in collaborazione con Musica Insieme
giovedì 25 marzo 2010, ore 20.30 Aula Magna di S. Lucia (via Castiglione 36) ingresso libero - posti limitati Robert Schumann (1810-1856) Manfred, ouverture, op. 115 Johannes Brahms (1833-1897) Schicksalslied op. 54 Robert Schumann Requiem für Mignon op. 98b Johannes Brahms Sinfonia n. 3 in Fa maggiore, op. 90 Allegro con brio Andante Poco allegretto Allegro Coro del “Collegium Musicum Almae Matris”.
Ne fanno parte più di ottanta membri, perlopiù studenti universitari
italiani e stranieri, ma anche ex studenti e dipendenti dell’Università
di Bologna. Il Coro del “Collegium Musicum” scandisce il calendario
accademico con diversi appuntamenti musicali: il concerto per
l’inaugurazione dell’anno accademico, il concerto di Natale,
l’anniversario della Magna Charta Universitatum, le lauree honoris causa, e soprattutto la rassegna MusicAteneo,
che ogni anno ospita cori e orchestre provenienti dalle Università di
tutto il mondo, nell’intento di promuovere e diffondere la conoscenza
musicale e culturale di altri Paesi. Sulla stessa linea si collocano i
progetti di scambio e collaborazione con importanti orchestre
universitarie, come l’Orchestra dell’Università di Ratisbona e la Yale
Symphony Orchestra. Il Leipziger Universitätsorchester (LUO), nato nel 2003 come orchestra studentesca di Lipsia, riunisce oltre cento musicisti di tutte le facoltà dell’Università. L’orchestra si esibisce in diversi appuntamenti durante l’anno, come il concerto semestrale nel Gewandhaus, la celebre sala da concerto cittadina, e le serate di musica da camera. Dal 2004 il LUO beneficia del patrocinio dell’orchestra sinfonica del Mitteldeutscher Rundfunk, con cui collabora. Il LUO, se da un lato promuove la pratica musicale studentesca, fornisce dall’altro una piattaforma di qualità a giovani direttori d’orchestra e solisti. Kiril Stankow, nato a Neubrandenburg nel 1982, inizia a cinque anni lo studio del pianoforte, a dieci quello del fagotto. Con questo strumento entra a far parte dell’Orchestra giovanile del Mecklenburg-Vorpommern, dove suona fino al 2002. Dal 1999 al 2003 studia pianoforte e direzione d’orchestra nella Hochschule für Musik und Theater di Rostock. Nel 2005 inizia a perfezionarsi nella direzione d’orchestra con Nicolás Pasquet, Gunter Kahlert e Anthony Bramall. Da allora dirige diverse orchestre, come il Loh-Orchester di Sondershausen, la Vogtland Philharmonie di Greiz-Reichenbach, la Severočeská Filharmonie di Teplice, la Philharmonie di Jena e i Lucerne Festival Strings. Nel 2006 è stato direttore della Filarmonica giovanile di Marburgo. Dal 2008 è assistente musicale dell’Orchestra giovanile del Mecklenburg-Vorpommern; dal 2009 dirige l’Orchestra sinfonica giovanile di Kassel e il LUO. |
Vie nuove Leipziger Universitätsorchester Coro del Collegium Musicum Almae Matris Kiril Stankow, direttore Nel luglio 1848 Schumann, ripreso in mano il poema drammatico Manfred
di George Byron (1817), progetta le musiche di scena «per una
rappresentazione teatrale». Ne derivò l’Op. 115, un’ouverture e
quindici tra intermezzi, cori e melologhi. Eseguite a Weimar nel 1852,
direttore Franz Liszt, le pagine presentano momenti di estrema tensione
drammatica, efficacemente compendiati già nell’Ouverture.
Un’introduzione dapprima lenta, indi viepiù incalzante, enuncia le
principali idee tematiche, da subito in conflitto: il contrasto tra un
primo tema smanioso e un altro più soave tratteggia la funesta natura
dell’eroe romantico che, segnato da un destino infelice, trascina
nell’abisso chi gli sta al fianco. Irrequiete modulazioni e sonorità
cupe proiettano l’ascoltatore in un mondo esaltato e surreale,
insidiato da spiriti e fantasmi.
Il Requiem für Mignon op. 98b fu composto da Schumann per il centenario della nascita di Goethe (1849), insieme con i Lieder contenuti nel romanzo Wilhelm Meister (op. 98a). La composizione realizza sonoramente la “liturgia” poetizzata che accom-pagna le esequie dell’adolescente Mignon, mediante il dialogo antifonale tra il coro e i quattro “ragazzi” che accompagnano il feretro. La scrittura lineare, perlopiù omo-fonica, consente una limpida declamazione del testo goethiano. Nel clima mistico l’incedere severo della marcia funebre iniziale si stempera nel tono solenne e luminoso del finale. In un compositore appena ventenne che frequentava casa sua Schumann additò, nel 1853, il musicista del futuro: Neue Bahnen (Vie nuove) s’intitola l’infiammato articolo che nella «Neue Zeitschrift für Musik» consacrava in Johannes Brahms il «genio» destinato a «render palese in modo ideale la più alta espressione del tempo». Quindici anni dopo Brahms, affascinato dalla lettura del romanzo Hyperion di Hölderlin (1797-99), abbozzò le prime note del Canto del Destino op. 54, ultimato solo tre anni più tardi. Il brano, per coro e orchestra, insiste su alcuni temi ideali del Requiem tedesco op. 45, come il destino dell’umanità e il contrasto tra vita e morte. I versi di Hölderlin sono articolati in due distinti interventi corali, vita spensierata degli dèi ed amara esistenza dei mortali. I contralti aprono la strada alle altre voci nelle prime due strofe; le sonorità soavi e gli impasti armonici dell’inizio esprimono serenità e beatitudine celesti. Un repentino cambio di tempo e toni tenebrosi caratterizzano il secondo intervento corale, sull’ultima strofa: disperazione e angoscia sfociano in un lacerante grido unisono. Esplosioni in fortissimo s’alternano a pianissimi repentini, scossoni ritmici e crude dissonanze danno voce alla sofferenza e all’inquietudine umana. Trent’anni dopo l’articolo di Schumann, nel 1883, Brahms mette mano alla Terza Sinfonia, op. 90. Il brano si apre con un esuberante Allegro con brio: i fiati in coro aprono col celebre motto «Libero ma felice» (Frei aber froh = F-As-F, ossia Fa - La bemolle - Fa), che poi ritorna a più riprese; i violini sciorinano un esuberante primo tema; clarinetti e fagotti indugiano su sonorità più sensuali. Gli stessi strumenti introducono il tema primario dell’Andante, mentre gli archi assecondano i fiati in una melodia affettuosa e malinconica, poi sottoposta a un continuo sviluppo tematico. Il motivo principale del Poco Allegretto, trasognato, proposto dapprima dal violoncello, nella ripresa passa ai fiati, con effetto evocativo; una scrittura “cameristica” domina il brano e mette in massimo risalto l’intensità del tema, che riecheggia tratti delle Danze ungheresi. Infine l’Allegro maestoso depone il fare eroico e monumentale tipico dei finali di Sinfonia; nel suo tono intimo attinge – disse la vedova Schumann – «una bellezza tale da togliere la parola». Daniel Molinari coordinamento e redazione ingresso gratuito - posti limitati info: tel. 051 2092411 |