio di
racconto fantastico costruito in stretta
correlazione con il teatro classico
giapponese. Wakasa, la donna fantasma, è
una creatura che sembra letteralmente
presa a prestito dal no. A esso
sono ispirati il suo trucco, i vestiti,
le acconciature, i movimenti del capo,
delle braccia, delle gambe. È con una
danza no - nel corso della quale
si ode provenire dalloltretomba la
voce del padre - che Wakasa seduce
Genjuro. La storia di Wakasa, nella sua
articolazione drammatica, sembra
appartenere a un dramma no. Quelli
del teatro no sono infatti
classici esempi di racconti fantastici
rigidamente strutturati in tre parti (jo,
ha, kyu): nella prima un
viandante (il waki) giunge in un
determinato luogo; qui incontra un altro
personaggio (lo shite) che gli
narra un drammatico episodio accaduto in
passato e conclusosi con lingiusta
morte di qualcuno; nella terza parte lo shite
si rivela un fantasma, quello della
persona ingiustamente morta, ritornato
sulla terra per vendicarsi o riprendere
quel che gli è stato negato. Non è
difficile trovare il posto di Genjuro e
Wakasa in questo schema: luno è il
waki, laltra lo shite.
Come il protagonista tipo del no,
anche Wakasa è in realtà un fantasma
tornato sulla terra per cercare di
riprendersi dalla vita quel che le aveva
ingiustamente sottratto.
*
Materiali tratti da Novelli Maria
Roberta, Storia del cinema giapponese,
Marsilio, Venezia 2001; Tomasi Dario,
Kenji Mizoguchi, Il Castoro, Milano
1998.
Ugetsu
Monogatari **
(Racconti
di pioggia e di luna / I racconti
della luna pallida dagosto)
Da due
racconti di Ueda Akinari
dellomonima raccolta e dalla
novella Décoré di Guy de
Maupassant; regia: Mizoguchi
Kenji; sceneggiatura: Kawaguchi
Matsutaro, Yoda Yoshikata; fotografia:
Miyagawa Kazuo; scenografia: Ito
Kisaku; musica: Hayasaka Fumio; interpreti:
Tanaka Kinuyo (Miyagi), Mori Masayuki
(Genjuro), Kyo Machiko (Wakasa), Sakae
Ozowa (Tobei), Mito Mitsuko (O-Hama); produzione:
Nagata Masaichi per la Daiei.
Vincitore
del Leone dArgento alla
Mostra del Cinema di Venezia nel 1953.
Un piccolo
villaggio durante le guerre civili del
sedicesimo secolo. Genjuro è un modesto
vasaio convinto che la guerra rappresenti
per lui, la moglie Mayagi e il
figlioletto Genichi
loccasione di arricchirsi. Tobei è
un contadino, sposato a O-Hama, che sogna
di diventare samurai. Nonostante
le proteste delle donne i due sono
disposti a tutto per coronare i propri
desideri. Una banda armata invade il loro
villaggio e mentre Tobei cerca di rubare
unarmatura Genjuro pensa solo a
salvare i propri manufatti. Le due
famiglie decidono di andare in città e
caricano la loro mercanzia su una barca.
Nel corso della traversata del lago
incontrano la giunca di un mercante
assalita dai pirati, luomo, in
punto di morte, li ammonisce del
pericolo: il piccolo Genichi e la
madre vengono così ricondotti al
villaggio. In città gli affari vanno a
gonfie vele. Appena avuto un po di
denaro Tobei fugge alla guardia di sua
moglie e acquista unarmatura.
Rimasta sola, O-Hama viene violentata da
un gruppo di soldati. Genjuro incontra
invece Wakasa, una nobildonna che compra,
apprezzandole, le sue ceramiche: ultimato
lacquisto la dama chiede al vasaio
di consegnarle a domicilio la merce. La
dimora, in rovina allesterno, è al
suo interno splendida. Qui Wakasa loda la
bravura di Genjuro, lo invita ad
abbandonare il suo villaggio e a
stabilirsi in città e quindi esegue per
lui una danza. I due trascorrono la notte
assieme e Genjuro finisce col fermarsi
nella dimora di Wakasa. Nel frattempo
Miyagi è nuovamente costretta a fuggire
dal villaggio per lincursione di
una nuova banda. Viene però fermata da
alcuni soldati e nel tentativo di
proteggere il poco riso riservato al
figlioletto rimane uccisa. Tobei, dal
canto suo, entra fortunosamente in
possesso della testa di un valoroso
guerriero suicidatosi. Portato il
"cimelio" al capo di un clan
nemico al guerriero morto, riesce a farsi
nominare generale. Tobei, con un piccolo
seguito di uomini, si mette sulla via del
ritorno per dimostrare alla moglie e ai
compaesani il proprio "valore".
Ritrova la moglie durante la sosta in una
locanda: lei si è ridotta alla
prostituzione. Durante il drammatico
incontro O-Hama accusa del suo tragico
destino Tobei il quale, commosso,
rinuncia immediatamente alle sue stupide
ambizioni. Intanto Genjuro, sceso in
città per comprare un kimono a
Wakasa, incontra un monaco che legge la
morte sul suo volto, lo mette in guardia
dalla donna, che in realtà è un
fantasma, lo invita a rientrare al
villaggio e, per difenderlo dal male, gli
traccia delle preghiere sul corpo. Al
castello Genjuro annuncia il suo
proposito di tornarsene a casa suscitando
lira di Wakasa e Ukon, la
domestica. Afferrata una spada
luomo finisce svenuto nel cortile.
Risvegliatosi il mattino successivo
scopre che il castello non è che un
mucchio di rovine. Tornato a casa trova
Miyagi e Genichi ad attenderlo. La
donna gli manifesta ancora una volta il
suo amore e luomo si addormenta
sereno. Il giorno dopo, tuttavia, della
moglie non cè nessuna traccia. Il
capo del villaggio rivela a Genjuro la
verità: Miyagi è morta ormai da tempo.
Anche O-Hama e Tobei sono ritornati al
villaggio. Tutti riprendono la vita di un
tempo: Tobei coltiva la terra e Genjuro
costruisce i suoi vasi, accompagnato
dalla voce della moglie defunta che lo
sprona e conforta. Ricevuta una ciotola
di riso, il piccolo Genichi corre a
portarla sulla tomba della madre.
** Materiali
tratti da Tomasi Dario, Kenji
Mizoguchi, Il Castoro, Milano 1998.
|