martedì 23 febbraio 2010, ore 21 Aula absidale di S. Lucia (via de' Chiari 25a) ingresso libero - posti limitati Claude Debussy (1862-1918) Reflets dans l’eau (n. 1 di Images, prima serie) Ludwig van Beethoven (1770-1827) Sonata in Fa minore op. 57, “Appassionata” Allegro assai Andante con moto Allegro ma non troppo Richard Wagner (1813-1883) «Sola ne’ miei prim’anni» (Il sogno di Elsa), nel Lohengrin, atto I Giuseppe Verdi (1813-1901) «Ernani, Ernani, involami», nell’Ernani, atto I Richard Wagner dai Wesendonck-Lieder n. 3 Schmerzen n. 2 Träume (studio per Tristan und Isolde) Carlo Bersani (1882-1965) Adagio dalla Sonata (“Poema eroico”) Giuseppe Verdi (1813-1901) «Ritorna vincitor!» nell’Aida, atto I Frédéric Chopin (1810-1849) Polonaise in La bemolle maggiore op. 53, “Eroica” Prima produzione del Teatro “Alessandro Bonci” di Cesena realizzata nella Stagione concertistica 2009 Testi di Mauro Casadei Turroni Monti DAVIDE
FRANCESCHETTI insegna nell’Accademia pianistica di Imola, dove ha
studiato pianoforte, musica da camera e fortepiano. Si è perfezionato
all’Accademia Internazionale del Lago di Como. A 17 anni ottiene il
quarto premio al concorso Busoni, e un anno dopo il primo premio al GPA
di Dublino. Si è esibito nella Wigmore Hall di Londra, nel Lincoln
Center di New York, nella Salle Cortot di Parigi. Ha inciso per la
radio tedesca e per Radio3. Si è esibito con la Irish Chamber
Orchestra, l’Orquesta de la Ciudad de México, la San Francisco Youth
Orchestra, la Tapiola Sinfonietta di Helsinki. Insegna Pianoforte
nell'Istituto musicale pareggiato “Giuseppe Verdi” di Ravenna. GABRIELLA MORIGI, soprano, compie gli studi musicali a Torino, sua città natale. Debutta giovanissima nella Gazzetta di Rossini. Ha cantato in opere di Donizetti, Vivaldi, Piccinni, Gluck, Martín y Soler, Haydn, Purcell. Si è esibita nei maggiori teatri italiani, al Festival di Tourcoing, al Liceu di Barcellona, all’Opéra Bastille di Parigi. Nel 1994 ha partecipato alla prima assoluta di Hanjo di Marcello Panni al Maggio Musicale Fiorentino. Ha inciso CD per RCA Red Seal Records (Il prigionier superbo di Pergolesi), per Companions (Nabucco di Verdi) e per Sony Austria. Dal 2007 insegna Canto nel Conservatorio di Vibo Valentia. PIA ZANCA si è diplomata in pianoforte nel Conservatorio di Trento, in Musica corale e Direzione di coro nel Conservatorio di Pesaro, in Composizione nel Conservatorio di Cesena. Ha ottenuto riconoscimenti in concorsi nazionali ed internazionali. Svolge attività concertistica in formazioni da camera e ha collaborato all’allestimento di opere come L’inganno felice, Il matrimonio segreto, La bohème, Così fan tutte. Dirige il Coro La Gregoriana nella Badia benedettina cassinese di S. Maria del Monte di Cesena. È Accompagnatore al pianoforte nel Conservatorio di Cesena. GABRIELE MARCHESINI, regista teatrale e radiotelevisivo, esordisce nel 1973 col suo Hieronymus Bosch. Firma le regìe per i debutti nazionali di Darwin delle scimmie di Giorgio Celli (Teatro Bonci, Cesena), Il trionfo del popolo bolognese nell'8 agosto 1848 di Agamennone Zappoli e Francesco Freyrie (Arena del Sole, Bologna), Tennis girl di Ida Bassignano (Piccolo Teatro, Milano). Dal 1982 collabora con la RAI (Le nozze di Cadmo e Armonia; Guglielmo Marconi, vita e radio; La leggera memoria di un secolo; La giostra del Nuovo Mondo). È direttore artistico del progetto “Teatro antico nei luoghi antichi”, che si tiene d’estate nella necropoli di Misa, a Marzabotto. MAURO CASADEI TURRONI MONTI è ricercatore nell'Università di Modena e Reggio, dove insegna Fondamenti della comunicazione musicale. Specialista di canto gregoriano, coltiva nel contempo le problematiche della pedagogia musicale e collabora col SagGEM, il Gruppo per l’Educazione musicale del «Saggiatore musicale». È stato direttore del Liceo musicale di Forlì e ha lavorato per la Biblioteca Classense di Ravenna. Dal 2001 dirige la rivista internazionale «Studi gregoriani». Nel 2009 ha curato l’edizione bilingue del trattato Musica enchiriadis (sec. IX). |
Il portafoglio musicale di Renato Serra Gabriella Morigi soprano Pia Zanca pianoforte Davide Franceschetti pianoforte Gabriele Marchesini voce recitante Renato
Serra (1884-1915) si formò nell’Ateneo di Bologna sotto Giosue
Carducci, Severino Ferrari e Francesco Acri. Diresse la Biblioteca
Malatestiana di Cesena, collaborò col «Giornale storico della
letteratura italiana» e con «La Voce». Avviò i lavori per un Repertorio bibliografico della storia d’Italia,
rimasto incompiuto; nel 1911 iniziò una fitta corrispondenza, poi
divenuta amicizia, col giovane Giuseppe de Robertis. Pubblicò saggi
critici su Giovanni Pascoli, Carducci e Benedetto Croce. Nel 1915 si
arruolò volontario; il 20 luglio cadde in combattimento sul Podgora.
All’ultimissima fase della sua vita risale l’Esame di coscienza di un letterato:
in esso l’intellettuale interventista si confronta con la realtà e
ricerca una personale risposta ai tragici eventi di cui fu testimone e
partecipe. L’interesse di Serra per la musica fu tardivo: affiorò solo
verso i trent’anni, durante un concerto del compositore cesenate Carlo
Bersani (11 maggio 1913). Fino ad allora – lo dice in una lettera
all’amico Luigi Ambrosini – egli si considerava, come tanti letterati
italiani prima e dopo di lui, musicalmente sordo.
«Sestaono venuto a sentire per l’ultima volta l’Appassionata di Beethoven. Stasera parto pel fronte» (è Achille Turchi che in una lettera a Bersani ci riporta le ultime parole di Serra). Per questa Sonata – lo si evince dal commento che Serra scrisse dopo il concerto del 1913 – provava un coinvolgimento tutto particolare: nel finale, eroico e convulso, avvertiva un senso di morte e di liberazione, «una musica eterna, tutto un chiaroscuro turbato, agitato, battute che interrompono, arpeggi che fuggono e fioriscono, come un volo d’uccello verso l’alto, un volo interrotto da esitazioni, tremolii, presagi, canto malinconico e interrotto, cascate che si precipitano e si spezzano, in tronco; pare che il cuore ritorni su se stesso e ritrovi il suo strazio, identico e nuovo». Sensazioni simili gli procurava la Polacca op. 53 di Chopin, in cui coglieva un impeto galoppante così rapido da far trattenere il respiro, da inibire il pensiero e la riflessione: certo è una delle più epiche e magniloquenti composizioni chopiniane. Fra i compositori coevi, Serra prediligeva Debussy. Reflets dans l’eau, nella prima serie delle Images (1901-1905), traduce in suoni lo sfavillio pittorico degli Impressionisti: i riflessi chiaroscurali sono resi con un sapiente contrasto di passaggi dal grave all’acuto, con audaci modulazioni e una grande varietà dinamica. Nel 1916 il pianista e compositore cesenate Carlo Bersani (1882-1965) dedica la sua Sonata (“Poema eroico”) per pianoforte alla memoria «dell'amico Renato Serra, che la mente acuta ed erudita di letterato e il fervente sangue di patriota offeriva ai santi ideali di giustizia e di libertà». A detta di Amintore Galli, che in più occasioni mostrò interesse per la carriera di Bersani, il brano è concepito come un dramma che ha per personaggi dei fantasmi sonori, e offre il quadro di un’umanità invasa da sanguinaria follia. Nel 1913 il Teatro “Bonci” di Cesena chiese a Serra di stendere il manifesto per le celebrazioni del centenario della nascita di Wagner. La voga wagneriana s’era imposta in Italia nel 1871 con l’allestimento bolognese del Lohengrin. Nell’aria «Sola ne’ miei prim’anni», Elsa intona un lamento sulla propria vita, poi, estatica, narra il sogno del cavaliere ch’ella attende. Nel 1857, insieme al Tristano, Wagner lavorò ai cinque Wesendonck-Lieder, su versi malinconici e patetici di Mathilde, consorte del suo mecenate Otto Wesendonck. Due di tali Lieder – Träume (Sogni) e Im Treibhaus (Nella serra) – furono espressamente concepiti come studi preparatorii per il duetto del second’atto del dramma. Il 1913 fu anche l’anno del centenario verdiano. Del «cigno di Busseto» Serra amò molto Ernani. Nella veemente cavatina «Ernani, Ernani, involami» la protagonista Elvira, sola in scena, rivolge il pensiero al valoroso bandito ch’ella ama. La situazione è simile a quella di Aida, al termine della prima scena nell’opera omonima (1871), ma ben diversa è la soluzione musicale: dilaniata tra l’amore per il padre, per la patria e per il prode Radamès, la principessa etiope sfoga il tumulto dell’animo in un monologo ch’è tra le più ispirate creazioni verdiane Nadia Mancieri coordinamento e redazione ingresso gratuito - posti limitati info: tel. 051 2092411 |