Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna
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PROGRAMMA
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Languidi sguardi e teneri tormenti Se da sempre raccontare una storia con la musica ha valore simbolico di dar anima alla storia stessa il binomio musica/anima dellethos platonico il cantare a liuto rinascimentale aveva mostrato come la voce solista accompagnata da uno strumento potesse esprimere al meglio i sentimenti evocati dalla poesia: il testo cantato non veniva confuso nelle fitte maglie della polifonia, e la voce sola poteva evidenziarne così le parole più ricche di affetti (passaggio rivoluzionario, quello dalla polifonia alla monodia, in quanto consacrò anche la nascita del cantante professionista). La teoria degli affetti spiegava appunto come trasmettere le emozioni con parole e musica, soprattutto tramite abbellimenti vocali quali trilli, note ribattute o prolungate, rapide scalette: tali abbellimenti, detti passaggi, venivano improvvisati dal cantante durante lesecuzione. Resta da precisare che, se la teoria degli affetti si riferiva principalmente alle potenzialità mimetiche della musica e alla sua capacità di rappresentare la natura secondo i principii del razionalismo, nel madrigale italiano a cavallo tra il secolo XVI e il XVII la dimensione affettiva, determinata in primo luogo dal testo poetico, rimandava invece a qualcosa di più immanente allaccadere musicale, ad una sorta di espressività inscindibile dallesecuzione, dal divenire suono, canto, e dunque sentimento. Tra le città che nel secolo XVIII assurgono a capitali della cultura europea, un posto privilegiato spetta di sicuro a Londra. È per il pubblico teatrale londinese che Georg Friedrich Händel compone la maggior parte delle proprie opere a partire dal 1711, e sempre sulle scene londinesi il Sassone si confronta e si scontra con il nuovo gusto operistico importato da compositori come Nicola Porpora, esponente di una scuola napoletana che avrebbe spopolato sulle scene doltremanica, e dei cui prodotti lo stesso Händel avrebbe fatto tesoro. A questo periodo appartengono anche le due cantate "Dolce pur damor laffanno" di Händel e "Dal povero mio cor" di Porpora: piccoli drammi in musica monologici, tanto che Händel trapianta tranquillamente unaria della propria cantata nellAlcina del 1735. Nella Londra pervasa dallo spirito händeliano e dallo exotic entertainment dellopera italiana vedono la luce nel 1754 le Dodici sonate di gravicembalo di Domenico Paradisi, vicine però, più che a Händel, alle istanze dello stile galante e dello stile empfindsam di cui Carl Philipp Emanuel Bach è il rappresentante preclaro. Per mano di un nobiluomo inglese, Lord Fitzwilliam, nel 1772 a Londra sarebbe arrivato anche un manoscritto contenente alcune sonate di un insigne compositore che era stato al servizio della corte spagnola. Coetaneo di Händel, a Venezia, in gioventù, si era confrontato con lui in una memorabile sfida al cembalo e ne era uscito vincitore: il suo nome era Domenico Scarlatti.
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