Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Dipartimento di Musica e Spettacolo - La Soffitta 2010

in collaborazione con la Società italiana di Fisica
lunedì 20 settembre 2010, ore 21.30
Aula absidale di S. Lucia (via de' Chiari 25a)
ingresso libero  - posti limitati



Frédéric Chopin  (1810-1849)
Sei Canti polacchi
op. 74
Życzenie (Il desiderio)
Wiosna (La primavera)
Pierścień (L’anello)
Hulanka (Baccanale)
Moja pieszczotka (Mia diletta)
Narzeczony (Il fidanzato)

trascrizione per pianoforte di Franz Liszt

Tre Notturni op. 9
n. 1 in Si bemolle minore
n. 2 in Mi bemolle maggiore
n. 3 in Si maggiore


Franz Liszt  (1811-1886)
Rapsodia ungherese n. 2
in Do diesis minore


Béla Bartók (1881-1945)
Sei Danze popolari rumene op. 68
Joc cu bâtă (Gioco con bastoncini)
Brâul (Danza del “brâul”)
Pe loc (Stando in piedi)
Buciumeana (Danza di Bucium)
Poargă românească (Polka rumena)
Mărunţel (Danza veloce)


Franz Liszt 
Les Préludes
trascrizione per pianoforte dell’autore




Paolo Marzocchi nasce nel 1971 a Pesaro; studia al Conservatorio “Gioachino Rossini” della sua città, diplomandosi col massimo dei voti e la lode in Pianoforte, Composizione e Musica elettronica. Musicista eclettico, da un lato si esibisce da pianista, dall’altro compone per le più diverse destinazioni, coltivando sia la combinazione tra musica e altri linguaggi – il teatro, il cinema, la radio – sia la musica assoluta. Ha ricevuto numerose commissioni per opere pianistiche e orchestrali. Da esecutore ha collaborato con importanti enti ed istituzioni, fra cui l’Arena di Verona, l’Orchestra dei Pomeriggi musicali di Milano, il Teatro dell’Opera di Roma, la Biennale di Venezia, l’Orchestra sinfonica “Toscanini”, l’Orchestra filarmonica marchigiana, la Human Rights Orchestra. Aderisce al movimento “Musicians for Human Rights” lanciato dal cornista Alessio Allegrini (www.musiciansforhumanrights.org); in questo contesto sono nate alcune sue recenti composizioni: L’albero, per coro di bambini, orchestra e videoproiezioni; Encore, per orchestra; La meccanica del ruscello, per orchestra di bambini, quintetto d'archi e suoni elettronici; Solitario, per contrabbasso. Collabora con artisti come il direttore d’orchestra Michele Mariotti, lo scrittore Guido Barbieri, il poeta Gianni D’Elia, lo scrittore e poeta Joseph Denize, il regista Michał Kosakowski, i videoartisti Stefano Franceschetti e Cristiano Carloni, il regista Henning Brockhaus. A Macerata insegna sia all’Università (Musica per i media) sia all’Accademia di Belle Arti (Sound design).

 


Carole slave e violini tzigani


Paolo Marzocchi pianoforte



Quasi tutta la musica di Chopin è destinata al pianoforte: non manca però una raccolta di 17 Canti polacchi, composti sull’arco di vent’anni (1827-1847) e apparsi postumi nel 1857 a cura dell’amico Julien Fontana. Di sei di questi canti Franz Liszt pubblicò poi nel 1860 una trascrizione per pianoforte solo, che preserva la fresca espressione melodica e l’essenziale sostegno armonico degli originali di Chopin. Lo stilizzato ritmo di danza di queste preziose miniature, scevre da atteggiamenti virtuosistici, è pervaso da una percepibile aura slava: alle mazurke – la spensierata Życzenie, l’euforica Hulanka (un canto bacchico), la struggente Moja pieszczotka – si alternano una dumka (Wiosna) e una kujawiak (Pierścień), danze dal passo lento e dal tono malinconico. Suggella il ciclo un brano in tempo prestissimo (Narze-czony): nell’originale il movimento rapido di semicrome che lo caratterizza allude al fremito del vento tra i cespugli, descritto nei versi di Stefan Witwicki.
Stesi tra il 1829 e il 1831, dedicati alla pianista Maria Pleyel, i Tre Notturni op. 9 si modellano sui Notturni dell’irlandese John Field, che lo stesso Chopin considerava il padre di questo genere musicale raffinato e intimistico. Il primo tema del Notturno n. 1 in Si bemolle minore, variamente abbellito ad ogni apparizione, esibisce una mirabile semplicità espressiva; nella sezione centrale, un secondo tema “spianato”, esposto in ottave, risuona sottovoce su uno sfondo statico e regolare di sestine, in un’atmosfera trasognata. Nel n. 2 in Mi bemolle maggiore il clima è più salottiero, tipico del mondo elitario ed elegante cui s’indirizzava il genere: due melodie can-tabilissime, gremite di abbellimenti, campeggiano sopra un semplice accompa-gnamento alla maniera d’una chitarra. Di dimensioni più ampie, il Notturno n. 3, in Si maggiore, presenta una forma nettamente spartita: si apre e si chiude su un passo di danza cullante e malinconico, mentre nella sezione centrale la scrittura è più densa, il ritmo sincopato, il tono irrequieto e nervoso.
Frutto della passione romantica per il folklore nazionale, le 19 Rapsodie ungheresi di Liszt, scritte tra il 1840 e il 1885, s’ispirano all’arte funambolica delle orchestrine tzigane sentite in patria. La Rapsodia n. 2 in Do diesis minore (1847) compendia i tratti salienti della raccolta: temi giustapposti per contrasti netti, scintillanti passaggi virtuosistici, disinvoltura agogico-espressiva. Un’eloquente cadenza introduce una prima sezione lenta, pervasa dal tremolo tipico del cymbalon tzigano; la seconda sezione, rapida, è più dinamica, ricca di colpi di scena e guizzi d’agilità che mimano la spavalda bravura del violino solista nei complessi musicali degli zingari.
Le Sei Danze popolari rumene di Béla Bartók (1915) sono libere ricreazioni di melodie contadine raccolte dal compositore in Transilvania. Melodie e armonie modali, ritmi irregolari o zoppi, caleidoscopiche variazioni ornamentali garantiscono il fascino esotico di queste brevi danze, combinate secondo la legge del contrasto: canto animoso in Joc cu bâtă, eleganza e compostezza espressiva in Brâul e Pe loc, oasi lirica in Buciumeana, scatenamento in Poargă românească, impeto coreu-tico travolgente in Mărunţel.
Ispirato alle Méditations poétiques di Alphonse de Lamartine, il poema sinfonico Les Préludes di Liszt risale al 1854. Nel 1856 Karl Klauser ne abbozzò una trascrizione per pianoforte, che Liszt stesso perfezionò pochi anni dopo. Secondo la partitura orchestrale, il brano si articola in quattro sezioni per rappresentare la gioia dell’amore, le tempeste della vita, l’idillio pastorale, la battaglia vittoriosa. A pre-scindere dal programma letterario, il lavoro ha una struttura musicale saldamente incentrata sulla tecnica della variazione tematica: dal singhiozzante gesto intro-duttivo alla spianata apoteosi finale si sussegue una serie di mirabolanti variazioni, che danno risalto a ogni minima sfumatura del tema principale.



Daniel Molinari
Laurea magistrale in Discipline della Musica

coordinamento e redazione
Anna Scalfaro



ingresso gratuito - posti limitati
info: tel. 051 2092411






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