Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna LA SOFFITTA - Centro di Promozione Teatrale

la soffitta
Centro di promozione teatrale

STAGIONE 2001 - le linee della scena
teatro

 

19 marzo / 7 aprile

PENSARE IL NOVECENTO
Dopo i maestri II
a cura di Marco De Marinis

19 marzo
Georges Banu /
Le metamorfosi teatrali nel secolo in rivolta
conferenza
Palazzo Marescotti, ore 17
21 marzo
In cerca dell'attore. Un bilancio del Novecento teatrale
tavola rotonda
in occasione della presentazione del libro di Marco De Marinis (Roma, Bulzoni, 2000)
interventi di Georges Banu, Siro Ferrone, Claudio Meldolesi, Michele Monetta, Daniele Seragnoli e dell'autore
Palazzo Marescotti, ore 16
3 aprile
I quarant'anni del Nuovo Teatro Italiano
tavola rotonda
in occasione della presentazione del num. 2/3 della rivista "Culture Teatrali" diretta da Marco De Marinis
interventi di Romeo Castellucci, Leo de Berardinis, Gerardo Guccini, Gianni Manzella, Marco Martinelli, Cesare Ronconi, Giuliano Scabia
Palazzo Marescotti, ore 16
19 marzo - 5 aprile
"L'atleta del cuore" / laboratorio
condotto da Michele Monetta
a cura del CIMES
Palazzo Marescotti
laboratorio a numero chiuso; iscrizioni dal 26 febbraio al 9 marzo, ore 10-13 presso CIMES (via Barberia 4 - Bologna)
6 aprile
Nalpas / spettacolo-saggio
diretto da Michele Monetta
con i partecipanti al laboratorio tenuto presso il CIMES
Teatro San Martino, ore 21
7 aprile
Icra Project-Teatro Studio / Il cielo obliquo
azione scenica ispirata ad Antonin Artaud
regia di Michele Monetta
con Michele Monetta, Lina Salvatore, Pasquale De Cristofaro, Clair Rogers, Mario Spolidoro
Teatro San Martino, ore 21

Molteplici e intrecciati sono i fili che collegano, fin dal sottotitolo, questo progetto a quello da me curato l'anno scorso: Dopo i maestri: un secolo di pedagogia teatrale, con il quale, a partire dalla scomparsa recente di Jerzy Grotowski e di Jacques Lecoq, si cercò di avviare un bilancio provvisorio e orientato del Novecento teatrale e in particolare delle esperienze pedagogiche che lo hanno caratterizzato. In realtà, il nucleo del progetto era rappresentato da una riflessione e da una verifica sui modi in cui oggi ci si può appropriare attivamente di una tradizione, dell'insegnamento di un maestro, del suo lascito, per trasmetterlo-tradirlo; o comunque per fecondare una visione o una pratica teatrale. Questo fu il compito del laboratorio intensivo tenuto da Steven Wasson (del Théâtre de l'Ange Fou, di Londra) sull'Ispettore generale di Gogol, rivisitato creativamente (assieme a un gruppo di nostri studenti) a partire dalla tradizione del mimo corporeo di Etienne Decroux.

Quest'anno il cuore del progetto, con le stesse finalità, sarà rappresentato dal laboratorio intensivo, con saggio finale, su Artaud dal titolo Nalpas, che Michele Monetta terrà (sempre in collaborazione con il CIMES) con un gruppo selezionato di nostri studenti. Se, nella scorsa edizione, la scommessa consisteva nel forzare la grammatica e l'estetica di Decroux oltre i limiti del mimo e della dimensione pedagogica, questa volta essa si presenta ancora più difficile e affascinante: affrontare un lavoro pratico, artigianale ed artistico, a partire dal grande visionario francese, sul quale da sempre gravano, in proposito, forti pregiudizi e scetticismi radicati.

Brook ha scritto negli anni Sessanta che "Artaud messo in pratica è Artaud tradito", mentre Grotowski affermava – sulla stessa lunghezza d'onda – che egli "non era completamente se stesso". Un fatto è certo: è molto raro assistere a spettacoli ispirati a o da Artaud, basati su suoi testi o sulla sua figura, che risultino convincenti o almeno accettabili. I rischi – opposti e simmetrici – del mimetismo, ovvero del rifare (come) Artaud, da un lato, e della reverenza all'icona del "suicidato della società", con il vero e proprio "effetto intimidatorio" che ne discende, dall'altro, sono sempre in agguato in questi casi. La piccola ma significativa "Artaud-Renaissance" cui ci è stato dato di assistere in anni recenti (certamente anche grazie agli anniversari: centenario della nascita nel ’96, cinquantenario della morte nel ’98), dimostra tuttavia che tali rischi possono essere evitati se, invece di voler mimare Artaud o di subirlo passivamente, facendosene intimidire, si cerca di reagire-rispondere allo straordinario teorico della Crudeltà, scavando con rispetto e rigore, ma senza conformismo deferente, nel tesoro anche pratico, anche tecnico, delle sue visioni di teatro e della sua scrittura vocale. In questo senso, sorprende fino a un certo punto, confermandoci anzi in ipotesi formulate in sede storico-critica, che sia proprio l'ultimo Artaud, quello apparentemente inutilizzabile della follia, a rivelarsi il più fecondo, e non soltanto sul piano artistico, come hanno dimostrato – fra gli altri – la Societas Raffaello Sanzio, Enzo Moscato, Stefano Vercelli, Nicola Dentamaro, Valeria Vitali, Claudio di Scanno e appunto Michele Monetta. Questi, per l'occasione, contestualmente al saggio spettacolare degli allievi, proporrà alla Soffitta una "azione scenica ispirata a frammenti scritti da Antonin Artaud", dal titolo Il cielo obliquo. Campo di grano con volo di corvi, che fa riferimento all'opera dipinta da Van Gogh venti giorni prima del suicidio.

Il progetto, introdotto da una conferenza dello studioso e critico francese Georges Banu, sarà completato dalla presentazione del libro di Marco De Marinis, In cerca dell'attore. Un bilancio del Novecento teatrale, Bulzoni, 2000, e del numero 2/3 della rivista "Culture Teatrali", edita dai Quaderni del Battello Ebbro e dedicata a Quarant'anni di Nuovo Teatro italiano (con testi di e su Leo de Berardinis, Antonio Neiwiller, Giuliano Scabia, Societas Raffaello Sanzio, Le Albe, Teatro della Valdoca, Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, Rino Sudano).

Marco De Marinis


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