Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna
L'Africa e' l'unico continente dove la necessita' di
creare forme di comunicazione alternative a quella
linguistica e' sempre stata molto viva. Segni sugli
alberi e sul corpo, foglie poste in particolari sequenze
sui sentieri, possono avere un significato ben preciso,
ma soprattutto il suono rappresenta una forma di
comunicazione da considerarsi equivalente al linguaggio.
In particolare i suoni possono risultare come: - segnali
di chiamata, avviso e allarme; - segnali di trasmissione
di messaggi.
In linea ipotetica, si puo' utilizzare qualsiasi
strumento musicale ma, in realta', soltanto gli aerofoni
( flauti, trombe, fischietti ), i membranofoni ( tamburi
) e gli idiofoni (gong e campane ) trovano una facile
applicazione, mentre lo xilofono, la sansa e i liuti mal
si prestano a tal scopo. I tamburi e i gong sono i piu'
popolari e i piu' largamente usati nella trasmissione dei
messaggi sonoro-verbali.
Molti riferimenti ci sono stati tramandati dagli scritti
di esploratori europei e da autori arabi, soprattutto a
partire dall'XI secolo. Il geografo arabo Al Bakri ci
informa che Gao, famosa citta' Songhai, derivo' il nome
dal suono dei tamburi dei suoi abitanti.
Come per le forme visive, i segnali uditivi possono
essere selezionati arbitrariamente senza un preciso
riferimento al linguaggio parlato. Vi sono, comunque,
casi eccezionali in cui la scelta del segnale e' basata
esclusivamente sul testo tanto da risultare un linguaggio
surrogato. Un esempio di quanto appena datto e'
facilmente individuabile tra gli Akan, gli Ewa e i Ga del
Ghana dove il messaggio puo' risultare libero o
completamente legato al testo.
E' necessario, pertanto, che ogni forma di comunicazione
sonora abbia, in qualche modo, una base verbale. Gli
Africani esprimono, infatti, col verbo 'parlare' il
suono-messaggio del tamburo. Un altro aspetto, parallelo
a quello linguistico, da non dimenticare e' dato dal
contesto culturale nel quale si trova ad operare un
messaggio sonoro. La comunicazione risulta, percio',
facilitata dove siano presenti interazioni storiche fra
le differenti comunita'africane. Si pensi al Ghana che
riunisce diversi paesi sotto l'influenza di Ashanti: in
questa regione, il linguaggio del tamburo viene capito
non solo nell'area Akan, ma anche nelle altre aree del
Ghana. I Ga, Adangme,Ewa, Dogbani, Mamprusi e Gonja
utilizzano il tamburo akan ' atumpan ' in lingua akan.
Tale comunanza di linguaggio sonoro non impedisce,
tuttavia, una sua differenziazione a livello locale con
la conseguente coesistenza delle due forme espressive.
Tornando al contenuto del testo, vi sono messaggi
d'avviso, d'allarme, di riunione della comunita', e
relativi ad espressioni di ' simpatia '. Tra i Majaco,
Papel, Mancaha, Bijago, Balanta e Monsoanka della Guinea
e i Lokele del Congo Kinshasha, viene data particolare
attenzione agli eventi del ciclo vitale come la nascita,
l'iniziazione, il matrimonio, la morte e lo spostamento
di persone importanti. Inoltre, si trasmettono messaggi
esprimenti invocazioni, preghiere, elogi e proverbi,
soprattutto rivolti a nobili individui o agli antenati
illustri. Molti di questi testi sono suonati in occasioni
sociali e rituali o in stato di emergenza, ma esistono
anche situazioni musicali in cui si vuole contattare un
individuo, incoraggiare i ballerini, recitare proverbi e
poemi d'intrattenimento.
Nelle situazioni musicali i testi possono venire
trasmessi indipendentemente o aiutati da un supporto
musicale. Tra gli Yoruba, per esempio, il poema ' Oriki
', suonato sul tamburo a clessidra, puo' essere
accompagnato da altri tamburi che suonano una frase
musicale regolare ripetuta.
Veniamo, ora, alle caratteristiche strutturali della trasmissione linguistico-sonora. Presso la tribu' Akan si possono trovare frasi del tipo:
La maggior parte dei segnali Akan - detti Tmenesin -
si riferiscono a testi brevi che vengono suonati come
singoli gruppi ritmici. Vi e', per esempio, un tamburo
suonato per riunire i membri del tribunale presso la
corte ( 'susu biribi' 'ponderare su qualcosa' ).
Questa frase viene ripetuta in rapida successione e
l'annuncio e' fatto tre volte ogni ora. Il primo annuncio
si rivolge agli accusatori e agli accusati, il secondo ai
membri del tribunale, il terzo al Presidente della Corte.
In alcune societa' gli annunci e i messaggi strumentali
risultano assai piu' complicati della struttura
limguistico-verbale. Cosi' gli Akan quando vogliono
trasmettere gli auguri di Buon Anno ad un Capo utilizzano
frasi come : ' mede brebre mede brebre, masi ta ' '
gentilmenete e lentamente mi inginocchio '/ ' afe ano
ahya ' ' l'anno e' terminato '/ 'merebema wo adwo' 'son
venuto a salutari'. Una singola unita' puo' essere
ripetuta qualora sia breve, quando la si voglia
sottolineare, o per creare un'impressione d'urgenza. Si
possono trovare anche ripetizioni di gruppi ritmici piu'
complessi e solitamente tale fenomeno si verifica nelle
occasioni funebri: 'yeahunu amane ' ' abbiamo sofferto ',
' yeahunu amana ' ' abbiamo sofferto '. A volte, anziche'
ripetere un gruppo completamente si preferisce seguire
una sola porzione di esso, come appare dal seguente
esempio Akan in cui la ripetizione ha finalita'
intensiva, 'esoro tre tre tre ' ' i cieli sono grandi,
grandi, grandi '.
Vi sono, inoltre, alcune variabili che rendono difficile
la trasmissione e la sua comprensione. Queste variabili
si riferiscono soprattutto alla sfera musicale del
messaggio e si possono suddividere nei seguenti punti:
Durante la trasmissione dei messaggi, gli Akan
utilizzano tre tipi di battiti. Vi sono battiti singoli
di durata breve/lunga, come pure doppi colpi formati da
un battito molto veloce seguito da uno di durata
maggiore. Il colpo corto-breve singolo rappresenta tre
tipi di sillabe: la sillaba vocale - V -, la sillaba
nasale- N-, o la sillaba aperta formata da consonante e
vocale - CV-. Una sillaba vocalica iniziale e' suonata
con un colpo breve, mentre quando non e' iniziale ha una
durata leggermente piu' lunga e la doppia vocale si
rappresenta con un doppio colpo, mentre la sillaba nasale
viene suonata con un colpo breve, ma se non e' iniziale,
la sillaba precedente viene resa con una durata
leggermente inferiore. La sillaba aperta, inoltre, e'
normalmente realizzata come un colpo breve, ma risulta
accorciata se seguita da vocale, nasale, nasale e vocale,
rotante e vocale. Piu' semplicemente, il doppio colpo si
usa per le sequenze CV+V, CV+N, CV+NV, CV+RV.
Il colpo lungo e' usato per le sillabe lunghe che
generalmente si identificano con le sillabe chiuse - CVN
-; nel caso di sillaba lunga, il colpo viene lasciato
aperto e vibrare, mentre per le sillabe corte il colpo
risulta chiuso e stoppato. L'esistenza del messaggio
musicale dipende, soprattutto, dalla natura delle lingue
africane, ovvero dal fatto di essere lingue tonali. Il
tono risulta, dunque, essere una categoria fondamentale
del tamburo messaggio tanto che possiamo distinguere tre
sistemi diversi di messaggio tonale:
In ultimo, una particolare menzione spetta ai Lokele
del Congo. Presso questa tribu', il tamburo-messaggio ha
origini antichissime ed e' chiamato ' boungu ' o tamburo
a fessura, contraddistinto da una voce maschile - limiki
lia otolome - e da una voce femminile - limiki lia
otomali- per i suoni bassi e alti. Solitamente i tamburi
Lokele sono sistemati lungo le rive del fiume, in quanto
l'acqua e' un ottimo conduttore di onde sonore e vengono,
per lo piu', suonati nella mattinata e alla sera quando i
rumori risultano meno fastidiosi.
Il tamburo viene impiegato in varie occasioni e spesso e'
usato per stimolare il lavoro comune: in questo caso, il
suono risulta essere ' kbei kele ke ke ', e viene
riprodotto a livello tonale con lo schema
basso-medio-basso-basso-alto-basso-basso. Talvolta, lo si
usa per accompagnare il canto o le urla comuni, per
curare i mali della comunita', per annunciare i
combattimenti e gli spettacoli, per la caccia, la pesca,
la guerra, e in generale per tutti i momenti della vita
della tribu' Vi sono, poi, alcuni termini particolari che
vale la pena indicare. La parola ' bolemba '-
basso/basso/basso - compare nel tamburo messaggio col
significato di pioggia - bolemba olonge la lola lokoke-,
mentre la foresta e' indicata col segmento ritmico '
lokonda te ke le ke le '; nelle occasioni importanti,
all'inizio e a fondo messaggio, si puo' utilizzare la
frase ' tolakondeloko, tolaoteloko... '' non ho mai visto
una cosa simile ', o si impiega la parola 'yaku ', '
venite ', per radunare le persone in assemblea. Nel caso
di morte, l'annuncio inizia con ' walelaka ', ' piangete
', e prosegue con ' bileli ko nda baiso balelo ko nda
bonoko ', ' lacrime negli occhi, il lamento nella bocca
'. Infine, un messaggio celebra la nascita di gemelli
come fatto del tutto speciale, ' he baasa kelele, he
baasa kelele...', 'gemelli, magico fenomeno '.
Concludendo, i messaggi-sonori sono presenti in tutto il
continente africano pur variando a seconda dell'area,
della tribu', della lingua e del singolo musicista.
Questo strano codice di trasmissione e', tuttavia, in
disuso e soppiantato dai mezzi di comunicazione moderni.
Difficilmente sopravvivera', anche se gli studi
tradizionali governativi cercano di tutelare l'esistenza
di queste forme di civilta' africana, se non altro come
espressione dell'anima di un popolo e della sua storia
veramente singolare.
Riferimenti bibliografici
The Ballad Commission of
the International Society for Ethnology and Folklore
invites you to the 26th International Ballad Conference
at Clyne Castle, University of Wales, Swansea, on
Saturday, 20 July to Tuesday, 23 July 1996. The special
themes will be "Folk Ballads and/as
Literature," and "Ballads and
Post-Colonialism."
The International Ballad Conference is a roving, annual
event dedicated to the study of all narrative song
traditions. It involves folklorists, ethnomusicologists,
and historians of popular culture and literature from all
over Europe and North America. The 1996 conference is
timed to precede the Folklore Society's international
conference, `The Dynamics of Folklore: Beyond the
Victorian Imagination', at the nearby University of
Glamorgan (July 24-28 1996).
To offer papers and/or to receive conference mailings,
contact: Tom Cheesman, Dept. of German, University of
Wales Swansea, Swansea SA2 8PP, U.K., Fax: 01792-295710
E-mail: t.cheesman@swan.ac.uk
Sergio
Bonanzinga, FORME SONORE E SPAZIO SIMBOLICO.
Tradizioni musicali in Sicilia. Palermo: Archivio delle
tradizioni popolari siciliane. 1992.
Review by Nico Staiti
Il volume contiene ampie e compendiose informazioni
sulla musica di tradizione orale in Sicilia, ricavate da
una attenta analisi di numerose fonti documentarie e da
un estesa indagine sul campo, in parte condotta
direttamente dall'autore e in parte da altri studiosi
siciliani. L'analisi dei materiali e' stata sorretta
dall'elaborazione di un apparato teorico e metodologico
assai complesso, fondato su una specializzazione e
rielaborazione attenta e consapevole di percorsi
ermeneutici codificati da antropologi e semiologi della
musica.
Argomento della trattazione sono le diverse modalita' con
cui nella tradizione siciliana si manifesta l'espressione
sonora. L'autore ha preso in esame, in primo luogo, la
nozione di "musica" nella cultura orale
siciliana e la distinzione tra suono e rumore, sia da
parte dei produttori che dei recettori dell'oggetto
sonoro. Da qui prende l'avvio una riflessione sul
problema della funzione di volta in volta assunta nei
diversi contesti d'uso da un evento sonoro e sul suo
valore simbolico ed emblematico. Nel prendere in esame
tali questioni e' stato dato notevole rilievo all'analisi
delle modalita' con cui nella tradizione siciliana prende
forma la discrezione del continuum sonoro. I suoni
prodotti in occasione di attivita' lavorative, e legati
sul piano funzionale all'esplicazione di esse, sono stati
distinti in ritmi tecnici (che hanno lo scopo di
determinare o agevolare la cooperazione di piu' individui
che collaborano alla medesima attivita'), suoni-segnale
(che servono a tarsmettere messaggi, prescrittivi, di
segnalazione o di altro genere) e suoni espressivi (che
hanno funzioni polivalenti, e nella cui produzione e
recezione sono prevalenti intenzioni estetiche e di
manifestazione emotiva). Gli strumenti utilizzati per
produrre i diversi suoni presi in esame - categorizzati a
partire dalla funzione che assolvono all'interno del
processo comunicativo - sono stati suddivisi in media
somatici e media extra-somatici. Di essi viene data ampia
descrizione, anche sul piano del rapporto tra il sapere
tecnico di costruttori ed esecutori e forme espressive
prodotte mediante i diversi strumenti (siano essi,
appunto, "somatici" o
"extra-somatici").
Il volume, di rilevante interesse sia sul piano della
cospicua opera di documentazione che su quello
dell'analisi condotta dall'autore, e' attualmente in
edizione ridotta, orbata tra l'altro delle trascrizioni
musicali, delle quali si lamenta la mancanza. E' prevista
una nuova e pił ampia edizione, che dovrebbe essere
pubblicata tra breve, riveduta e corredata di
trascrizioni. Questo lavoro la merita.
CUMPAGNU TI MANNU LU SIGNURI. Canti e orazioni
di mietitura e trebbiatura in Sicilia. CD a cura di Mario
Sarica e Giuliana Fugazzotto. Booklet 23 pp. Ethnica 12
(Produzione e distribuzione: Taranta, Via degli Alfani
51, 50121 Firenze, Italia). 1994.
Nota illustrativa di Giuliana Fugazzotto
"Cumpagnu , ti mannu lu Signuri" e' un CD
che documenta le diverse manifestazioni di vocalita'
durante i lavori di mietitura e trebbiatura in Sicilia.
In esso sono contenute registrazioni degli anni '50- '60
in possesso degli Archivi di Etnomusicologia
dell'Accedemia di Santa Cecilia in Roma e registrazioni
effettuate fino al 1994 dai curatori della pubblicazione.
Fra questi documenti si distinguono, per la strettissima
connessione con i gesti lavorativi, le " 'Razioni di
lu metiri" (orazioni della mietitura), i canti del
"Salve Regina" e i brani della
"Pisatura" su cui ci soffermeremo brevemente.
Il Salve Regina , come le 'razioni di lu metiri, e'
un evento musicale di grande valore nell'ambito della
mietitura perche' eseguita ritualmente alla fine della
giornata lavorativa, prima di lasciare l'antu. Ha quasi
sempre struttura polivocale la cui caratterizzazione
stilistica e' legata alle abitudini vocali del paese
d'origine della squadra dei mietitori ma e' anche
possibile riscontrare esecuzioni, da parte di taluni
gruppi, secondo lo stile di altre localita'.
E' il caso dei mietitori di Capizzi (ME) che potevano
eseguire il canto 'a ciramisa (secondo il modo di Cerami)
o 'a capizzota,[2], modo di cui assumono la paternita',
oppure dei mietitori di Enna che cantano alla
galatese,[7], secondo il modo cioe' di Galati Mamertino
(ME).
I testi per lo piu' usati si riferiscono a
volgarizzazioni dell'antico testo latino e ad adattamenti
in onore di Maria Carmelitana, della Madonna Addolorata,
della Madonna del Rosario. Il metro letterario e'
identico, quartine 'ncruccate formate da tre settenari e
un quinario: ABBC CDDE ecc.
- Books
- CDs
Readers may quote anything on ITEM within "fair use" limits, with citation as in previous paragraph.
Citation example:
Sorce Keller, Marcello. 1994. "Of Minority Musics,
Preservation, and Multiculturalism: Some
Considerations." ITEM 1 (20 September):2-7.
Hypertext (Mosaic or X-Mosaic) at
http://www.muspe.unibo.it/ictm/home.htm
http://137.204.140.151/ictm/home.htm
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