Limmenso
vuoto causato dalla scomparsa di
Carmelo Bene ha stimolato negli
ultimi mesi iniziative e
riflessioni sulla portata della
sua ricerca artistica. Il dato
più significativo che si è
sempre verificato in convegni e
mostre, retrospettive dei film e
incontri dedicati al lavoro del
grande artista, è stata la
partecipazione appassionata di un
pubblico giovane: sono
soprattutto le ultime
generazioni, quelle che magari
non hanno neanche potuto vedere
Carmelo in scena, a rivelarsi
affascinate e toccate dal
sortilegio del suo lavoro di
scavo tra teatro e cinema, video
e letteratura, musica e
filosofia. Un terreno di ricerca
enorme, che per volontà dello
stesso Bene e dei suoi paradossi
al negativo siamo stati abituati
a pensare privo di
"sistema". Ma è
davvero non trasferibile,
impossibile a trasmettersi, il
patrimonio di sapere che esso
comporta? E come può essere
recepita la lezione di un maestro
che non voleva esserlo, negando
sempre la pedagogia ma di fatto
praticandola in modo assai più
esteso di quanto non autorizzi a
credere la singola, episodica
concessione? La giornata di
studio che si svolgerà alla fine
di marzo, a pochi giorni cioè
dallanniversario della
morte di Carmelo, sarà occasione
preziosa per discuterne; sulla
base di documenti video
eccezionali e non ancora diffusi,
come le lezioni tenute agli
studenti dellUniversità
"La Sapienza" di Roma
al Palazzo delle Esposizioni nel
1990. Ma anche seguendo il filo
delle testimonianze e delle
riflessioni di Edoardo Fadini,
vicino per quarantanni a
Bene; e di Piergiorgio Giacché,
presidente della fondazione
"Limmemoriale di
Carmelo Bene" di Otranto,
cui tocca la tutela e la
diffusione dellopera del
maestro. Sergio
Colomba
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Carmelo
Bene in Romeo e Giulietta (1976)
foto di Antonio Sferlazzo
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