24/26
febbraio
in collaborazione con Arena del Sole - Nuova Scena - Teatro Stabile di Bologna MARCIDO MARCIDORJS E FAMOSA MIMOSA a cura di Giovanni Azzaroni INCONTRO CON MARIA LUISA ABATE coordina Giovanni Azzaroni Laboratori DMS–Teatro, 24 febbraio, ore 15 ...MA BISOGNA CHE IL DISCORSO SI FACCIA! Quadro per un’esposizione spettacolare da L’Innominabile di Samuel Beckett, un Concerto Grosso drammaturgia e regia di Marco Isidori scene e costumi di Daniela dal Cin con Maria Luisa Abate, Paolo Oricco, Marco Isidori Arena del Sole – Sala Interaction 25 e 26 febbraio, ore 21.30 |
25 e 26 febbraio, ore 21.30 Teatro Arena del Sole - Sala InterAction ...MA BISOGNA CHE IL DISCORSO SI FACCIA! Quadro per un’esposizione spettacolare da L’Innominabile di Samuel Beckett, un Concerto Grosso drammaturgia e regia Marco Isidori /// scene e costumi Daniela dal Cin con Maria Luisa Abate, Paolo Oricco e Marco Isidori con il sostegno del Sistema Teatro/Teatro Stabile di Torino Motivo ispiratore di ...Ma bisogna che il discorso si faccia! è il romanzo L’Innominabile, parte della trilogia narrativa (con Molloy e Malone muore) che rivelò Samuel Beckett nei primi anni ’50. Utile a decodificare il tema portante dello spettacolo è anche il sottotitolo: Concerto Grosso;
esso contiene infatti un puntuale rimando al progetto originario di
questa compagnia, che ha da poco festeggiato i vent’anni di attività.
Due decenni percorsi nel segno di una (s)travolgente rilettura del
teatro del ’900, attraverso un linguaggio estetico assai personale e il
costante ricorso alla voce come duttile strumento di un’espressività
senza confini. “[...] Si tratta - ha scritto Marco Isidori nelle note
allo spettacolo - di un romanzo con un carattere spiccatamente
sperimentale, dove una ‘Prima persona’ di indefinibile aspetto e dagli
altrettanto indecifrabili scopi, monologa sui temi della sua ipotetica
prigionia e della sua indesiderata prossima libertà, delle sue felicità
passate e dell’attuale suo stato nefasto, del suo ardere per una
volontà feroce d’appartenenza al genere umano e del suo gelido
constatare di essere invece nient’altro che un’epifania burattinesca,
esilarante perfino, del puro diabolico; insomma Beckett ci istruisce
come al solito sulla geografia esatta della nostra valle di lacrime, e
lo fa con ironia e dispetto aristocratico, con una cruenta e una
lucidità strabilianti”. |