Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Kapchan 5 Deborah Kapchan

  5. Primo quadro: esibire il suono

I musei della musica esistono, ma presentano delle difficoltà. La musica non è un oggetto che possa essere messo in una vetrina. Di fatto, essa rifiuta di essere incorniciata. Permea un luogo con vibrazioni uditive e fisiche. Possiede altresì un potente effetto sulla memoria. La musica ci abita in un senso letterale. Essa invade i parametri del corpo e mette radici, praticamente in modo sistematico, perfino quando invece preferiremmo il silenzio. Ed è per questo che parliamo di "melodie ossessive". Alla musica, come agli spiriti, viene riconosciuta una capacità di agire in sé. Essa può possederci.

La musica può anche trasportarci. Questo è certamente vero per la musica che è associata, come un'icona, con differenti culture, climi, luoghi e tempi (Feld 1996). La musica cattura il nostro immaginario, possedendoci e portandoci in un luogo diverso. Essa, perciò, ci fa muovere. Non soltanto influenza il movimento dei nostri corpi e il nostro sistema nervoso simpatico, ma può anche spostare la nostra immaginazione in spazi che non sono limitati dalla geografia. Tale trasporto avviene comunemente all'interno di Dar Gnawa, dove il visitatore viene immerso in un vasto insieme di musica internazionale. Bencé Abdullah El-Gourd sia interessato a ricreare il tagnawit, la colonna sonora al Dar Gnawa non è quella che si potrebbe prevedere:

Hassan Hakmoun, "Sidi Musa" (file mp3, 944 kb, 3.56 min)

Nell'estate del 2001 le serate al Dar Gnawa erano sempre interessanti. Qualche volta entravo ed ero travolta dai suoni della musica di Weston. Questa è la sua invocazione a Sidi Musa, che egli suona in ogni concerto:

Weston, The Spirits of the Ancestors, "Sidi Musa" (file mp3, 2.863 kb, 11.55 min)

Entrambi questi pezzi impiegano la scala pentatonica minore degli Gnawa . Nel pezzo di Weston la strumentazione richiama gli Gnawa attraverso il modo di trattare il basso, usandolo come un ginbri, ed il ricorso alle terzine che si ritrovano nell'invocazione di Hakmoun. Egli tiene la quinta sospesa creando un chiaro sound pentatonico, mentre l'improvvisazione di Hakmoun si ripercuote in quella jazzistica di Weston. Questi suona il pianoforte in parallelo con il basso, mentre Pharoah Saunders fa un assolo di grande effetto sulla gaita marocchina ad ancia doppia.

Vi è un andamento antifonico (in forma di domanda e risposta) che si ritrova in molta musica Gnawa, benché non sia presente in questo brano di Weston: egli, però, la riprende altrove.

The Night Spirit Masters, "Chalabati" (file mp3, 2.030 kb, 8.27 min)

Abdullah El-Gourd suonava spesso pezzi di Weston, compresi quelli più tardi che presentano un'ampia strumentazione comprendente anche il p'i-p'a cinese, tamburi africani, nonché la gaita marocchina ad ancia doppia suonata in modo travolgente da Pharoah Saunders. Il m'allam proponeva questa musica a volume alto, annullando la possibilità di conversazione e obbligando il visitatore ad ascoltare.

Kephera, "Creation" (file mp3, 938 kb, 3.54 min)

Al Dar Gnawa, il panorama sonoro era continuamente vario. Qualche volta ascoltavamo musica del Mali. Abdullah El-Gourd era particolarmente impressionato dal duo di suonatori ciechi Amadou e Miriam, che avevano superato le sofferenze e il rifiuto iniziale da parte del pubblico del Mali per diventare dei noti artisti internazionali.

Amadou and Miriam, "Si Ni Kénéya" (file mp3, 888 kb, 3.42 min)

Abbiamo ascoltato compilation di world music con brani che mescolavano sonorità celtiche e africane. Un giorno è stato il turno di un pulsante ritmo latino.

Willie Colon and Ruben Blades. "Segun el Color" (file mp3, 888 kb, 3.42 min) (5)

Kat-sinat al-musiqa d-salsa? ? "Ascolta la musica salsa?" Ho domandato felicemente sorpresa. Abdullah El-Gourd non capiva la parola "salsa". "Musica latina! al-musiqa al-latiniyya," ho spiegato. "Le piace la musica latina?"

Ma‘lum! ! "Naturalmente", mi ha risposto. "L'origine di questa musica è andalusa. . È musica andalusa, dyal-nah, è nostra, ci appartiene". Qui il m’allam stava costruendo la sua identità più come marocchino che come africano. La cultura andalusa venne dalla Spagna con i Mori (berberi e arabi) nel XIV e XV secolo sulla scia della riconquista cristiana, ed è per lo più associata con Fes e Tetouan, sebbene gli andalusi vivano in tutte le città principali.

Non è un'omogenea estetica Gnawa quella che viene presentata (qualsiasi cosa ciò possa significare), ma, riecheggiando il diverso pantheon di spiriti, troviamo una sorta di politeismo musicale.

Dar Gnawa esiste fra l'altro anche con lo scopo di far conoscere i suoni globali ad un pubblico locale. È uno spazio dove musiche transnazionali sono suonate, mostrate e fruite.

Poiché mi trovavo lì d'estate, c'erano molti visitatori al Dar Gnawa: marocchini che vivono in altre parti del paese e tornano a trovare la famiglia a Tangeri, marocchini che vivono in Europa che attraverso lo Stretto (di Gibilterra) su solidi traghetti fanno il loro pellegrinaggio annuale al bled, la madre patria. I giovani Gnawa siedono sempre tranquillamente contro il muro, aspettando con pazienza il momento in cui provano i canti cerimoniali. Un amico di lunga data di Abdullah El-Gourd, di Tetouan, era spesso presente, un uomo alto che, dopo aver fumato un poco, diventava estremamente socievole. Ho avuto la sensazione che egli venisse al Dar Gnawa per uscire di casa e stare con i ragazzi. A parte una giovane donna europea presente una sera, che indossava una jellaba e fumava sigarette con il suo accompagnatore marocchino, io ero l'unica donna al Dar Gnawa quell'estate. Venivo sempre presentata come professora (6), cosa che allertava gli altri visitatori sul mio status e spiegava la mia presenza. Qualche volta, dei nigeriani illegali che aspettavano di attraversare lo Stretto e che parlavano soltanto inglese sentivano la musica dalla strada ed entravano. Abdullah El-Gourd dava loro il benvenuto in inglese. Un altro m'allam frequentava Dar Gnawa: un uomo magro dagli occhi grandi che non era di origini africane. Una volta che la musica era iniziata questo m'allam suonava un bel paio di rari cimbali di legno (qraqab plurale). C'era anche un sassofonista dell'Orchestra Reale che era in vacanza nel nord. Questi veniva senza il suo strumento ma spesso suonava i tamburi conga.

Fra gli altri visitatori al Dar Gnawa quell'estate vi erano un ebreo marocchino e un suonatore di flauto che era cresciuto con il m'allam a Tangeri ma che adesso viveva a Parigi. I due uomini parlavano uno spagnolo fluente tra di loro. Maurice portava il suo flauto e suonava riff jazz sopra i canti Gnawa . Durante la sua giovinezza aveva vissuto a New York e aveva seguito il programma di jazz della Manhattan School of Music. Abdullah El-Gourd aspettava la visita di Archie Shepp e Randy Weston per i primi di settembre quando avrebbero tutti insieme suonato al Tangier Jazz Festival. (Il festival fu poi successivamente annullato a causa degli eventi dell'11 settembre.)

Questa era l'atmosfera al Dar Gnawa, un museo per i residenti locali di Tangeri, per gli immigranti al ritorno dall'estero, per gli artisti della comunità, per gli africani clandestini, per i ricercatori stranieri e, più volte all'anno, per musicisti di fama mondiale. E alle nove di sera in punto, come se tutti sapessero che il museo stava per chiudere, la gente smetteva, salutava e se ne andava.


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