- 3
marzo/11 aprile 2003
- Compagnia
Pippo Delbono
- IL TEATRO/VITA
DI PIPPO DELBONO
- a
cura di Marco De Marinis
- 11
aprile - ore 21
- ex Macello -
Teatro, via Azzo Gardino 65
- Il silenzio
- ideazione
e regia di Pippo Delbono
- con
Pippo Delbono, Pepe Robledo,
Bobò, Mario Intruglio, Nelson
Lariccia, Gustavo Giacosa, Simone
Goggiano, Lucia Della Ferrera,
Elena Guerrini, Gianluca
Ballarè, Dolly Albertin, Fadel
Abeid, Mr. Puma, Claudio
Gasparotto, Luigi Cagnino, Ilaria
Distante, Maura Monzani, Marzia
Valpiola, Gianni Parenti,
Raffaella Banchelli, Margherita
Clemente, Viola Brusco, Enkeleda
Cekani
- voce
cantata di Danio Manfredini
- musicisti
Tomaso Olivari, Giovanni
Ricciardi, Fausto Ferraiuolo
- in
collaborazione con Emilia Romagna
Teatro Fondazione
- ex
Macello - Teatro, 11 aprile - ore
21
- prevendita
dal 7 aprile, ore 15-18.30 presso
ex Macello (via Azzo Gardino 65 -
Bologna)
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- 11
aprile - ore 21
- ex Macello -
Teatro
"Lo spettacolo il
silenzio parte da una memoria, legata al
devastante terremoto della vecchia città
di Gibellina nel 1968. Non tanto per
raccontare un fatto storico, ma per
soffermarsi su quellattimo - eterno
- che racchiude il silenzio della morte e
il silenzio della vita. Là, in quel
luogo, riemerge un mondo di infanzia e di
vecchiaia. Il silenzio dei vecchi e il
silenzio dei neonati. La nascita, la
morte e la rinascita alla vita. Mi
riporta al silenzio dei sordi, alle
troppe parole che ci assordano, al
silenzio di Bobò. Al silenzio di una
grande pietra e di un dolce lenzuolo che
ti avvolge, ti copre, ti protegge.
Allamore, al desiderio, alla
passione, alla carne, alla
fragilità".
Pippo Delbono
Partendo da un disastro
naturale come il terremoto di Gibellina,
Delbono riflette sui momenti in cui, come
in quel caso, luomo si trova di
fronte ad un bilico dove stabilisce una
forte e diretta relazione con la morte e
comincia da subito a nutrire in sé
stesso il germe di una rinascita, di una
nuova apertura alla vita.
Attraverso le parole di
Ungaretti e le canzoni di Danio
Manfredini, i brani musicali composti
insieme ai musicisti in scena, alcuni
pezzi rielaborati e alcuni originali di
Kobaleswki, Chick Corea, Beethoven,
Bartòk, viene ricostruita una memoria
che attinge anche ad altri
terremoti: è la memoria
degli anni 60, gli anni della
libertà, dei freak, dei colori, del
Flower Power, gli anni dinizio
della contestazione in Italia e di tutti
i movimenti nel mondo. Quella memoria
evoca sulla scena sentimenti come la
paura, come il sentirsi totalmente
indifesi, ma anche solidarietà, amore,
forse anche gioia, lucidità, maggiore
chiarezza anche su di sé, sulla vita,
sul mondo.
Il suono del
silenzio
Conversazione con Pippo
Delbono a cura di Gianfranco Capitta,
giugno 2000
Come ti è venuta l'idea
del Silenzio, uno spettacolo legato alla
realtà terribile del terremoto, che
Gibellina ha vissuto tragicamente nel
1968? Sempre, quando mi trovo in un
posto o in una situazione, la prima cosa
che mi viene in mente è di sentire la
relazione con quel posto lì. L'anno
scorso quando sono venuto a Gibellina, mi
sono trovato in una situazione in cui era
forte la presenza di questo terremoto, di
cui la gente non parlava, ma che segnava
tutte le cose, tutti i luoghi, tutte le
situazioni. Questo mi è sembrato un
punto su cui fermarmi. È sempre molto
forte la situazione in cui ci si rapporta
a un disastro, che non è dovuto
"direttamente" all'uomo, ma che
rimanda a qualcosa di più sacro, di più
grande, più misterioso, in relazione con
la vita e con la morte.
Tu fino ad ora ti eri
misurato con sommovimenti che avvengono
all'interno della persona, o al più nei
rapporti sociali tra le persone. Da lì
sono nati appunto Barboni, o la
stessa Guerra; questa volta invece
fai riferimento ad un evento
"naturale". Tu hai mai visto un
terremoto? No, direttamente no, ma ho
vissuto dimensioni vicine ad un
terremoto, come potrebbe sicuramente
essere trovarsi su un bilico forte: penso
che in quell'attimo si stabilisca una
relazione forte e diretta con la morte.
Credo che questo per noi possa essere il
terremoto: quell'attimo che può essere e
diventare infinitamente lungo, oppure
infinitamente breve, quell'attimo in cui
tutta la vita ti passa davanti. Credo che
sia quell'attimo in cui sviluppi la
saggezza, in cui velocemente devi
crescere. Mi sembra importante fermarsi
su questo.
Il terremoto è
un sommovimento tellurico, geografico,
fisico, ma che implica poi tanti altri
sommovimenti. È un'esperienza terribile
perché, mentre distrugge, è anche
un'occasione in cui bisogna ripartire da
zero. Sicuramente dopo queste grandi
distruzioni c'è comunque l'inizio di una
rinascita. Certamente quando si perde
tutto, in quell'attimo penso che ci sia
già il germe per un grande ripartire.
Anche nella vita, penso ad una persona
che perde la sicurezza, ma nella
sicurezza sono anche tutti i limiti a una
crescita dell'arte. Pasolini diceva
"ricomincio dove non c'è
certezza". E mi viene in mente che
anche in questa dimensione di
distruzione, uno si ritrova bambino,
cioè di nuovo a ricominciare qualcosa, a
riaprirsi alla vita. E questo, secondo
me, può essere importante. Mi vengono in
mente altre cose al riguardo: ad esempio
l'eternità della vita, l'amore, o quella
che è una relazione forte tra il
desiderio di amore e il desiderio di
morte. Escono fuori comunque anche
sensazioni più personali e private: un
desiderio di morte, qualcosa che è nella
radice profonda della nostra vita. Anche
rispetto a qualcosa che è quasi incisa e
segnata nel profondo della nostra vita,
ora mi piace mettermi a
"sindacare" in quella zona lì.
- Il
titolo Il silenzio nasce
certo per contrasto rispetto al
tremendo boato del terremoto. Il
silenzio però è anche la
dimensione naturale dei Ruderi di
Gibellina, un posto molto isolato
dove non passa normalmente molta
gente. È il silenzio di quei
posti dove senti e riesci ad
ascoltare il rumore degli
animali, dove riesci a sentire le
persone che camminano e le senti
che parlano piano e ti arrivano
le loro voci. È molto forte la
dimensione del silenzio che si
vive lì. Quando io mi sono messo
a scrivere e a pensare quante
volte viene fuori questo silenzio
nella vita, ho scoperto che la
vita incredibilmente è piena di
silenzi, di pause e di silenzi.
Il silenzio è una parola su cui
anche mi piace stare, ed
esplorarla.
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