Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Kapchan - Note Deborah Kapchan

  12. Note

* Questa ricerca è stata finanziata da: John Paul Simon Guggenheim Foundation, Social Science Research Council, Fulbright-Hays Foundation, the American Institute of Maghreb Studies and the University of Texas at Austin.

(1) Tutte le parole trascritte sono nel dialetto arabo del Marocco. L'arabo del Marocco è noto per le sue proprietà ibride, avendo incorporato la sintassi berbera ed anche elementi lessicali berberi, francesi e spagnoli. Inoltre l'arabo marocchino abbrevia molte vocali alla schwa (scritta qui semplicemente 'e'), oppure ne fa completamente a meno. Vedi Heath 1987.

(2) "L'evocazione dell'utopia fa riferimento a quanto, secondo la suggestiva indicazione di Seyla Benhabib, propongo di chiamare la politica di trasfigurazione. Questa mette in evidenza l'emergere di desideri, relazioni sociali e modalità di associazione qualitativamente nuovi all'interno della comunità razziale che condivide interpretazioni e resistenze culturali e tra quel gruppo e i suoi oppressori di un tempo. Essa punta specificamente alla formazione di una comunità di bisogni e solidarietà che viene magicamente resa udibile nella musica stessa e palpabile nelle relazioni sociali della sua utilità e riproduzione culturale. Creati proprio sotto il naso dei suoi guardiani, i desideri utopistici che alimentano la politica complementare di trasfigurazione devono essere invocati da altri significati più deliberatamente oscuri. Tale politica esiste su una frequenza più bassa quando viene suonata, danzata e recitata, ed anche cantata, poiché le parole, anche quelle allungate dai melismi e integrate o modificate dalle urla che stanno ad indicare l'ancora notevole potere del sublime degli schiavi, non saranno mai sufficienti per comunicare i suoi indicibili proclami di verità. Quindi i segni intenzionalmente danneggiati che tradiscono la politica di trasfigurazione decisamente utopica trascendono parzialmente la modernità, costruendo un passato anti-moderno immaginario e un post-moderno ancora da venire. Non si tratta di un contro-discorso ma di una controcultura che che provocatoriamente ricostruisce la propria genealogia critica, intellettuale e morale in una sfera 'a sé stante' parzialmente nascosta al pubblico. La politica di trasfigurazione pertanto rivela le crepe del concetto di modernità. I limiti della politica sono ampi proprio perché questa tradizione di espressione rifiuta di accettare che quella politica sia una sfera facilmente separabile. Il suo desiderio fondamentale è di far comparire e promulgare nuovi modelli di amicizia, felicità e solidarietà che derivano dal superamento dell'oppressione razziale sulla quale la modernità e la sua antinomia di razionale progresso occidentale come barbarie eccessiva si appoggiavano" (Gilroy 1993: 37-38).

(3) Di fatto vi è poco di pubblicato in inglese sugli Gnawa (ma vedi Schuyler 1981) e molto poco in assoluto (ma vedi Hell 1999; Lapassade 1997, 1990; Pacques 1991). La documentazione storica sulla schiavitù e sulle prime pratiche note di questa sottocultura devono ancora essere studiate approfonditamente. Quindi la ricerca sugli Gnawa riempie una lacuna nella letteratura sulla storia del Marocco (Laroui 1982; vedi Fuson 2001), contribuendo altresì alla letteratura sulla trance (Boddy 1989; Lambek 1993) e sull'estetica (Classen 1993; Csordas 1993; Feld 1982; Howes 1991) come fattori che influenzano le tendenze transnazionali (Erlmann 1996, 1996a; Feld 1995; Kirshenblatt-Gimblett 1998; Marcus and Myers 1994) così come le rappresentazioni di razza (Gates 1988; Gilroy 1994; West 1993).

(4) Porto internazionale prima della Seconda Guerra Mondiale, Tangeri ha attirato artisti dall'Europa e dall'America, ed anche persone molto ricche. Si pensi, per esempio, ai quadri dai colori magnifici di Eugène Delacroix, agli romanzi maledetti di Paul Bowles e alle feste decadenti di Malcolm Forbes. Le descrizioni letterarie di Tangeri di solito ritraggono la città attraverso le lenti della fantasia di un espatriato, citando intrighi, pericoli e seduzione. E di certo a Tangeri vi è un po' di tutti e tre questi elementi, per lo più dovuti al traffico di droga. D'altra parte, oggi Tangeri è una città con una enorme popolazione immigrata illegale, scarsa sanità e poche risorse culturali. Fortunatamente i venti dalle acque circostanti portano via gran parte dell'inquinamento. Ma i venti in alcune stagioni non lasciano riposare le persone. Il chergi, vento orientale, soffia (se non eternamente, per lo meno) spesso.

(5) Poiché la musica su questo CD al Dar Gnawa era senza etichetta, trattandosi di una compilation fatta in casa, non ho potuto verificarne gli artisti. La musica qui è un'approssimazione stilistica della musica che avevamo ascoltato quel giorno.

(6) Abdullah parla fluentemente arabo marocchino, francese e spagnolo. Parla anche un inglese di buon livello (l'ho scoperto quando lo ho sentito parlare del tour negli Stati Uniti). Sa leggere e scrivere l'arabo classico e può elevare con facilità il suo dialetto ad un arabo più "classicizzato".

(7) Abdullah non si è opposto alla pubblicazione in questa sede delle fotografie, visto che i nomi non sono distinguibili. È solo preoccupato che le informazioni diffuse sulla lila di Tangeri possano non essere esatte.


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