Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna Suoni dal Mondo 1999 CONCERTI

SUONI DAL MONDO

Festival di Musica Etnica - X Edizione

CONCERTI
23 ottobre - 19 novembre 1999

Multisala, via dello Scalo 25
Sala Bossi, piazza Rossini 2

 

VOCALITÀ E POLIVOCALITÀ

LE GRANDI VOCI DELLA MUSICA ETNICA

 

Sabato 23 ottobre, ore 21.30 - Multisala

TEKAMELI
Canti gitani della comunità di Perpignan (Francia)

Il gruppo Tekameli è oggi tra i massimi esponenti del cosiddetto cantico gitano, nato tra gli anni Sessanta e i Settanta all’interno della comunità gitana catalana, che vive con fervore una fede evangelica dalla forte connotazione miracolistica, derivata dalla disperata povertà del dopoguerra. Se il flamenco è il blues del popolo gitano, la musica dei Tekameli ne rappresenta il gospel. Benché il flamenco andaluso resti una costante fonte di ispirazione, forti sono gli echi della rumba catalana, che ha influenzato le comunità gitane da quando, sul finire degli anni Cinquanta, essa fece la propria comparsa negli antichi quartieri gitani di Barcellona. Seguendo l’asse familiare formatosi, via clan, tra Barcellona e Arles, e passando da Perpignan e Montpellier, la rumba fu adottata dalle comunità gitane catalane; una rumba-flamenco, quindi (nella quale sono ancora riconoscibili antiche arie portoricane), pronta a divenire a sua volta una rumba religiosa, di accenti meno spavaldi e sonorità più intime.

Affare di cuore e di famiglia, il cantico gitano è la specialità degli Espinas. Rispetto a quello di papà Antoine, il repertorio dei figli si è modernizzato e laicizzato, e oggi i testi cantati affrontano anche temi come la droga o l’aids, familiari nel quartiere di Saint-Jacques a Perpignan. Quel repertorio è ripreso e portato nelle strade, intrecciato con tanguillos, moritas, fandangos e altri ritmi di festa.

La loro personale declinazione della rumba coniuga l’estasi del cantico gitano con una sensualità travolgente, il dogma della famiglia con le gioie della vita, le forme scintillanti del flamenco "settentrionale" con le influenze caraibiche. Fuoriclasse come i Tekameli sono l’anello di congiunzione tra l’arte degli zingari Manouche, il mito di Django Reinhardt e le profondità insondabili del cante jondo andaluso.

Moise Espinas canto e palmas; Salomon Espinas chitarra e canto; Antoine "Tato" Garcia chitarra; Jean Soler basso; Pascal Valez chitarra e canto; Julio Bermudez canto e palmas; Sabrina Romero canto e danza; Guy Bertrand sax soprano.

comunicato stampa

 


Sabato 30 ottobre, ore 21.30 - Multisala

MUSICHE TRADIZIONALI ALBANESI
Polifonie Çam e monodie Geg

Le popolazioni Çam sono originarie della Çameria, regione in gran parte coincidente con l’attuale Epiro e quindi passata alla Grecia dopo la conferenza di Londra del 1913 con la quale furono ridefiniti i confini dei paesi balcanici dopo il disfacimento dell’impero ottomano. Tra gli anni Venti e i primi Quaranta i Çam sono stati oggetto di feroci repressioni che li hanno spinti sulla fascia costiera dell’Albania meridionale e in particolare a Valona e Fier, dove vivono in comunità chiuse. A una prima importante spedizione etnomusicologica, organizzata nel 1957 da Stockmann e Sokoli, hanno fatto seguito nel corso di questo ultimo anno – con l’aiuto dello stesso Sokoli e del segretario politico dei Çam – due spedizioni a Fier e una a Valona, grazie alle quali è stato possibile registrare i medesimi repertori vocali a 40 anni di distanza (in un caso si è riusciti a registrare un cantore già testimoniato nel 1957). La musica Çam è caratterizzata dalla polifonia a tre parti su un bordone di voci maschili (spesso supportate da clarinetti, fisarmonica, violino, dajra) e dal repertorio delle elegji a voce sola, lamenti rituali sulla patria perduta. Il Kosovo, il Montenegro, il nord dell’Albania e parte della Bosnia costituiscono un’area di grande importanza per la tradizione del canto epico, studiata fin dagli anni Trenta da Parry e da Lord, che proprio nell’Albania settentrionale svolse parte delle proprie ricerche.

 


Venerdì 5 novembre, ore 21.30 - Multisala

CUARTETO TIPICO ORIENTAL
Guarachas, guajiras, habaneras, boleros, rumba (Cuba)

Fondato l’8 febbraio 1945 da Miguel Matamoros, Il Cuarteto Tipico Oriental ha una lunga storia, legata fin dalle origini alla volontà di indagare e fare conoscere l’autentica musica cubana. Il repertorio del Cuarteto affonda le radici nel mondo rurale cubano erede delle influenze ispaniche. La cultura dei guajiros, abitanti della parte orientale di Cuba, si differenzia sostanzialmente da quella urbanizzata e afferente all’area dell’Avana; della tradizione spagnola si colgono i tratti di una vocalità spesso tessuta sul registro acuto e con timbro gutturale, nonché l’uso intensivo della chitarra come strumento privilegiato per l’accompagnamento. L’utilizzo della chitarra e del tres caratterizza la musica guajira e le sue forme strofiche narrative, indulgenti a caratterizzazioni scherzose che possono chiamare le diverse voci a una sorta di ‘competizione’ improvvisativa. Accanto a habaneras e boleros (questi ultimi affatto svincolati dalla tradizione spagnola), il repertorio del Cuarteto propone anche le guarachas, canti strutturati in quartine e popolarissimi nel teatro bufo della Cuba ottocentesca. Il Cuarteto Tipico Oriental ha ottenuto di recente un rilevante successo internazionale con l’incisione di Eterna melodia, pubblicato dalla Bmg francese per l’etichetta Lusafrica.

Isidro Sarría chitarra e voce; Felix Marrero tres e voce; Rolando Romaguera maracas e voce; Hugo Valdés bongo e voce.

 

 


Venerdì 12 novembre, ore 21.30 - Multisala
Sabato 13 novembre, ore 21.30 - Sala Bossi

BIG JACK JOHNSON & THE OILERS
Meeting the blues

Con il concerto di Big Jack Johnson, Suoni dal Mondo propone per la prima volta nei propri programmi il blues, la cui ricchezza e complessità linguistica non si ritiene certo di potere esaurire con questo concerto né con la proiezione del documentario Blues Night, parte di Suoni dal Mondo/Cinema 1999. Big Jack Johnson è ritenuto un maestro del Delta blues contemporaneo. Un ritratto che lo coglie a Clarksdale, nel Mississippi gli viene dedicato nell’aprile di quest’anno in un grande servizio di "National Geographic" su La via del blues, Johnson, generazione 1940, è con il suo gruppo (che prende il nome dal lavoro nato intorno all’estrazione del petrolio) uno dei più importanti interpreti di una tradizione che muove dal delta del Mississippi per incontrare, all’età di diciotto anni, il blues elettrificato di B.B. King e giungere quindi, percorrendo letteralmente la via del blues, a Chicago.

Big Jack Johnson, Kenneth R. Mettam, David R. Foti, Maury J. Saslaff.

 

 


Venerdì 19 novembre, ore 21.30 - Multisala

MUSICHE E DANZE DEI PAESI SUNDA
Canto Tembang Sunda. Danze di corte e di tradizione popolare (Indonesia)

Il gruppo L.S. Malati proviene da Bandung ed è diretto dalla cantante Ida Widawati, riconosciuta come la più grande cantante vivente del Tembang Sunda. Dopo avere ottenuto numerosi premi nel suo paese, Ida Widawati ha cominciato a farsi conoscere all’estero fin dal 1974. Il suo gruppo riunisce alcuni tra i migliori musicisti e danzatori di Sunda. La regione di Sunda – la cui capitale è Bandung – è situata nella parte occidentale dell’isola di Giava, di cui costituisce circa un terzo del territorio. Dopo avere accolto forti influenze indiane, Sunda fu annessa dal xv secolo a sultanati giavanesi, da poco islamizzati. Molto meno conosciuta delle culture sviluppatesi in Giava centrale e orientale, quella sundanese è caratterizzata da grande varietà e raffinatezza.

Nella musica di Sunda si riconoscono tre aspetti: 1) un insieme strumentale, chiamato Kecapi suling, formato da un flauto diritto in bambù (suling), una grande cetra (kecapi indung) e una o due cetre più piccole (kecapi rincik); le diciotto corde della cetra di Sunda consentono l’esecuzione di musica polifonica attraverso l’impiego delle due mani; 2) quando questo insieme strumentale accompagna il canto, destinato al racconto della poesia epica sundanese, lo stile è denominato Tembang Sunda; il suono del tembang si distingue per la sua delicatezza; musica da camera per eccellenza, il tembang contrappone alla melodia ornamentale del flauto e del canto l’accompagnamento delle cetre; il tembang racconta della melanconia e della sofferenza, della bellezza della natura e della nostalgia per un passato glorioso; 3) la musica strumentale del gamelan (orchestra) sundanese, Gamelan Degung, è assai varia; l’orchestra, eredità delle corti giavanesi, comprendente molti metallofoni: a lama (saron e gender), gong di bronzi sospesi, gong distesi su una struttura portante (honang), nonché xilofoni (gambang), un antico rebab di origine araba, una piccola cetra a otto o dodici corde e diversi tipi di tamburo; l’orchestra Degung è accordata secondo il sistema pentatonico.

L’orchestra accompagna le danze della tradizione sundanese e in particolare quelle del repertorio teatrale del wayang orang, che raccontano episodi del Ramayana, Mahabharata o dell’epica giavanese dedicata al principe Panji. Altre coreografie, come quelle delle danze popolari del Jaipongam, connotano da una ventina d’anni un nuovo stile che conserva il principio erotico della più antica danza di coppia ketuk tilu, originariamente danzata da una prostituta che di volta in volta invitava gli spettatori a unirsi a lei nella danza, ma ha anche incorporato i movimenti spezzati e forti dell’arte marziale giavanese.

 

La biglietteria è aperta dalle ore 20.30 nelle sedi e nelle sere di spettacolo (INTERO Lire 20.000 – RIDOTTO Lire 14.000)


Suoni dal Mondo 1999

Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna