martedì 30 marzo 2010, ore 21 Aula absidale di S. Lucia (via de' Chiari 25a) ingresso libero - posti limitati Frédéric Chopin (1810-1849) Introduction et Polonaise brillante op. 3 in Do maggiore per violoncello e pianoforte Rondo à la Mazur op. 5 in Fa maggiore per pianoforte Trois Écossaises op. 72 n. 3 in Re maggiore n. 4 in Sol maggiore n. 5 in Re bemolle maggiore per pianoforte Grand Duo concertant sur les thèmes de “Robert le Diable” de Meyerbeer in Mi maggiore per pianoforte e violoncello Allegro de concert op. 46 in La maggiore per pianoforte Sonata op. 65 in Sol minore per violoncello e pianoforte Allegro moderato Scherzo Largo Finale: Allegro Maurizio Baglini,
Premiato giovanissimo nei più importanti concorsi internazionali –
“Busoni” (Bolzano), “Chopin” (Varsavia), “William Kapell” (College
Park, Maryland) –, a soli 24 anni vince con consenso unanime della
giuria il “World Music Piano Master” di Montecarlo. Ospite di numerosi
Festival in tutto il mondo (La Roque d’Anthéron, Kammermusikfestspiele
Lockenhaus, Yokohama Piano Festival, Australian Chamber Music Festival,
Festival pianistico “Benedetti Michelangeli” di Bergamo e Brescia),
viene regolarmente invitato da istituzioni concertistiche
internazionali di spicco come solista e in formazioni cameristiche
(Salle Gaveau di Parigi, Kennedy Center di Washington, Auditorium del
Louvre, Gasteig di Monaco di Baviera). Si è esibito con orchestre quali
la Philharmonique di Montecarlo, la Simfònica di Barcellona, il Zürcher
Kammerorchester, ha collaborato con direttori quali Emmanuel Krivine,
Armin Jordan, Howard Griffiths. Le sue esecuzioni sono state apprezzate
e recensite dalla critica internazionale. Ha al suo attivo una
rilevante discografia che include, fra l’altro, due versioni dei 27
Studi di Fryderyk Chopin, eseguiti sia su strumenti originali, sia su
pianoforte moderno (Phoenix Classics). Nel 2009 ha ultimato la
registrazione dell’opera integrale per pianoforte di Bach-Busoni, edita
da Tudor. Ha pubblicato per Kojima Productions un DVD col Primo
Concerto di Chopin accompagnato dalla New Japan Philharmonic Orchestra.
Interprete versatile, ha un vasto repertorio che spazia da William Byrd
alla musica contemporanea, con riferimenti importanti a Chopin, oltre
ad un profondo interesse per la prassi esecutiva d’epoca su
clavicembalo e fortepiano. Dedicatario insieme alla violoncellista
Silvia Chiesa del pezzo D’après cinq chansons d’élite
di Azio Corghi, ha inciso questa prima assoluta per la casa
discografica Concerto. Nel 2008 ha eseguito al Musée d’Orsay di Parigi
la Nona Sinfonia di Beethoven nella trascrizione per pianoforte solo di
Franz Liszt, accompagnato dal Coro di Radio France diretto da Matthias
Brauer, in diretta radiofonica su France Musique. Nel giugno dello
stesso anno ha pubblicato con Silvia Chiesa le opere di Camille
Saint-Saëns per violoncello e pianoforte per la rivista musicale
«Amadeus». È direttore artistico del Festival Dionysus, che si tiene
ogni estate nel castello di Colle Massari, a Cinigiano presso Grosseto. Silvia Chiesa. Ha studiato con Rocco Filippini, Mario Brunello e Antonio Janigro. Nella sua carriera di solista spicca un’intensa collaborazione con la Royal Philharmonic Orchestra di Londra: Triplo Concerto di Beethoven, Primo Concerto di Saint-Saëns sotto la direzione di Daniele Gatti, Concerto di Schumann. Ha varato prime esecuzioni di Campogrande, Clementi, Dall’Ongaro, Davies, Sollima. Matteo d’Amico le ha dedicato Il filo di Teseo eseguito in prima esecuzione con l’orchestra dei Pomeriggi musicali a Milano. In campo cameristico ha collaborato con artisti quali Brunello, Canino, Christ, Kabaivanska, Larrocha, Lucchesini, Mintz, Petracchi. Dal 1997 al 2002 ha fatto parte del Trio Italiano suonando per le più importanti istituzioni musicali e registrando, per la Arts, l’integrale dei Trii di Schubert. Dal 2005 collabora stabilmente con Maurizio Baglini, col quale ha registrato un CD con le Sonate di Chopin e Debussy e D’après cinq chansons d’élite, brano dedicato da Azio Corghi al duo Chiesa-Baglini, e un CD con le Sonate di Saint-Saëns, pubblicato dal mensile «Amadeus». Nel 2008 è stata ospite della trasmissione televisiva di France3 “Toute la musique qu’ils aiment”. Fra i prossimi impegni, il Concerto di Lalo con la Maidstone Symphony Orchestra e la registrazione dei due Concerti di Rota con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI. |
QUEL DIAVOLO DI CHOPIN Silvia Chiesa, violoncello Maurizio Baglini, pianoforte L’immagine
eburnea di Chopin “poeta del pianoforte” si tinge questa sera di una
punta di rosso scuro: accanto a brani pianistici meno noti figurano
composizioni destinate alla calda e suadente voce del violoncello. Dei
sei pezzi in programma, i primi tre risalgono a prima dell’arrivo di
Chopin a Parigi, settembre 1831.
La Polonaise brillante op. 3 fu concepita nel 1829 (l’Introduction fu aggiunta l’anno dopo) per il principe Antoni Radziwiłł, ottimo violoncellista dilettante, dedicatario nel 1815 dell'Ouverture Zur Namensfeier di Beethoven; a stesura ultimata Chopin, insoddisfatto del tono salottiero, volle però cancellare la dedica. Eppure risiede proprio nel carattere lieve e scintillante il fascino dell’Op. 3, basata su un gustoso alterco tra il canto disteso del violoncello e il brio del pianoforte che scalpita irrequieto. Se nell’Introduction la melodia pacata dell’assolo viene interrotta dai gesti spavaldi del pianoforte, nella Polonaise i due strumenti si rappacificano scambian-dosi un tema luminoso e brillante. Nel Rondo à la Mazur (1826) la forma-rondò s’impreziosisce con le inflessioni ritmiche e melodiche della danza polacca. Al refrain onusto di abbellimenti, esposto dapprima in ottave, si alterna un couplet più tranquillo e cantabile, in cui le quinte vuote al basso procurano la tinta sonora tipica della mazurka. Pur privilegiando le danze polacche, Chopin – come tanti altri compositori coevi – volle fare delle incursioni anche nel folklore d’altri paesi. Delle numerose écossaises abbozzate prima dei vent’anni ne rimangono tre apparse postume nell’Op. 72. Brevi e semplici nella struttura – tripartite le prime due, bipartita l’ultima –, indulgono a una scanzonata spigliatezza. Giunto di fresco a Parigi, Chopin accolse la proposta dell’editore Schlesinger di scrivere una composizione su temi di Robert le Diable: proprio nel novembre 1831 il grand opéra di Giacomo Meyerbeer era stato varato con esito trionfale. Al giovane musicista sarà piaciuta l’idea di farsi conoscere sulla scia del successo d’un’opera à la page. L’ipotesi iniziale di un ciclo di variazioni volse in un Duo per pianoforte e violoncello, scritto gomito a gomito con l’amico Auguste Franchomme, primo violon-cellista della camera del re. Dopo una sfarzosa introduzione del pianoforte, i due strumenti elaborano ed intrecciano libere divagazioni su temi favoriti dell’opera: spiccano la Romanza «Va! dit-elle, va, mon enfant» (atto I), il coro dell’Introduzione, il Terzetto «Dieu puissant, ciel propice» (atto V). Il progetto di un Concerto per due pianoforti mutò dapprima in un Concerto per pianoforte e orchestra (sarebbe stato il terzo), per poi sfociare nell’Allegro de concert del 1841. La concezione sinfonica di partenza si riconosce sia nell’ampia struttura in forma-sonata sia nell’alternanza, tutto sommato percepibile, tra sezioni dal piglio sinfonico ed episodi in cui il potenziale prim’attore si abbandona vuoi al canto spiegato vuoi all’esuberanza scintillante delle cadenze a rotta di collo. Dedicata all’amico Franchomme, la Sonata per violoncello e pianoforte (1846) pre-senta tutte le caratteristiche del tardo linguaggio chopiniano: melodie scarne ed essenziali, contrappunto libero, armonie complesse, raffinatezze timbriche lascia-rono però smarriti i contemporanei. Nell’Allegro moderato, dall’espressione intima e sofferta, i due strumenti, nonostante la densità della parte pianistica, raggiungono un equilibrio sonoro perfetto, raro nelle altre composizioni violoncellistiche di Cho-pin. Lo Scherzo ha un profilo ritmico e un accento giocoso d’impronta beethovenia-na. L’accompagnamento arpeggiato e la melodiosità dolce e languida conferiscono al Largo la tenerezza d’un Notturno. L’indole corrusca e introversa del Finale richiama il primo movimento: accanto alla sapiente scrittura armonica, Chopin vi fa sfoggio di una consumata perizia contrappuntistica. Davide De Mori coordinamento e redazione ingresso gratuito - posti limitati info: tel. 051 2092411 |