
Giovane
intellettuale sotto il regime di Ceauşescu, Visniec, per citare le sue
stesse parole, denuncia con drammaturgie a chiave e spesso in forma di
parabola “il sistema, l'autarchia del partito, l'ideologia unica, la
polizia onnipresente, la censura”; emigrato in Francia sente poi “il
bisogno di scrivere intorno al lavaggio del cervello, allo
schiacciamento dell'individualità, alla manipolazione”. Cittadino e
interprete di due mondi – quello comunista e quello delle democrazie
occidentali –, Visniec avverte le analogie fra l'uomo nuovo (cioè
completamente integrato, che, secondo la propaganda, doveva nascere dal
comunismo) e l'uomo/spazzatura generato, questa volta con successo e su
scala planetaria, dalla civiltà dei consumi. Per questo appare
particolarmente indicativa e pregnante, a proposito del teatro di tale
autore, già ospitato dal CIMES lo scorso anno e rappresentatissimo in
Francia, in Romania e in numerosi altri paesi, la nozione di “impronta
dei tempi”. Durante l'incontro verranno presentate la raccolta di testi
Drammi di resistenza
culturale (Titivillus, 2009), con
Cavalli alla finestra
e
La donna come campo
di battaglia, e il numero monografico della rivista “Prove
di Drammaturgia” (1/2009) interamente dedicato a Matèi Visniec.
gio 19.11.09 • Laboratori DMS
• Auditorium
• h 18
CAVALLI
ALLA FINESTRA
di
Matéi
Visniec
Lettura scenica a cura del Teatro dell'Argine
con Micaela Casalboni, Giovanni Dispenza e Andrea Gadda
Regia Andrea Paolucci

Un
primo approccio, una prima lettura per iniziare a entrare in uno dei
testi più rappresentati di Matéi Visniec. Scritto nel 1987, bloccato
dalla censura rumena la sera precedente la prima,
Cavalli alla finestra
unisce la leggerezza di uno stile stralunato e grottesco alla
universalità di temi come il rapporto col potere e l'assurdità della
guerra. Il tutto concedendo alla regia, agli attori e persino agli
spettatori ampi margini di personalizzazione, di immedesimazione, di
riconoscimento. Con una lingua che riesce a essere allo stesso tempo
divertente e alta, quotidiana e lirica, Visniec ci porta a riflettere
sul vuoto che si cela dietro parole come “patria”, “dovere”, “eroismo”
e su come in nome di queste parole l'uomo possa essere ancora così
facilmente manipolabile.
Matéi Visniec
(Rădăuţi, 1956) è considerato uno degli autori più significativi della
drammaturgia europea contemporanea. La sua opera testimonia da subito
una tensione ideale, una resistenza culturale e politica contro la
manipolazione ideologica. Dal 1977 comincia a scrivere anche pièces
teatrali, che circolano diffusamente nell’ambiente letterario rumeno,
sebbene ne venga vietata la messa in scena. Nel 1987 abbandona la
Romania per trasferirsi in Francia, dove chiede asilo politico. Da
questo momento comincia a scrivere in francese e lavora come
giornalista per “Radio France Internationale”. Visniec oggi è noto in
numerosi Paesi, specialmente in Francia, dove sono stati pubblicati
circa una ventina di suoi lavori. In Romania, dopo la caduta del regime
comunista, è diventato uno degli autori più celebri.