Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna La Soffitta 2003 - MUSICA
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LA SOFFITTA 2003
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provincia di bologna · assessorato alla cultura
facoltà di lettere e filosofia
27 novembre 2002 - 25 marzo 2003
CONCERTI

«Una segreta lega di spiriti affini»

MIRCO ROVERELLI pianoforte

QUARTETTO BERNINI
MARCO SERINO violino
YOKO ICHIHARA violino
GIANFRANCO BORRELLI viola
VALERIANO TADDEO violoncello

.Martedì 25 marzo 2003, ore 21
AULA ABSIDALE DI S. LUCIA · via de’ Chiari 23a
.
Ingresso gratuito
PROGRAMMA

Dmitrij Šostakovic (1906 - 1975)
Quintetto in Sol minore op. 57
Preludio: Lento – Poco più mosso – Lento, attacca
Fuga: Adagio
Scherzo: Allegretto
Intermezzo: Lento, attacca
Finale: Allegretto

Robert Schumann (1810 - 1856)
Quintetto in Mi bemolle maggiore op. 44
Allegro brillante
In modo d’una marcia: Un poco largamente
Scherzo: Molto vivace
Allegro ma non troppo


MIRCO ROVERELLI
Si è diplomato in pianoforte con Stefano Cucci e ha studiato composizione nel Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Si è perfezionato con Sergio Perticaroli. Ha tenuto il suo primo concerto all’età di dodici anni; in seguito ha suonato come solista in Italia, Germania, Spagna, Scozia, Ungheria, Inghilterra, Argentina, Giappone. Si è distinto in diversi concorsi pianistici nazionali ed internazionali.
Nel 1998, in occasione della messinscena del Don Giovanni di Mozart, ha lavorato per il Teatro Sperimentale di Spoleto in qualità di maestro sostituto e assistente del direttore d’orchestra. Ha accompagnato cantanti di fama internazionale, tra cui José Carreras, Franco Bonisolli, Fiamma Izzo d’Amico, e collabora assiduamente con RAI RadioTre. Da diversi anni è pianista collaboratore del coro dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia e si esibisce come solista, o insieme al coro, nell’ambito della programmazione concertistica estiva della fondazione.

QUARTETTO BERNINI
Fondato a Roma, è composto da musicisti che hanno studiato nelle più prestigiose accademie europee; come ensemble ha frequentato corsi di perfezionamento con Piero Farulli, il Quartetto Alban Berg, il Quartetto di Tokyo, il Quartetto Melos e il Quartetto La Salle.
Nel 1998 è divenuto "quartetto in residenza" dell’Accademia Filarmonica Romana: ogni stagione è impegnato in numerosi concerti e svolge un’intensa attività didattica nella Scuola di musica dell’Accademia. Collabora anche con il Conservatorio Santa Cecilia di Roma, dove tiene il corso sperimentale per quartetto d’archi.
Nel 1999 si è aggiudicato il Premio Michelangelo per particolari meriti artistici. Ha effettuato tournées in America, Europa, Medio Oriente; si è esibito con artisti quali Bruno Canino, Alain Meunier, Gérard Caussé, e ha proposto diverse opere di compositori contemporanei in prima esecuzione assoluta.
Il Quartetto Bernini ha inciso L’arte della fuga di Bach e collabora con le etichette discografiche Dynamic e Tactus.
Marco Serino suona un violino Nicolò Amati (Cremona, 1661), Valeriano Taddeo un violoncello David Techler (Roma, 1700), strumenti concessi in prestito.


Il Quintetto in Sol minore op. 57 di Dmitrij Šostakovic nasce nell’estate del 1940; l’autore al pianoforte e il Quartetto d’archi Beethoven, committente dell’opera, lo eseguono per la prima volta il 23 novembre dello stesso anno nel Conservatorio di Mosca. La première viene accolta molto favorevolmente sia dal pubblico sia dalle autorità sovietiche. La Pravda – organo di stampa del regime e spesso, con conseguenze tragiche, di censura – ne ufficializza il successo, coronato dal premio Stalin e testimoniato da molte altre esecuzioni, tra le quali spicca quella nel concerto conclusivo della "Decade della musica sovietica" (Leningrado, 2 gennaio 1941). Nella stessa serata si esegue la Quinta Sinfonia, altro grande trionfo per Šostakovic sin dalla prima esecuzione del 1937. Il Quintetto è una riflessione in musica svolta con l’ausilio di mezzi moderni e antichi: Šostakovic ricorre allo stile fugato, alla passacaglia, ad arcaismi modali; sono indicativi del resto già i titoli dei cinque movimenti, che richiamano le forme della tradizione bachiana. Nella Fuga poi è pacifica l’ispirazione, che si spinge fino alla citazione vera e propria, dell’analoga forma che apre il Quartetto op. 131 di Beethoven (omaggio anche ai committenti?). Il terzo movimento, Scherzo, fa da contrasto, grazie alle atmosfere festose di danza. Un duetto fra violino e violoncello introduce l’Intermezzo, che ritorna alle atmosfere beethoveniane della Fuga: tipica di Šostakovic c la lunga melopea iniziale dello strumento acuto sostenuta dal pizzicato di quello grave, cui si uniscono gradatamente gli altri archi ed infine il pianoforte. Nell’Allegretto conclusivo Šostakovic affianca con grande semplicitr e naturalezza atmosfere seriose e pensose ad altre che evocano giochi infantili.

Dopo dieci anni dedicati quasi esclusivamente a composizioni per pianoforte (1830-39), Robert Schumann dal 1840 si rivolge anche agli altri strumenti. Il 1842 è l’anno della musica da camera: nascono i tre Quartetti d’archi op. 41, dedicati all’amico e ammiratissimo collega Mendelssohn, il Quartetto con pianoforte op. 47, il Quintetto in Mi bemolle maggiore op. 44 per pianoforte e quartetto d’archi. In quest’ultimo, l’unico di Schumann (e parimenti di Šostakovic) per tale organico, il pianoforte ha spesso un ruolo di spicco sugli altri strumenti; del resto è concepito per la moglie Clara, valentissima pianista, che lo esegue pubblicamente l’8 gennaio 1843. Il Quintetto rappresenta uno dei più grandi successi della carriera di Schumann, ed è in assoluto una delle composizioni da camera più eseguite e ammirate nell’800, persino da un personaggio poco incline ad apprezzare musiche altrui come Richard Wagner. Con l’eccezione della marcia funebre del secondo tempo, il tono della composizione è gioioso e brillante. Da buon romantico – e al pari di Šostakovic cent’anni dopo –, anche Schumann venera Beethoven e Bach, considerati i sacerdoti dell’arte contrappuntistica e i numi tutelari di quella Lega di David nella quale Schumann accoglie idealmente gli spiriti piu avanzati del suo tempo: lo si rileva alla fine del Quintetto, allorquando i temi principali del primo e dell’ultimo tempo sono sovrapposti e magnificati in una ingegnosa trama polifonica.

Lucilla Follador, Andrea Lamacchia
studenti DAMS
coordinamento e redazione: Saverio Lamacchia, Paola Soffià
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