Virginio
Sanson (Istituto
Superiore di Scienze Religiose,
Padova)
Bibbia ed Eucarestia
Premessa:
Parola di Dio per la
fede cristiana è la Persona di
Gesù Cristo; Parole di
Dio sono le Sante
Scritture.
1. La Parola nel
rito: in ogni celebrazione la
parola insieme col
rito è costitutiva
dellazione simbolica, ed ha
carattere e funzione
performativa, cioè
di efficacia.
2. La Bibbia è
nata per la Liturgia: i testi
sacri sono stati redatti per
essere proclamati
nellazione rituale
celebrativa, per
ri-presentare
laccadimento salvifico.
3. La Bibbia
nella liturgia della Messa:
la Liturgia della
Parola è la prima parte
costitutiva della Messa (letture
e salmi); anche tutti gli altri
canti della messa sono biblici.
4. Nuova
caratterizzazione dei canti della
Messa: salmodia,
acclamazioni, litanie; loro
funzioni rituali; possibilità
anche di canti non
biblici.
Mons. Virginio
Sanson, presbitero della diocesi
di Vicenza dal 1963, è Direttore
dellUfficio diocesano
vicentino per la Liturgia dal
1983. Oltre alla licenza in
Teologia, ha conseguito la
specializzazione in Liturgia e il
diploma in Musica corale e
direzione di coro. Ha insegnato
Teoria musicale nei
Conservatorii di Rovigo e Vicenza
e Storia della Musica cristiana
nello Studio Teologico di
Vicenza; attualmente è docente
di Sacra Scrittura e di Liturgia
nellIstituto di Scienze
Religiose di Vicenza, di Liturgia
e Arte Cristiana nello Studio
Teologico di Vicenza, e di
Liturgia nellIstituto
Superiore di Scienze Religiose
delle Venezie a Padova. Nella sua
bibliografia trovano spazio,
accanto alla manualistica
liturgica, studi sui rapporti tra
arte, musica e liturgia.
Eugenio
Costa S.J.
(Centro teologico di Torino)
"Actuosa
participatio": centralità
dellassemblea liturgica e
ruoli (o "ministeri")
rituali
La ovvia centralità
del soggetto attivo di ogni rito
liturgico, ossia lassemblea
dei cristiani, appare oggi come
un ricupero o una riscoperta.
Ragioni storiche e dottrinali
rendono ragione del contesto
odierno, che attualmente si
configura come epoca di
transizione, in cui si verificano
insieme acquisizioni e reticenze
(o resistenze). Visione ideale e
lezioni tratte
dallesperienza celebrativa
si incrociano, ma consentono in
ogni modo di tracciare un quadro
generale significativo, da
leggersi a un doppio livello: un
livello strutturale e operativo
(un gruppo umano che pratica
azioni simboliche, con intenti e
con articolazioni proprie) e un
livello teologico, in funzione di
retroterra dottrinale e come
presupposto di un certo rapporto
con lAltro.
Lassemblea ha bisogno di
essere servita da
suoi membri, che ne fanno parte e
che impersonano un ruolo; ma a
sua volta linsieme di
questi ruoli è coerente, più
profondamente, con una grande
figura cristiana,
quella del Corpo di Cristo. Dalla
liturgia-spettacolo alla
celebrazione comunitaria:
congruenze e incongruenze;
prospettive.
Padre Eugenio Costa
S.J., responsabile del Centro
Teologico dei gesuiti in Torino e
direttore di coro (Cattedrale di
Torino), è docente di liturgia e
di musicologia liturgica nonché
collaboratore dellUfficio
Nazionale Liturgico, settore
musica.
Manlio Sodi
(Università Pontificia Salesiana
di Roma)
Parola di Dio e canto nella
Messa: tra cultura e
comunicazione, quali prospettive
liturgiche?
Lazione
liturgico-sacramentale è
essenzialmente il locus in
cui si realizza un tipo di
"comunicazione" in sé
unica; il sacramento infatti
mette in atto un rapporto tra Dio
e il suo popolo (e viceversa), ma
permette pure un dialogo
allinterno della stessa
assemblea.
I numerosi linguaggi
che assicurano questa duplice
comunicazione (verticale e
orizzontale) fanno riferimento al
verbale e al non verbale. Tra
questi la Parola e il
canto-musica hanno una valenza
unica.
Approfondire il
rapporto tra Parola e canto,
nello specifico contesto
sacramentale, implica evidenziare
il ruolo che la Parola ha in
ordine al contenuto del memoriale
(= annuncio) e alle modalità con
cui si esplicitano i vari
linguaggi propri della
celebrazione. Da qui la
centralità della Liturgia della
Parola; ma da qui anche la
centralità del canto non come
linguaggio fine a se stesso, ma
come prolungamento e
attualizzazione
dellannuncio della Parola e
della sua attuazione nel segno
sacramentale.
Cantare la messa,
pertanto, (o meglio ancora
"celebrare
lEucaristia") non è
riempire lazione liturgica
di espressioni canore fine a se
stesse, ma caratterizzare i
diversi momenti della
celebrazione attraverso quel
linguaggio, il musicale appunto,
che ha la capacità di
"tradurre" il contenuto
del mistero celebrato nelle
categorie proprie di una cultura,
dando vita ad espressioni che -
da sole - costituiscono e
costruiscono un linguaggio
sacrale come risposta al
linguaggio della rivelazione e
come richiamo a quello della vita
di ogni giorno.
Il rapporto con la
cultura, determinato anche dalla
comune radice dei due termini culto-cultura,
determina due movimenti destinati
ad esplicitarsi e a completarsi
nella storia della salvezza. Da
una parte il canto liturgico è
chiamato a riflettere una cultura
- quella biblica -espressa
attraverso le forme musicali
proprie del tempo;
dallaltra il canto
liturgico è chiamato a creare
cultura nellassemblea,
quando questa si esprime fondendo
insieme le categorie bibliche del
testo con il meglio del
linguaggio musicale.
In una
responsabilità educativa e
formativa, le scelte delle forme
musicali devono sempre dipendere
dal testo che dovrà essere
profondamente biblico, e da
quelle forme musicali che si
staccano dal quotidiano per
elevare lespressione e il
linguaggio di ogni giorno a
quellincontro con il Dio
della vita quale si attua nel
sacramento.
Mons. Manlio Sodi,
originario di Sinalunga (Siena),
dal 1999 è Decano-Preside della
Facoltà di Teologia
dellUniversità Pontificia
Salesiana di Roma, dove insegna
Liturgia, Sacramentaria e
Pastorale liturgica. Ha
perfezionato gli studi teologici,
compiuti nella stessa Facoltà,
con la licenza e il dottorato in
liturgia conseguiti presso
l"Anselmianum".
Membro ordinario della Pontificia
Accademia di Teologia, è stato
Consultore della Congregazione
per il Culto divino e la
Disciplina dei Sacramenti,
mansione che attualmente svolge
per l'Ufficio Celebrazioni
liturgiche del Sommo Pontefice.
Dal 1997 è direttore di
"Rivista liturgica" e
nel contempo dirige la collana
"Monumenta Studia
Instrumenta Liturgica",
edita dalla Libreria Editrice
Vaticana. Alla feconda attività
di divulgazione nei campi
teologico, pastorale,
catechetico, mistico, patristico,
unisce una ragguardevole
produzione scientifica di studi e
articoli di carattere liturgico
apparsi in volumi monografici,
vari periodici e opere in
collaborazione.
Alberto
Melloni
(Università di Modena e Reggio
nellEmilia)
"Sacrosanctum
Concilium" e lo spessore
della riforma liturgica: note sul
problema della musica sacra
L'intervento pone il
problema della conoscenza storica
della riforma liturgica e delle
diverse spinte che la promuovono;
la questione del canto liturgico
e della musica sacra, da questo
punto di vista, è eloquente
perché la restaurazione della
musica sacra a inizio Novecento
rappresenta un modello di riforma
liturgica che deve la sua forza
d'impatto proprio all'appello al
bisogno di disincrostare forme
recenti e abusive; e viceversa
nel post-concilio la musica è un
elemento di creatività non
controllata e non controllabile,
contro la quale emergono spinte,
apparentemente erudite o di
nicchia, tese a salvare il
patrimonio restaurato a inizio
secolo contro lo stesso impianto
della riforma ed il significato
ecclesiolgico che essa porta sia
nell'insieme che nei dettagli.
Alberto Melloni
insegna Storia contemporanea
nell'Università di Modena -
Reggio Emilia ed è membro della
Fondazione per le Scienze
religiose Giovanni XXIII di
Bologna. Fa parte della direzione
della rivista "Cristianesimo
nella storia" e di
"Concilium". È
specialista di storia delle
istituzioni ecclesiastiche e, in
particolare, del concilio
Vaticano II, della cui storia ha
curato ledizione italiana.
Ha pubblicato, fra gli altri,
studi su Giovanni XXIII e i suoi
scritti, nonché
sullattività diplomatica
attorno al Vaticano II.
Marco
M. Navoni
(Biblioteca Ambrosiana di Milano)
Il canto liturgico al servizio
della retta fede: la
testimonianza di
santAmbrogio
Lintervento
mira a mettere in luce
linnovazione di
santAmbrogio quando
introdusse nella Chiesa milanese
il canto degli inni. Nonostante
tale innovazione non si riferisca
direttamente alla liturgia della
messa ma a quella che noi oggi
chiameremmo
dellufficiatura, essa si
configura come tentativo riuscito
di "mettere in musica"
la Parola di Dio e la retta fede
insidiata dalleresia ariana
con una finalità eminentemente
pedagogica e catechetica nei
confronti del popolo cristiano. Dopo una breve
inquadratura storica, verranno
proposte alla lettura e al
commento alcune tra le strofe
più significative degli inni
santambrosiani come esempio
concreto di quella che potrebbe
essere definita una divulgazione
popolare in versi e in musica
della Parola di Dio e della retta
fede trasmessa dalla Chiesa.
Testi
Dicono che il popolo
è stato ammaliato (deceptum)
dallincantesimo dei miei
inni (hymnorum meorum
carminibus). Proprio così:
non lo nego. È un grande
incantesimo (grande carmen),
il più potente di tutti. Che
cè, infatti, di più
potente del confessare la
Trinità, che ogni giorno viene
esaltata dalla bocca di tutto il
popolo? A gara tutti vogliono
proclamare la loro fede, tutti
hanno imparato a lodare in versi
(versibus praedicare) il
Padre, il Figlio e lo Spirito
Santo. Sono dunque diventati
tutti maestri, quelli che a
malapena potevano essere
discepoli (Contra Auxentium de
basilicis tradendis, 34).
In
quelloccasione per la prima
volta nella Chiesa milanese
furono introdotti il canto
antifonato e gli inni e
cominciarono ad essere celebrate
le vigilie: questi usi liturgici
persistono fino ad oggi non solo
in quella Chiesa, ma in quasi
tutte le province
dOccidente (Paolino di
Milano, Vita Ambrosii,
13, 3).
Si istituì la
consuetudine di cantare inni e
salmi secondo il costume delle
regioni dOriente, perché
il popolo non crollasse per il
tedio dellafflizione; e da
quel momento fino ad oggi
questuso si è conservato,
poiché molte, anzi quasi tutte
le tue comunità anche negli
altri paesi del mondo lo hanno
imitato (Agostino, Confessiones
ix, 15).
Mons. Marco Maria
Navoni è sacerdote della Diocesi
di Milano dal 1977, canonico del
Duomo di Milano e della Basilica
di SantAmbrogio. Dopo aver
insegnato nei Seminari diocesani,
dal 1991 è Dottore della
Biblioteca Ambrosiana, dove segue
il fondo dei manoscritti latini.
Insegna Storia della liturgia
presso il Pontificio Istituto
Ambrosiano di Musica Sacra. Ha
una bibliografia di più di un
centinaio di titoli, con
contributi che riguardano
soprattutto la storia della
Diocesi di Milano e della
liturgia ambrosiana.
Guido
Milanese
(Università Cattolica di Milano)
Analisi semantiche e orizzonte
antropologico in alcuni testi di
uso corrente
Attraverso
lesame linguistico di
alcuni repertori di uso
effettivo, e il confronto di tali
repertori con il Repertorio
Nazionale proposto dalla CEI, si
cercherà di mostrare il tipo di
modello antropologico e religioso
che sta alla base dei prodotti
testuali preparati per luso
liturgico.
Guido Milanese,
musicologo e linguista, è
professore allUniversità
Cattolica di Milano e direttore
del Gruppo vocale Ars Antiqua di
Genova.
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