Archivio Storico:- ex Dipartimento di Musica e Spettacolo - Universita' di Bologna CIMES laboratori per la citta - Musica

dom 14.12.08 • Teatro Comunale
ore 18
RITRATTO/RIHM III

Wolfgang Rihm dialoga con Raffaele Pozzi

ore 20.30
RITRATTO/RIHM IV
con il sostegno di
«Automobili Lamborghini per la creatività e la musica»

Francesco La Licata, direttore
FontanaMIXensemble
Lavinia Guillari, flauto; Chiara Telleri, oboe; Marco Ignoti, clarinetto; Guido Giannuzzi, fagotto; Giovanni Hoffer, corno; Giampaolo Mazzamuto, tromba; Alessandro Ferri, trombone; Nunzio Dicorato, percussione; Stefania Betti, arpa; Stefano Malferrari, Franco Venturini, pianoforte; Valentino Corvino, Violetta Mesoraca, violino; Corrado Carnevali, viola; Sebastiano Severi, violoncello; Emiliano Amadori, contrabbasso


Wolfgang Rihm, Séraphin-Sphäre, per ensemble (1993/2006)
prima esecuzione italiana

Gustav Mahler, Das Lied von der Erde: VI, «Der Abschied»,
trascrizione per voce ed ensemble da camera iniziata da Arnold Schönberg e completata da Rainer Riehn (1909/1983)




Séraphin-Sphäre di Wolfgang Rihm, composto a più riprese tra il 1993 e il 2006, è – assieme a Etude pour Séraphin, Séraphin-Spuren e Etude d’après Séraphin – una delle partiture strumentali nate per filiazione – come proseguimenti, digressioni, ricomposizioni – da Séraphin: Versuch eines Theaters für Instrumente/Stimmen, (1993-1996) il lavoro per il teatro musicale più innovativo e radicale del composiore tedesco, ispirato allo scritto teorico di Antonin Artaud Le Théâtre de Séraphin. Rihm ha ideato Séraphin secondo una concezione radicalmente antinaturalistica dell’evento teatral-musicale. La composizione non si basa infatti su un intreccio comunque organizzato, e non utilizza alcun testo (le voci intonano ed emettono sillabe, fonemi, e suoni/rumori non linguistici): secondo l’autore la musica deve acquistare una forma drammatica solo nella mente dello spettatore-ascoltatore, in un teatro immaginario sospeso tra utopia ed esperimento. In Séraphin-Sphäre proliferano e vengono trasformati sezioni e materiali tratti dal lavoro teatrale, dando vita ad una sorta di commento strumentale del nucleo originario di questa singolare costellazione di composizioni.
Mahler scrisse il suo ultimo ciclo liederistico, Das Lied von der Erde, tra il 1908 e il 1909: mentre i primi cinque brani del ciclo sostanzialmente fanno riferimento – per forma e durata – alla tradizione del Lied per voce e orchestra, l’ultimo movimento, «Der Abschied», si estende per quasi trenta minuti e rappresenta il tentativo di integrare Lied e sinfonia in una forma-movimento di grandi dimensioni. Il brano – per le irregolarità metriche, la strumentazione ‘orchestral-cameristica’ di stampo divisionista, e la stilizzazione a tratti eterodossa della melodia e dell’armonia – rappresenta, assieme al Finale della Nona sinfonia, l’inizio di un nuovo, incompiuto percorso espressivo del compositore. Se la conclusione della Nona tematizza – in una trama musicale dominata da un contrappunto mobilissimo – il processo del dileguare della musica nel silenzio, «Der Abschied» rappresenta invece l’utopia di una musica ‘interminabile’: il canto della parola conclusiva del testo, «ewig/sempre», sembra ruotare senza conclusione alcuna attorno all’accordo di Do maggiore con la sesta aggiunta, suono di un addio che non vuole mai davvero prendere commiato dal mondo.
Il brano verrà eseguito in una riduzione per ensemble cameristico che venne appena iniziata da Arnold Schönberg nel 1921, e fu portata a termine nel 1983 dal compositore e direttore d’orchestra Rainer Riehn.




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