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dal 17 al 24 marzo | Arena del Sole e Laboratori DMS
APRIRE LA SCENA
PIEGHE E PIAGHE NEL TEATRO DI CITTÀ DI EBLA
a cura di Silvia Mei
in collaborazione con Arena del Sole - Nuova Scena - Teatro Stabile di Bologna
APRIRE LA SCENA
PIEGHE E PIAGHE NEL TEATRO DI CITTÀ DI EBLA
a cura di Silvia Mei
in collaborazione con Arena del Sole - Nuova Scena - Teatro Stabile di Bologna
Una
dimensione dei nuovi linguaggi della scena è indubitabilmente quella
iconografica. Il rapporto che viene a stabilirsi con l’immagine è di
decisa rottura rispetto a esperienze trascorse che hanno segnato il
nuovo teatro italiano. È evidente che la relazione tra i due termini,
teatro e immagine, è gravida di plurime e variegate declinazioni e
l’oggi del teatro rimette in discussione la suddetta coppia promuovendo
una scena altamente spettacolare: tra la finzione da cinerama, illusiva
e immersiva per lo spettatore, e la riduzione e resistenza
bidimensionale.
Se una rottura vi si può scorgere, questa è dell’ordine di un passaggio da un teatro dell’immagine o per immagini a un teatro della visione, ovvero a una scena dove è la visione il darsi dell’immagine, il suo non ancora, la cui funzione di completamento e comprensione è rilanciata al fruitore. Sicuramente l’adiacenza alla portata concettuale di una complessa e ambigua nozione come quella di rappresentazione, in termini linguistici e artistici, non semplicemente teatrali, comporta l’incisione col bisturi dei nessi e dei sensi rilevati, riportando alla lettera i suoi significati. Ferire la scena significa allora bucare, letteralmente, la rappresentazione, un po’ come Fontana tagliava le sue tele per mettere in crisi un dispositivo e disabilitare uno statuto.
Città di Ebla offre un originale percorso artistico e una dimensione speculativa ben marcata sulla plasticità della scena e la sua enunciazione visiva. Già un lavoro degli esordi come Wunderkammer, del 2006, esistente in diversi formati, attraversa sei secoli di iconolatria, dalle Kunstkammer rinascimentali allo straniamento museale della civiltà delle immagini contemporanea, senza la nostalgia, ma piuttosto lo spirito magico, che ancora riserva un’icona.
Nelle diverse articolazioni di questo progetto la compagnia può finalmente offrire uno spaccato della sua attività attraverso due significativi spettacoli che hanno segnato la sua produzione artistica e che mostrano la radicalità degli interventi scenici capaci di rimodellare, volta per volta e senza il rischio di sterili stilizzazioni, il loro linguaggio e relative messe in rappresentazione.
Città di Ebla è un collettivo artistico teatrale formatosi nel 2005 a Forlì intorno a Claudio Angelini insieme a Elisa Gandini, Valentina Bravetti e Davide Fabbri/Elicheinfunzione. Con i sui lavori scenici (Othello, 2005; Wunderkammer, 2006; il progetto Pharmakos, 2006-2008) si impone per l’originalità di un linguaggio scenico e la ricercata estetica nei nuovi orizzonti del teatro indipendente. Nel 2005 partecipa alla Biennale del Mediterraneo a Napoli; nel 2006 vince il Premio Casagrande con Pharmakos embrione, miglior spettacolo nella rassegna di teatro emergente a Bologna; nel 2008 viene prodotta da Fondazione Pontedera Teatro la conclusione del progetto Pharmakos, che debutta a Fabbrica Europa nello stesso anno, da cui il tracciato visivo che sigilla le tappe sceniche in formato libro. Del 2009 il nuovo lavoro su commissione per l’anno kafkiano La Metamorfosi, coprodotto dal Teatro Diego Fabbri di Forlì, mentre nel 2010 debutta a Romaeuropa Festival, all’interno della sezione Cantieri Temps d’images, l’ultima creazione, lo studio I morti, ispirato all’omonimo racconto del narratore inglese James Joyce. Dal 2006 è alla direzione artistica del festival Ipercorpo a Forlì.
Se una rottura vi si può scorgere, questa è dell’ordine di un passaggio da un teatro dell’immagine o per immagini a un teatro della visione, ovvero a una scena dove è la visione il darsi dell’immagine, il suo non ancora, la cui funzione di completamento e comprensione è rilanciata al fruitore. Sicuramente l’adiacenza alla portata concettuale di una complessa e ambigua nozione come quella di rappresentazione, in termini linguistici e artistici, non semplicemente teatrali, comporta l’incisione col bisturi dei nessi e dei sensi rilevati, riportando alla lettera i suoi significati. Ferire la scena significa allora bucare, letteralmente, la rappresentazione, un po’ come Fontana tagliava le sue tele per mettere in crisi un dispositivo e disabilitare uno statuto.
Città di Ebla offre un originale percorso artistico e una dimensione speculativa ben marcata sulla plasticità della scena e la sua enunciazione visiva. Già un lavoro degli esordi come Wunderkammer, del 2006, esistente in diversi formati, attraversa sei secoli di iconolatria, dalle Kunstkammer rinascimentali allo straniamento museale della civiltà delle immagini contemporanea, senza la nostalgia, ma piuttosto lo spirito magico, che ancora riserva un’icona.
Nelle diverse articolazioni di questo progetto la compagnia può finalmente offrire uno spaccato della sua attività attraverso due significativi spettacoli che hanno segnato la sua produzione artistica e che mostrano la radicalità degli interventi scenici capaci di rimodellare, volta per volta e senza il rischio di sterili stilizzazioni, il loro linguaggio e relative messe in rappresentazione.
Città di Ebla è un collettivo artistico teatrale formatosi nel 2005 a Forlì intorno a Claudio Angelini insieme a Elisa Gandini, Valentina Bravetti e Davide Fabbri/Elicheinfunzione. Con i sui lavori scenici (Othello, 2005; Wunderkammer, 2006; il progetto Pharmakos, 2006-2008) si impone per l’originalità di un linguaggio scenico e la ricercata estetica nei nuovi orizzonti del teatro indipendente. Nel 2005 partecipa alla Biennale del Mediterraneo a Napoli; nel 2006 vince il Premio Casagrande con Pharmakos embrione, miglior spettacolo nella rassegna di teatro emergente a Bologna; nel 2008 viene prodotta da Fondazione Pontedera Teatro la conclusione del progetto Pharmakos, che debutta a Fabbrica Europa nello stesso anno, da cui il tracciato visivo che sigilla le tappe sceniche in formato libro. Del 2009 il nuovo lavoro su commissione per l’anno kafkiano La Metamorfosi, coprodotto dal Teatro Diego Fabbri di Forlì, mentre nel 2010 debutta a Romaeuropa Festival, all’interno della sezione Cantieri Temps d’images, l’ultima creazione, lo studio I morti, ispirato all’omonimo racconto del narratore inglese James Joyce. Dal 2006 è alla direzione artistica del festival Ipercorpo a Forlì.
APRIRE LA SCENA
PIEGHE E PIAGHE NEL TEATRO DI CITTÀ DI EBLA
a cura di Silvia Mei
giovedì 17 marzo, h 21.30
Arena del Sole - Sala InterAction
La metamorfosi
creazione scenica liberamente ispirata
al racconto di Franz Kafka
ideazione, luci e regia Claudio Angelini
da lunedì 21 a mercoledì 23 marzo, h 15-19
Laboratori DMS - Teatro
Wunderkammer
Seminario di creazione scenica per 15 partecipanti condotto da Claudio Angelini | modalità d'iscrizione
giovedì 24 marzo, h 16
Laboratori DMS - Saletta incontri
Incontro con Città di Ebla
Proiezioni commentate da Claudio Angelini, Valentina Bravetti, Elisa Gandini e Davide Fabbri.
Coordina Silvia Mei | INGRESSO LIBERO
giovedì 24 marzo, h 21 | Laboratori DMS - Teatro
Pharmakos v - anatomia del sacro
ideazione e luci Claudio Angelini | INGRESSO LIBERO
PIEGHE E PIAGHE NEL TEATRO DI CITTÀ DI EBLA
a cura di Silvia Mei
giovedì 17 marzo, h 21.30
Arena del Sole - Sala InterAction
La metamorfosi
creazione scenica liberamente ispirata
al racconto di Franz Kafka
ideazione, luci e regia Claudio Angelini
da lunedì 21 a mercoledì 23 marzo, h 15-19
Laboratori DMS - Teatro
Wunderkammer
Seminario di creazione scenica per 15 partecipanti condotto da Claudio Angelini | modalità d'iscrizione
giovedì 24 marzo, h 16
Laboratori DMS - Saletta incontri
Incontro con Città di Ebla
Proiezioni commentate da Claudio Angelini, Valentina Bravetti, Elisa Gandini e Davide Fabbri.
Coordina Silvia Mei | INGRESSO LIBERO
giovedì 24 marzo, h 21 | Laboratori DMS - Teatro
Pharmakos v - anatomia del sacro
ideazione e luci Claudio Angelini | INGRESSO LIBERO