Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna La Soffitta 2002 MUSICA - Concerti
 
 
musica
30 gennaio - 19 maggio
a cura di Giuseppina La Face Bianconi
alma mater studiorum
università di bologna
dipartimento di musica e spettacolo
la soffitta
centro di promozione teatrale
Mercoledì 30 gennaio 2002, ore 21
AULA ABSIDALE DI S. LUCIA
via de’ Chiari 23a
 
Fiumi, ruscelli, maghe e patrioti
(in salotto)

Francesco Nicolosi - pianoforte

presentazione
di
Maria Melchionne e Roberta Pedrotti
 
ingresso gratuito
 

PROGRAMMA

Franz Liszt (1811 - 1886)
Auf dem Wasser zu singen
da Lieder
(trascrizione del Lied D. 774 di Schubert)
 
Wohin?
da Müllerlieder
(trascrizione del Lied D. 795/2 di Schubert)
 
Ständchen (Leise flehen)
da Schwanengesang
(trascrizione del Lied D. 957/4 di Schubert)
 
Mädchens Wunsch
da Six chants polonais
(trascrizione del canto polacco op.74 n. 1 di Chopin)
 
Die Loreley (1861)
(Ich weiss nicht, was soll’s bedeuten)
 
Liebeslied (Widmung)
(trascrizione di Liebeslied op. 51 n. 5 di Schumann)
 
 
 
 
Hexaméron, morceau de concert
Grandes variations de bravoure sur la marche des Puritains
Composées pour piano par M M. Liszt, Thalberg, Pixis, Herz, Czerny et Chopin
 
 
Introduction et Thème (F. Liszt)
Variation I (S. Thalberg)
Variation II (F. Liszt)
Variation III (di bravura) (J. B. Pixis)
Ritornello (F. Liszt)
Variation IV (H. Herz)
Variation V (C. Czerny)
[Interludio] (F. Liszt)
Variation VI (F. Chopin)
[Interludio] (F. Liszt)
Finale (F. Liszt)

Fiumi, ruscelli, maghe e patrioti (in salotto)

Con la Liedtranskription – la riscrittura per pianoforte solo del Lied per canto e piano – Franz Liszt portò un ulteriore contributo al genere della trascrizione, divenuto nell’800 quantomai ricco e sfaccettato. A partire dal 1838, anno in cui tenne una serie di concerti a Vienna, Liszt iniziò a dedicarsi sempre più spesso a questo genere. Il confronto con circa centotrenta melodie, non soltanto schubertiane, offriva a Liszt, instancabile esploratore e sperimentatore delle risorse pianistiche, la possibilità di far "cantare" il pianoforte, ovvero di riprodurre su un cordofono a percussione l’intimità e il calore della voce umana. Il risultato finale è una mirabile fusione artistica: il profondo rispetto e la sostanziale fedeltà agli originali non annullano la personalità del trascrittore, che, guidato dall’intenzione di compensare con i soli mezzi musicali l’elisione del testo poetico e della voce, adopera con sapienza moduli e tecniche assai scaltrite e riesce a conferire ad ogni brano un’impronta inconfondibile.

Fulcro del dibattito politico-culturale che segna l’Europa del primo ’800, il salotto fu anche il luogo dove si potevano far rivivere le emozioni del teatro d’opera: parafrasi, trascrizioni e reminiscenze di brani operistici divennero il cavallo di battaglia di artisti come Paganini e Liszt, formidabili concertisti desiderosi di spiegare il loro trionfante virtuosismo transcendant di fronte ad un pubblico attento e sensibile. Fu proprio la regina dei salotti parigini, la principessa italiana Cristina di Belgioioso, donna colta, indipendente, fervente patriota, ad organizzare un confronto diretto fra Liszt e Thalberg. Ex enfants prodiges, ricercati concertisti dediti anche all’insegnamento, i due seppero infiammare gli animi dei parigini, che si divisero in thalbergiens, capeggiati dal critico Fétis, e lisztiens, fra cui spiccava Berlioz. La querelle facendosi via via più accesa, lo scontro diretto avvenne infine il 31 marzo 1837 nel salotto Belgioioso. "Thalberg è il primo pianista al mondo, Liszt l’unico", fu l’arguto commento della principessa; in realtà le cronache pervenute – tutta la stampa parigina diede grande spazio all’avvenimento – ci dicono che non fu riconosciuto un vero vincitore. Per l’occasione la nobildonna aveva caldeggiato la composizione di sei variazioni sul duetto "Suoni la tromba" dai Puritani di Bellini, destinate ad essere eseguite dagli autori stessi, i migliori pianisti del tempo. La scelta del brano non fu casuale, dato che la serata era in favore degli esuli politici italiani. L’Hexaméron fu però ultimato solo nel 1839: Liszt firmò l’introduzione, il finale, una variazione, e i brani di raccordo fra i contributi di Czerny, che era stato suo maestro, Thalberg, Pixis, Herz e Chopin. L’ultima e più suggestiva variazione, opera di Chopin, trasfigura il belliniano "Bello è affrontar la morte | gridando libertà" in un incantato Notturno che lascia trasparire l’affinità fra la melodia del Catanese e la cantabilità del pianismo chopiniano.

Maria Melchionne, Roberta Pedrotti
studentesse DAMS


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