Frutto
di una tradizione spettacolare
popolare e condivisa da entrambe
le parti dellOceano, il
melodramma trova nel cinema una
cassa di risonanza ideale. In una
serie di transiti e scambi tra
Europa e Stati Uniti motivi,
personaggi e patimenti transitano
liberamente, come i cineasti, i
volti, le storie. Più grandi
della vita
15 aprile, ore 18.30
LETTERA DA UNA
SCONOSCIUTA
(1948, Max Ophuls)
Tra
le caratteristiche distintive del
melodramma, il rimpianto per loccasione
perduta e il sacrificio femminile.
"Quando riceverai questa
lettera, sarò forse morta.
Leggendo questa lettera saprai
come sono diventata tua mentre tu
non sapevi chi ero e che esistevo
".
In questa inaugurazione funebre
rintocca il dolore di un
melodramma volto al passato. La
vocazione di Ophuls a unestetica
da studio e la ricorrenza del
tema della memoria trovano la
cristallizzazione ideale nel modo
di rappresentazione hollywoodiano.
.
16
aprile, ore 20.10
TUTTO SU MIA
MADRE
(1999, Pedro Almodóvar)
È
possibile un melodramma
canzonatorio? Il dolore può
decadere nel grottesco? Almodóvar
sembra impegnarsi a fondo ad
affermarlo. In un elogio al
trasformismo muove da All
About Eve per finire ai
transessuali: la migrazione di
organi, ideologie, sessi e
sentimenti è incessante.
.
22
aprile, ore 17.30
JOHNNY
GUITAR
(1954, Nicholas Ray)
Un
saloon con una entraîneuse di
nome Vienna. Un cowboy marchiato
dallossessione del passato.
Una gelosia corrosiva. E sullo
schermo brillante Trucolor
sfilano le macchie di colore
delle bande, in una coreografia
sottile. "Johnny Guitar
è un finto western ma non un
western intellettuale.
È un western sognato,
spettacolare, irreale fino al
limite, delirante" (François
Truffaut).
.
26
aprile, ore 17.30
COME LE
FOGLIE AL VENTO
(1956, Douglas Sirk)
Un
possibile tracciato delle
traiettorie dei personaggi del
melodramma rivelerebbe
somiglianze con la commedia degli
equivoci. Ma nel melodramma
raramente tutti trovano il loro
posto, alla fine del gioco. Come
le foglie al vento fa
muovere in uno scenario di colori
fantastici i quattro personaggi,
soffocati dallasfissia
delle relazioni sociali e
familiari. Li sposta, li muove
nuovamente, li sospinge infine
come foglie. Ma non tutti trovano
posto nel mondo in apparenza
perfetto dellAmerica degli
anni Cinquanta
.
28
aprile, ore 22.15
DANCER IN
THE DARK
(2000, Lars von
Trier)
Von
Trier tenta con Dancer in the
Dark una delle operazioni
concettuali più ardite degli
ultimi anni: la conquista europea
del melodramma americano, il
furto dellideologia
autocritica alla cultura
dominante, con una clamorosa
serie di falsi. Sicché spedisce
una cantante islandese nel
liberismo statunitense. Trasforma
i suoi sogni in un musical
scombinato. Sistema Catherine
Deneuve alla catena di montaggio.
Ma si riserva il piacere sadico
di un momento di franca crudezza:
e lascia tutta la scena del
patibolo allesibizione per
voce sola di Björk.
.
29
aprile, ore 19.30
LE
LACRIME AMARE DI PETRA VON KANT
(1972, Rainer Werner
Fassbinder)
Per
tutta la propria fulminante
carriera Fassbinder cercò di
coniugare la riflessione sulle
forme di convivenza sociale con ladesione
emotiva al racconto, la qualità
della meditazione critica con lo
spettacolo dei sentimenti. Le
lacrime amare di Petra von Kant
inaugura questo percorso, chiude
i personaggi in uno spazio
coercitivo e speculare, li
condanna alleterno riflesso
di se stessi.
.
3
maggio, ore 18
QUALCUNO
VERRÀ
(1959, Vincente
Minnelli)
Buona
parte del cinema di Minnelli
ruota intorno al confronto
infausto tra fantasia e realtà.
I grandi musical per la MGM, le
sue commedie più scanzonate e i
suoi melodrammi degli anni
Cinquanta e Sessanta dispongono
con sontuosi carrelli e dolly
queste coordinate. Qualcuno
verrà non fa eccezione: il
finale tragico è scandito a
colpi di movimenti di macchina.
.
4
maggio, ore 16.30
LA DONNA
CHE VISSE DUE VOLTE
(1959, Alfred
Hitchcock)
A
Hollywood Hitchcock realizzò
film i più diversi, con il
marchio del maestro del brivido.
Sul finire della carriera, il suo
cinema prese una strana
inclinazione senile e commovente,
struggente per la crudeltà delle
conclusioni. Si parla di un film
malato, per Marnie (1964).
La donna che visse due volte
lo anticipa ed eguaglia, con un
meccanismo di perfezione formale
impietosa: la spirale è la cifra
dominante del film, lorigine
della vertigine e la strada
inevitabile di una caduta libera
del protagonista e della sua
amata.
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