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LA SOFFITTA 2017

È TEMPO DI BILANCI

Questo è il mio ultimo editoriale in veste di Responsabile Scientifico del Centro La Soffitta, del quale spero comunque di poter continuare a occuparmi anche nel prossimo futuro, come membro del Gruppo di lavoro, per quanto riguarda la stagione teatrale.

Per indole e formazione sono poco incline ai trionfalismi, che in ogni caso risulterebbero fuori luogo nel quadro attuale della società oltre che dell'università italiana. Non rinuncio tuttavia a rivendicare con orgoglio l'importanza della strada percorsa, che ha portato il Centro, sotto la mia gestione, a doppiare felicemente la boa dei vent'anni e ad avvicinarsi al traguardo dei trenta (che cadrà nel 2018).

Che cosa La Soffitta (articolata in quattro sezioni: teatro, danza, cinema e musica) sia diventata nel tempo è sotto gli occhi di tutti, in città e in regione. La qualità e quantità delle collaborazioni, istituzionali e non, intraprese in questo quasi trentennio lo confermano, a cominciare da quella, ultraventennale ormai, con il Teatro Arena del Sole, avviata all'epoca della gestione di Nuova Scena e rilanciata con quella, attuale, di ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione. Desidero ringraziare in proposito Paolo Cacchioli e Pietro Valenti, che si sono avvicendati in questo lungo periodo alla direzione artistica dell'Arena. E approfitto dell'occasione per fare i migliori auguri di buon lavoro al collega Claudio Longhi che è appena subentrato loro nella veste di nuovo direttore di ERT. Sono certo che con lui alla guida, la collaborazione tra le nostre due realtà teatrali si intensificherà ulteriormente. Naturalmente, sul fronte musicale, non sono state meno importanti le collaborazioni con il Teatro Comunale o con la Fondazione Musica Insieme, così come quella con la Cineteca per la sezione Cinema.

Accanto a questo pieno inserimento della Soffitta nel tessuto teatrale e culturale della città (operazione per altro meritoriamente già avviata dal mio predecessore, il compianto Lamberto Trezzini, che della Soffitta fu il fondatore nel 1988 assieme a Claudio Meldolesi, Fabrizio Cruciani e l'allora Rettore Fabio Roversi Monaco, e la guidò ininterrottamente fino al 2004), mi piace rivendicare anche un altro dato imprescindibile: la difesa della autonomia e della specificità universitaria del Centro. Anche quando, negli anni Novanta, ben maggiori disponibilità finanziarie resero possibile una crescita impetuosa del volume delle attività, cosa impensabile all'inizio, mai abbiamo smarrito la bussola della nostra differenza rispetto agli altri teatri del territorio, differenza risiedente in primis appunto nel fatto che siamo e restiamo una realtà dell'Ateneo felsineo, la quale di conseguenza trova e deve trovare la sua funzione primaria nella coniugazione operativa di attività didattica e attività scientifica e quindi nell'individuazione degli studenti come referenti privilegiati, anche se non unici.

Per questa ragione, mai i nostri programmi sono consistiti soltanto in un mero elenco di pur importanti spettacoli e concerti, ma sempre all'offerta performativa si è aggiunta, intimamente legata ad essa, la proposta di momenti di approfondimento storico-teorico e di verifica pratica-operativa secondo un modello di formazione universitaria che il fondatore del Dams, Benedetto Marzullo (scomparso pochi mesi fa), aveva meritoriamente e coraggiosamente pensato già sul finire degli anni Sessanta, fra l'altro come inevitabile, fecondo portato della contestazione studentesca, ma aveva poi trovato difficoltà ad attuarsi concretamente, per resistenze interne ed esterne di vario tipo.

In questi tre decenni La Soffitta si è giovata della vicinanza di alcuni dei più importanti e carismatici artisti-guida della scena contemporanea, non soltanto italiana. Visto che l'elenco dovrebbe essere molto lungo, per mancanza di spazio li riassumo tutti in quattro nomi simbolo: Judith Malina, cofondatrice del leggendario Living Theatre assieme a Julian Beck; Eugenio Barba, fondatore e regista della compagnia italo-danese Odin Teatret, che ha profondamente influenzato ampie zone del nuovo teatro italiano degli anni Settanta e Ottanta; Leo de Berardinis, che ha lasciato un segno profondo nella nostra città, dove ha lavorato per quasi un ventennio, dal 1983 al 2001; e last but not least Romeo Castellucci/Socìetas Raffaello Sanzio, presenti nei nostri programmi fin dai lavori d'esordio. Faccio notare fra l'altro che tutti (con la deprecabile eccezione della Malina) sono stati insigniti della laurea Honoris Causa in Dams.

Ma in realtà, al di là dei Maestri e anche grazie a loro, La Soffitta in tutti questi anni è stata soprattutto la casa degli artisti emergenti o anche invisibili e delle giovani compagnie, fino a quelle della cosiddetta generazione 00 o Terza Avanguardia. Senza tuttavia spero giovanilismi demagogici; sempre spero cercando di promuovere il giovane non in quanto tale ma per consentire a talenti originali e artisti di valore, ancorché agli inizi e non ancora affermati, di potersi mostrare, far conoscere e apprezzare. Anche in questo caso l'elenco sarebbe smisuratamente lungo e non mancheranno di certo prossime occasioni per stenderlo con accuratezza. Ma non me ne vorrà nessuno se mi limito a citare gli ultimi pulcini della nostra ormai lunga nidiata: Agata Tomsic e Davide Sacco, di ErosAntEros, che La Soffitta ha visto e aiutato a nascere e che ora godono di un loro primo, importante riconoscimento pubblico con uno spettacolo prodotto da ERT che ha debuttato trionfalmente lo scorso autunno a Bologna. Per non parlare dei tanti giovani musicisti e cantanti esordienti, che nei nostri concerti hanno trovato un significativo banco di prova e spesso un trampolino di lancio.

Infine, ma non secondariamente, il mio pensiero va alle migliaia di studenti che in questi anni hanno affollato le nostre sale e partecipato con entusiasmo ai seminari teorici e ai workshop pratici (con insegnanti del calibro di Marco Martinelli, Gabriele Vacis, Claudia Castellucci e Chiara Guidi, per non citarne che alcuni).

Sono sicuro che il programma 2017, presentato dettagliatamente nelle pagine che seguono, si dimostrerà all'altezza della nostra tradizione e della nostra immagine.

 

MARCO DE MARINIS
Responsabile Scientifico

 

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Con il sostegno di:
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REGIONE EMILIA-ROMAGNA
ASSESSORATO CULTURA

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In collaborazione con:
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Con il patrocinio di:
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