Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Dipartimento di Musica e Spettacolo - La Soffitta 2010

martedì 9 marzo 2010, ore 21
Aula absidale di S. Lucia (via de' Chiari 25a)
ingresso libero  - posti limitati



Frédéric Chopin  (1810-1849)

Ballata op. 23
in Sol minore

Barcarola op. 60
in Fa diesis maggiore

Ballata op. 52
in Fa minore

Scherzo op. 54
in Mi maggiore

Scherzo op. 39
in Do diesis minore

Scherzo op. 31
in Si bemolle minore






Luigi Ceci, nato a Bari, inizia presto lo studio del pianoforte e poi della composizione su consiglio del padre, corista nel teatro dell’opera della città. Ha per insegnanti Michele Marvulli e Rodolfo Caporali. A Ginevra si perfeziona con Nikita Magaloff, che esprime un parere entusiasta: «Un raffinato pianismo sempre al servizio della musica e una visione stilistica eccellente fanno di Ceci uno dei giovani migliori ch’io abbia mai ascoltato». Vinti i concorsi nazionali Coppa pianisti d’Italia (Osimo), Città della Spezia, Città di Senigallia e “Chopin” di Padova, si esibisce nelle maggiori istituzioni concertistiche italiane, tra cui la Piccola Scala e la Fenice. È premiato anche nei concorsi internazionali “Alessandro Casagrande” (Terni), Concours international d'Exécution musicale (Ginevra), “Schumann” (Zwickau), “Ettore Pozzoli” (Seregno),  “Ferruccio Busoni” (Bolzano) e Sydney International Piano Competition. Per la Radio Italiana ha registrato le Variazioni su un tema di Chopin op. 22 e la Sonata op. 28 di Rachmaninov, gli Studi op. 25 di Chopin e i Davidsbündlertänze op. 6 di Schumann. Si esibisce anche in varie formazioni da camera, collaborando con Vito Paternoster (violoncello) e Mariana Sirbu (violino). Ha tenuto concerti, da solista e con l’orchestra, in Spagna, Polonia, Germania, Francia e Svizzera. Si è esibito anche in Australia allo Opera House di Sidney, ad Adelaide e a Melbourne. È stato invitato al Festival di Timişoara. Ha tenuto una tournée in Belgio (Palais des Beaux-Arts di Bruxelles e Sala Regina Elisabetta di Anversa) col Primo Concerto di Čajkovskij. È stato invitato anche dalla Royal Philharmonic di Londra e dall’Orchestra Filarmonica di Pietroburgo, con cui ha eseguito il Concerto op. 66 di Martucci. In Belgio ha eseguito il Secondo Concerto di Rachmaninov su invito della Orkest der Lage Landen. Ha collaborato con i direttori Bruno Aprea, Gabriele Ferro, Kazimierz Morsky, Michele Marvulli, Ottavio Ziino, Samuel Friedmann, Walter Proost, Fabio Mastrangelo, Donato Renzetti, Vladimir Delman e Anton Nanut. Dal 1978 insegna nel Conservatorio “N. Piccinni” di Bari, dove ha formato numerosi allievi, oggi professionisti in campo musicale.

 


Cannoni nascosti tra i fiori


Luigi Ceci  pianoforte



Con la metafora dei «cannoni nascosti tra i fiori» Robert Schumann colse argutamente la passione patriottica che agita certi brani di Frédéric Chopin, certi scatti che d’improvviso squassano melodie intime e delicate: atteggiamenti epici ed effusioni liriche si intrecciano anche nelle opere in programma questa sera.
Delle quattro Ballate ascolteremo la prima (1835) e la quarta (1843). La stesura dell’Op. 23 fu avviata, pare, nel 1831: è l’anno in cui Chopin, allora in tournée, ripara a Parigi, dopo aver avuto notizia dell’insurrezione polacca contro la Russia zarista. A Schumann, entusiasta, Chopin confidò che l’idea di destinare al pianoforte una Ballata – genere vocale per eccellenza – gli era venuta leggendo le “Ballate” del poeta e patriota Adam Mickiewicz. Il compositore non attua una corrispondenza puntuale con la trama letteraria, ma realizza in musica quel “romantico” contrasto tra enunciati patetici e intime confessioni che caratterizza i poemi del compatriota. Un’eloquente introduzione, a mo’ di recitativo, annuncia l’ingresso d’un primo tema che gli accenti irregolari increspano leggermente; il secondo tema è più disteso e cantabile: su quest’ultimo, “gonfiato” nella dinamica e nell’armonia, e su una terza idea, scherzando, dal ritmo di valzer veloce, si basa la sezione centrale. I due temi vengono ripresi in ordine inverso, prima della pirotecnica coda Presto con fuoco: una visione impetuosa che le rapide scale finali voglion quasi spazzare via.
Per complessità formale e raffinatezza inventiva la Ballata op. 52 si pone come una summa delle pose stilistiche tipiche di Chopin. L’atmosfera bucolica, quasi faunesca, dell’introduzione prepara l’ingresso d’un primo tema sobrio ed elegante, che col secondo, più popolaresco, subisce poi mirabili metamorfosi armoniche, timbriche e contrappuntistiche (la passione di Chopin per Bach si accentua nelle composizioni tarde). Fulgide parentesi – il tappeto di ottave su cui rintocca un luminoso inciso ritmico – conferiscono al brano un carattere rapsodico e sfuggente. Sul finire del pezzo, una lunga corona e una sequela di accordi opalini in pianissimo, sbocciati come d’incanto, sospendono il movimento, prima che si scateni la coda.
Tra le due Ballate viene eseguita la Barcarola op. 60 (1846). La suggestione acquatica si concreta nell’accompagnamento cullante alla mano sinistra, su cui la destra si effonde in languide canore melodie, dissolte infine in trilli e passaggi di doppie terze e seste. Tali momenti di puro colore timbrico-armonico anticipano il linguaggio musicale di Fauré e Debussy.
Nella seconda parte ascolteremo, in ordine cronologico inverso, tre dei quattro Scherzi, dal 1843 al 1837. Dello Scherzo tradizionale, codificato da Beethoven nelle Sonate per pianoforte, conservano sì il tempo rapido e il ritmo ternario, ma adottano una più ampia e complessa architettura formale e sfoggiano un ventaglio espressivo che non si limita all’accento giocoso e spensierato. Ultimato nello stesso anno della Ballata in Fa minore, lo Scherzo op. 54 la richiama nel tono enigmatico: in apparenza sereno, scevro di pathos, all’ascolto attento esso rivela una gamma screziata di sfumature. Dopo i due temi principali, vivaci e disinvolti, nella sezione centrale affiora una terza idea melodica, essenziale, sobria, un incanto di concentrazione lirica; infine, in modo non dissimile dalla Barcarola, i trilli smaterializzano il tessuto sonoro. Nell’Op. 39, di quattro anni precedente, a un vigoroso primo tema in ottave se ne contrappone un secondo, dalla struttura binaria: accordi spianati e massicci si alternano a sfarfallanti, celestiali arabeschi. Il concerto termina con l’Op. 31, famosa per l’ostentata vis dramatica. Il contrasto di elementi disparati – dalla melodia accompagnata alla scrittura corale al passo di valzer – è palese fin dalle prime battute: una terzina in pianissimo nel registro medio, un’ottava in fortissimo al grave e un inciso ritmico brillante all’acuto. La terzina, col suo gesto ascendente interrogativo, ritorna nella fulminea coda finale, in un turbinio che s’infrange infine in perentorii accordi “strappati”.


 


Alessandro Alì
Laurea magistrale in Discipline della Musica

coordinamento e redazione
Anna Scalfaro



ingresso gratuito - posti limitati
info: tel. 051 2092411






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